I poliziotti si erano recati a casa di Mario Tuti con l'intento di ammanettarlo in quanto era sospettato di essere coinvolto in attività criminali e legato al Fronte Nazionale Rivoluzionario, un gruppo armato di ispirazione neofascista. Le autorità avevano informazioni che lo collegavano a questa organizzazione, il che giustificava il loro tentativo di arresto. Tuttavia, Tuti resiste all'arresto e si verifica un conflitto armato che porta alla morte dei due poliziotti.
Questo episodio segna e conferma il suo coinvolgimento con il già citato Fronte Nazionale Rivoluzionario.
Dopo il duplice omicidio, Tuti fugge e riceve aiuto da ordinovisti toscani per nascondersi in Garfagnana e, successivamente, all'estero. Anche se gli viene suggerito di rifugiarsi in Sudafrica, Tuti preferisce una latitanza solitaria tra Pisa e la Francia. Viene condannato all'ergastolo in contumacia, ma alla fine viene arrestato in Francia e estradato in Italia.
Nel 1980, viene processato per la strage al treno Italicus del 4 agosto 1974, ma alla fine viene assolto definitivamente dopo un lungo processo. Tuttavia, è condannato a 20 anni per gli attentati sulla linea ferroviaria Firenze-Roma, ma in appello nel 1990, tutte le accuse contro di lui vengono eliminate.
Il 13 aprile 1981, in carcere a Novara, Tuti partecipa all'omicidio di Ermanno Buzzi, un fascista condannato per la strage di Piazza della Loggia considerato da molti un collaboratore delle Forze dell'ordine. Questo gesto dimostra la sua ferma adesione all'ideologia radicale.
Ma uno dei capitoli più noti della sua storia avviene il 25 agosto 1987, quando Tuti è stato a capo di una rivolta nel carcere di Porto Azzurro all'Isola d'Elba. Durante questa rivolta, cinque detenuti, compreso Tuti, prendono in ostaggio 34 membri dell'amministrazione penitenziaria, incluso il direttore, per oltre una settimana. La rivolta si conclude con la resa dei detenuti-sequestratori e la condanna di Tuti a 14 anni, guadagnandosi il soprannome di "primula nera."
Dopo 38 anni di carcere, Tuti inizia a ottenere permessi nel 2003 e successivamente gli viene concesso un periodo di semilibertà nel 2004. Lavora con giovani ospiti di una comunità di recupero per tossicodipendenti a Tarquinia e con bambini di una casa-famiglia a Roma.
Durante la sua detenzione, Tuti ha incrociato criminali noti come Renato Vallanzasca, Francis Turatello, e Felice Maniero. La sua storia è un viaggio attraverso l'estremismo politico e la criminalità, e ha di certo segnato una pagina oscura nella storia italiana.