L'ultimo "spot", in ordine di tempo, dell'ISIS conferma, se ancora ce ne fosse stata la necessità, che l'obiettivo è la guerra di conquista senza esclusione di colpi. Cattolici, cristiani, sciiti o sunniti, nessuna confessione è esclusa, sono nel mirino. Quello rappresentato dall'Isis non è terrorismo ma attacco bellico e il terrore è l'arma in più che hanno messo in campo.
di Lamberto Colla - Parma, 8 febbraio 2015 -
Stanno crollando le ultime barriere a difesa della pace raggiunta e faticosamente mantenuta a seguito della seconda guerra mondiale.
Il Giappone, dopo l'assassinio del reporter, sta pensando di modificare la propria costituzione per poter intervenire a difesa dei propri cittadini fuori dal territorio nazionale. Il paese del Sol Levante dimostra come siano ben diversi i comportamenti tra gli Stati a forte connotazione democratica e quelli a cultura diversa, tutto un altro mondo. Non che sia peggiore o migliore ma diverso.
Tant'è che il confronto tra i due diversi pensieri e culture l'abbiamo avuto in parallelo nei giorni scorsi.
Se il Giappone ha reagito confrontandosi sulla necessità di modificare la costituzione, la Giordania ha risposto con la legge del taglione. E' stata eseguita immediatamente la pena di morte nei confronti della terrorista che fu oggetto di trattativa per la liberazione del pilota catturato dall'Isis, altri sei terroristi anch'essi passati alle armi e, come se non bastasse, senza chiedere permesso, l'aviazione ha attaccato le postazioni Isis in territorio siriano. Nessuna modifica di carta costituzionale, di protocolli da seguire, di scale gerarchiche e sovranità territoriali da rispettare. In guerra si applica il codice di guerra . Nessun tentennamento e dopo il primo attacco il Sovrano Abdullah, fresco di un accordo con Obama per sostegni militari per 1 miliardo di dollari all'anno, ha rilanciato la sfida ai miliziani del Califfo Nero Abu Bakr al-Baghdadi: "Saremo il vostro incubo. E' solo l'inizio".
E l'occidente cosa fa? Apparentemente nulla. Sembra che assista alle barbarie su bambini, donne e uomini perpetrati in nome del "profeta" che, a sua volta, molto probabilmente si starà rivoltando nella tomba non riconoscendo egli stesso i comandamenti del Corano applicati dal Califfato e dai tanti islamici estremisti sparsi in tutto il mondo occidentale.
C'è chi ragiona, su cosa fare, come il Giappone e chi invece, come l'Italia, che persegue il doppio binario dell'ambiguità. Da un lato il Ministro Gentiloni sbandiera che nessuna operazione militare potrà essere intrapresa senza una decisione politica e vorremmo ben vedere, ma dall'altro si apprende che ci sarebbero truppe speciali italiane impegnate in operazioni d'alto rischio sul teatro di guerra. Sarebbe la Task Force 45, attivi da circa quattro settimane. Una unità italiana ufficialmente inesistente - come riporta il "difesa on Line" lo scorso 27 gennaio commentando la notizia di un attacco a un convoglio canadese - e schierati alle dirette dipendenze della Combined Joint Task Force nella città di Arbil, nel Kurdistan iracheno. I 50 elementi della TF45 dovrebbero fungere da "moltiplicatori" per le truppe locali ed utilizzati in missione di ricognizione. Nello stesso articolo si apprende che sarebbero ben 7 le guarnigioni speciali dislocate sul territorio di guerra.
Se questa notizia fosse confermata, e non si comprende perché non dovrebbe, ci troveremmo di fronte all'ennesimo inganno, a decisioni prese in totale autonomia e discrezionalità. Volenti o nolenti sono missioni di guerra e come tale la popolazione deve essere informata.
La sensazione è che la politico occidentale non abbia ancora deciso cosa e come agire, mentre i generali invece parrebbe di sì.
Auguriamoci che in Europa non si alzi la bandiera nera del califfato. Cerchiamo di mantenere i confini attuali che già troppe volte sono stati stravolti.
(VIDEO allegato: Storia dell''Europa in 7 minuti)
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(A seguire i reparti speciali schierati sul teatro di guerra dell'Isis - Da "Difesa on Line")
Le truppe speciali dislocate (da Difesa on line del 27 gennaio 2015)
USA: Navy Seal/Delta Force/Tier 1
La missione prioritaria dei reparti speciali americani è quella di scardinare la struttura di comando Isis. I gruppi agiscono in missioni di contro guerriglia, imboscate, eliminazione bersagli di alto profilo, caccia all'uomo. Fallite alcune missioni per liberare ostaggi.
Gran Bretagna: SAS
Diverse squadre di SAS sono state schierate da mesi in Iraq. Scopo prioritario è quello di seminare il panico tra i terroristi, agendo esclusivamente di notte. Agiscono da una base segreta nel deserto definita inespugnabile, l'Area 51 irachena. Formato il gruppo dei "Sessanta" con lo scopo di portare a Londra la testa di John il Jihadista.
Francia: Legione Straniera
Non c'è mai stata guerra in cui la Legione Straniera non sia scesa in campo per difendere Parigi. Il contesto iracheno è il perfetto habitat dei legionari del deserto che hanno ricevuto l'ordine di vendicare "La Strage di Parigi".
Canada: Joint Task Force 2 / 427° Special Operations Aviation Squadron
I commando del Joint Task Force 2 e del 427° Special Operations Aviation Squadron sono stati schierati a sostegno delle forze speciali della coalizione. Tre scontri a fuoco contro i jihadisti in due settimane. Numerosi bersagli abbattuti, nessuna perdita.
Australia: Special Air Service Regiment
Due squadroni della SARS (200 uomini) sono stati schierati in Iraq lo scorso novembre, ufficialmente con il compito di fornire assistenza alle milizie locali. Non si hanno notizie di scontri a fuoco. I SARS sono il terrore dei fondamentalisti per la loro conoscenza del terreno e per le numerose esperienze sul campo. Operano in Iraq fin dal 2003 in operazioni di contro-insurrezione ed in missioni ombra.
Olanda: Korps Commandotroepen
Imminente il rischieramento di due squadre del Korps Commandotroepen, i reparti speciali dei Paesi Bassi esperti nella guerriglia non convenzionale.
Italia: Task Force 45
Attivi da circa quattro settimane, gli uomini della Task Force 45 (unità italiana che ufficialmente non esiste) sono stati schierati alle dirette dipendenze della Combined Joint Task Force nella città di Arbil, nel Kurdistan iracheno. I 50 elementi della TF45 dovrebbero fungere da "moltiplicatori" per le truppe locali ed utilizzati in missione di ricognizione.