I cattolici, attraverso l’azione dei pastori, hanno comunicato in modo inadeguato un senso forte e importante di responsabilità nell’andare incontro alle direttive del governo, progressivamente sempre più adeguate alla pericolosità dell’epidemia. Per cui succede che nella realtà delle singole diocesi, molti tra vescovi e sacerdoti siano realmente accanto alla gente in questo momento doloroso, anche se non tutti. In ogni caso bisogna reagire a questa percezione, un po’ perché è sbagliata, un po’ perché può indurre molti tra preti e laici a ritenere di aver fatto il proprio dovere semplicemente “restando a casa”. Il ‘coronavirus’ può essere un’occasione per riscoprire il valore della solidarietà.
Questo vale per ogni crisi o emergenza di cui, periodicamente, facciamo esperienza. In questo mondo globalizzato siamo tutti influenzati dagli effetti degli eventi più significativi, indipendentemente dalla distanza geografica o dai confini. Tutto ciò che ci distingue - nazionalità, lingua, opinioni politiche, religione - non ci rende più o meno esposti al ‘coronavirus’, così come alle conseguenze delle varie forme di inquinamento, ai tumulti dei mercati finanziari.
I fenomeni globali ci accomunano e, per questo, dovrebbero farci sentire più simili che diversi, più solidali che divisi. Dovremmo essere consapevoli del fatto che noi, come singoli o come nazione, non saremmo mai in grado di far fronte con successo alle sfide che hanno una dimensione globale; ed è proprio per questo che ogni rapporto, che sia tra persone, regioni o Stati, dovrebbe basarsi proprio sul valore dell’aiuto reciproco. In uno Stato democratico, non si è abituati ad osservare provvedimenti che limitano la libertà personale, è quindi essenziale, capire qual è il fondamento che rende legittimi tali provvedimenti: si tratta dunque della solidarietà. Dobbiamo attenerci alle regole precauzionali che ci sono state prescritte per proteggere la nostra salute e quella dei nostri cari, nonché quella di ogni altra persona, soprattutto coloro che correrebbero maggiori rischi ove fossero contagiati.
Evitando quanto più possibile il propagarsi del virus, saremo anche meno gravemente colpiti dalle conseguenze economiche. Ciascuno di noi, deve cercare un equilibrio tra l’esigenza di lavorare e quella di evitare gli assembramenti di persone. Uno dei valori comuni su cui si fonda l’Unione Europea è proprio la promozione di questa solidarietà tra gli Stati; è dunque fondamentale che vi sia un’azione coordinata tra l’Unione e gli Stati membri, in linea con il dovere della solidarietà, per superare insieme questo drammatico momento.
Rino Basili, Segretario Intesa San Martino