Giovedì, 22 Giugno 2023 06:52

Migranti afghani rapiti e torturati al confine tra Iran e Turchia In evidenza

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Di Flavia De Michetti Roma, 21 giugno 2023 (Quotidianoweb.it) - Secondo un’indagine della BBC, gli afghani in fuga dai talebani vengono rapiti e torturati mentre provano ad attraversare il confine tra Iran e Turchia, diretti in Europa.

Le bande inviano poi i video degli abusi alle famiglie dei migranti tenuti in ostaggio, chiedendo loro un riscatto per il rilascio.

Tramite un video, un gruppo di migranti afghani chiederebbe aiuto e uno di loro, con il labbro insanguinato e il volto ricoperto di polvere avrebbe dichiarato: “Chiunque guardi questo video, sono stato rapito ieri, chiedono quattro mila dollari per ognuno di noi. Ci picchiano giorno e notte senza sosta”.

Secondo alcune fonti, un altro video mostrerebbe un gruppo di uomini completamente nudi, che strisciano nella neve mentre qualcuno li frusta e in un altro filmato un uomo, prima di subire un brutale abuso sessuale, griderebbe: “Ho una famiglia, non farmi questo; ho moglie e figli, abbi pietà, per favore”.

La rotta migratoria dall'Afghanistan all'Iran, poi attraverso il confine con la Turchia e verso il resto dell'Europa, è stata utilizzata per decenni. 

Poiché sempre più persone, che intraprendono estenuanti camminate per luoghi poco amichevoli, fuggono dall'Afghanistan da quando i talebani hanno preso il potere, le bande hanno visto un'opportunità per trarre profitto da questa tragica situazione.

Spesso, in collaborazione con i contrabbandieri, le persone vengono rapite sul lato iraniano del confine, estorcendo denaro a interi gruppi che hanno già pagato ingenti somme per la garanzia di un passaggio sicuro.

Secondo un’inchiesta condotta dalla BBC, che ha ascoltato storie di torture da almeno dieci località lungo il confine, il team dell’emittente nazionale ha incontrato, presso un appartamento di Istanbul, Amina (probabilmente nome di fantasia), ormai ex agente di Polizia in Afghanistan, fuggita dal Paese quando si è resa conto che i talebani stavano per riprendere il potere.

Come riportato dalla BBC, infatti, la donna ha raccontato della sua esperienza al confine quando, insieme alla sua famiglia, è stata presa in ostaggio da una banda: “Ero molto spaventata, ero terrorizzata, perché ero incinta e non c'era nessun dottore. Avevamo sentito molte storie di giovani ragazzi stuprati”.

Il padre di Amina, Haji (forse altro nome di fantasia), ha raccontato al team giornalistico che la banda gli aveva inviato un video che mostrava la tortura di uno sconosciuto afghano dopo il rapimento dei suoi cari: “Questa era la situazione in cui mi trovavo. Inviando questi video mi avvertivano. ‘Se non paghi il riscatto uccideremo le tue figlie e tuo genero’”.

Per poter pagare la somma richiesta, Haji è stato costretto a vendere la sua casa in Afghanistan. 

Successivamente, Amina e la sua famiglia hanno tentato di nuovo di entrare in Turchia, questa volta con successo, ma il trauma per la donna è stato tale da farle perdere il bambino.

Oltre al rischio dei rapimenti e delle torture, le persone che intraprendono questo viaggio si troverebbero a dover affrontare un ulteriore ostacolo.

Ergendosi per più della metà del confine turco-iraniano, è infatti presente un muro alto circa tre metri e fortificato con filo spinato e sensori elettronici.

La Turchia ha iniziato a costruire il muro nel 2017 per impedire ai migranti di entrare nel Paese ma, stando alle recenti notizie, non si è rivelato un sistema risolutivo.

Le Autorità turche, dunque, continuerebbero a respingere coloro che tentano di oltrepassare il confine e queste sarebbero le accuse che sono state documentate anche da gruppi internazionali per i diritti.

Un avvocato turco per i diritti umani, che rappresenta i richiedenti asilo, Mahmut Kagan insiste sul fatto che “Questa pratica, illegale secondo il diritto internazionale, sta aiutando le bande a sfruttare le persone”.

Le Autorità turche avrebbero deciso di non rilasciare dichiarazioni al team della BBC, ma di fronte ad accuse simili da parte di gruppi per i diritti umani, il Governo ha negato i respingimenti, affermando che “Qualsiasi attività per impedire l'ingresso illegale in Turchia viene svolta nell'ambito della gestione delle frontiere”.

 

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