Giovedì, 14 Febbraio 2013 16:09

Sotto lente: Bagnacani e il conflitto di interesse in IREN. In evidenza

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di Virgilio

Parma 14 Febbraio 2013 -

Siamo abituati a sentir parlare di conflitti di interesse qui in Italia, al punto che ormai nessuno ci fa più caso. Però, sul conflitto di interesse ci hanno montato campagne elettorali poi vinte. Così fu a favore di Prodi e più localmente, a Parma, hanno avuto il sostegno larghissimo al secondo turno, proprio per la loro immagine di “giovani e puri”. 

Lontanissimi dai problemi che hanno travolto i partiti tradizionali come, il conflitto di interesse, il “nepotismo” o la opacità delle operazioni di radicamento degli amici nei diversi sigli di amministrazione. 

Lontano da tutto quello che la gente comune ormai no poteva e non vuole più tollerare. Così ai “grillini”, come amichevolmente erano chiamati gli attivisti del movimento 5 stelle, giovani, anziani, borghesi e non, della città ducale hanno dato fiducia smodata.

Dapprima gli inciampi erano stati sottolineati come dovuti all’inesperienza ma poi, col passare del tempo, gli errori si ripetono, la trasparenza tanto evocata ha cominciato da subito ad avere delle falle per arrivare alla voragine che si è aperta con la vicepresidenza IREN dove alla opacità si è pure associato il conflitto di interesse.

Conflitto che potrebbe diventare pesante nel caso di IREN in quanto società quotata in borsa.

Si ricorda che il nuovo articolo 2629 bis del Codice Civile ha stabilito anche una responsabilità penale per l'amministratore di una società quotata in Borsa che ometta di comunicare il conflitto di interessi; in tal caso, infatti, tali soggetti sono puniti con la reclusione da uno a tre anni, se dalla violazione siano derivati danni alla società o a terzi. Bagnacani, oltre ad essere manager di vertice in tre società, in qualche misura concorrenti con IREN, e addirittura come IDECOM srl (di cui è amministratore unico, percepisce 192.000 € per un incarico di informazione e consegna porta a porta , a Parma e in altri comuni della provincia, delle dotazioni per la raccolta differenziata.

Svista soltanto o anche un po’ di malafede?