Lo studio rileva che i livelli di DNA residuo nel vaccino Pfizer COVID-19 sono tra 6 e 470 volte superiori ai limiti di sicurezza normativi. Due i lotti di vaccino Pfizer testati per i quali si è scoperto che contenevano “DNA residuo a un livello che superava i 10 ng per dose”. Cosa comporta questa scoperta? In sostanza che la contaminazione del DNA potrebbe causare ciò che è noto come “mutagenesi inserzionale”, ovvero che può causare il cancro.
Come specifica “The Defender” lo studio segue almeno altri otto studi simili che stanno dando gli stessi risultati e secondo gli esperti ci sono tutte le carte in regola per richiederne a FDA e a tutti gli enti preposti, che sul resto degli studi restarono in silenzio o si smarcarono, il ritiro: in particolare si può configurare un richiamo di Classe 1 che riguarda “una situazione in cui esiste una ragionevole probabilità che l’uso o l’esposizione a un prodotto non conforme alle norme provochi gravi conseguenze negative per la salute o la morte”.
Questo ultimo studio, condotto a fine dicembre, è stato ultimato da studenti di una scuola superiore, la Centreville High School di Clifton, in Virginia, ma, cosa fondamentale, è stato condotto sotto la supervisione degli scienziati della FDA: proprio questa ulteriore “ufficializzazione” mette all’angolo la FDA che ora è chiamata a pronunciarsi sulla richiesta, sempre più pressante, di buona parte della comunità scientifica, di ritirare il siero interessato.