Di Manuela Fiorini Modena 6 luglio 2020 - Dal giorno in cui Jeannie Hendrix viene ricoverata al Greenlife General Hospital in preda al delirio, il torbido passato della dottoressa Cassandra “Cassie” White emerge dall’oblio in cui era stato sconfinato e si ripresenta con gli interessi. Ogni volta che la dottoressa riceve un’orchidea bianca, il fiore preannuncia uno spietato assassinio. Il serial killer si nasconde dietro a una voce gutturale che la perseguita per telefono e la minaccia di morte come apoteosi del suo progetto criminale. Una tensione che mette a dura prova i nervi della professionista, anche a causa del senso di colpa che ha radici proprio in quel passato che si è sforzata di dimenticare. Ma che cosa ha a che fare Jeannie Hendrix, la nuova paziente di White, con lo psicopatico assassino?
È questa l’avvincente trama di Lachesis, secondo romanzo dell’autrice modenese Federica Zaninone, uscito per la Casa Editrice Kimerik, un thriller psicologico che lascerà il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Abbiamo intervistato l’autrice.
Partiamo dal titolo “Lachesis”, che cosa significa e che cosa si devono aspettare i lettori da questo tuo secondo romanzo?
“Il titolo ha diversi significati: prima di tutto fa riferimento a un serpente, il Lachesis Mutus, appartenente alla famiglia dei viperidi. A livello simbolico, si tende ad associare a questi animali una serie di caratteristiche negative, come l’imprevedibilità, l’aggressività, la viscidità e talvolta la letalità. Tratti che sono riscontrabili anche in certi esseri umani, come nel caso della protagonista del romanzo, Cassandra White, che durante l’adolescenza arriva a meritarsi l’appellativo di “Lachesis” proprio a causa di certi atteggiamenti che le segneranno per sempre l’esistenza. Lachesis, poi, è anche il nome di un rimedio omeopatico estratto proprio dal veleno del Lachesis Mutus che agisce su un ampio ventaglio di sintomi fra i quali, in particolare, irritabilità, nervosismo, estrema eccitabilità, incubi e gelosia; tratti sempre riconducibili alla personalità della protagonista in giovane età. Cosa aspettarsi da questo romanzo? Direi una lettura intrigante che consente di trascorrere qualche ora a giocare a fare i “detective” per identificare il colpevole prima degli investigatori. Gli elementi per svolgere l’indagine “da casa” ci sono tutti, il lettore può divertirsi a formulare ipotesi, validarle o distruggerle, l’importante è che sia spinto dalla curiosità di arrivare in fondo”.
Tu sei laureata in psicologia e attualmente stai frequentando la Scuola di Specializzazione in Scienze Criminologiche. Quanto c’è della tua esperienza nel romanzo?
“Direi tutto. Credo che non avrei potuto scrivere Lachesis senza le basi di psicologia clinica né tantomeno di quelle criminologiche. I temi affrontati, in particolare il Disturbo Dissociativo d’Identità, sono molto specifici e vanno sviluppati in maniera univoca; non permettono in alcun modo di “ricamarci” sopra. È fondamentale che ci si attenga alla realtà clinica, sebbene ci si muova in un contesto di finzione letteraria”.
Come mai hai deciso di ambientarlo negli Stati Uniti e non in Italia?
“È vero, ci sono alcune località denominate Oak Beach negli Stati Uniti, ma la mia Oaksbeach non esiste. Quando scrivi un romanzo, o lo ambienti in un luogo che conosci benissimo, del quale puoi descrivere qualsiasi angolo o anfratto, oppure te lo inventi e lo costruisci nella tua mente.
Avevo in testa un’ambientazione per Lachesis: doveva essere un paesino piccolo e affacciato su una baia; mi piaceva che il clima fosse imprevedibile, con albe mozzafiato, tramonti pazzeschi e pioggia all’improvviso. Doveva essere di fondo leggermente malinconico, un po’ lugubre durante l’inverno ma gioioso e affollato durante l’estate. Non conoscevo nessun posto così, quantomeno non così bene per potervi ambientare una storia, allora ne ho inventato uno. Gli accadimenti nel romanzo e gli stati d’animo dei personaggi sono molto legati al contesto, e li descrivo quasi sempre in parallelo, attraverso analogie tra il clima, il paesaggio e l’emotività dei protagonisti”.
Al centro della trama c’è il Disturbo Dissociativo d’Identità, di che cosa si tratta e perché hai deciso di partire da esso per il tuo romanzo?
Nella prefazione di Lachesis ho ampiamente descritto il disturbo in modo da favorire il lettore nella comprensione del tema trattato. il Disturbo Dissociativo d’Identità (DDI) può scaturire a seguito di un intenso trauma e comporta la coesistenza di due o più personalità che si alternano e hanno ciascuna una propria modalità di percezione e interazione nei confronti di sé e degli altri.
Il motivo per cui ho scelto questo tema per Lachesis è che molto spesso siamo attratti dall’ignoto, da qualcosa che ci spaventa o ci appare molto lontano dal nostro modo di essere. La psiche umana è talvolta un mistero, e certe patologie agli occhi dei “non addetti ai lavori”, fanno paura. Allo stesso tempo però attirano, incuriosiscono, perché si vorrebbe comprendere come mai si verificano, da cosa scaturiscono.Il DDI si presta ad essere il tipico esempio di patologia che incute un po’ di timore ma desta interesse al contempo, quindi l’ho scelto come tema centrale di Lachesis per indurre curiosità e generare pathos, perché gli angoli bui della mente e ciò che vi si potrebbe nascondere, da sempre, suscitano emozioni forti”.
C’è un personaggio a cui sei particolarmente affezionata, in cui ti rispecchi, o di cui ti è piaciuto particolarmente scrivere?
“Nel romanzo non c’è un personaggio in particolare in cui io mi rispecchi, ma sicuramente ce n’è uno di cui sono “innamorata”; si tratta di Lars McCorky, lo psichiatra amico e collega di Cassandra.
Per me rappresenta l’uomo ideale, sempre presente al momento giusto, protettivo, garbato, intelligente e con quel pizzico di ironia che non guasta mai. È in grado di comprendere le necessità di una donna, le paure, le insicurezze e di aiutarla a superare i momenti difficili con pazienza e presenza”.
Lachesis è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, ma a colpire il lettore è la profondità dell’analisi psicologica dei personaggi. Come sono nati nella tua mente di scrittrice e come si sono evoluti?
“I personaggi sono nati da soli. Io ho dato loro il via, poi ognuno si è mosso con le proprie gambe arrivando ad assumere una personalità che rivela più sfaccettature di quelle che avevo previsto inizialmente. Faccio l’esempio di Cassandra: non avevo intenzione di far emergere il suo lato dolce, ma alla fine, tra una battuta sarcastica, un’alzata di spalle o una risposta al limite della decenza, fanno capolino una fragilità e una dolcezza velata tipiche di una persona che nella vita ha sofferto molto e che si è nascosta dietro una corazza di acciaio per non permettere più a nessuno di farle del male. Rileggendo più e più volte il romanzo, mi sono resa conto che questo cambio di direzione, questo concedersi a prescindere dalla mia volontà, è avvenuto per quasi tutti i personaggi”.
Federica Zaninoni è nata a Modena nel 1971, si è dedicata agli studi umanistici ed è laureata in Psicologia con una tesi sulla creatività pubblicitaria. Ama scrivere fin da bambina, con particolare predilezione per la poesia. È giornalista e attualmente frequenta la Scuola di Specializzazione in Scienze Criminologiche.
SCHEDA DEL LIBRO
Federica Zaninoni
Lachesis
Casa Editrice Kimerik, 2020
Pag 306 - € 19
Disponibile su richiesta in tutte le librerie del circuito Mondadori, sul sito della casa editrice www.kimerik.it e sui principali store online Amazon.it, LaFeltrinelli.it, Mondadoristore.it, Ibs.it, Libraccio.it