Giovedì, 28 Luglio 2022 05:22

Il documento che stana il Copasir e i burattini dell’ex governo Draghi In evidenza

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di Gloria Callarelli - 27 luglio 2022 (lacrocequotidiano.it)- Adesso a far paura sono le ingerenze russe nelle prossime elezioni politiche.

Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere: dopo il totale fallimento di questo governo e la persecuzione dei mesi scorsi a chi si è opposto alla malagestione della pandemia e della politica in generale di questo Paese e alla spietatezza dell’agenda globalista, la persecuzione continua. Guai a criticare l’alleanza globalista, guai a criticare le scelte sconsiderate pro Ucraina, guai criticare le nuove hard tecnologie, guai ad aver da ridire sulle misure di contenimento del contagio e sulla “militarizzazione dell’emergenza”, guai a tentare politicamente di cambiare gli attori. Il Copasir torna in agguato e lo fa con alle spalle la relazione annuale al capitolo 6 che sono state a suo tempo chiarissime: quando parlava di “minacce di carattere interno” e di “eversione interna” in merito alle proteste dei mesi scorsi a seguito delle misure anti Covid messe in atto dai governi Conte-Draghi.

Il Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, è un organo del Parlamento della Repubblica Italiana che esercita il controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti italiani.

A presiederlo Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, che nasce a Padova e ha origini siciliane. Urso, già deputato e senatore, fa parte di una famiglia da tempo influente anche nel panorama imprenditoriale: noti gli affari sul mattone in Umbria, mentre scalpore suscitarono quelli nell’affaire con la Società Italiana Elicotteri, intrattenuti con un imprenditore inguaiato poi dagli stessi 007. Affaire dove stando ai media pare che fosse proprio il politico del gruppo meloniano, oggi a capo dell’Intelligence, in dialogo con il fornitore di velivoli poi finito nei guai. Con un Paese allo sbando e uno totale scollamento tra politica e cittadini, le priorità del Copasir in questi mesi si sono concentrate sulla galassia che politicamente in questi mesi non ha condiviso le scelte mondialiste di politici e capi di governo.

Il punto di partenza sono i fatti del 9 ottobre e l’immensa protesta di migliaia di persone nella Capitale, culminata poi con i fatti della CGIL. Una volta individuato il capro espiatorio, si è dunque aperta la caccia alle streghe. Tutti nel calderone: i filo russi, i no vax, i no mask, intellettuali, professori, politici, cattolici. Tutti marchiati con la lettera scarlatta della novella inquisizione al contrario, colpevoli di andare contro il pensiero unico “belante”.

I tre punti che si leggono nella relazione annuale sono i tre cavalli di battaglia delle migliaia e migliaia (per stare stretti) di persone che hanno messo in discussione le misure di contenimento del Covid (e che oggi mettono in discussione l’interventismo anticostituzionale in Ucraina) partecipando a manifestazioni di piazza, conferenze, convegni mai interrottisi in questi mesi.

Attenzione: migliaia e migliaia di persone, non qualche sparuto gruppo o qualche centinaia. Si legge ancora nella relazione: “Sono proliferate (dai no vax ndr) campagne di disinformazione e teorie cospirative, accompagnatesi a retoriche ultranazionaliste, xenofobe e razziste, nonché ad interventi propagandistici dagli accesi toni antisistema” il tutto con focus i social, colpevoli di “veicolare campagne d’odio” naturalmente fastidiose solo quando toccano i padroni del mondo.

Insiste la relazione: “Anche precedentemente a questo gravissimo episodio (il riferimento è sempre ai fatti del 9 ottobre), il Comitato aveva espresso estrema preoccupazione per l’incremento di aggressioni, insulti e disordini che hanno visto come responsabili, a diverso titolo, soggetti appartenenti all’area No vax, No green pass e No mask e per la persistenza di gravi fenomeni di disinformazione e fake news in ordine alla campagna vaccinale ed all’impiego della certificazione verde COVID-19”. Insomma: una relazione chiaramente a senso unico, dove appare chiaro il divieto di dissentire dal Ministero della Verità del governo orwelliano.

Dimenticavano, forse, nella relazione, di segnalare anche le “provocazioni” di qualche (per usare un termine molto in voga) estremista pro vax: si va da Selvaggia Lucarelli: “…come vorrei un virus che ti mangia gli organi in dieci minuti riducendoti a una poltiglia verdastra che sta in un bicchiere per vedere quanti inflessibili no-vax restano al mondo”, al virologo Fabrizio Pregliasco che praticamente non vorrebbe curare i no vax, eppure lo si annovera quale membro del comitato tecnico scientifico della Lombardia (entità sorte come funghi e utilizzate quali pretesto di governo) fino alle esternazioni di Burioni che scrive «Propongo una colletta per pagare ai novax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 agosto saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci». Citiamo infine Scanzi, giornalista “intellettualmente aperto”, che scrive «Mi divertirei a vederli (i no vax) morire come mosche». Non c’è che dire: pluralismo di informazione, pacifismo mainstream e soprattutto nulla che possa “veicolare campagne d’odio”.

Dunque mentre si è andati e si va a caccia del colpevole “complottista”, leggiamo nel documento che Enrico Borghi responsabile sicurezza e capogruppo al Copasir, uomo vicino a “il vaccino è libertà” Enrico Letta, ha avviato un’indagine conoscitiva sulle prospettive di sviluppo della difesa comune europea e della cooperazione tra i Servizi di intelligence. Sono stati auditi il Capo di Stato maggiore della difesa, generale Enzo Vecciarelli, il presidente del Comitato militare dell’unione europea, generale Claudio Graziano, l’amministratore delegato di Leonardo Spa, dottor Alessandro Profumo, (qualcuno ricorda i suoi guai MPS?) e infine il Ministro dello sviluppo economico, onorevole Giancarlo Giorgetti, e il Ministro dell’economia e delle finanze, dottor Daniele Franco. L’èlite, insomma, tutta riunita per decidere ancora una volta di procedere insieme contro i pericoli che evidentemente l’esercizio di pensiero libero può produrre.

Si apprende inoltre dal rapporto della necessità di avviare la transizione ecologica e digitale e anche della costituzione della “Agenzia per la cybersicurezza nazionale e la sicurezza cibernetica” e della eventualità che anche la NATO abbia inserito il dominio cibernetico fra quelli per i quali, in caso di attacco ad uno Stato membro, ricorra la possibilità di invocare le previsioni dell’articolo 5 del Trattato. Si parla di una forza europea militare, di un’intelligence congiunta, di una difesa europea rafforzata che non solo non confliggerà con la Nato ma, si legge, andrà a “rafforzare l’azione europea per rafforzare la Nato”. Alla faccia della sovranità del popolo e con tempismo perfetto, diremmo, in tempo di guerra contro la Russia (in barba naturalmente all’articolo 11 della Costituzione).

Nel documento si fa riferimento alla tecnologia 5G e al veto posto su alcune operazioni, come quella “in merito all’acquisto da parte di Shenzen invenland hodings del 70 per cento di Lpe Spa, piccola azienda italiana di Baranzate specializzata nella produzione dei chip, uno dei beni più contesi al mondo”. Si parla del “golden power” quale strumento decisivo per la tutela della sicurezza nazionale e degli asset strategici del Paese ed è vero che in questi mesi il governo Draghi, che ha utilizzato ad esempio il Golden Power contro Putin nel blocco della vendita della friulana Faber ai russi, stava lanciando la nuova struttura per i poteri speciali con focus sulla sicurezza energetica. Tutto un programma. Dunque ricapitolando: il Copasir che è andato a caccia di complottisti e filoputiniani, parla di 5g, di cybersicurezza, di “difesa comune europea”, di microchip, di lotta alle teorie della cospirazione, di disinformazione (solo quella antimondialista ovvio) e di transizione ecologica e digitale condotta dai capitani di sventura Colao e Cingolani. Ci stanno prendendo in giro? A proposito: lo sapete che il Ministero della Transizione Digitale in realtà non è proprio cosa nuova? Già nel 2001 sotto Berlusconi vide la luce il “Ministero per l’Innovazione e le tecnologie” guidato da Lucio Stanca al quale seguirono Luigi Nicolais del PD (sotto Prodi), Brunetta (sotto Berlusconi ancora). Con un salto temporale si arriva alla ripresa del Ministero (ribattezzato nel frattempo “Dell’Innovazione tecnologica e della digitalizzazione”) nel 2019 con la grillina Paola Pisano fino al 13 febbraio 2021 quando Draghi nominò Colao per il Ministero dell’Innovazione Tecnologica e della Transizione Digitale.

Il tutto mentre l’ormai ex presidente del Consiglio (non eletto) dal panfilo del Britannia si spostava nel trenino con Macron e Scholz, direzione Ucraina. In una missione (logisticamente patetica) che rischiava e rischia di trascinare l’Italia nel baratro tra lockdown adottati quale forma di governo, vuoi per l’energia, vuoi per i virus, vuoi per la guerra, restrizioni delle libertà (ma come, non eravamo complottisti?), transizioni varie e distruzione politica e socio-culturale generalizzata. Senza contare i fatti di casa propria da approfondire con le dimissioni, la richiesta di pieni poteri e infine la caduta dell’uomo dell’alta finanza, in attesa di incarichi migliori. Insomma: un intero popolo si è mosso e si muove in questi mesi contro una politica divenuta orwelliano-sanitaria dalle molte ombre che ha convinto l’Italia tutta a protestare ovunque, non solo a Roma, non solo il 9 ottobre, e addirittura a denunciare elementi del Governo per, ad esempio, “estorsione al consenso”, “privazione della libertà personale” e anche “usurpazione del potere politico” cominciati nell’era Conte e finiti con l’era “Drago”. L’era del “se non ti vaccini, ti ammali, muori”, l’era della vaccinazione obbligatoria pena il posto di lavoro e il pane da dare ai propri figli, l’era degli idranti e delle proteste nella resistenza di popolo a Trieste. Un’era finita che potrà diventare davvero epocale: il prossimo rischia di essere l’inverno più lungo e con le elezioni alle porte, se tutto va come deve andare, gli italiani sono chiamati a dare un segnale. Un segnale che sia davvero un’alternativa per l’Italia, non i soliti nomi che fino a poche ore fa acclamavano convintamente il banchiere. A proposito: le dimissioni di Draghi sono un caso? Forse il sistema lentamente sta crollando? E quali sono le crepe? Di chi sono le responsabilità di mesi di governo socialmente ed economicamente disastrosi? Chi pagherà? Non c’è che dire: altro che proteste, ingerenze russe e popolo italiano da tenere sotto controllo come fosse composto di bestie. C’è davvero molto altro materiale sul quale il Copasir dovrebbe concentrarsi. Lo farà mai? E se, come immaginiamo, la risposta sarà no, a cosa serve realmente? Ai “complottisti” l’ardua sentenza.

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