Di Coopservice 22 Ottobre 2020
La sfida della sostenibilità nel futuro delle aziende
L’epocale cambiamento che potrebbe rivoluzionare i connotati dell’economia di mercato e della finanza nei prossimi anni è da tempo motivo di dibattito e oggetto di numerosi studi e analisi. Sotto i colpi inesorabili del mutamento climatico e delle emergenze sanitarie in atto è in gioco la possibilità di futuro del sistema economico mondiale (nonché, in ultima analisi, del pianeta Terra), legata inscindibilmente a un radicale ripensamento dei modelli di sviluppo.
È questo l’obiettivo dell’impegno sottoscritto da tutti i 193 Paesi membri delle Nazioni Unite attraverso il varo, avvenuto nel settembre 2015, dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Governi, istituzioni, organizzazioni, imprese: ciascuno è chiamato a fare la propria parte per assicurare quella che sembra essere la parola chiave del domani che ci attende: la sostenibilità. Un fattore, questo, che viene sempre più accreditato quale decisivo per la futura competitività per le imprese, secondo l’opinione per cui “solo le aziende che accetteranno la sfida della sostenibilità e della trasparenza verranno premiate dal mercato e dagli investitori”.
L’importanza del ruolo sociale delle imprese
La sfida globale e crescente della sostenibilità non è quindi un problema che si può solo delegare ai governanti di ogni latitudine, ma chiama in causa ciascuna componente sociale, a partire da chi materialmente produce reddito e costruisce sviluppo: le aziende.
È questa del resto una consapevolezza molto più radicata di quanto si possa pensare: secondo una ricerca condotta negli scorsi anni a livello globale dalla società di consulenza Accenture, l’85% delle persone ritiene che il mondo delle imprese sia responsabile del possibile miglioramento delle loro vite.
Esattamente la stessa percentuale di chi attribuisce un ruolo fondamentale all’azione dei governi.
Dalla teoria alla realtà giuridica: la nascita delle Benefit Corporation
Ora, la concezione del ruolo sociale delle aziende non è certo una novità e nel 1932 il giurista statunitense Edwin Merrick Dodd scriveva che “le attività di impresa sono permesse e incoraggiate dalla legge perché sono un servizio alla società piuttosto che fonte di profitto per i suoi proprietari”. Così come tale concezione è elemento identitario costitutivo delle società mutualistiche, quali le aziende cooperative.
Non si era però mai pensato di dare legittimità giuridica allo spirito illuminato di centinaia di migliaia di imprenditori che non hanno solamente a cuore la generazione di utili, ma sono pienamente consapevoli del ruolo che le proprie aziende possono rivestire nelle sfide del progresso umano e della sostenibilità.
Proprio per soddisfare tale esigenza si è introdotta negli Stati Uniti la forma giuridica della ‘Benefit Corporation’, declinata successivamente nel nostro Paese quale ‘Società Benefit’.
Agli albori delle Benefit Corporation: la certificazione BIA e le B-Corp
La storia della nuova forma societaria ha origine alla metà della prima decade del 2000, quando negli Stati Uniti alcuni imprenditori decisero che era indispensabile cambiare il modello dominante, promuovendo una radicale evoluzione del capitalismo in direzione di una maggiore attenzione alle ricadute sociali delle attività di impresa.
L’ente certificatore no-profit americano B Lab sviluppò allora il “B Impact Assessment” (BIA), uno standard di misurazione in grado di tradurre numericamente in una scala da 0 a 200 punti l’impatto generato da una attività aziendale nei confronti della collettività.
Le imprese in grado di ottenere un punteggio uguale o superiore a 80 si configurano, secondo tale indice, quali società che producono un impatto positivo e pertanto possono ottenere la certificazione B-Corp.
Il movimento che si generò grazie alla diffusione della nuova certificazione portò poi 33 Stati americani, a partire dal Maryland nel 2010, a introdurre negli ordinamenti giuridici una forma societaria che desse piena legittimità ad approcci imprenditoriali votati non solo al conseguimento del mero profitto economico: vennero così per la prima volta riconosciute le Benefit Corporation.
Che cosa sono le Società Benefit: al profitto si aggiungono obiettivi di interesse collettivo
A distanza di quasi 6 anni, con la legge 208 del 2015, il nostro è stato il primo Paese dopo gli Stati americani ad introdurre il nuovo modello giuridico di impresa e la sua diffusione è in rapido incremento (ad oggi è adottato da oltre 500 aziende italiane, erano solo 6 ancora nel 2016).
Le ‘Società Benefit’ sono aziende che, nel proprio statuto, alla tradizionale missione di generare utili per i propri azionisti aggiungono il perseguimento di “finalità di beneficio comune” e l’impegno a operare “in modo responsabile, sostenibile e trasparente” nei confronti della comunità e dell’ambiente.
La portata radicalmente innovativa della normativa risiede, pertanto, nel formalizzare la ricerca di finalità ulteriori rispetto a quella di lucro, affiancando all’interesse dei soci quello generale della collettività.
Va in ogni caso sottolineato che le Società Benefit sono e rimangono società lucrative, una precisazione necessaria per non confonderle con le Società No profit che invece perseguono il raggiungimento di obiettivi di interesse generale con esclusione totale o parziale dello scopo di lucro.
Gli obblighi di legge delle Società Benefit
La qualifica di Società Benefit può essere acquisita da qualsiasi società di persone o di capitali, attraverso l’introduzione nell’oggetto sociale delle finalità di beneficio generale che intende perseguire.
In Italia la legge prevede che, a fronte di tale impegno, le aziende siano poi soggette ad obblighi di responsabilità e trasparenza, quali la nomina di una persona del management che sia responsabile del cosiddetto ‘impatto’ dell’azienda e la redazione di una ‘relazione annuale di impatto’, che descriva le azioni svolte e i piani e gli impegni per il futuro.
La norma prevede che tale relazione contenga una valutazione dell’impatto sociale e ambientale generato dall’attività aziendale attraverso l’applicazione di uno specifico standard di valutazione esterno (cioè sviluppato da un ente esterno, indipendente, in possesso delle competenze necessarie e dotato di un approccio scientifico e multidisciplinare) che comprenda le seguenti aree: governo d’impresa, lavoratori, altri stakeholder (fornitori, comunità, organizzazioni ecc.), ambiente.
Esistono diversi standard di valutazione applicabili, riconosciuti a livello nazionale e internazionale, ma non esiste un obbligo di certificazione: il perseguimento del “B Impact Assessment” (BIA), con il conseguimento del riconoscimento della qualifica di B-Corp, è un’opzione volontaria della società.
I vantaggi delle Società Benefit
L’ordinamento vigente non associa alla qualifica di Società Benefit vantaggi fiscali, agevolazioni o deroghe: una scelta del legislatore mirata a scongiurarne l’adozione per motivi meramente opportunistici ed estranei allo spirito della normativa(deprecabile fenomeno conosciuto come greenwashing).
Quali sono dunque i principali vantaggi della scelta volontaria di un’azienda di adottarne il modello?
- Il primo è individuabile nella possibilità di proteggere nel tempo la nuova missione sociale ‘integrata’, mettendola al riparo da passaggi generazionali o cambi di leadership e proprietà.
- Il secondo risiede nella capacità di attrarre e trattenere giovani talenti. I Millennial rappresentano oggi il 50% e diventeranno il 75% della forza lavoro entro il 2025: il 77% di essi afferma che “lo scopo dell’azienda è il motivo principale per cui scelgo un certo datore di lavoro.” La Società Benefit garantisce dunque ai futuri talenti che è legalmente impegnata nel perseguire una missione di impatto positivo.
- Infine per imprese che mantengono statutariamente una finalità reddituale va considerato l’incremento di competitivitàconseguente all’acquisizione del vantaggio cosiddetto ‘reputazionale’. L’opportunità cioè per le Società Benefit di distinguersi nel mercato da altre forme di impresa che mirino unicamente alla massimizzazione dei propri profitti.
Le Società Benefit quale possibile avanguardia di un nuovo modello di sviluppo
Una caratterizzazione, quest’ultima, che proietta le Benefit Corporation/Società Benefit al passo dei cambiamenti epocali che si prevede cambieranno la faccia del capitalismo del nuovo millennio.
Come ha previsto Robert J.Shiller, premio Nobel per l’economia nel 2013, “le Benefit Corporation sono imprese che, avendo un doppio scopo, otterranno risultati economici migliori di tutte le altre aziende”.
Esse possono infatti promuovere una trasformazione positiva del modello (dominante) di impresa a scopo di lucro, rappresentando una concreta opportunità per renderlo più adeguato alle sfide e alle opportunità del nuovo millennio.Come recita il video promozionale del movimento italiano nato per la sua diffusione: “Noi abbiamo un sogno: che un giorno tutte le aziende competano per essere non solo le migliori al mondo, ma per il mondo”.