Lo spreco alimentare è oramai parte della vita quotidiana, avviene in tutte le fasi della filiera, dalla produzione al consumo domestico.
Di Virgilio 8 febbraio 2020 - Oggi nel mondo si gettano più di un miliardo di tonnellate di cibo all’anno. Una cifra sorprendente che riporta l’attenzione su un tema che si ripropone periodicamente in quest’epoca caratterizzata da una crescente coscienza ecologica: lo spreco alimentare.
Per sensibilizzare maggiormente la popolazione, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha così deciso di istituire la giornata internazionale della consapevolezza sullo spreco alimentare, e il 5 febbraio, la si celebra in Italia.
Ma quali sono i Paesi più spreconi al mondo? L’indice di sostenibilità alimentare (Food Sustainability Index), redatto dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN), ci permette, grazie ad una ricerca svolta in più di 60 Paesi sulla base di indicatori ambientali, sociali ed economici, di esplorare l’argomento.
In cima a questa particolare (e negativa) classifica si trovano gli Emirati Arabi Uniti, seguiti da Bulgaria e Russia.
D’altra parte, tra i Paesi più virtuosi si posizionano Francia, Olanda e Canada. Ma in che modo si può arginare questo fenomeno? La Francia è diventata negli ultimi anni un modello da seguire per quanto riguarda la riduzione dello spreco alimentare, infatti, è attiva sia a livello pubblico che privato contro questa tendenza. Innanzitutto, è stato il primo Paese a proibire ai supermercati di gettare il cibo invenduto che è vicino alla scadenza, il quale dovrà invece essere devoluto ad enti benefici. Il Paese punta inoltre a cambiare le abitudini dei consumatori: a Parigi è stata lanciata un’iniziativa per riciclare i rifiuti organici. Distribuendo dei kit di riciclaggio, accompagnati da una guida, l'obiettivo è quello di raccogliere i rifiuti organici e trasformarli per poterli riutilizzare come fertilizzanti o biocombustibili. Oltre a ciò, la Francia è tra i Paesi con una quota di obesità tra le più basse al mondo, ed è in prima linea nell’adattamento di strategie agricole rispettose e attente al cambiamento climatico. A livello internazionale, le Nazioni Unite si sono prefissate nel programma «Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile» degli obiettivi da raggiungere nel prossimo decennio, tra cui il garantire modelli di consumo e produzione sostenibili. Uno degli scopi prefissati è quello di dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura. In determinati Paesi, vi sono inoltre diverse App che mirano a ridurre lo spreco alimentare ritirando il cibo invenduto da negozi e ristoranti. Nelle case degli italiani, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, 27,5 kg di cibo finiscono, ogni anno, nella spazzatura. Tra gli alimenti più sprecati verdura e latticini. Le previsioni per il futuro non sono delle migliori, perché si stima che nel 2030 lo spreco aumenterà del 25%. E tutto questo quando più di 815 milioni di persone nel mondo sono denutrite. Se fosse possibile recuperare tutto il cibo che sprechiamo, si potrebbero sfamare quasi 2 miliardi di persone.
E a Parma, grazie all'attività di "Parmanonspreca" e l'Emporio Solidale, buona parte degli alimenti in eccesso trovano la più corretta e etica collocazione.
17 volontari con 3 automezzi dei quali due refrigerati, svolgono un silenzioso, quanto utile servizio per conto della intera comunità, con numeri in costante crescita.
Nel corso del 2019, hanno fatto sapere i responsabili dell'organizzazione parmense, sono state raccolte e ridistribuite 350 tonnellate pane, 59.300 litri di latte, 24.500 bottiglie di bibite varie, riporzionate 96.000 confezioni di frutta e verdura per un valore pari a 300.000 euro e ritirati circa 6.000 pasti dalle mense.
"Questi - sottolineano da "Parmanonspreca" - sono solo alcuni dati della lotta allo spreco. Quelli sopra descritti sono tutti prodotti che sarebbero finiti nel cassonetto. A questo importante volume di merce si vanno ad aggiungere vere e proprie donazioni di prodotti freschi che vengono recuperati con la stessa piattaforma, basti solo pensare a Galbani che dona oltre 100.000 euro di merce."
Un doveroso applauso a questi volontari e che la loro opera sia da esempio, per essere imitata, e sostenuta per raggiungere un pubblico che va aumentando di giorno in giorno.
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FOTO di Francesca Bocchia-