Il 27 e 28 novembre, in prima nazionale, "Drakula – da Bram Stoker", una coproduzione italo-croato-slovena del visionario regista Andràs Urbàn. Le atmosfere gotiche e oniriche del romanzo sono solo il punto di partenza per un'opera che indaga le ambiguità dell'animo umano, i lati oscuri più intimamente celati, le verità che si abbeverano e si affogano nel sangue.-
Parma, 27 novembre 2015 -
Fu nel 1897 che lo scrittore irlandese Bram Stoker presentò al mondo il suo Conte Dracula: affascinato dalla figura realmente esistita del principe rumeno Vlad Dracul, e in seguito a lunghe ricerche sulla cultura e la religione dei Balcani, Stoker creò il romanzo gotico del terrore per eccellenza, su un personaggio divenuto ben presto leggendario. Nonostante le innumerevoli trasposizioni e le derivazioni dirette di questo cult (i vampiri di "Twilight" sono solo l'esempio più recente), lo spaventoso quanto seducente conte non smette di entusiasmare il pubblico, sempre contagiato dalla sua immortale bellezza.
Al Teatro Due di Parma, nelle serate di venerdì 27 e sabato 28 novembre alle ore 21.00, si potrà assistere, in prima nazionale, a "Drakula – da Bram Stoker", spettacolo ideato e realizzato in una originale coproduzione internazionale fra il Teatro Nazionale Croato di Zagabria, il Teatro Nazionale Sloveno di Maribor e Fondazione Teatro Due. Le atmosfere gotiche e oniriche del romanzo sono solo il punto di partenza per un'opera che indaga le ambiguità dell'animo umano, i lati oscuri più intimamente celati, le verità che si abbeverano e si affogano nel sangue. Come spiega Kata Gyarmati, autrice della drammaturgia: "Quando appare Dracula, si può essere certi che la battaglia della vita e della morte è già iniziata. Eppure, Dracula è appassionato di oscurità e sfumature. Rifugge il sole e la luce, due elementi essenziali per la nostra esistenza. La parte più importante del lavoro è coincisa con l'affrontare alcune domande che la storia di Dracula ci ha suscitato e che ci sembrano cruciali rispetto al contemporaneo. Se non altro, Dracula si è rivelato un coltello, uno strumento per andare più a fondo dentro di noi. Forse il vampirismo oggi consiste nel succhiare il nostro stesso sangue, perché siamo diventati allo stesso tempo prede e predatori, ed è evidente a tutti i livelli della nostra società, non solo nel campo delle relazioni interpersonali. E se ti viene succhiato il sangue, goccia dopo goccia, diventi sempre più debole, finché esausto e impotente, sei destinato a morire o a trasformarti in un vampiro".
"In questo rapporto tra l'essere umano e Dracula" dice il regista serbo Andràs Urbàn, "ci siamo concentrati sulla prospettiva della vittima, dove la vittima è, ovviamente, l'umano. Dracula incarna la minaccia imminente per l'esistenza umana. E il nostro Drakula non è una fuga nella metafisica, ma piuttosto un salto nel disumano. In condizioni disumane, qualsiasi anelito vitale diventa solo un mezzo per sfuggire alla disumanità. Sia Dracula che l'uomo rappresentano, quindi, un percorso verso l'auto-distruzione, perché indipendentemente dalla direzione di partenza, stiamo tutti per scontrarci. Chi ci sta succhiando il sangue? Cosa opprime la vita umana?". Sul palco, nove attori provenienti dai tre teatri coinvolti nel progetto: Matevž Biber, Mia Biondić, Dado Ćosić, Jurij Drevenšek, Davide Gagliardini, Edvin Liverić, Gian Marco Pellecchia, Nika Rozman e Lucija Šerbedžija.