Di Flavia De Michetti Roma, 28 settembre 2023 (Quotidianoweb.it)- Nelle ultime ore, sarebbe stato rivelato un documento riservato inviato dal Governo ucraino agli Alleati occidentali, che avrebbe individuato componenti provenienti dall’Europa nei droni kamikaze iraniani, utilizzati nei recenti attacchi russi alle città ucraine.
Il rapporto, ottenuto dal quotidiano britannico The Guardian, rivelerebbe, infatti, che negli ultimi tre mesi sarebbero stati effettuati più di seicento attacchi con droni, tutti dotati di tecnologia occidentale.
In particolare, verrebbero menzionati il drone Shahed-131, che ha cinquantadue componenti elettrici provenienti da aziende occidentali, e il modello Shahed-136, con un raggio di volo di due mila chilometri e una velocità di crociera di 180 km/h, contenente cinquantasette componenti di questo tipo.
I droni Shahed-136
Lo Shahed-136 è un piccolo veicolo aereo senza equipaggio (UAV) che esplode all’impatto con il bersaglio.
Per la sua propensione a volare direttamente sui bersagli, viene chiamato drone “kamikaze”.
I rapporti affermano che Teheran ha diverse varianti di droni Shahed.
Lo Shahed-136, inoltre, viene spesso descritto come un piccolo bersaglio aereo che vola principalmente a bassa quota ed è raramente rilevabile dai radar e che può trasportare una testata fino a 36 kg.
Il documento di quarantasette pagine, inviato ai Paesi del G7 nel mese di agosto, chiederebbe un sostegno per ottenere missili a lungo raggio al fine di colpire gli impianti di produzione in Russia, Iran e Siria.
Il rapporto completo, intitolato “Barrage Deaths: Report on Shahed-136/131 UAVs”, sarebbe stato redatto in collaborazione con l'Istituto Centrale di Ricerca ucraino sugli armamenti e le attrezzature militari e con i servizi di Intelligence.
Il testo fornirebbe, inoltre, l'analisi più recente dell'evoluzione delle tattiche e dei piani di produzione dei droni russi, a partire dal primo utilizzo dei droni Shahed nella regione di Kharkiv (il 13 settembre 2022), nella città di Kup’jans'k.
Il rapporto rivelerebbe anche che un'interruzione degli attacchi avvenuti nel periodo che va dal 17 novembre al 7 dicembre 2022, probabilmente, è stata dovuta agli aggiustamenti necessari, perché i droni funzionassero efficacemente nelle condizioni invernali dell'Ucraina, indicando una potenziale cooperazione tra Russia e Iran nella produzione di tali mezzi.
Gli UAV Shahed-136/131 vengono trasportati dall'Iran alla Russia attraverso il Mar Caspio, passando per i porti iraniani e russi.
Secondo il rapporto, infatti, le marcature dei componenti elettronici dei droni utilizzati in Ucraina sarebbero state deliberatamente distrutte, potenzialmente con l'uso di laser.
Tuttavia, le Forze russe hanno iniziato a chiamare i droni Geranium-1 e Geranium-2, forse come parte di un accordo per nascondere il coinvolgimento dell'Iran, secondo quanto citato dal quotidiano The Guardian.
Dunque, sembrerebbe che Russia e Iran stiano collaborando allo sviluppo di un nuovo motore per lo Shahed-136, per aumentarne la velocità e la portata.
Inoltre, il rapporto rivelerebbe la presenza di vari componenti prodotti da aziende occidentali nei droni abbattuti, che sono stati identificati dalle nazioni del G7, tra cui Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Giappone, Italia, Canada e Unione Europea.
I componenti identificati includerebbero una pompa del carburante prodotta in Polonia dalla società tedesca Ti Automotive Gmbh, una filiale della multinazionale britannica TI Fluid Systems.
Inoltre, in un modello Shahed-136 sarebbero stati trovati un microcontrollore con memoria flash integrata e un regolatore di caduta a bassa tensione con inibitore dell'azienda svizzera STMicroelectronics.
Un altro componente occidentale sarebbe un circuito integrato di un driver di rete tampone e un transistor prodotto da International Rectifier, una consociata dell'azienda tedesca Infineon Technologies AG.
In risposta a queste scoperte, TI Fluid Systems non ha rilasciato commenti.
Tuttavia, l'Azienda ha precedentemente dichiarato di “Non vendere le proprie apparecchiature all'Iran”.
La STMicroelectronics, invece, ha sottolineato la propria “Adesione alle norme di conformità commerciale globale e ai controlli sulle esportazioni”.
Infineon Technologies AG, infine, ha negato di vendere componenti all'Iran e ha dichiarato il proprio “Impegno nel rispettare le sanzioni contro la Russia, arrivando a liquidare le proprie attività in Russia nel marzo dell'anno precedente”.
Gli esperti ucraini avrebbero identificato diversi componenti dell'azienda olandese NXP Semiconductor, tra cui un circuito integrato di gestione dell'alimentazione a quattordici canali e un microprocessore nel modello Shahed-131.
Inoltre, sarebbero stati trovati un transistor di potenza e un circuito integrato di International Rectifier, un'azienda americana di tecnologia di gestione dell'alimentazione che produceva circuiti integrati analogici e a segnale misto, dispositivi di circuiti avanzati, sistemi di alimentazione integrati e componenti integrati ad alte prestazioni per l'informatica.
NXP Semiconductor ha dichiarato il proprio “Impegno nella prevenzione dell'uso improprio della propria tecnologia e nel rispetto delle leggi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni”.
Secondo il rapporto, inoltre, l'Iran avrebbe esteso le sue capacità produttive utilizzando una fabbrica siriana situata nel porto di Novorossijsk, ma la produzione di droni si sta gradualmente spostando in Russia, in particolare nella regione di Alabuga, nel Tatarstan centrale, mentre l'Iran continuerebbe a fornire i componenti necessari.
Il documento sottolineerebbe gli sforzi dell'Iran per prendere le distanze dalla fornitura diretta di armi alla Russia, citando la sua incapacità di soddisfare la domanda russa e l'intensità dell'uso dei droni in Ucraina.
Uno dei suggerimenti d'azione del rapporto, che potrebbe non incontrare il favore degli alleati occidentali dell'Ucraina, includerebbe attacchi missilistici contro impianti di produzione di UAV in Iran, Siria e potenzialmente in Russia.
Questi attacchi potrebbero essere effettuati dalle Forze di Difesa ucraine se supportate dai necessari mezzi di distruzione.
Il rapporto, infine, non implicherebbe alcun illecito da parte delle aziende occidentali i cui componenti sono stati identificati e attribuisce il facile accesso dell'Iran a questi componenti alla fornitura poco controllata di parti commerciali.
(immagine tramite screenshot, da ispionline.it.)