Ora, se io fossi la consulente d’immagine Rossella Migliaccio, dovrei dirvi che ogni stagione ha una propria palette di colori, ma sono una libraia, quindi vi dirò che ogni stagione dovrebbe(uso il condizionale) avere una palette di stati d’animo per i libri, ma spesso non ce ne curiamo.
Male! Molto male!
Io, per esempio, amo farmi male quando leggo, più è struggente, più vivo il libro, perché in fondo, ma neanche troppo in fondo, la mia palette è tra l’autunno inoltrato ed i primi freddi invernali.
Eccomi dunque approdare nel drammatico mondo di Valentina D’Urbano con il suo ultimo romanzo “Tre gocce d’acqua” edito da Mondadori.
Appena finito il libro, istintivamente, l’unico messaggio che sono riuscita ad inviarle mentre ero in una valle di lacrime, è stato:” Valenti’ che te possino!”, alla romana!
È la storia di tre fratelli, Pietro, Nadir e Celeste, nati da genitori diversi, ma legati indissolubilmente da un amore fraterno così profondo da lacerarti l’anima.
Pietro è il fratello sia di Celeste che di Nadir, questi ultimi due non sono fratelli di sangue ma uniti dall’amore per Pietro, questo fratello idealista, rivoluzionario, intelligente, bello, che un bel giorno decide di partire per il Medio Oriente e seguire da vicino la rivoluzione democratica in corso.
Nadir ruvido, occhi sfuggenti ma che osservano tutto, scaltro, pungente, diventa fotografo e per riflesso di Pietro avrà un istinto protettivo per Celeste.
Celeste timida, taciturna, si sente fragile perché le sue ossa all’età di otto anni hanno iniziato a rompersi per una malattia genetica, ma ha la potenza di chi in silenzio riesce a mantenere Fede ai suoi sentimenti.
È una storia d’amore a tutti gli effetti, una storia che racconta di quanto siano potenti i sentimenti ed i legami indissolubili.
È la storia di come le tragedie possono unire e far si che gli occhi si aprano fino a dilatarsi.
È la storia d’amore che mi ha fatto piangere come un vitello sotto il caldo di scirocco di Luglio.
La vita e la morte si intrecciano con l’amore, le fragilità e le paure diventano vulcani in eruzione quando a farci da sostegno è lo sguardo ardente della passione.
Non esistono regole, non esistono schemi, alcuni rapporti non si possono incasellare, non hanno nomi, definizioni, generano tormento e quiete, come montagne russe, perché più vuoi stargli alla larga e più ti rendi conto che l’unico vero atto di coraggio e di consapevolezza è viverlo.
Sono i sentimenti umani ad essere impressi nero su bianco, sono le affinità elettive e tutto quello che resta sono un pacco di clenex letteralmente svuotati per fare posto ad un sentire diverso, per fare posto all’autunno in pieno Luglio.
Leggere Valentina D’Urbano è una garanzia, scrittura limpida, morbida, confortevole, è la classica scrittrice che non ti fa mollare il libro neanche sotto la doccia.
Non importa se non avrò il fenicottero a cingermi la pancia, non importa se i capelli di sale saranno diventati seta e non importa se i vicini d’ombrellone hanno pensato che fossi una frignona, quello che conta è ciò che resta di queste pagine.
Foglie cadute pronte a ricevere il sole!
“Le parole creano recinti, corde, un cappio che non stringe ma resta lì a segarti il collo per tutta la vita. Allora meglio così, dimenticarsene, lasciar perdere, semplificare le cose e fingerci normali.”
a cura di Claudia Mancini
(team parliamodilibri.it)