Di Redazione Parma, 12 ottobre 2023 –
“Buongiorno,
sono un privato cittadino e, per caso, ho letto il Vostro articolo: Aida, ex Testimone di Geova: “Abusi sui minori, minacce e violenze insabbiate”
Mi chiedo come si possa pubblicare un articolo del genere, con accuse pesantissime e da codice penale, senza prima aver verificato la fondatezza delle accuse.
Che la signora "Aida" voglia sfogarsi contro i suoi ex confratelli ci può stare, ed infatti lo sta facendo su molte testate minori; ma che voi diate credito a tutto ciò senza preoccuparvi della correttezza delle informazioni è più preoccupante. Mi spiego meglio:
Se io scrivessi a un qualunque giornale X, accusando Voi de la Gazzetta dell'Emilia & Dintorni di essere pedofili, nascondendomi dietro un nome di fantasia, sarebbe corretto? Sarebbe un mio diritto di espressione? Vi sentireste bene come se nulla fosse successo?... O forse sarebbe più corretto se chi riceve le mie illusorie accuse, ne verificasse direttamente con voi la fondatezza?
Mi rattrista che la Vostra testata non abbia verificato le gravi accuse prima di pubblicare l’articolo. Pezzi come questo purtroppo diffondono disinformazione, pregiudizi e incitano all’odio.
«Se sto alla mia esperienza di cronista», scrisse Vittorio Messori, «poche cose sono fuorvianti come le accuse alla sua antica organizzazione da parte di chi è uscito sbattendo la porta. […] Sta di fatto che, nel mio lavoro di giornalista, non mi sono mai fidato né di questi né di altri pentiti: per esempio, dei gruppi, assai affollati, di ex-geovisti. […] Non occorre essere psicologi per comprendere il perché di una doverosa diffidenza: chi ha abbandonato una strada, magari una vocazione, un ideale, deve giustificarsi davanti a se stesso e al prossimo, ha bisogno di aumentare la responsabilità degli altri per diminuire la propria, per contrastare il senso di colpa che cova, magari nell’inconscio e che in qualche caso è devastante. Non mi azzardo oltre in questi intrighi emotivi. Volevo solo avvertire, sulla base della esperienza: qualunque realtà discussa contestata dobbiate giudicare, non fatelo prendendo sul serio sempre e solo le testimonianze, magari impressionanti, di chi se ne è andato. Non fate, cioè, come certi giornalisti televisivi in cerca dell’effettaccio…».
Tutto ciò nel pieno rispetto del vostro lavoro, che sono certo svolgiate seriamente e professionalmente. Però mi sono sentito in dovere di segnalare quella che ritengo una leggerezza, sperando che non si verifichi di nuovo.
Grati per la vostra attenzione e professionalità, saluto cordialmente
Massimiliano Maccioni”
La Risposta della redazione
La nostra posizione in risposta al Signor Maccioni.
Gentile signor Maccioni,
innanzitutto la ringraziamo per essersi dedicato alla lettura della nostra intervista e aver risposto, con argomenti e citazioni di valore. D’altro canto abbiamo ricevuto diverse testimonianze, anche in forma anonima, che ci confermano quanto raccontato da Aida, a proposito del clima omertoso all’interno dell’organizzazione religiosa.
Ci teniamo però a respingere ogni accusa di incitazione all’odio come da lei affermato per iscritto.
Il nostro lavoro non è parteggiare per una posizione o per quella opposta, ma scoprire se vi sono situazioni dannose all’interno di aggregati umani, che come sempre sono vari e complessi -e dunque non si possono valutare in maniera semplicistica e faziosa- e farle conoscere alla pubblica opinione. Come lei saprà non siamo i primi ad indagare su quanto accade nelle congregazioni dei Testimoni di Geova.
In attesa della manifestazione che si terrà a Roma il 31 ottobre 2023 organizzata dalla rete Be Free, restiamo a disposizione di coloro che vorranno scriverci qualora abbiano testimonianze personali da offrire sulla questione.
Le Redazioni de La www.gazzettadellemilia.it e www.quotidianoweb.it