1) una attenzione alla natura fisica ed all'uomo che relega Dio in secondo piano, se non addirittura lo sopprime;
2) un accentuato antropocentrismo con il primato della autodeterminazione della persona (cosiddetto libertà negativa) che si emancipa da ogni condizionamento trascendente, tradizionale e corporato.
Entrambi questi due aspetti comportano precise conseguenze: l'enfasi sul progresso scientifico quale capacità di dominio sul reale, la priorità della libertà sulla Verità, la fede cieca nello sviluppo delle tecniche e l'accento sulla sfera economica e sulle esigenze sempre pià insaziabili dei mercati.
Si tratta di una modernità quale atto della volontà umana sempre più sganciata dal reale a vantaggio dell' "ego".
San Pio X, pontefice alle "soglie del secolo breve" dal 1903 al 1914, combatte non la modernità buona, che rafforza i canoni della visione umana e soprannaturale del mondo che il cristianesimo accoglie, bensì quella "volterriana", intrinsecamente autoreferenziale, antiumana ed antidivina. Questo tipo di modernità, che non ha una sua propria essenza filosofica e che il compianto mons. Antonio Livi (1938–2020) invitava a leggere con le categorie della sociologia e non della filosofia, rifiuta ogni realismo e, priva di ancoraggi forti, spinge al tanto decantato dialogo (su quali premesse, con quali contenuti e per quali fini?) e di conseguenza al compromesso con il mondo.
É questa concezione che Papa Sarto, nella Lettera Enciclica "Pascendi" dell' 08 settembre 1907, condanna attraverso una sorta di "reductio ad unum" (Sanguinetti) del pullulare di soggetti, scritti e correnti di cui si compone la "sintesi di tutte le eresie".
Dalla morale soggettiva, dall'etica della situazione, da una storia del mondo e della Chiesa appiattita sullo storicismo il pontificato piano prende in modo chiaro e netto le distanze.
Alla "rerum novarum cupido" Pio X contrappone la restaurazione cristiana della società quale àncora di salvezza per l'uomo moderno contro le derive relativistiche e nichilistiche di fronte alle quali si crede di tutelarsi esclusivamente con la scienza e la tecnica, i nuovi "dei mortali".
Scrive il pontefice di Riese che, nonostante le critiche di antimodernità e di posizione antiscientifica attirate dall'Enciclica sulla Chiesa, il suo compito resta quello di "custodire il deposito della fede" (si legge all'inizio della "Pascendi") al fine di "restaurare omnia in Christo" (così san Pio X, "E supremi apostolatus" del 04 ottobre 1903).
(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.
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