Sgozzano 21 egiziani e ne versano il sangue nel mare, bruciano vivi 45 iracheni e rapiscono 35 cristiani il cui destino sarà lo sgozzamento o l'inferno. La Merkel e Hollande candidati a negoziare la resa dell'Isis in Libia.
di Lamberto Colla - Parma, 22 febbraio 2015 -
Sogno o son desto? Con l'ultima dichiarazione dell'ONU che sollecita una azione diplomatica per la Libia un brivido di terrore mi sale dai piedi alla testa. Gli hooligan dell'Isis hanno lanciato l'ennesimo attacco mediatico, che pare una promessa, con l'hashtag su twitter #stiamo arrivando a Roma (#We_ Are_Coming_O_Rome) e l'occidente è pronto a opporre resistenza con una efficace azione diplomatica.
La Giordania e l'Egitto entro le 24 ore successive all'uccisione dei propri connazionali, senza ma e senza se, hanno scagliato i loro aerei sopra le postazioni del Califfato e l'occidente, Italia compresa, opta per una azione diplomatica!
Peraltro non sarà imminente la trasferta libica del team di negoziatori "Pacifix-chic". Gran bagarre all'interno del palazzo di vetro, si stanno già tutti accapigliando per ottenere un posto nella delegazione diplomatica che farà viaggio a Tripoli. I commessi dell'ONU hanno già ricevuto ordine di mettere in pre allarme i sarti che dovranno confezionare le tute arancioni a misura per ciascun componente della delegazione. Non potranno sfigurare quando avranno l'onore della visìbilità. Davanti alle telecamere dell'Isis dovranno mantenere una certa immagine anche una volta inginocchiati con il coltello alla gola. La forma è sostanza, o forse no?
Il nostro inviato da New York ci sta riportando indiscrezioni circa feroci accapigliamenti tra i rappresentanti di tutti i paesi per fare parte della delegazione. E sino a quando l'elenco non sarà deciso non si potranno trasmettere le misure al sarto per confezionare le splendide tute arancioni di rappresentanza.
Speriamo che nel frattempo le bandiere nere con il motto coranico non arrivino a fare i danni che fecero gli hooligans olandesi lo scorso giovedi.
In tutto questo stupisce che la coppia Merkel - Holande non sia partita in avanscoperta a risolvere, da soli, la questione come fecero con Putin.
Ma sorprende anche di non vedere sui cieli libici (ma anche sui cieli di qualche isoletta italiana - leggi Ustica) i Mig francesi sempre pronti a partire e colpire per un interesse (inter)nazionale come per primi partirono insieme ai britannici, 4 anni fa, per "liberare" la Libia da Gheddafi e dalle aziende petrolifere italiane.
No, oggi sui cieli della Libia non vola niente e nessuno almeno per ora.
Potrebbe essere che, tra non molto, possano arrivare nuovi armati clandestini da terra e gli scud dell'arsenale di Gheddafi, sulla nostra terra e sulla nostra testa.
Forse i primi cento missili non arriveranno a bersaglio ma presto o tardi anche gli uomini dell'Isis impareranno a usare l'armamento missilistico a medio raggio. Forse ancora prima che le loro cellule dormienti in Italia vengano attivate per agire con la popolazione già in panico.
Il Corano, se questa volta arriverà in Italia, non sarà donato alle 100 ragazze spontaneamente offerte a fare visita a Gheddafi, ma verrà imposto con lama e fuoco con buona pace dei nostri pacifisti radical chic che magari, nel frattempo, si saranno ricongiunti con i loro soldi depositati in svizzera.
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 7 15 febbraio 2015
SOMMARIO Anno 14 - n° 7 15 febbraio 2015 (in allegato il formato pdf)
1.1 editoriale Unione Europea cercasi.
3.1 pomodoro Pomodoro da industria, la contrattazione parta dalla qualità
3.2 Big Snow Emergenza neve. La CIA si Reggio Emilia pronta a aderire alla "class action"
4.1 cereali Cereali, la calma prima della tempesta?
5.1 Lattiero caseario Nuovo balzo in avanti per il burro
6.1 crisi La famiglia, ultimo baluardo contro la crisi
6.2 EFSA L'EFSA traccia le priorità di lavoro per il 2015 e anni seguenti.
6.3 OLIO Il prezzo dell'Olio di Oliva fa paura ai Buyer internazionali
7.1 Cereali Cereali, preoccupazioni dall'Est. 8.1 export salumi Salumi, il Canada apre a tutti i salumi
8.2 parmigiano reggiano Parmigiano Reggiano: Domanda interna in crescita, prezzi al consumo più bassi e produzione in calo del 2,5%
9.1 vino Vinitaly sempre più mirato.:
La crisi Ucraina apre il sipario del teatrino europeo e dimostra al mondo intero la disunione sempre più marcata. L'Italia deve impedire che in Ucraina si commetta lo stesso errore commesso in Libia.
di Lamberto Colla - Parma, 15 febbraio 2015 -
Quanto accaduto in Ucraina affonda in radici profonde sin dalla riunificazione delle due germanie e forse ancor prima, alla metà degli anni '50. L'apertura alla riunificazione della Germania da parte dell'URSS, guidata all'epoca da Gorbaciov, si reggeva anche e soprattutto sulla clausola, "non scritta" ma sostanziale, che l'europa e la NATO non sarebbero avanzate di un centimetro verso la Russia.
Invece, prima una poi l'altra, diverse regioni dell'ex Unione Sovietica vennero attratte dalle lusinghe delle "Sirenette" europee.
Grandi concessioni economiche e privilegi vari furono messi a disposizione dei poveri Paesi dell'est per indurli a abbandonare le coperture della Russia e passare oltre cortina richiamati dalla prosperità e dalla democrazia occidentale.
Uno specchietto per allodole creato appositamente per allargare il mercato dell'UE e contestualmente per ridurre l'ingerenza politico militare della Russia sui Paesi di confine. Poco poté contrastare la Russia, in quel periodo stretta come era nella lotta alla povertà da un lato e alla riorganizzazione politico amministrativa dall'altro, e ancora molto lontana dalla valenza economica conquistata sotto l'era Putin.
La goccia che fece traboccare il vaso di Putin fu la Crimea, regione Russa da sempre, che solo per ragioni amministrative interne, a seguito di in un processo di decentralizzazione dei poteri avviato dal leader sovietico Nikita Chruščëv nel 1954, venne sottoposta al controllo della "provincia" Ucraina. Un processo interno come avvenne in Italia quando si costituirono le Regioni e a loro venne trasferito anche il potere legislativo, seppure limitato al settore agricolo.
Tant'è che sarà ben difficile trovare un nativo della Crimea dichiarare di non sentirsi Russo. L'errore di Mosca fu di non riportare quella regione sotto il controllo centrale d'orgine storica e etnica appena prima dello scioglimento dell'URSS non immaginando, forse, che sarebbe potuto accadere quanto invece è successo.
Oggi, a quasi 25 anni di distanza, l'Unione Europea ma soprattutto il Patto Atlantico è alle porte della Russia e la cosa non può far dormire sonni tranquilli al leader Vladimir Putin il quale, come ultima ratio, ha deciso l'uso della forza a difesa dei connazionali e dei confini nazionali. Non che si giustifichi, con questa affermazione, l'azione di Putin ma, se la corda si è strappata, l'UE e gli Stati Uniti sono altrettanto responsabili quanto la Russia per il conflitto civile che si è scatenato in quella regione dell'est.
Proprio per questa ragione, l'Unione Europea avrebbe dovuto intervenire per spegnere le fiamme sul nascere invece di buttare altro liquido infiammabile. Unita avrebbe dovuto dialogare con Putin prima e con la nuova leadership ucraina per negoziare una pace duratura. Già se l'Europa fosse unita e invece, come ormai siamo abituati a vedere, l'UE è di pochi legati come burattini agli USA. Obama chiama e Francia, Germania e Inghilterra rispondono. Ma questa volta hanno di fronte una rinnovata superpotenza, militare come la era prima del muro di Berlino ma anche economica e piegarla sarà ben difficile.
Forse meglio sarebbe stato coinvolgere Putin nella lotta al terrorismo internazionale e alle minacce dell'ISIS piuttosto che sfidarlo in casa propria.
L'Europa avrebbe dovuto alzare la testa e porsi come interlocutore unico e autorevole.
Invece è riuscita a perdere l'occasione per dimostrare che da "Je suis Charlie" qualcosa avesse imparato e che realmente un processo di cambiamento si sarebbe avviato nel vecchio continente.
Quel bel ritratto dei capi di Stato accoccolati attorno al "ferito" Hollande è servito solo a fare rialzare la popolarità del presidente francese, decaduta per sue colpe di natura politica e di natura personale.
Un ritratto che, alla luce dei fatti odierni, appare ancor più patetico e falso; l'ennesimo simbolo di demagogia sulla quale stanno proliferando le politiche europee.
E per non smentire il teorema ecco che, a discutere la ripacificazione prendono l'iniziativa Francia e Germania dimenticandosi a casa nientemeno che l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, quella Federica Mogherini che ricopre l'incarico da poco più di due mesi e lo manterrà per i prossimi 5.
Tanto era contenta la Merkel di andare a Minsk che ha persino fatto concessioni alla Grecia giusto per far capire quanto gliene freghi del popolo ellenico. L'importante è non cacciar moneta e prendersi i meriti.
Si sta riproponendo lo stesso errore commesso in Libia.
Allora furono Francia e Regno Unito a partire con i bombardamenti oggi Francia e Germania a spadroneggiare la situazione al soldo di Obama ma le conseguenze negative verranno equamente ripartite tra i soci di minoranza della "UE spa".
Questa volta, a differenza della crisi libica, l'Italia bene farebbe a imporsi soprattutto alla luce del fatto che l'Europa è definitivamente consumata.
Val la pena di rialzare la cresta e far valere la forza della ragione invece della ragione della forza e il veto all'ingresso dell'Ucraina in UE sarebbe il primo passo per riportare l'attenzione sulle questione prettamente politiche.
E, dopo la fase ostruzionistica, aprire un confronto aperto ma duro sul fronte dei confini terrestri e del mediterraneo e sulla sicurezza del continente e in questo la Mogherini dovrebbe fare valere il proprio ruolo internazionale per stimolare una rinnovata politica internazionale dell'Unione.
Altrimenti tutti a casa propria come era un tempo e... chi ha più filo fa più tela!.
Lo sfogo di un simpatizzante del Movimento 5 Stelle in un gruppo pubblico rimbalza sui social network e scatena una vivace diatriba tra maggioranza e opposizione. A colpi di comunicati stampa -
Di Manuela Fiorini -
Modena, 13 febbraio 2015 -
Galeotto fu il post e chi lo scrisse. Soprattutto se a metterci lo zampino è Facebook, quella grande piazza virtuale dove tutti credono di sussurrare qualcosa al vicino o di sfogare i sentimenti del momento, senza rendersi invece conto di mettere le proprie parole in un grande frullatore globale, che le amplifica e le fa rimbalzare in ogni dove, spesso con conseguenze più o meno spiacevoli.
Così, accade che nel Comune di Bomporto, un post di un simpatizzante del Movimento 5 Stelle locale su un gruppo pubblico venga ripreso dalla pagina del sindaco, pur con il nome oscurato, e dia il via a un botta e risposta in cui tutti si sentono di dire tutto, fino a coinvolgere il Consiglio Comunale, dove maggioranza e opposizione si scatenano a colpi di comunicati stampa.
I fatti: tra i disagi della nevicata della notte tra il 5 e il 6 febbraio c'è anche la caduta di alcuni tralicci dell'Enel, che lasciano senza elettricità, e di conseguenza anche senza acqua calda, decine di famiglie in tutta la provincia. Tra le zone colpite ci sono anche alcune aree del comune di Bomporto. L'Enel si attiva per ripristinare la corrente, ma le cose vanno (un po' troppo?) per le lunghe e alcuni cittadini rimangono al buio e al freddo per parecchi giorni con tutti i disagi del caso, soprattutto per chi ha bambini piccoli, disabili e anziani in casa. Se i centralini della compagnia elettrica latitano, a dare informazioni e a suggerire il da farsi, oltre alla pagina ufficiale del Comune di Bomporto, ci pensa il sindaco Alberto Borghi, che fin dall'emergenza alluvione del gennaio 2014, utilizza la sua pagina Facebook personale per rispondere ai cittadini e ascoltare le loro richieste. Parallelamente, su un gruppo pubblico del Movimento 5 Stelle di Bomporto, un cittadino, probabilmente esasperato per la situazione di disagio, posta uno sfogo poco felice. Lo screenshot, cioè la foto del post, finisce sulla pagina del sindaco, con il nome e il cognome dell'autore oscurati, scatenando il popolo del web che comincia a lasciare commenti a raffica. C'è chi parteggia per l'una o l'altra parte e chi si lascia andare a insulti e considerazioni poco edificanti, sfiorando le minacce.
Immediata la reazione del Movimento 5 Stelle di Bomporto, che nel Consiglio Comunale ha tre consiglieri di minoranza.
"Il post in questione – si legge su un comunicato del Gruppo Consigliare Movimento 5 Stelle di Bomporto – rappresentava semplicemente uno sfogo causato dal continuo stato di emergenza che i cittadini di Bomporto sono costretti a fronteggiare, il tutto peggiorato dalla orrenda metodologia comunicativa che l'amministrazione utilizza in queste occasioni, affidandosi unicamente alla pagina personale del Sindaco, di fatto tagliando fuori tutti i cittadini che non hanno internet o che, pur provvisti, non sono amici personali di Alberto Borghi".
E, ancora: "Siamo profondamente delusi dal comportamento del primo cittadino che, per l'ennesima occasione, senza rendersi conto della possibile reazione del pubblico ad un post completamente decontestualizzato e strumentalizzato, ha voluto cogliere la ghiotta occasione di attaccare una forza della minoranza consigliare, dando così il via a una serie di offese nei confronti di un cittadino che, pur sbagliando il modo, aveva dato sfogo a una situazione di disagio. L'unica accortezza a difesa della privacy, utilizzata dal Sindaco, è stata la cancellazione del nome e cognome del simpatizzante, cosa sostanzialmente inutile su un social network se si lascia al pubblico ludibrio la foto del profilo, per giunta esponendo il soggetto e le sua famiglia a pericolose ritorsioni".
La risposta della maggioranza, rappresentata dalla Lista Civica per Bomporto Solidarietà e Progresso, non si è fatta attendere, naturalmente attraverso un comunicato stampa.
"Anche se si cerca di mistificare la realtà, quanto scritto nel post è chiaro e lampante a tutti; (...). Poi da chi ha fatto del web il proprio vanto, dispiace notare la non conoscenza delle regole di un social come Facebook, dove non serve essere uno dei 5000 amici del sindaco Borghi, per leggere o commentare i messaggi postati sulla sua pagina. Si appellano alle regole della privacy, non sapendo o facendo finta di non sapere, che un gruppo pubblico è visibile da tutti e da tutto il mondo, quindi chi scrive deve assumersi le proprie responsabilità e non cercare di mettere una toppa dopo, giustificando l'ingiustificabile. Per non focalizzare l'attenzione sull'autore ma sul comportamento dei rappresentati istituzionali 5 stelle, si era oscurato il nome dell'autore stesso e si condannano senza mezzi termini gli insulti e le minacce che lo hanno raggiunto".
"Per quanto riguarda l'emergenza neve e black out – prosegue il comunicato - il sindaco e la giunta sono disponibili al confronto in ogni luogo, quando si commettono errori (come la tardiva comunicazione di chiusura delle scuole medie), non si hanno problemi ad ammettere lo sbaglio e chiedere scusa; per il resto queste affermazioni dei 5 stelle sono un tentativo di distrazione di massa e non altro".
A fare da paciere, ci ha provato lo stesso sindaco, che sulla sua pagina Facebook, stamattina è intervenuto, invitando tutti a guardare oltre e ad andare avanti in modo costruttivo.
"Con la presente sono a comunicare che ho rimosso dal mio profilo il post relativo a quella infelicissima e offensiva frase pubblicata su un profilo pubblico visibile al mondo! L'ho rimosso perchè non e' giusto che si minacci il cittadino che, responsabilmente ha pubblicato quella frase, perchè queste sono le regole di Facebook. Quindi è bene mettere fine a questa spiacevole vicenda dicendo ancora una volta che il Sindaco Alberto Borghi è ed è sempre stato il sindaco di tutti, anche di quelli che non lo hanno votato e darà sempre il massimo per servirli per il bene dell'intera comunità, nonostante i suoi limiti e i suoi tanti errori. Come ho detto in un altro post, guardiamo avanti e lavoriamo tutti per provare a costruire una comunità più unita e coesa, che non significa con un unico pensiero, ma nella diversità di ciascuno di noi, però con l'obiettivo di essere al servizio di tutti".
Il allegato scaricabili il comunicato del Movimento 5 stelle e di Lista Civica per Bomporto Solidarietà e Progresso
L'ultimo "spot", in ordine di tempo, dell'ISIS conferma, se ancora ce ne fosse stata la necessità, che l'obiettivo è la guerra di conquista senza esclusione di colpi. Cattolici, cristiani, sciiti o sunniti, nessuna confessione è esclusa, sono nel mirino. Quello rappresentato dall'Isis non è terrorismo ma attacco bellico e il terrore è l'arma in più che hanno messo in campo.
di Lamberto Colla - Parma, 8 febbraio 2015 -
Stanno crollando le ultime barriere a difesa della pace raggiunta e faticosamente mantenuta a seguito della seconda guerra mondiale.
Il Giappone, dopo l'assassinio del reporter, sta pensando di modificare la propria costituzione per poter intervenire a difesa dei propri cittadini fuori dal territorio nazionale. Il paese del Sol Levante dimostra come siano ben diversi i comportamenti tra gli Stati a forte connotazione democratica e quelli a cultura diversa, tutto un altro mondo. Non che sia peggiore o migliore ma diverso.
Tant'è che il confronto tra i due diversi pensieri e culture l'abbiamo avuto in parallelo nei giorni scorsi.
Se il Giappone ha reagito confrontandosi sulla necessità di modificare la costituzione, la Giordania ha risposto con la legge del taglione. E' stata eseguita immediatamente la pena di morte nei confronti della terrorista che fu oggetto di trattativa per la liberazione del pilota catturato dall'Isis, altri sei terroristi anch'essi passati alle armi e, come se non bastasse, senza chiedere permesso, l'aviazione ha attaccato le postazioni Isis in territorio siriano. Nessuna modifica di carta costituzionale, di protocolli da seguire, di scale gerarchiche e sovranità territoriali da rispettare. In guerra si applica il codice di guerra . Nessun tentennamento e dopo il primo attacco il Sovrano Abdullah, fresco di un accordo con Obama per sostegni militari per 1 miliardo di dollari all'anno, ha rilanciato la sfida ai miliziani del Califfo Nero Abu Bakr al-Baghdadi: "Saremo il vostro incubo. E' solo l'inizio".
E l'occidente cosa fa? Apparentemente nulla. Sembra che assista alle barbarie su bambini, donne e uomini perpetrati in nome del "profeta" che, a sua volta, molto probabilmente si starà rivoltando nella tomba non riconoscendo egli stesso i comandamenti del Corano applicati dal Califfato e dai tanti islamici estremisti sparsi in tutto il mondo occidentale.
C'è chi ragiona, su cosa fare, come il Giappone e chi invece, come l'Italia, che persegue il doppio binario dell'ambiguità. Da un lato il Ministro Gentiloni sbandiera che nessuna operazione militare potrà essere intrapresa senza una decisione politica e vorremmo ben vedere, ma dall'altro si apprende che ci sarebbero truppe speciali italiane impegnate in operazioni d'alto rischio sul teatro di guerra. Sarebbe la Task Force 45, attivi da circa quattro settimane. Una unità italiana ufficialmente inesistente - come riporta il "difesa on Line" lo scorso 27 gennaio commentando la notizia di un attacco a un convoglio canadese - e schierati alle dirette dipendenze della Combined Joint Task Force nella città di Arbil, nel Kurdistan iracheno. I 50 elementi della TF45 dovrebbero fungere da "moltiplicatori" per le truppe locali ed utilizzati in missione di ricognizione. Nello stesso articolo si apprende che sarebbero ben 7 le guarnigioni speciali dislocate sul territorio di guerra.
Se questa notizia fosse confermata, e non si comprende perché non dovrebbe, ci troveremmo di fronte all'ennesimo inganno, a decisioni prese in totale autonomia e discrezionalità. Volenti o nolenti sono missioni di guerra e come tale la popolazione deve essere informata.
La sensazione è che la politico occidentale non abbia ancora deciso cosa e come agire, mentre i generali invece parrebbe di sì.
Auguriamoci che in Europa non si alzi la bandiera nera del califfato. Cerchiamo di mantenere i confini attuali che già troppe volte sono stati stravolti.
(VIDEO allegato: Storia dell''Europa in 7 minuti)
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(A seguire i reparti speciali schierati sul teatro di guerra dell'Isis - Da "Difesa on Line")
Le truppe speciali dislocate (da Difesa on line del 27 gennaio 2015)
USA: Navy Seal/Delta Force/Tier 1
La missione prioritaria dei reparti speciali americani è quella di scardinare la struttura di comando Isis. I gruppi agiscono in missioni di contro guerriglia, imboscate, eliminazione bersagli di alto profilo, caccia all'uomo. Fallite alcune missioni per liberare ostaggi.
Gran Bretagna: SAS
Diverse squadre di SAS sono state schierate da mesi in Iraq. Scopo prioritario è quello di seminare il panico tra i terroristi, agendo esclusivamente di notte. Agiscono da una base segreta nel deserto definita inespugnabile, l'Area 51 irachena. Formato il gruppo dei "Sessanta" con lo scopo di portare a Londra la testa di John il Jihadista.
Francia: Legione Straniera
Non c'è mai stata guerra in cui la Legione Straniera non sia scesa in campo per difendere Parigi. Il contesto iracheno è il perfetto habitat dei legionari del deserto che hanno ricevuto l'ordine di vendicare "La Strage di Parigi".
Canada: Joint Task Force 2 / 427° Special Operations Aviation Squadron
I commando del Joint Task Force 2 e del 427° Special Operations Aviation Squadron sono stati schierati a sostegno delle forze speciali della coalizione. Tre scontri a fuoco contro i jihadisti in due settimane. Numerosi bersagli abbattuti, nessuna perdita.
Australia: Special Air Service Regiment
Due squadroni della SARS (200 uomini) sono stati schierati in Iraq lo scorso novembre, ufficialmente con il compito di fornire assistenza alle milizie locali. Non si hanno notizie di scontri a fuoco. I SARS sono il terrore dei fondamentalisti per la loro conoscenza del terreno e per le numerose esperienze sul campo. Operano in Iraq fin dal 2003 in operazioni di contro-insurrezione ed in missioni ombra.
Olanda: Korps Commandotroepen
Imminente il rischieramento di due squadre del Korps Commandotroepen, i reparti speciali dei Paesi Bassi esperti nella guerriglia non convenzionale.
Italia: Task Force 45
Attivi da circa quattro settimane, gli uomini della Task Force 45 (unità italiana che ufficialmente non esiste) sono stati schierati alle dirette dipendenze della Combined Joint Task Force nella città di Arbil, nel Kurdistan iracheno. I 50 elementi della TF45 dovrebbero fungere da "moltiplicatori" per le truppe locali ed utilizzati in missione di ricognizione.
La soddisfazione del Presidente Bonaccini per l'archiviazione disposta dal Gip del Tribunale di Bologna -
Parma, 4 febbraio 2015 –
Archiviato il caso del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che era stato indagato per peculato nella passata legislatura, all'interno dell'indagine per "spese pazze" svolta sui rimborsi dei capo gruppo della Regione Emilia Romagna. A Bonaccini erano state contestate spese per circa quattro mila euro. L'archiviazione è stata disposta dal Gip del Tribunale di Bologna, dottor Pansa, dopo che lo scorso settembre la Procura aveva avanzato la richiesta di archiviazione.
Le parole di soddisfazione del Presidente Bonaccini. "Ho sempre avuto piena fiducia nell'operato della Magistratura – ha spiegato Stefano Bonaccini – e questa fiducia non è mai stata posta in discussione dagli accertamenti svolti". "D'altronde – ha concluso il Presidente – la mia serenità nasceva dalla consapevolezza di aver sempre agito nel pieno rispetto delle regole e in assoluta trasparenza, ispirandomi al principio di massima sobrietà, anche ed anzitutto nell'utilizzo dei fondi pubblici".
La nota stampa del consigliere della Lega Nord Mauro Melli sul bando aperto per selezionare un addetto stampa all'Unione Bassa Reggiana: "Ci sono decine di impiegati che potrebbero fare la medesima attività" -
Reggio Emilia, 3 febbraio 2015 -
"E' aperta la selezione per un addetto stampa all'Unione Bassa Reggiana per un periodo di due anni, l'incarico richiederà poche ore al mese e verrà retribuito con 4700 € all'anno.
Questa cifra rapportata al bilancio dell'Unione è modestissima ma considerato che molte famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese mi chiedo se era proprio necessario spendere questi soldi quando negli 8 comuni abbiamo decine di impiegati che potrebbero fare la medesima attività.
Anche ad inizio 2014 venne selezionato un addetto stampa ma non saprei valutare il suo lavoro visto che ha prodotto poco, praticamente inesistente.
Noi consiglieri di minoranza siamo abituati a fare da soli, che imparino anche i nostri sindaci!"
Mauro Melli
consigliere Lega Nord Novellara
Sergio Mattarella è il dodicesimo Presidente della Repubblica Italiana.
Parma 31 gennaio 2015 -
Al quarto scrutinio, quando sarebbero stati utili 505 voti, è stato eletto a larghissima maggioranza il 12esimo Presidente della Repubblica Italiana.
Sergio Mattarella, giudice costituzionalista, proviene da una famiglia di navigati politici siciliani il cui fratello, Piersanti, fu assassinato dalla mafia.
Un lunghissimo e caloroso applauso ha accolto il raggiungimento del quorum minimo poi abbondantemente superato. 665 i voti assegnati al candidato presidente.
Auguri Presidente!
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 5 1 febbraio 2015
(Formato pdf scaricabile in allegato)
SOMMARIO Anno 14 - n° 5 1 febbraio 2015
1.1 editoriale Picconate alla Grecia! La finanza internazionale non perdona i ribelli.
2.1 nomine Alleanza Cooperative: Rosario Altieri è il nuovo presidente,
2.2 consumi Ismea, leggero rimbalzo dei consumi.
3.1 cereali Cereali, rientrano le previsioni pessimistiche sulla produzione canadese
4.1 Lattiero caseario Primi segnali di ripresa del burro
5.1 Agricoltura IMU: Moncalvo (Coldiretti), Governo mantiene impegni, bene Martina.
5.2 Ho.Re.Ca. Confesercenti Emilia Romagna, indilazionabile l'abbattimento fiscale.
6.1 terremoto Le utenze private vanno pagate da tutti, anche nei MAP..
6.2 EXPORT Distretti produttivi. In crescita l'export nel terzo trimestre 2014.
7.1 Expo 2015 La Fondazione Barilla ha presentato la "Carta di Milano" a Washington.
Prima, durante e dopo. Le dichiarazioni anti-euro non fanno bene alla borsa di Atene il cui indice è crollato prima e dopo il voto che ha confermato le previsioni dell'ascesa di Tsipras al governo ellenico.
di Lamberto Colla - Parma, 1 febbraio 2015 -
Sono bastate le proiezioni di una vittoria della sinistra antieuro di Tsipras per scatenare le ire della finanza internazionale sulla già martoriata Grecia, messa in ginocchio prima dai suoi governi rei di essersi intossicati dai prodotti finanziari di Goldman Sachs e poi dal colpo di grazia dalla Troika, a suon di ribassi in Borsa. - 11% prima e -10% post voto il crollo dell'indice borsistico di Atene accompagnato dai consueti commenti della "portinaia del condominio Europa" sempre pronta a dire la sua su tutto e tutti ma senza mai pagare dazio.
"Il salvataggio della Grecia è costato molto di più all'Italia che non alla Germania e alla Francia." A sostenerlo è il numero uno di UNICREDIT Giuseppe Vita presente alla trasmissione "Fischia il Vento(*)" di Gad Lerner del 21 gennaio scorso. "I soldi, prosegue il presidente del CDA di Unicredit spa, della Germania dati alla Grecia sono tornati nelle banche tedesche, i soldi della Francia sono tornati, in parte, a pagare i debiti delle banche francesi e i soldi dell'Italia sono rimasti lì, in aiuto alla Grecia".
Fatto sta che il popolo greco ha tutti i diritti di rialzarsi anche e soprattutto a fronte delle dichiarazioni dello stesso FMI (Fondo Monetario Internazionale) e componente della Troika che in più occasioni ha riconosciuto la gravità degli errori commessi in Grecia.
Tra il 2008 e il 2013 la Repubblica Ellenica ha lasciato per strada il 24% del proprio Pil, di gran lunga la contrazione più grave rispetto a quella accumulata in qualsiasi altro Paese di Eurolandia. Negli stessi anni i consumi sono sprofondati del 26% e gli investimenti si sono ridotti di quasi due terzi. Non solo: secondo un rapporto dei ricercatori delle Università di Cambridge, Oxford e Londra pubblicato a inizio anno dalla rivista medica britannica The Lancet, in Grecia la mortalità infantile nei primi mesi di vita dei bambini è aumentata del 43% a seguito dei tagli alla spesa pubblica e al dimezzamento del bilancio della Sanità imposti dall'Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale.
Val la pena perciò di gioire dello 0,7% di incremento del PIL greco frutto della "cura" imposta dall'UE?
Meno male che il "B" all'epoca, quand'era ancora presidente del consiglio italiano, avesse con tutte le sue forze contrastato e rifiutato gli "aiutini" del FMI ben conscio di quello che sarebbe accaduto: l'abbraccio mortale della troika!
Ed oggi il premier greco tenta il tutto per tutto alleandosi con l'estrema destra con buona pace dei nostri irriducibili e romantici comunisti i quali, ben attrezzati da sessantottini, cantavano "Bella Ciao" sotto il palco di Tsipras la scorsa domenica. Un esempio e un modello per tutta europa commentavano; poi il silenzio dopo la feroce notizia raccolta già durante il viaggio di ritorno. Altro che "Patto del Nazareno".
____________________
(*)Fischia il vento è un programma di Gad Lerner nato dalla collaborazione tra Repubblica e laeffe Tv e prodotto da Pulsemedia. In onda il mercoledì alle 21 in contemporanea su Repubblica.it e laeffe (canale 50 del digitale terrestre e 139 di Sky)
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