Bologna, 26 gennaio – «L’aspirazione che abbiamo è che il nostro lavoro abbia un respiro internazionalista, per dare corpo alle rivendicazioni saharawi per l’autodeterminazione nella politica estera europea». Così Ivan Lisanti, confermato presidente della “Rete Saharawi – Solidarietà italiana con il popolo saharawi ODV” al termine dell’assemblea che domenica 24 gennaio ha portato al rinnovo degli organismi dirigenti dell’organizzazione di volontariato nata un anno fa. Alla Rete Saharawi aderiscono 29 associazioni da tutta Italia, che rappresentano parte del più ampio movimento che da anni opera a sostegno del popolo saharawi, con progetti educativi, di assistenza sanitaria e di cooperazione internazionale.
Un numero cresciuto in questo primo anno, nonostante la pandemia. «È fondamentale che questo sia accaduto, superando i problemi che abbiamo vissuto. Ovvero l’emergenza COVID19, l’isolamento e la guerra che intanto è scoppiata con il Regno del Marocco», ha commentato a margine Fatima Mahfud, rappresentante in Italia del Fronte Polisario. «Questo è un segno di responsabilità da parte di tante associazioni che hanno maturato l’idea che stando insieme si portano avanti e meglio progetti a beneficio dei più vulnerabili».
Nell’assemblea è stata ribadita la solidarietà al popolo saharawi, che lotta per il suo diritto all’autodeterminazione, e in particolare ai prigionieri politici saharawi detenuti nelle carceri marocchine, tra cui Mohamed Lamin Haddi e Mohamed Bourial, che in protesta contro le condizioni di detenzione stanno portando avanti lo sciopero della fame. «A loro – ha affermato Francesca Romana Doria, riconfermata vicepresidente della Rete – va il nostro pensiero. E con loro a tutti gli altri prigionieri politici saharawi, di cui stiamo raccogliendo le biografie, affinché le loro storie non siano dimenticate».
Via quindi ai nuovi progetti del 2021: sulla celiachia (male diffuso nei campi) e poi su disabilità, studio a distanza per i più giovani e formazione dirigenti. Tutto ciò dopo 365 giorni in cui la Rete Saharawi, per via dell’emergenza coronavirus, ha tramutato l’accoglienza dei bambini saharawi in Italia in raccolte fondi affinché le attività educative e sanitarie fossero svolte anche in estate nei campi profughi del deserto algerino. Questo senza fermare la programmazione degli altri progetti esistenti: quelli nei Territori Liberati, quelli sportivi nei campi profughi e la collaborazione con le ong, per un movimento che ha deciso di caratterizzarsi come politico. A ciò si sono aggiunte campagne di sensibilizzazione sulla causa saharawi, tra cui “Voci per il Sahara”, che sui social raccoglie le testimonianze di artisti e sportivi per un popolo esule da oltre 40 anni dalla sua terra del Sahara Occidentale.