Di Flavia De Michetti Roma, 10 gennaio 2024 (Quotidianoweb.it) - Nelle ultime ore, in Ecuador, alcuni uomini pesantemente armati hanno preso d’assalto una stazione televisiva pubblica.
Poco prima dell’accaduto, il Presidente Daniel Noboa aveva dichiarato lo “stato di emergenza” in seguito alla recente ondata di violenza che ha colpito il Paese.
Il Capo di Stato ha emesso, infatti, un altro decreto (il secondo in due giorni) in cui ha definito venti bande di narcotrafficanti che operano nel Paese come “gruppi terroristici”, autorizzando l’Esercito ecuadoriano a “neutralizzare” questi gruppi nei limiti del diritto umanitario internazionale.
Inoltre, il Presidente ha dichiarato che il Paese sudamericano è entrato in un vero e proprio “conflitto armato interno”.
Quanto è accaduto, dunque, ha visto come protagonista un gruppo di uomini incappucciati con pistole lunghe, armi di piccolo calibro ed esplosivi, che ha fatto irruzione nel bel mezzo di una trasmissione in diretta della TC Televisión dell’Ecuador, poche ore dopo una presunta evasione dal carcere di due leader criminali.
Secondo i media locali “Si è trattato di un assalto senza precedenti”.
Sul posto è stato anche confermato che un ordigno esplosivo era stato collocato nella ricezione del canale.
Le telecamere della diretta, durata circa un quarto d’ora, hanno ripreso gli assalitori puntare le armi contro i dipendenti, costringendone alcuni a terra, tra urla “Vogliono ucciderci tutti, aiutateci per favore!” e, dopo una serie di spari, gemiti di dolore.
Poco dopo, il Capo della Polizia nazionale ha dichiarato che le Autorità avevano arrestato tutti gli assalitori e il Comandante della Polizia Cesar Zapata ha sottolineato che “Gli agenti hanno confiscato le armi e gli esplosivi di cui gli uomini armati erano equipaggiati. Almeno tredici persone sono state arrestate. Questo è un atto che dovrebbe essere considerato terroristico”.
Cosa sta accadendo in Ecuador?
Nei giorni scorsi, il Presidente Noboa ha dichiarato lo “stato di emergenza nazionale” per un periodo di sessanta giorni, dopo aver spiegato che non si fermerà fino a che non “Avrà restituito la pace a tutti gli ecuadoriani”.
Ciò consentirà alle Autorità di sospendere i diritti e mobilitare i militari in luoghi come le carceri.
Il Governo ha, inoltre, imposto il coprifuoco dalle 23 alle 5 del mattino.
Recentemente, da quando il leader della banda Los Choneros, Adolfo Macías, o “Fito”, è riuscito a fuggire dalla sua cella in un carcere di bassa sicurezza, il Paese sta vivendo una forte ondata di violenza, tra cui un’esplosione vicino alla casa del presidente della Corte Nazionale di Giustizia e il rapimento di quattro agenti di Polizia.
Il trasferimento di Macìas in un carcere di massima sicurezza era previsto per lo stesso giorno in cui si è verificata invece la sua evasione.
Anche un altro criminale, Fabricio Colón Pico, conosciuto anche con il soprannome di “El Salvaje”, è riuscito a fuggire dal carcere nel corso di questa settimana insieme ad altri 38 detenuti.
Inoltre, il leader di un’altra gang, Los Lobos di Pichincha, è riuscito ad abbandonare la propria cella del carcere di Riobamba, circa 216 chilometri a sud di Quito.
In seguito all’evasione di Macìas, già evaso nel febbraio del 2013 da un carcere di massima sicurezza e condannato per traffico di droga, omicidio e crimine organizzato, le Forze di Polizia locali hanno dato il via a un’approfondita perquisizione dei locali del centro di riabilitazione sociale di guayas.
Successivamente, è stata aperta un'indagine contro due guardie in relazione alla sua presunta evasione. Tuttavia, né la Polizia, né il sistema carcerario, né il Governo federale hanno confermato se Macías sia fuggito dal carcere o addirittura possa aver trovato un buon nascondiglio al suo interno.
La banda di cui è leader è una delle di quelle che le Autorità ritengono responsabili dell'aumento della violenza nel Paese.
Los Choneros ha, infatti, raggiunto il livello più alto lo scorso anno con l'omicidio del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio.
Secondo diverse indagini sembra che la gang ecuadoriana possa avere legami con il cartello messicano di Sinaloa. Un’ipotesi degli esperti confermata ulteriormente dal fatto che i membri delle bande sembrerebbero governare le attività criminali esterne praticamente dall'interno delle carceri e gli esperti ritengono che Macías abbia continuato a controllare il suo gruppo dall'interno del centro di detenzione.
(immagine presa, tramite screenshot, da panoramadirecto.com.)