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Ultimatum dell’ONU ai talebani. In evidenza

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Steiner “La nostra speranza è che prevarrà un po' di buon senso”

Di Flavia De Michetti Roma, 19 aprile 2023 (Quotidianoweb.it) - Le Nazioni Unite si dichiarano pronte a prendere la decisione di ritirarsi dall'Afghanistan nel mese di maggio se non riusciranno a convincere i talebani a lasciare che le donne locali lavorino per l'organizzazione, come dichiarano i Funzionari dell’Organizzazione.

L'avvertimento arriva dopo mesi di negoziazione tra i Funzionari dell’ONU e i leader del gruppo, nella speranza di convincerli a fare eccezioni a un editto di questo mese che vieta alle donne locali di lavorare per l’Organizzazione.

Infatti, nei giorni scorsi, i governanti talebani del Paese hanno stabilito ulteriori misure restrittive, imponendo alle donne afghane impiegate nella missione delle Nazioni Unite di non presentarsi più a lavoro. 

In questa occasione, l'ONU ha affermato di non poter accettare la decisione, definendola “Illegale e una violazione senza precedenti dei diritti delle donne” e ha aggiunto che “Le donne sono fondamentali per la fornitura di aiuti salvavita a milioni di afghani”.

Questa mossa si colloca sullo sfondo di una stima di due terzi della popolazione, o 28 milioni di persone, che avranno bisogno di assistenza umanitaria nel 2023 e il Governo degli Stati Uniti e altri membri del G7 hanno minacciato di tagliare gli aiuti.

I talebani si sono rifiutati di cambiare la loro posizione, annunciata a dicembre apparentemente per ordine del loro leader, Hibatullah Akhundzada, guida suprema dei talebani dal 25 maggio 2016 ed emiro dell’Afghanistan dal 7 settembre 2021.

Le donne costituiscono circa un terzo dei dipendenti del personale delle agenzie umanitarie assunto a livello locale e sono anche considerate le più vulnerabili a eventuali riduzioni degli aiuti.

Inoltre, l'editto limita anche l'accesso delle donne all'istruzione.

I 3.300 afghani assunti dalle Nazioni Unite – tra i quali 2.700 uomini e 600 donne – sono rimasti a casa dal 12 aprile, quando i talebani hanno dichiarato che le donne afghane impiegate dalle Nazioni Unite non potevano più presentarsi al lavoro. Tuttavia, il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric ha dichiarato che “Continueranno a lavorare e saranno pagati”.

Achim Steiner, Amministratore del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo ha spiegato che “È giusto dire che dove siamo in questo momento l'intero sistema delle Nazioni Unite deve fare un passo indietro e rivalutare la sua capacità di operare lì. Ma non si tratta di negoziare principi fondamentali, diritti umani” e ha aggiunto: “Penso che non ci sia altro modo per dirlo se non straziante. Voglio dire, se dovessi immaginare la famiglia delle Nazioni Unite non essere in Afghanistan oggi, ho davanti a me queste immagini di milioni di ragazze, ragazzi, padri, madri, che essenzialmente non avranno abbastanza da mangiare”.

Nonostante le promesse iniziali relative a un Governo più moderato, rispetto al loro precedente periodo al potere negli anni '90, i talebani hanno imposto un regime duro da quando sono subentrati, nel momento in cui le forze statunitensi e della NATO si sono ritirate dopo due decenni di guerra. Sono tornate ad alcune delle loro pratiche più note, comprese le esecuzioni pubbliche e le restrizioni di vasta portata sui diritti e l'istruzione delle donne”.

Steiner ha concluso: “Ovviamente la nostra speranza e aspettativa è che prevarrà un po' di buon senso”.

Il potenziale ritiro delle Nazioni Unite e di altre agenzie potrebbe colpire maggiormente donne e bambini.

Un rapporto dell'International Crisis Group (organizzazione fondata nel 1995, che svolge attività di ricerca sul campo in materia di conflitti violenti e avanza politiche per prevenire, mitigare o risolvere tali conflitti) di febbraio ha affermato che “Le donne e le ragazze spesso ricevono la quota più piccola di cibo nelle famiglie afghane e sono più vulnerabili alla malnutrizione e alle malattie”.

Steiner ha, inoltre, espresso preoccupazione per l'impatto a lungo termine del ritiro di gruppi di aiuto e di altri, “Qualora dovessero ritirarsi, gli attori internazionali potrebbero avere difficoltà a tornare in Afghanistan in futuro” e ha concluso, “Negoziare l'accesso alle comunità rurali non è solo una questione di ottenere il permesso dei talebani. In molti luoghi, le ONG hanno coltivato rapporti con gli abitanti dei villaggi per anni, persino decenni. Ricostruire il livello di fiducia di cui godono attualmente dopo aver abbandonato queste comunità non sarebbe un'impresa da poco”.

L'avvertimento delle Nazioni Unite arriva in un contesto complesso per le agenzie umanitarie in Afghanistan dove, alcune di queste, hanno scelto di sospendere le operazioni.

L’ONU e altri gruppi umanitari si sono aggrappati a un piccolo numero di eccezioni che consentono alle donne di lavorare in circostanze specifiche nel campo della salute, dell'istruzione e della nutrizione, mentre alti funzionari delle Nazioni Unite hanno cercato di persuadere i talebani a revocare il loro editto di dicembre con scarsi segni di successo.

Inoltre, uno studio dell'UNDP – United Nations Development Programme, pubblicato in questa settimana, rivela che, senza continuità per l'istruzione delle ragazze e la capacità delle donne di lavorare, le prospettive di ripresa dell'economia afghana rimarrebbero fosche.

Lo studio noto come “Afghanistan Socio-Economic Outlook 2023”, descrive in dettaglio come la produzione economica dell'Afghanistan sia crollata del 20,7% in seguito all'acquisizione del potere da parte dei talebani nel 2021 e il PIL, nonostante timidi segnali di ripresa, sembra essere ulteriormente diminuito del 3,6% nel 2022.

Abdallah Al Dardari, rappresentante residente dell'UNDP in Afghanistan, ha spiegato che “Un afflusso sostenuto di aiuti esteri, per un importo di 3,7 miliardi di dollari nel 2022, ha contribuito a evitare il collasso totale dell'Afghanistan”.

Lo scorso anno, le Nazioni Unite hanno contribuito con 3,2 miliardi di dollari dei 3,7 miliardi complessivi di aiuti esteri all'Afghanistan. Questa assistenza ha raggiunto direttamente 26,1 milioni di afghani, contribuendo anche a stabilizzare il tasso di cambio, frenare l'inflazione e influenzare altri indicatori economici.

Il nuovo rapporto prevede che il PIL del 2023 in Afghanistan potrebbe aumentare dell'1,3%, se il livello degli aiuti esteri rimanesse a 3,7 miliardi di dollari.

Tuttavia, le prospettive di ripresa economica risultano ancora deboli, oltre che insufficienti, a lungo termine, in particolare se gli aiuti esteri vengono trattenuti a causa delle politiche restrittive dei talebani.

Il documento dell'UNDP analizza il potenziale impatto di un ipotetico taglio degli aiuti sull'economia dell'Afghanistan e prevede un tragico declino che manderebbe il Paese direttamente in fondo alla scala della povertà globale.

 

Introduzione social: Le Nazioni Unite a ritirarsi dall’Afghanistan a maggio se non riusciranno a convincere i talebani a lasciare che le donne locali lavorino per l'Organizzazione.

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