Di seguito, pubblichiamo il comunicato della sigla sindacale. “L’USPP in seguito alla grave e vile aggressione perpetrata da un detenuto in regime di alta sicurezza 3, non può che stigmatizzare, ancora una volta, le grida inascoltate da anni che provengono dal mondo penitenziario, ed in particolare da chi, appartenente alla Polizia Penitenziaria, quotidianamente viene continuamente esposto ad aggressioni fisiche e verbali, senza che dalla politica, da un lato, né da parte dei vertici dipartimentali giungano soluzioni definitive.
In questa sede non possiamo che augurare ai colleghi coinvolti nella vicenda, una pronta guarigione, esprimendo a loro ed ai loro familiari la massima vicinanza e solidarietà, certi anche dell’estrema professionalità da sempre dimostrata dai medesimi.
Agli organi politici e dipartimentali chiediamo, per l’ennesima volta, quali misure intendano adottare per cercare di attenuare il fenomeno delle aggressioni che da anni sta attanagliando, nello scandaloso silenzio, uomini e donne della polizia penitenziaria, così come il personale sanitario, infermieri e medici.
A riguardo, questa Organizzazione sindacale chiede gli strumenti idonei per fronteggiare simili criticità. In particolare, abbiamo sempre sostenuto la dotazione di strumenti usati come deterrente, e comunque a difesa dell’incolumità dell’operatore che giornalmente, è chiamato a fronteggiare questi eventi. Pertanto allo stato attuale lo strumento adeguato è il taser, di cui l’USPP si fa da tempo sostenitrice.
Infine alle competenti autorità giudiziarie, pur nel rispetto delle loro autonome prerogative, richiediamo una pronta risposta nell’ambito delle procedure e leggi previste: che diano, tra l’altro, anche il segno che rispetto a tali reati, pronta e inflessibile sarà la risposta dello Stato.
Ribadiamo la massima vicinanza e solidarietà agli operatori coinvolti ed alle rispettive famiglia.
I segretari Provinciale e regionale della USSP”.
Insomma, anno nuovo, ma restano irrisolti tutti i vecchi problemi nel carcere di Parma.