Parma 17 maggio 2024 - I Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Parma, due giorni fa, hanno eseguito una misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale di Roma, nei confronti di un 20enne italiano ritenuto uno dei presunti autori di una rapina avvenuta nel giugno del 2023 in un quartiere della periferia est di Roma in danno di un 32enne pakistano.
«Io c'ho il ferro, dammi i soldi. Fammi controllare le tue tasche». Era la notte del 28 giugno dello scorso anno. In quel momento, e con quelle parole, è iniziato il pestaggio della vittima da parte di una banda di ragazzi. Botte per rapina visto che alla vittima sono stati anche sottratti circa 325 euro, oltre alle carte di credito e un telefonino.
Pugni, calci, schiaffi. La vittima, afferrata anche per i capelli, veniva scaraventata fuori da un esercizio commerciale sotto gli occhi del titolare, minacciato anche lui affinché non intervenisse o chiamasse il 112.
Il 32enne pakistano, dopo il pestaggio, ha chiamato soccorso facendosi prestare un telefonino.
L'analisi delle celle telefoniche, così come quello delle immagini acquisite dalle telecamere di sicurezza, hanno confermato la presenza sul posto quella notte del branco.
Il GIP, che parla di “allarmante aggressività e attitudine alla violenza a fine di lucro», “elevato pericolo” di compimento “non solo di altri reati dello stesso genere, ma anche fatti di ancora maggiore gravità con uso delle armi o altri mezzi di violenza personale”, accogliendo la richiesta della Procura, che ha concordato pienamente con i riscontri prodotti dai carabinieri, ha emesso una misura cautelare personale degli arresti domiciliari a carico di 6 persone.
Due giorni fa è scattato il blitz da parte dei Carabinieri della Compagnia di Roma Casilina, coadiuvati da quelli della Compagnia di Parma, durante il quale i 6 soggetti sono stati rintracciati e condotti presso i propri domicili in regime di arresti domiciliari.
Fra questi un 20enne italiano, individuato a Parma dove, nel frattempo, si era trasferito per motivi personali. Il ragazzo, dopo le incombenze di rito, è stato tradotto presso il suo domicilio romano, a disposizione della Autorità giudiziaria competente.
Ovviamente -nel rispetto del principio della presunzione di innocenza- l’indagato in questione avrà modo di esporre al GIP le proprie posizioni a fronte delle accuse che gli sono state mosse.