Ancora una volta la Suprema Corte di Cassazione ribalta il giudizio e l'assoluzione riabilita due giovani che hanno comunque trascorso 4 dei più belli anni di gioventù dietro le sbarre.
di Lamberto Colla -
Parma 5 Aprile 2015 -
Un grosso respiro di sollievo per le famiglie dei due imputati di concorso in omicidio della povera Meredith Kercher, che vedono finalmente assolti i figli Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
Due giovani che, dopo 8 anni di massima esposizione mediatica, dei quali si è detto di tutto e di più durante i due processi oggi, seppure con difficoltà, si apriranno a una nuova vita.
Una sedimentazione di negatività che non verrà mai più ripulita e un dolore che, forse solo parzialmente, sarà attenuato dai risarcimenti che lo Stato italiano riconoscerà, sempre che decidano di farne richiesta.
Ancora una volta l'assoluzione viene determinata dalla Corte Suprema di Cassazione. La stessa Corte che, in questo caso specifico, il 26 marzo 2013 annullò la sentenza assolutoria d'appello e rinviò gli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Firenze. Per il procuratore generale di Perugia Giovanni Galati, la sentenza di assoluzione era "da cassare" poiché minata da "tantissime omissioni", "errori" e, quindi, da "inconsistenza delle motivazioni".
Il 30 gennaio 2014 la Corte d'Assise d'Appello di Firenze confermò la colpevolezza degli imputati condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione e infine, un anno dopo, il 27 marzo scorso la Corte Suprema di Cassazione ha annullato senza rinvio le condanne per non aver commesso il fatto ponendo definitivamente la parola fine sul caso giudiziario che ha avuto tanto eco internazionale da meritarsi le copertine dei più illustri giornali statunitensi e inglesi.
Una ragazza barbaramente assassinata e almeno una decina di vittime che, a vario titolo, rimarranno ferite dalla vicenda giudiziaria.
Oltre ai due ragazzi e ai loro congiunti, un pensiero deve andare ai familiari di Meredith che rimarranno con il dubbio che giustizia non sia stata ottenuta pienamente.
Infatti, Rudy Hermann Guede, che aveva optato per il rito abbreviato, fu definitivamente condannato a 16 anni di reclusione per concorso in omicidio e violenza sessuale mentre chi avrebbe dovuto concorrere all'omicidio, Raffaele e Amanda, sono stati finalmente assolti. Il dubbio perciò che altri abbiano partecipato al delitto e siano ancora in circolazione sarà difficilmente alienabile dalla mente del papà e della mamma della giovane studentessa inglese.
Un processo certamente difficile, vissuto troppo mediaticamente, che ha scatenato una diffusa curiosità morbosa da parte di una opinione pubblica malata di gossip.
Alla fine, la giustizia ha fatto il suo corso, restaurando le vite di due giovani sepolti dalla disperazione, dalla vergogna e dalla incredulità di essere entrati nel tritacarne della giustizia italiana alla quale però infine devono essere riconoscenti.
E ancora una volta occorre che tutti ringraziamo l'istituzione del terzo grado di giudizio, quella Corte Suprema di Cassazione che ha il coraggio e l'onestà di ribaltare le sentenze riportando la bilancia della giustizia in posizione di equità. Un collegio di giudici il cui operato non può essere invidiato per le responsabilità morali che sono chiamati ad assumersi verso la società e spesso verso i loro colleghi che hanno giudicato nei precedenti gradi di giudizio.
Un argine di garanzia forte al quale sempre più spesso occorre fare ricorso ma, purtroppo, non tutti hanno le disponibilità economiche per farsi assistere sino alla fine. Un limite discriminante per coloro che, oltre all'aria nei polmoni per gridare la propria innocenza, non hanno mezzi sufficienti per approdare al terzo grado di cassazione.
La legge è uguale ... quasi per tutti ma per fortuna la "Corte di Cassazione" c'è e un grazie è doveroso offrire a quelle donne e a quegli uomini di legge che ne fanno parte, onorando la toga e la nazione.
Ma una riflessione sul sistema di giustizia italiano sarebbe opportuno farla.
A partire dalle modalità di indagine, dall'utilizzo smodato delle intercettazioni telefoniche e dalla loro diffusione frequentemente pilotate, da una parte o dall'altra, nel tentativo, spesso riuscito, di condizionare l'opinione pubblica.
Sono solo alcuni esempi ai quali aggiungerei l'eccessiva spettacolarizzazione dei processi ma addirittura delle indagini arrivando al punto che, l'avviso di garanzia, anzichè un amisura di tutela dell'indagato si trasforma, per l'opinione pubblica, in una sentenza di colpevolezza perché spesso collegata a aridissime e incomplete intercettazioni telefoniche, "sfuggite" alla privacy, e giustamente riportate sui giornali. Un percorso che, come ovvio, condiziona l'opinione pubblica e, in certa misura, anche gli stessi procedimenti giudiziari in corso.
E in queste malsane consuetudini i giornalisti stessi rischiano di essere i portatori di frammenti di trascrizioni anonime, parole prive di alcun sentimento dove, ovviamente, i toni e le inflessioni della voce non possono essre trascritti. Documenti spesso stracolmi di - OMISSIS - e di commenti dell'ufficiale trascrittore che ne può influenzare il giudizio ma che fanno tanto gola al pubblico sempre più pruriginoso.
Giornalisti quindi inconsapevoli vettori di informazioni incomplete e abilmente pilotate allo scopo di favorire una o l'altra parte.
Molto ci sarebbe da fare ma per il momento accontentiamoci del fatto che la Corte di Cassazione esiste.
(FOTO - Scott - Amanda Knox lascia il carcere di Perugia su un'auto insieme a Corrado Maria Daclon, segretario generale della Fondazione Italia USA)