Tutti consociamo la vicenda che ha portato Stefano alla ribalta della cronaca; un difensore totale della libertà, contro il regime sanitario del governo di Kim Jong Drag e Speranza.
Un normalissimo cittadino, padre di famiglia, lavoratore, che andò a Roma il 2 novembre scorso “armato” di una sedia e un tavolino, invitando il potere legislativo, ad accomodarsi con lui, semplicemente per parlare, o meglio per far ascoltare la voce di moltissimi italiani di quell’epoca a noi tristemente vicina.
La risposta di quel potere invece fu una vera e propria azione militare in pieno centro di Roma, 7 macchine bloccano il taxi dove c’erano Puzzer e altre due persone e, sotto gli occhi di tutti, gli intimano di scendere quasi avessero trovato il più grande delinquente della nostra storia italiana; a no, quello sta comodamente ancora da qualche parte.
Per molte ore si erano perse le tracce di Stefano e si rincorsero notizie di tutti i tipi in quanto lui, era trattenuto in una caserma, ma alla fine, venne rilasciato e fu costretto a fare armi, un tavolino e una sedia e, bagagli con un foglio di via che lo obbligava a non mettere più piede nella capitale.
La forza di Stefano si è scontrata con la debolezza del governo che ha usato la violenza delle carte bollate, per reprimere una normalissima pacifica protesta che non disturbava nessuno in un angolo di una piazza.
La pagina di storia che ci consegna oggi Puzzer segna l’inizio dell’epilogo di un governo non votato dagli italiani a favore di quel popolo reale, vero, resistente quello sbeffeggiato con violenza verbale e odio profondo, etichettato no-vax.
Questa sentenza del Tribunale Amministrativo di Roma, dimostra apertamente che non c’era un obiettivo di tutela o di sicurezza pubblica, in quanto, non era stato nemmeno accertato se fosse una manifestazione non autorizzata.
Probabilmente, nell’immaginario di chi con lo “scettro del potere in mano” cercò l’occasione della piazzata mediatica, volendo imporre un modello coercitivo per distruggere la libertà individuale di manifestare, senza prova di contradditorio, oggi ha solo perso e dimostrato tutta la sua totale inadeguatezza.
Oggi Stefano festeggia ancora perché, colleziona un’altra vittoria, un altro daspo tolto, quello di Pordenone, segno che una vera giustizia è ancora possibile e dobbiamo affidarci per poterci difendere con la legalità e onestà che contraddistingue tutti i cittadini italiani come Stefano, ovvero tutti noi.