Mercoledì, 23 Agosto 2023 05:12

Ecuadoriani contro le trivellazioni petrolifere nel Parco Nazionale Amazzonico della biodiversità. In evidenza

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Petroecuador, “Verrà rispettata la decisione del popolo”

Di Flavia De Michetti Roma, 22 agosto 2023 (Quotidianoweb.it)  - Nelle ultime ore, il popolo ecuadoriano ha votato contro le trivellazioni petrolifere in un’area protetta dell’Amazzonia.

Una decisione che costringerà la compagnia petrolifera statale a terminare le sue operazioni in una regione che ospita tribù isolate ed è una zona ricca di biodiversità.

Solo nella giornata di ieri è stato registrato oltre il 90% delle schede scrutinate. Circa sei ecuadoriani su dieci hanno rifiutato l'esplorazione petrolifera nei pozzi del Blocco 43, situato all'interno del Parco Nazionale Yasuni. 

Il referendum si è svolto contemporaneamente con le elezioni presidenziali, che saranno decise dal ballottaggio tra la candidata di sinistra Luisa González e il contendente di destra Daniel Noboa, ex Membri dell’Assemblea nazionale dell’Ecuador. 

Inoltre, il Paese sta vivendo un tumulto politico in seguito all'assassinio del 9 agosto di uno dei candidati, Fernando Villavicencio, politico e giornalista ecuadoriano, membro dell'Assemblea nazionale dal 7 febbraio 2021 fino allo scioglimento il 17 maggio 2023 e candidato alla Presidenza dell'Ecuador nelle elezioni generali del 2023.

Il Parco Nazionale Yasuni è abitato da diversi gruppi indigeni, tra i quali i Tagaeri e dai Taromenane, che vivono in isolamento volontario.

Nel 1989, la zona è stata designata, insieme alle aree vicine, riserva mondiale della biosfera dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, nota anche come UNESCO. 

Comprendendo una superficie di circa un milione di ettari (2,5 milioni di acri), l'area accoglie 610 specie di uccelli, 139 specie di anfibi e 121 specie di rettili e almeno tre specie sono endemiche.

Nemo Guiquita, leader di Donne e Salute di CONFENIAE - Confederacion de las Nacionalidades Indigenas de la Amazonia Ecuatoriana, di nazionalità Waorani, durante un’intervista ha dichiarato che “Gli ecuadoriani si sono uniti per questa causa, per offrire un'opportunità di vita ai nostri fratelli e sorelle indigeni e anche per mostrare al mondo intero, in questi tempi difficili di cambiamento climatico, che siamo a sostegno della foresta pluviale”.

Il referendum è frutto di un processo lungo e complesso. 

Nel 2007, quando l’allora Presidente Rafael Correa annunciò che l’Ecuador si sarebbe astenuto dall’esplorazione petrolifera nel Blocco 43, qualora le Nazioni ricche avessero risarcito il Paese colpito dalla povertà. 

Ciò doveva essere realizzato attraverso la creazione di un fondo da 3,6 miliardi di dollari, pari al 50% delle entrate previste dal blocco.

Tuttavia, il fondo ha prelevato solo una piccola parte dell’importo previsto. 

Di conseguenza, nell’estate del 2013, l’ex Capo di Stato dell'Ecuador ha dichiarato l'intenzione dell'Ecuador di procedere con l'esplorazione petrolifera nel blocco. 

La risposta dei movimenti indigeni e ambientalisti non è tardata ad arrivare.

Infatti, è stata avviata una campagna sotto la bandiera del movimento Yasunidos, cercando di raccogliere firme per il referendum. 

Dopo quasi dieci anni di battaglie legali e complicazioni burocratiche, nel mese di maggio la Corte Suprema ha stabilito che la misura sarà essere incorporata nelle elezioni di quest'anno.

Il risultato rappresenta un duro colpo per l’attuale Capo di Stato dell’Ecuador, Guillermo Lasso, il quale ha sostenuto le trivellazioni petrolifere, affermando che “Le sue entrate sono cruciali per l'economia del Paese”. 

La compagnia petrolifera nazionale dell’Ecuador, Petroecuador, che attualmente produce quasi sessanta mila barili al giorno a Yasuni, sarà costretta dunque a smantellare le sue attività nei prossimi mesi.

L’Ecuador ha iniziato a esplorare il petrolio su larga scala in Amazzonia negli anni Settanta, quando è diventato membro dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, adesione che ha ritirato nel 2020.

Per lungo tempo, il petrolio è stata la principale esportazione dell’Ecuador, tanto che, secondo la Banca Centrale del Paese, nel 2022, rappresentava il 35,5% delle esportazioni totali. 

Il solo Blocco 43 contribuisce con 1,2 miliardi di dollari all’anno al bilancio federale.

In una dichiarazione rilasciata ieri, Petroecuador ha detto che attenderà “La conclusione dello spoglio delle schede prima di commentare il referendum e verrà rispettata la decisione del popolo ecuadoriano”.

Il referendum si concentra solo sul Blocco 43, ma è necessario considerare che all’interno della regione amazzonica la produzione di petrolio si estende ad altre sezioni del parco Yasuni e ai territori indigeni.

Inoltre, in particolare a causa delle fuoriuscite di petrolio nei fiumi, gli incidenti sono ormai all’ordine del giorno.

Nemo Guiquita ha concluso: “Non ci sentiremo sollevati. Possiamo respirare un momento di tranquillità, siamo felici, ma ci sono molti altri pozzi petroliferi nel territorio Waorani che causano danni. Speriamo che con questa consultazione pubblica si segua un percorso segnato dal fatto che la decisione appartiene al popolo e che si possano eliminare tutti coloro che estraggono petrolio e inquinano la nostra terra”.

(immagine screenshot, dal The Guardian.)

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