Redazione

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Giovedì, 24 Gennaio 2019 09:57

Un Reggiano al vertice CGIL

Dopo Bruno Trentin, anch'egli ex segretario FIOM, Maurizio Landini vola al vertice più alto della CGIL prendendo in mano il testimone dalla Susanna Camusso.

di Lamberto Colla - Bari 23 gennaio 2019 - Maurizio Landini, classe 1961, è il nuovo segretario generale del più importante sindacato dei lavoratori. Landini, reggiano, cresciuto a San polo d'Enza, è penultimo di cinque figli e già a 15 anni aveva iniziato a fare l'apprendista saldatore.

«Ho cominciato a lavorare a 15 anni, a fare l'apprendista saldatore. Eravamo un gruppo di ragazzi giovani, lavoravamo in una cooperativa di Reggio Emilia. Dovevamo lavorare all'aperto, faceva freddo d'inverno e c'era un disagio. Non è che volessimo lavorare meno, volevamo vedere riconosciuto questo disagio e abbiamo chiesto alla cooperativa di affrontare questo problema. Era una cooperativa rossa, eravamo tutti iscritti al Partito Comunista e i dirigenti ci dissero che sì, avevamo ragione, però dovevamo tenere conto che la cooperativa aveva dei problemi e che dovevamo fare degli sforzi. Io ero giovane e d'istinto mi venne di interromperlo e di dirgli: "Guarda, tu sei un dirigente, e io in tasca ho la tessera del partito che hai anche tu. Però ho freddo lo stesso". Lì ho capito una cosa: il sindacato deve rappresentare le condizioni di chi lavora e non deve guardare in faccia nessuno.»
(Maurizio Landini - Dal discorso tenuto il 16 giugno 2011 1 in occasione della manifestazione Tutti in piedi!, realizzata in collaborazione con la FIOM)

Maurizio Landini, senza nulla togliere al valore dell'uomo e sindacalista, può essere considerato un "puro e duro" del sindacato dei lavoratori. Cresciuto alla segreteria più "radicale" (FIOM) quella dei metalmeccanici, rappresenta quindi la tradizione col passato. Non a caso, infatti, Landini è il secondo ex segretario FIOM che si insedia ai vertici dell'organizzazione, prima di lui solo uno dei padri fondatori della CGIL, Bruno Trentin. proveniva dai metalmeccanici.

Quindi, molto probabilmente, ci si ritroverà di fronte a un ritorno al passato e forse, anche stavolta, verrà a mancare l'apertura verso tutte quelle nuove forme di impiego che dagli anni '90 hanno sempre più conquistato larghe fette del mercato del lavoro.

E' presto per giudicare e perciò lasciamo che Landini e la nuova dirigenza espongano i loro programmi.

Per ora un grande "In bocca al Lupo" a Maurizio Landini.

(Nelle foro Maurizio Landini a Parma - 25 novembre 2017 -in sostegno dei lavoratori FRONERI)

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Mercoledì 23 Gennaio 2019 -

Si sono conosciuti e reciprocamente apprezzati. Poi Giuseppe Fiorini, collezionista-contadino (come ama definirsi) li ha eletti suoi artisti prediletti. Luigi Pastori, maestro d’arte di grande esperienza, se n’è andato qualche anno fa, lasciando un‘eredità imponente in termini di qualità e quantità di opere, mentre Dario Rossi di Canneto sull’Oglio prosegue il suo percorso di pittura travolgente e tutt’uno con la sua vita, inscindibile da essa. Dopo essersi lasciato sedurre dai grandi maestri Van Gogh, Soutine, Kiefer, ha creato un linguaggio inconfondibile, fatto di spessori, d’esorbitanti sovrapposizioni di cose e colore, dove tutto diventa altro per turbare e confondere, per prendere per i capelli il mondo con le sue viltà, le sue violenze, l’assurda banalità del male. E scuoterlo, mostrandone le contraddizioni e la sua bellezza senza pace.

Siamo di fronte a due espressionisti diversi, come li potevano essere De Vlaminck  e Van Gogh. Ma tra i contorni marcati, le linee essenziali di Pastori e la straripante materia di Rossi, tra la quiete bucolica dell’uno e la furia magmatica dell’altro, tra la terra e il cielo c’è un denominatore comune: l’uomo. E’ l’uomo inquieto, straziato, disarticolato, eccessivo nelle forme, condannato ad esistere di Dario Rossi, ma è anche l’uomo ritrovato nell’armonia con la natura, rasserenato nell’abbraccio affettuoso, che ha superato il dolore e coltiva la speranza come mostra Pastori. E ancora questa speranza è un figlio, un sentimento, un seme deposto per l’uno, mentre è uno squarcio di sole, di luna, il bagliore che vibra tra i flutti di un’ondata di fango, l’alba che insinua l’orizzonte cupo per l’altro.

Il colore in entrambi è preponderante e innaturale. Più simbolico in Pastori, esasperato e ridondante in Rossi. La loro pittura è un fatto emozionale, sentito intimamente in ogni pennellata, un percorso dentro e fuori di sé per trovare risposta, il grido che si placa, ma infine lascia lo stesso la domanda sospesa, malinconica o ironica, assertiva o provocatoria. Allora il punto interrogativo tra terra e cielo si può sciogliere in un cerchio di tenerezza, come nelle due maternità scelte per la mostra. Qui è dunque la soluzione, la verità. E’ questo che porta il profondo silenzio del vento, in paesaggi dove le ombre non ci sono più. Perché sono dentro. Di noi. In loro invece è ormai solo la luce.

Come dice il titolo del quadro di Rossi: Dalla pietà all’amore.

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A Reggio Emilia l’Africa di Sebastião Salgado 30 anni di reportage in 100 immagini del celebre maestro in mostra al ‘Binario49’ e allo ‘Spazio Gerra’. Il fotografo ha concesso gratuitamente l’esposizione delle sue opere, ammirato dall’impegno multiculturale e di coesione sociale nel quartiere della stazione.

Reggio Emilia -

“Oltre un anno fa – raccontano Khadija Lamami e Claudio Melioli di Casa D’Altri, che gestisce il Caffè letterario Binario 49 - ci siamo messi in testa di provare a portare in questo quartiere della Stazione, nella nostra città, una mostra fotografica di Sebastiao Salgado, per amore della sua opera e perché ci piacciono le sfide, perché sentivamo che era giusto farlo, o almeno provarci. L'abbiamo cercato con creatività, dall'altra parte del mondo, facendogli arrivare il nostro progetto e spiegando l’impegno che con l’associazione portiamo avanti per riqualificare uno luogo degradato e svuotato di contenuti quale era il Binario49 prima del nostro arrivo, per riportare al centro un quartiere. Gli abbiamo raccontato di noi, del quartiere, di come lo vediamo e di come viene visto, di come ci piacerebbe che diventasse. Alla fine è successo: una domenica mattina, Salgado ci chiama al telefono. Per dirci: ‘Ragazzi, so che mi state cercando per fare qualcosa a cui tenete molto. Sono qui, ditemi… ’ ”

Il passo successivo è stata la collaborazione con lo Spazio Gerra. A dieci anni dall'inizio delle sue attività – spiega Stefania Carretti di Ics - Spazio Gerra ha accolto con piacere l'invito dell'associazione Casa d'Altri di collaborare e mettere a disposizione le proprie competenze e i propri spazi per facilitare l'arrivo a Reggio Emilia una grande mostra, quale è Africa di Sebastião Salgado. Filo conduttore l'impegno comune in un'ottica di scambio e reciprocità, per instaurare una costruttiva sinergia tra il centro storico e uno dei quartieri di Reggio Emilia, portando così il pubblico dei due spazi al di fuori dei propri abituali ambiti di riferimento.

Questo celebre testimone del nostro tempo si è calato ed ha apprezzato il progetto di coesione sociale e scambio culturale di ‘Caffè letterario Binario49’ nel quartiere della Stazione centrale, oltre a quello di innovazione e contemporaneità di ‘Spazio Gerra’ nel centro storico, a Reggio Emilia.

Intuito inoltre il valore del ponte tra il quartiere multiculturale della Stazione e il suo quartiere più antico, il centro storico, il fotografo brasiliano, maestro riconosciuto tra i più importanti del nostro tempo, ha deciso che 100 fotografie, riunite nell’esposizione Africa, siano in mostra gratuitamente, nei due luoghi di cultura contemporanea reggiani, in una anteprima assoluta per l’Italia, che costituisce la prima esposizione di sempre di Salgado a Reggio Emilia e che si apre il 9 febbraio (ore 17 – Evento inaugurale) al Caffè letterario Binario49 di via Turri e proseguirà contemporaneamente nello stesso luogo e allo Spazio Gerra di piazza 25 Aprile fino al 24 marzo 2019.

 

REALTÀ E DIGNITÀ NELLA FOTOGRAFICA DI SEBASTIÃO SALGADO

La fama di Sebastião Salgado è legata ai reportage sulla vita delle popolazioni povere ed emarginate, nei luoghi più remoti del Pianeta. Con le sue foto Salgado fa toccare con mano gli effetti prodotti da guerre, carestie, malattie, deforestazioni e condizioni climatiche ostili, riuscendo sempre a cogliere l’essenza di momenti unici, nel rispetto della dignità e del valore assoluto della persona.
Salgado è molto vicino ai destini dei migranti e con i suoi scatti ha voluto più volte richiamare l'attenzione del pubblico sulle loro sofferenze. Durante i primi viaggi nel continente africano, per conto dell'Organizzazione mondiale del Caffè, Salgado inizia a conoscere l'Africa comprendendo immediatamente che per trovare delle soluzioni ai problemi del Terzo mondo, era necessario che questi venissero documentati. Inizia così una missione cui dedica 30 anni della sua vita. Lo strumento che lo porterà a realizzare i suoi progetti sarà la macchina fotografica, con la quale produce oltre 40 reportage, immortalando tribù dalla Namibia al Sudan, la natura travolgente dei paesaggi della regione dei Grandi laghi, seguendo rotte e destini dei rifugiati in ogni parte del continente durante periodi storici e mutamenti climatici differenti.

 

SEBASTIÃO SALGADO - AFRICA

A cura di Lélia Wanick Salgado

L’esposizione Africa, vincitrice premio del pubblico M2-El Mundo per la migliore mostra nell’ambito di PhotoEspaña 2007 è un vero e proprio omaggio alla storia, ai popoli e ai fenomeni naturali del continente Africano, ma anche una denuncia.

Reggio Emilia, 10 febbraio – 24 marzo 2019
Evento inaugurale: sabato 9 febbraio ore 17 - Binario49

Sedi espositive:
Binario49 - via Turri 49, Reggio Emilia www.b49.it  |Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | 347.5889449
Spazio Gerra - piazza 25 Aprile, Reggio Emilia www.spaziogerra.it | 0522.585654

Giorni e orari di apertura:
venerdì, sabato, domenica: 10-13 / 15-20
Apertura straordinaria di Spazio Gerra in occasione dell’inaugurazione sabato 9 febbraio: 18.30-23.
Nelle altre giornate, apertura su prenotazione. Ingresso libero

 

 

 

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