Sabato, 25 Novembre 2023 07:02

25 novembre: stop alla violenza sulle donne. VIDEO In evidenza

Scritto da Monica Calamandrei

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Video del giornalista Michele Bianchi

Ogni anno una giornata per non dimenticare le vittime di violenza

Una banalissima gonna, neanche troppo corta, una scollatura appena accennata o anche un semplice paio di jeans indossati da chi ha subito uno stupro, vengono spesso additati come causa di quel terribile gesto. Perché purtroppo chiedere ad una donna vittima di violenza sessuale come era vestita quel giorno sottintende sempre una sfumatura quasi accusatoria. Come a dire “Forse te la sei cercata...”.

Il pregiudizio condiziona il nostro pensiero. Questa idea sbagliata delle cose ci porta ad osservare la realtà attraverso un paraocchi che ci impedisce di vedere in modo oggettivo ciò che ci circonda. E in questi casi diventa quasi una sorta di attenuante nei confronti dell’aggressore.

Ma il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, non nasce per ricordare soltanto le vittime di stupri o femminicidi che riempiono le prime pagine dei giornali.

Il nostro pensiero deve essere rivolto anche a tutte quelle donne che ogni giorno in silenzio, magari all’interno delle proprie mura domestiche o sul luogo di lavoro, subiscono maltrattamenti e abusi che provocano non solo danni fisici, ma anche psicologici volti a minare la loro libertà personale, la loro autostima e la loro dignità.

Perchè in fondo la violenza è solo l’ultimo passo di un percorso che si insinua all’interno di una società maschilista legata ad una cultura patriarcale, che considera ancora la donna come un oggetto e solo lavorando sulla mentalità delle generazioni più giovani la società potrà mutare radicalmente.

Secondo i dati rilevati dall’Istat sono 8 milioni 816mila (43,6%) le donne tra i 14 e i 65 anni che almeno una volta hanno subito molestie sul lavoro: osservazioni pesanti, battute, gesti, ricatti, minacce, sguardi allusivi fino a contatti fisici e vere e proprie aggressioni. Ma la paura di ritorsioni, il senso di inadeguatezza, il timore di non essere comprese, la vergogna, l’umiliazione e a volte il senso di colpa, spesso impediscono alle vittime di denunciare queste situazioni.

Così è importante continuare a lottare per abbattere il muro dell’indifferenza, aprendo gli occhi e imparando a riconoscere qualunque forma di discriminazione di genere. A volte per pigrizia o per abitudine finiamo per considerare normale quello che invece non lo è: ma difendersi dalla violenza è sempre un diritto.

Senza dimenticare che qualunque forma di violenza spesso ha effetti negativi sulla salute fisica, mentale e in alcuni casi anche sessuale e riproduttiva della vittima.

E le conseguenze posso essere devastanti portando queste donne all’isolamento, all’incapacità di lavorare o perfino di prendersi cura di sé o dei propri figli. E poi i bambini che all’interno del proprio nucleo famigliare assistono alla violenza possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento. Così gli effetti della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità.