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Un percorso itinerante nel cuore del centro storico di Modena che tocca cinque suggestive mostre di Presepi. Questo vero e proprio itinerario presepiale ha il suo inizio presso la Chiesa di San Giovanni, in via Emilia angolo Piazza Matteotti, dove sono allestiti alcuni dei meravigliosi presepi dell'Associazione Culturale Terrae Novae provenienti da tutto il mondo. -

Modena, 16 dicembre 2015

Fino al 6 gennaio in centro storico cinque luoghi del centro saranno i protagonisti di cinque suggestive mostre di Presepi. Il percorso itinerante ideato da Modenamoremio, società di promozione del centro storico di Modena, già dai primi giorni di apertura ha riscosso uno straordinario successo di pubblico, sempre più interessato a riscoprire interessanti angoli della città.

Questo vero e proprio itinerario presepiale ha il suo inizio presso la Chiesa di San Giovanni, in via Emilia angolo Piazza Matteotti, dove sono allestiti alcuni dei meravigliosi presepi dell'Associazione Culturale Terrae Novae provenienti da tutto il mondo. La chiesa sarà aperta a tutti durante i weekend e i giorni festivi dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

Dopo Piazza Matteotti ci si può recare in Piazzetta delle Ova dov'è presente "la Natività", un vero e proprio presepe d'autore realizzato grazie alla collaborazione con l'Associazione La Bonissima di Modena e al prezioso allestimento floreale di Free'n'joy.

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Proseguendo poi verso via Scudari, presso la sede di BPER Banca, il sabato e i giorni festivi (10.00 -13.00 e 16.00-19.00), tranne il giorno di Natale e Santo Stefano, sarà possibile ammirare il meraviglioso Presepe Napoletano del XVIII e XIX secolo.

Al centro di Piazza xx settembre è invece presente il presepe artigianale realizzato dagli studenti del Liceo Artistico Venturi di Modena, indirizzo design della Ceramica.

Infine presso la Chiesa di San Barnaba, in via Carteria, sarà visibile tutti i giorni dalle 8 alle 18 un suggestivo presepe artistico di gesso e terracotta della Parrocchia di Sant'Agostino e San Barnaba, anch'esso realizzato dall'Associazione La Bonissima.

Il programma completo del Natale di Modenamoremio è consultabile anche su www.modenamoremio.it 
Si ringrazia il Comune di Modena per il sostegno e il patrocinio.
Per ulteriori informazioni:
Tel. 059-212714
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

(Fonte: ufficio stampa Modenamoremio)

Due ore di musica dal repertorio vario e coinvolgente: grande concerto corale che ha visto alternarsi in scena i Serial Singers Gospel Choir e la Giovane Rossini entrambi parte della storica Associazione Corale Rossini di Modena, rispettivamente diretti da Roberto Penta, assistito da Giorgia Morandi, e da Francesca Nascetti. -

Modena, 15 dicembre 2015 -

Il 13 dicembre la chiesa di San Vincenzo, gremita da un pubblico da grande occasione, ha fatto da cornice ad un grande concerto corale che ha visto alternarsi in scena i Serial Singers Gospel Choir e la Giovane Rossini entrambi parte della storica Associazione Corale Rossini di Modena, rispettivamente diretti da Roberto Penta, assistito da Giorgia Morandi, e da Francesca Nascetti.

Il programma, ben introdotto da Enrico Solmi e Anna Maria Agnini, ha regalato agli spettatori due ore di musica dal repertorio vario e coinvolgente: da antichi spiritual e moderni gospel dai ritmi accattivanti eseguiti dal coro gospel che ha presentato in questa occasione anche un nuovo arrangiamento per coro di "What a Wonderful World" curato da Roberto Penta, a raffinati canti tradizionali natalizi internazionali eseguiti dalla Giovane Rossini, che ha divertito il pubblico anche ​con i coinvolgenti Trisch Trasch Polka e High Hopes.

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L'alternarsi di diversi solisti (Federica Grazia, Giorgia Morandi, Francesca Soffici, Francesca Aiello, Cristiano Terenziani, Rita Depietri e il giovane Matteo Guerzè) ha arricchito le esecuzioni in perfetta integrazione con l'armonia corale.

La serata si è conclusa con i saluti del Presidente della Rossini, il Comm. Romano Maletti, che ha ringraziato Modenamoremio per aver organizzato e promosso il concerto nell'ambito degli eventi "Il tuo Natale in centro storico a Modena", e Banca Interprovinciale per l'importante sostegno all'iniziativa.

(Fonte: ufficio stampa Modenamoremio)

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 09:29

"Nessi", Alessandro Bergonzoni racconta la sua ricerca

L''incontro con Alessandro Bergonzoni, venerdì 4 dicembre al Teatro Due di Parma. Il comico, attore e scrittore bolognese, a teatro con lo spettacolo "Nessi", racconta la ricerca che sta alla base delle sue creazioni e i messaggi profondamente umani o meglio, "sovrumani", che l'artista infonde nelle sue opere. -

Parma, 9 dicembre 2015 - di Cristina Pedretti -

"Prima della Costituzione, del codice della strada, del galateo... ci sono norme che riguardano noi, il comandamento zero: fare nesso, cucire i fili con quello che ci sta intorno". Parte da questo concetto lo spettacolo teatrale di Alessandro Bergonzoni, intitolato proprio "Nessi", portato in scena al teatro Due di Parma nei giorni scorsi. Durante la sua permanenza in città, il comico bolognese ha anche partecipato a un incontro aperto al pubblico, negli spazi del teatro, presentato dal direttore di Fondazione Teatro Due, Paola Donati. L'incontro è stato l'occasione per comprendere i messaggi profondamente umani (o meglio, "sovrumani", perché spronano a superare la limitatezza dell'uomo) che l'artista infonde nelle sue opere. Bergonzoni infatti non è solo comico: attore, scrittore (il suo primo libro, "Le balene restino sedute", è del 1989) e autore di quadri e installazioni artistiche, ultimamente ha pubblicato anche un testo di poesie ("L'amorte", 2013). Tutto questo fa capire l'urgenza (e "Urge" è stato lo spettacolo teatrale che Bergonzoni ha portato in tour per ben quattro anni, dal 2010 al 2014) di comunicare un pensiero, di risvegliare le coscienze poetiche e artistiche di tutti, di far guardare oltre la singola opera, oltre al singolo libro, per spiegare che l'opera d'arte è lo spettatore stesso, lo spettacolo è la vita degli spettatori fuori dal teatro, la bellezza è insita nelle persone, anche se tutti si sforzano di cercarla altrove. E allora occorre anche capire che l'essere umano ha una potenzialità enorme, di cui però non si rende conto: l'assunzione di sostanze stupefacenti diventa inutile se l'uomo attiva lo stupefacente "naturale" che contiene in sé, se impara a sensibilizzare il corpo con la percezione degli altri corpi intorno, se si mette in sintonia con le frequenze emanate dal resto del cosmo. E se smette di nascondersi dietro la sicurezza di non poter cambiare le cose, se smette di ripetersi: "Ma tanto io cosa ci posso fare?". Perché c'è tanto da fare, e ognuno può fare, con le possibilità che ha, la differenza. Il lavoro che Bergonzoni porta avanti, con la sua incredibile e inimitabile abilità di giocare con le parole e di trasformare il banale in madornale, è raccontare le verità che raccoglie quotidianamente, cercando quella sintonia di frequenze, quella sensibilità di percezione che permette di fare "nesso non protetto", di legare davvero nel profondo le coscienze delle persone. Sempre con un eloquio dirompente, perché la velocità è necessaria, perché è il tempo a correre veloce e a non fermarsi per nessuno. Bergonzoni lo dice anche nel suo spettacolo: "Come vanno le cose?" "Miseria, come vanno!".

Pubblicato in Cultura Parma

Sabato 19 Dicembre 2015 a partire dalle ore 22.00, si esibiranno sul palco, due band emergenti della scena reggiana. L'evento organizzato dallo staff "Rebel Circle" avrà come di consueto il nome "Rebel Circle Night" e vedrà avvicendarsi sul palco "Injury & Apocalyptic Salvation". A seguire dj set fino alla chiusura.

L'evento si svolgerà presso Be Movie , Via Roma n. 6, Sant'Ilario d'Enza (RE).
Informazioni sui gruppi:
Nome del gruppo: INJURY
Genere: 80's Thrash Metal
Provenienza: Reggio Emilia
Facebook: https://www.facebook.com/injuryviolence/timeline

Twitter: https://twitter.com/InjuryViolence

Influenze principali : Pantera, Sepultura, Metallica, Exodus, OverKill, Exhorder, Anthrax, Megadeth, Heathen, Testament

Descrizione gruppo:
Gli Injury nascono nel settembre 2008 a Reggio Emilia. Il quartetto subito farsi conoscere per un suono fatto di riff taglienti e granitici, che non fanno mai dimenticare il '80 / '90 atteggiamento del vecchio stile thrash.
La musica unisce l'immediatezza dei "inni" del genere con la ricerca costante della potenza sonora delle ultime produzioni moderne, sempre ispirata da band come Anthrax, Megadeth, Exodus, Heathen, Testament. Verso la primavera del 2010 sono pronti con l'uscita del loro demo, l'attività di promozione diretta, raccogliendo molti consensi per il loro lavoro di songwriting. Alla fine del 2010 arriva l'accordo con la Punishment 18 Records che porterà alla pubblicazione dell'album di debutto "Unleash the violence "nell' aprile del 2011. Durante questo periodo, la band ha incrementato la propria presenza diretta, supportando band come Death Angel, Lazarus AD, Bonded By Blood e Suicidal Angels.

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Nome del gruppo: APOCALYTPIC SALVATION
Genere: Thrash/Death Metal
Provenienza: Reggio Emilia
Facebook: https://www.facebook.com/apocalypticsalvation/?fref=ts

Influenze principali: Cannibal Corpse, Immortal, Kreator, Death, Slayer

Descrizione gruppo:
Gli Apocalyptic Salvation sono una Death\Thrash metal band italiana. Fondata nel 2007 dal batterista Alan Denti e dal chitarrista Gabriele Principe con lo scopo di realizzare le loro idee musicali: una combinazione perfetta di parti estreme e veloci di stampo death metal, mixate a riff thrash e pieni di groove. Dopo un paio di anni, nel 2009, la band rilascia il primo demo di 4 pezzi "Beginning of destruction" che consentì loro di iniziare un'intensa attività live. Col passare del tempo il sound della band si fa sempre più potente e aggressivo con testi che prendono ispirazione dall'idea dell'Apocalisse vista come unica via per salvare il mondo da un'umanità corrotta e malata. Con questi presupposti nel 2010 viene pubblicato il primo album autoprodotto "Celebration of Destruction". Nel 2011, raggiunta una lineup stabile (Sandro Capellini alla voce, Fausto Martinelli alla chitarra solista e Giovanni Morsiani al basso), gli Apocalyptic Salvation ricominciano a scrivere nuovo materiale che viene incluso nell'EP Skulls' Collector (disponible da Aprile 2012): un imperdibile lavoro per ogni fan del death e del thrash! Attualmente la band porta avanti la propria attività live con show potenti e senza compromessi. Allo stesso tempo continua la composizione dei brani che verranno inclusi nel prossimo full-lenght album.

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DJ SET: Graziano Ferrarini
https://www.facebook.com/Graziano-Metal-Dj-159117000773231/?fref=ts

Informazioni sul locale:
Google Maps: https://goo.gl/maps/Tu4dqGFNygS2

Twitter: https://twitter.com/rebel_circle

Pagine Facebook: https://www.facebook.com/Be-Movie-250023091695/?fref=ts (Be Movie)

https://www.facebook.com/rebelcircle696 (Rebel Circle)

Link Facebook dell'evento: https://www.facebook.com/events/1017421961612636/

locandina

Sabato, 05 Dicembre 2015 11:03

I dinosauri "invadono" San Prospero

Nel parco di Villa Tusini la mostra "World of Dinosaurs" consente di ammirare 52 riproduzioni a grandezza naturale dei giganteschi rettili. La mostra resterà allestita sino al 28 febbraio 2016. L'assessore Debora Calzolari "Una splendida occasione per valorizzare il territorio e le sue attività commerciali". -

Di Manuela Fiorini – foto di Claudio Vincenzi in fondo al testo -

SAN PROSPERO (MO), 5 dicembre 2015 –

Il bosco di Villa Tusini si trasforma in Jurassic Park. Dal 5 dicembre al 28 febbraio 2016, infatti, grazie alla mostra World od Dinosaurs, sarà possibile ammirare 52 riproduzioni a grandezza naturale, e ricostruite con rigore scientifico, di altrettanti dinosauri, tra il terribile T-Rex, il triceratopus, il diplodocus, lo stegosaurus e il velociraptor, ma anche il mammut, il cervo preistorico e altri animali che hanno popolato la Terra dopo la scomparsa dei grandi rettili.
"La mostra", spiega Debora Calzolari, assessore alle Attibità produttive e Promozione del Territorio del Comune di San Prospero, "è un progetto itinerante dell'azienda austriaca Wonder World Enterteinment, che la sta portando in giro per l'Italia con l'intenzione di farne una in ogni regione. Tra le 120 risposte positive di altrettanti Comuni dell'Emilia Romagna, è stata scelta San Prospero per la suggestiva location. Il bosco di Villa Tusini, infatti, non è un parco urbano, ma un vero e proprio ecosistema, con una natura selvaggiamente controllata. Ci sono le piante piene di edera e le foglie secche per terra, nel pieno rispetto della natura. E questo all'organizzazione è piaciuto molto".

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I visitatori potranno così inoltrarsi nel bosco per "incontrare" e toccare i dinosauri. L'obiettivo della mostra, infatti, è quello di presentare i giganti della preistoria nel modo più rassomigliante possibile alla realtà. L'ambiente del parco, che ricorda quello in cui i dinosauri sono vissuti, consente di immaginare l'habitat naturale in cui i grandi rettili sono vissuti.
"Per allestire la mostra", prosegue l'assessore Calzolari, "abbiamo rispettato la natura senza togliere nemmeno un arbusto. Per questo non è stato seguito un percorso cronologico. Tuttavia, è possibile effettuare visite guidate, su prenotazione, con un'esperta geologa, che fornirà tutte le informazioni ai visitatori, scolaresche e gruppi".
World of Dinosaurs è anche un'occasione per valorizzare non solo la cultura e la storia, ma anche le attività economiche di San Prospero, uno dei comuni maggiormente colpiti dal terremoto del 2012. "Abbiamo colto l'occasione", conclude Debora Calzolari, "per coinvolgere le attività commerciali del territorio. Tutti i visitatori che si presenteranno con il biglietto della mostra nei negozi convenzionati, il 95% ha dato l'adesione, avranno sconti e omaggi. I ristoratori e gli albergatori, poi, hanno studiato menù particolari e pernottamenti scontati. A questo si aggiunge la valorizzazione di Villa Tusini, che è diventata proprietà del Comune e diventerà il centro culturale, sociale e di aggregazione di San Prospero".

INFO
World of Dinosaurs,
Parco di Villa Tusini, via della Pace, 41030 San Prospero (MO)
www.dinomania.it 
Ingresso: adulti € 10; bambini 3-13 anni € 6; ridotto € 8
Orario: sab e dom 9.30-16.30; apertura straordinaria 8/12. Dal 26/12 al 6/1 tutti i giorni.
Visite guidate su prenotazione: tel 338/8846795 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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Alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano, fino all'8 dicembre, la mostra "Giacomo Balla, astrattista futurista" illustra il genio creativo del noto esponente del Futurismo. E ancora per pochi giorni, "La sedia di Van Gogh", prestito eccezionale della National Gallery di Londra. -

Parma, 5 dicembre 2015 - di Cristina Pedretti -

C'è tempo fino all'8 dicembre per visitare la mostra "Giacomo Balla, astrattista futurista", una vera esplosione di colori e d'energia, allestita nell'incantevole villa della Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo (Parma). Un'occasione per immergersi nel genio creativo di Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958), arcinoto esponente del Futurismo e ideatore, insieme a Fortunato Depero, del manifesto "Ricostruzione Futurista dell'Universo", datato 1915, di cui ricorre quest'anno il centenario. Ma da questa mostra, a cura di Elena Gigli e Stefano Roffi, emerge anche il Balla figurativo e naturalistico, che si accosta al realismo sia paesaggistico (come in "Villa Borghese dal balcone", 1907 e "Fontana a Villa Borghese", 1905) che ritrattista (come in "Dubbio", 1907 – 1908, e in "Noi 4 allo specchio", 1945).

Balla

Il percorso espositivo è suddiviso in aree tematiche che riprendono i punti programmatici del Manifesto del 1915: troviamo così il Balla "astratto", che cerca l'evoluzione dalla pittura oggettiva all'astrattismo ("Finestra di Düsseldorf", 1912); quello "dinamico", che studia i voli delle rondini e l'automobile in corsa per renderne le linee di movimento e la velocità; quello "volatile", nei meravigliosi ritratti della moglie Elisa e delle figlie Luce ed Elica, che incantano per la resa delle luci e delle ombre; il Balla "drammatico" dell'interventismo in guerra, quella guerra glorificata da Filippo Tommaso Marinetti come "sola igiene del mondo", nel Manifesto del futurismo del 1909; quello "autonomo", che si ritrae in opere ironiche e dalle differenti cifre stilistiche ("Autocaffè", 1928; "Autoghigno", 1938); quello "trasparentissimo" dei cicli delle "Stagioni" e delle "Trasformazioni Forme Spiriti"; fino ad incontrare, nell'ultimo salone, il Balla "coloratissimo e luminosissimo", "scoppiante" e "trasformabile" di opere come la scultura "Pugno di Boccioni" e degli abiti antineutrali, l'abbigliamento futurista dalle tinte volutamente aggressive e dalle forme squadrate. Giustamente scelta come copertina del catalogo della mostra, l'opera "Forze di paesaggio + cocomero" del 1917 – 1918, che bene illustra la volontà espressa da Balla e Depero nel loro manifesto:" Vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l'universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell'universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione. [...] Dunque l'arte diventa Presenza, nuovo Oggetto, nuova realtà creata cogli elementi astratti dell'universo".

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Da segnalare anche la possibilità di vedere esposta alla Magnani Rocca, fino all'8 dicembre, "La sedia di Van Gogh" del 1888, capolavoro di Vincent Van Gogh e proprietà della National Gallery di Londra. Con la potenza di un vero autoritratto, quest'opera dichiara l'umiltà e la grandezza di un artista travagliato, oggi icona indiscussa, che in vita riuscì a vendere solamente uno dei suoi quadri. "È un grande onore essere riusciti a portare in Italia per la prima volta un capolavoro talmente intenso che talvolta persino commuove coloro che hanno la fortuna di poterlo ammirare dal vero" sostiene Stefano Roffi, curatore artistico della Fondazione Magnani Rocca; "vorrei che il pubblico si ponesse davanti a questo quadro non soltanto come a un'icona assoluta dell'Arte, ma anche come a uno struggente testamento dell'artista, traccia eterna della sua disperata passione per la vita e per la pittura".

Per informazioni: www.magnanirocca.it 

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Presentazione speciale, sabato 5 Dicembre alle 18.00 ai Diari di Bordo di Parma: JACOPO MASINI introduce l'autore MIRKO VOLPI. Insieme racconteranno quell'oceano di fili d'erba increspati che compongono ''OCEANO PADANO''. L'affresco di una vita semplice ma ricca scandita dal ritmo della natura. -

- di Alexa Kuhne -

Parma, 5 dicembre 2015 -

Un mondo antico, lontano. Un microcosmo in costante movimento che continua il suo moto racchiuso, inglobato nella modernità: è la pianura più grande e fertile del Paese ed è raccontata in 'Oceano padano', l'ultimo lavoro di Mirko Volpi.
Il saggio è come un grande quadro, un affresco che fa scoprire una vita semplice ma ricca, silenziosa eppure vivace, fatta di gesti vetusti che si ripetono da secoli, scanditi dal ritmo della natura.
L'appuntamento per conoscere questo autore e la sua ultima fatica letteraria è per sabato 5 dicembre, alle 18.00, alla libreria Diari di Bordo di Parma, dove lo scrittore Jacopo Masini introdurrà il libro dell'autore Mirko Volpi.
Leggendo questo narratore si può scoprire che con i silenzi della campagna convivono dei rumori pieni di fascino che si trovano solo in questa enorme e generosa distesa: sono il "rombo della mietitrebbia e quello del temporale".
Perché, il tempo, in questa vastità, è tutto particolare.
L'Oceano padano, racconta di "villaggi e cascine come piccole isole, divise da campi e rogge, unite da sottili lingue d'asfalto".
Con questi occhi attenti e appassionati l'autore Mirko Volpi, osserva il suo mare verde e lo imprime in un affresco realista, di un mondo che galleggia su "acqua, letame e burro".
Molti lo conoscono per la sua instancabile agiografia del paese natio Nosadello: piccolo centro agricolo della Padania, o meglio dell'Oceano Padano, termine coniato dallo stesso autore per indicare il mondo pianeggiante compreso tra l'arco delle Prealpi e i contrafforti appenninici. Un saggio-racconto quello di Mirko Volpi che nel libro va a caccia della natura profonda di chi nasce e lavora in questo "mare d'erba, in un mondo fatto di quieta e operosa noia, solcato da rogge e risorgive, scandito da campi e capannoni, abitato da genti semplici, essenziali, senza fronzoli e isterie cittadine".

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L'autore scrive: "Il vero abitante dell'oceano padano non ama il mare salato, non lo capisce, se ne tiene alla larga. Cosa me ne faccio, pensa davanti a quella spaventosa massa dal colore estraneo, dall'odore sospetto, che al posto di scorrere, rifluisce, ripiega lamentosamente su sé stessa, innaturalmente fa avanti e indietro senza costrutto sulla riva. Cosa ci adacquo? Ci irrighi mica i campi, con questa...,torna a ripetersi l'uomo agricolo, l'archetipo eterno della bassa: e si allontana da sabbia e alghe e conchiglie - elementi oscenamente sterili - come covando nel cuore un segreto sgomento. Lui ama solo le rogge, i pesci di fosso, le polle d'acqua sorgiva, gli infidi canali ombreggiati dai filari di ontani, le increspature dei fili d'erba delle verdissime distese: e nella sua mente - mentre riposa al tramonto con uno stelo di fiore in bocca - vede tutto ciò tramutarsi in foraggio, concime, latte, formaggio. Lavoro. Ricchezza." 


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Mirko Volpi, nato a Nosadello nel 1977, è ricercatore in Linguistica italiana all'Università di Pavia. Si occupa prevalentemente di Dante, di antichi testi volgari, di lingua della politica nel Novecento e di filologia. Tra le altre cose ha pubblicato alcune lecturae Dantis, il Commento alla 'Commedia' di Iacomo della Lana, con la relativa monografia linguistica, un volume di studi su lingua, italiano popolare e politica tra le due guerre mondiali, e ha curato la riedizione di Il nuovo corso di Mario Pomilio. Nel 2011 ha scritto per Epika Edizioni Il diario di Mirko V.

Pubblicato in Dove andiamo? Parma

L'opera, in sette volumi, tradotti anche in inglese, è stata presentata a Expo ed è il frutto di 40 anni di studi e ricerche sul campo. L'autore è il modenese Antonio Saltini, classe 1943, storico, giornalista, scrittore e docente di Storia dell'Agricoltura presso l'Università di Milano. -

 - Di Manuela Fiorini -

Modena, 8 dicembre 2015 -

E' un'opera monumentale, di preziosa ricerca e rigore scientifico, ma anche frutto di quarant'anni di studi, viaggi e ricerca sul campo. La Storia delle Scienze Agrarie, tradotta in inglese dallo studioso Jeremy James Scott con il titolo di Agrarian Sciences in the West, esce in sette volumi per le edizioni Nuova Terra Antica. L'autore è il modenese Antonio Saltini, classe 1943, storico, giornalista, scrittore e docente di Storia dell'Agricoltura presso l'Università di Milano. Presentata con successo a Expo 2015, la Storia delle Scienze Agrarie ha una storia lunga e travagliata, che ha accompagnato il suo autore per buona parte della sua vita.

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"Nel 1967, per ragioni tuttora inspiegabili", racconta Saltini, "mi ero laureato in giurisprudenza. Siccome era stato un palese abbaglio, nel 1968 mi iscrissi a scienze agrarie, a Milano. Mi laureai nel 1972, fui assunto immediatamente dal Servizio informazioni della Federconsorzi e poi trasferito al settimanale Il giornale di agricoltura, la più antica e gloriosa testata agraria d'Italia. Per il settimanale romano svolsi, nel 1985, la prima missione di inviato all'estero, nel Corn Belt degli Stati Uniti. Il reportage che ne seguì piacque molto a Luigi Perdisa, proprietario-direttore di Terra e vita, il più dinamico organo di informazione del giornalismo agrario italico. Così, tornato dagli Usa, mi ritrovai a Bologna, sede dell'Edagricole. Erano gli anni della Rivoluzione Verde, in tutti i paesi del Mondo l'agricoltura stava accrescendo le produzioni a ritmo prodigioso. Perdisa voleva spiegare agli agricoltori italiani quali progressi tecnici fossero in corso nei paesi concorrenti e cominciò a mandarmi in giro per il mondo per verificare e illustrare. I miei servizi piacevano molto anche ai lettori, cosicché, quando scendevo da un aereo, il vecchio maestro mi concedeva 5-6 giorni per stilare i miei rapporti. Poi, tornavo a Bologna con i 4-5 servizi sul viaggio compiuto, consegnavo tutto alla segretaria di redazione. Dopo due ore il vecchio Professore mi convocava, si congratulava e mi informava di avere ordinato per me un biglietto aereo per la Normandia o la Nuova Zelanda".

Da quei viaggi in giro per il mondo è poi nata l'idea della Storia delle Scienze Agrarie. Qual è stato il "passo" da giornalista e inviato ad autore scientifico?
"Gli studi nella gloriosa Facoltà milanese sono stati il fondamento per capire quanto ero inviato a verificare, i viaggi come inviato sono stati l'occasione per accrescere le mie conoscenze e acquisire, progressivamente, un'autentica capacità di confronto. A Roma, avevo potuto usufruire della storica biblioteca annessa alla redazione del Giornale di agricoltura. Non c'era un volume solo che spiegasse, secondo i metodi della storia della scienza, la lunga, complessa storia dell'evoluzione della scienza agronomica nella civiltà dell'Occidente. Cercai ancora a lungo, fino a decidere che, se volevo davvero quel libro, avrei dovuto scriverlo io. Cominciai a lavorarci appena trasferito a Bologna. Nel 1979, uscì la prima edizione in volume unico, ma Luigi Perdisa e suoi collaboratori editoriali si erano appassionati all'impresa e ne vollero una splendida edizione illustrata stampata tra il 1984 e il 1989 in quattro volumi".

Che futuro ti auguri per quella che possiamo definire la tua opera più importante?
"Obiettivamente non esiste un'opera simile nei cataloghi librari, posso sperare (cioè sognare) un posto nelle scansie delle grandi biblioteche scientifiche di continenti e paesi diversi. Ma non so se le Agrarian Sciences in the West siano realmente il mio cimento più importante. Ho lavorato con altrettanta passione in sfere diverse, quella narrativa e quella epica. Ai lettori futuri il giudizio definitivo".

La nascita della Storia delle Scienze Agrarie ha anche un curioso antefatto. Quando il suo autore frequentava la terza liceo classico al Collegio San Carlo di Modena fu premiato per un tema sulla Comunità Economica Europea. Un'apposita commissione giudicatrice internazionale selezionò il suo elaborato insieme ad altri 34 scritti da studenti di 11 paesi diversi. I vincitori furono premiati a Vienna, mentre "l'impresa" del giovane Antonio Saltini venne riportata, insieme all'elaborato vincitore, nelle pagine della Gazzetta dell'Emilia del 26 giugno 1962.

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Pubblicato in Cultura Modena

In arrivo l'artista giapponese Naoko Tanaka e il performer austriaco Simon Mayer. Oltre alla nuova creazione di Lenz Fondazione ispirata all'Hyperion di Friedrich Hölderlin. E all'ultima possibilità per vedere Unfinished interior dell'inglese Tim Spooner, realizzato su misura per il Festival. -

Parma, 1 dicembre 2015 

Giornate feconde, a Parma. Il Festival di Visual & Performing Arts Natura Dèi Teatri continua a portare in città artisti inconsueti e performance preziose, in una proposta culturale che da venti anni si caratterizza per rigorosa visionarietà e pervicace pars construens.

Mercoledì 2 dicembre alle ore 21 l'artista visiva e performativa giapponese Naoko Tanaka presenterà in prima nazionale, dopo il recente debutto alla Sophiensaele di Berlino, Unverinnerlicht, imponente installazione-performance che «invita gli spettatori a cercare di prevedere il presente come fosse memoria, di smarrirsi nel mare di immagini perdute». Lo stesso giorno, alle ore 19 e alle ore 22.30 sarà possibile vedere per l'ultima volta la performance Unfinished interior dell'inglese Tim Spooner, pensata e realizzata su misura per il Festival Natura Dèi Teatri 2015, esito di una residenza dell'artista a Lenz Teatro.

Giovedì 4 dicembre in programma altri due debutti.

È in prima nazionale, alle ore 21, SunBengSitting di Simon Mayer, performer, coreografo e musicista austriaco che incarnerà un energico e coraggioso viaggio nella propria autobiografia in un mix di ballo folcloristico, jodel e danza contemporanea. Lo spettacolo sarà a Parma dopo il successo ottenuto a ImPulsTanz, lo storico Festival viennese dedicato alla migliore danza contemporanea internazionale.

Debutto assoluto, alle ore 22.30, per Hyperion #2 Solo quando le case e i templi sono morti le bestie selvagge osano nelle porte e per le strade di Lenz Fondazione, frutto di una nuova residenza del musicista elettronico polacco Paul Wirkus: ispirato all'Hyperion di Friedrich Hölderlin (poeta, filosofo e drammaturgo romantico al quale l'ensemble ha dedicato agli esordi un lunghissimo percorso di ricerca), lo spettacolo diretto da Maria Federica Maestri segna il ritorno in scena di Adriano Engelbrecht, musicista e performer che in passato ha intensamente collaborato con Lenz, insieme a Valentina Barbarini. Drammaturgia e imagoturgia sono di Francesco Pititto: «Il nuovo paragrafo ispirato all'Hyperion si connette nitidamente al tema del Festival: si fondono costantemente presente e passato, in un continuo scambio di prospettive e paesaggi. Nella morta Grecia, doppiamente morta in quanto oppressa dai Turchi e immemore degli dèi, Atene appare al giovane Iperione come un immenso naufragio».

Prosegue, infine, la videoinstallazione Providence di Fiorella Iacono. L'opera, allestita negli spazi di Workout Pasubio Temporary (in via Palermo 6 a Parma – ingresso da via Catania), è stata creata in dialogo con il tema concettuale dell'edizione 2015 di Natura Dèi Teatri: Materia del Tempo – Porte.

ND'T 015 è un progetto artistico di Lenz Fondazione sostenuto da MiBACT_Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Parma, Comune di Parma_Assessorato alla Cultura, AUSL Dipartimento Assistenziale Integrato di Salute Mentale - Dipendenze Patologiche AUSL Parma, Fondazione Monteparma, Comune di Sala Baganza e realizzato in collaborazione con Università degli Studi di Parma, CIRS_Centro Interdipartimentale di Ricerca Sociale, Workout Pasubio Temporary, con il patrocinio di Azienda Ospedaliero - Universitaria di Parma.

Per informazioni e prenotazioni: Lenz Teatro Via Pasubio 3/e, tel. 0521 270141, 335 6096220, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  - www.lenzfondazione.it/natura-dei-teatri/2015 

Pubblicato in Dove andiamo? Parma
Venerdì, 27 Novembre 2015 12:48

Il mito di Dracula in scena al Teatro Due di Parma

Il 27 e 28 novembre, in prima nazionale, "Drakula – da Bram Stoker", una coproduzione italo-croato-slovena del visionario regista Andràs Urbàn. Le atmosfere gotiche e oniriche del romanzo sono solo il punto di partenza per un'opera che indaga le ambiguità dell'animo umano, i lati oscuri più intimamente celati, le verità che si abbeverano e si affogano nel sangue.-

Parma, 27 novembre 2015 -

Fu nel 1897 che lo scrittore irlandese Bram Stoker presentò al mondo il suo Conte Dracula: affascinato dalla figura realmente esistita del principe rumeno Vlad Dracul, e in seguito a lunghe ricerche sulla cultura e la religione dei Balcani, Stoker creò il romanzo gotico del terrore per eccellenza, su un personaggio divenuto ben presto leggendario. Nonostante le innumerevoli trasposizioni e le derivazioni dirette di questo cult (i vampiri di "Twilight" sono solo l'esempio più recente), lo spaventoso quanto seducente conte non smette di entusiasmare il pubblico, sempre contagiato dalla sua immortale bellezza.

Al Teatro Due di Parma, nelle serate di venerdì 27 e sabato 28 novembre alle ore 21.00, si potrà assistere, in prima nazionale, a "Drakula – da Bram Stoker", spettacolo ideato e realizzato in una originale coproduzione internazionale fra il Teatro Nazionale Croato di Zagabria, il Teatro Nazionale Sloveno di Maribor e Fondazione Teatro Due. Le atmosfere gotiche e oniriche del romanzo sono solo il punto di partenza per un'opera che indaga le ambiguità dell'animo umano, i lati oscuri più intimamente celati, le verità che si abbeverano e si affogano nel sangue. Come spiega Kata Gyarmati, autrice della drammaturgia: "Quando appare Dracula, si può essere certi che la battaglia della vita e della morte è già iniziata. Eppure, Dracula è appassionato di oscurità e sfumature. Rifugge il sole e la luce, due elementi essenziali per la nostra esistenza. La parte più importante del lavoro è coincisa con l'affrontare alcune domande che la storia di Dracula ci ha suscitato e che ci sembrano cruciali rispetto al contemporaneo. Se non altro, Dracula si è rivelato un coltello, uno strumento per andare più a fondo dentro di noi. Forse il vampirismo oggi consiste nel succhiare il nostro stesso sangue, perché siamo diventati allo stesso tempo prede e predatori, ed è evidente a tutti i livelli della nostra società, non solo nel campo delle relazioni interpersonali. E se ti viene succhiato il sangue, goccia dopo goccia, diventi sempre più debole, finché esausto e impotente, sei destinato a morire o a trasformarti in un vampiro".

"In questo rapporto tra l'essere umano e Dracula" dice il regista serbo Andràs Urbàn, "ci siamo concentrati sulla prospettiva della vittima, dove la vittima è, ovviamente, l'umano. Dracula incarna la minaccia imminente per l'esistenza umana. E il nostro Drakula non è una fuga nella metafisica, ma piuttosto un salto nel disumano. In condizioni disumane, qualsiasi anelito vitale diventa solo un mezzo per sfuggire alla disumanità. Sia Dracula che l'uomo rappresentano, quindi, un percorso verso l'auto-distruzione, perché indipendentemente dalla direzione di partenza, stiamo tutti per scontrarci. Chi ci sta succhiando il sangue? Cosa opprime la vita umana?". Sul palco, nove attori provenienti dai tre teatri coinvolti nel progetto: Matevž Biber, Mia Biondić, Dado Ćosić, Jurij Drevenšek, Davide Gagliardini, Edvin Liverić, Gian Marco Pellecchia, Nika Rozman e Lucija Šerbedžija.

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