Alle ore 17,00 del 29 giugno 2020, un parmigiano residente nella zona di via Trento, si recava in Questura ove presentava denuncia per il patito furto del proprio ciclomotore. In particolare il denunciante riferiva che un paio di ore prima, aveva parcheggiato il proprio scooter con le chiavi inserite in strada, davanti alla propria abitazione ed al suo ritorno dopo pochissimi minuti, il motociclo era scomparso. La vittima riferiva anche che all’interno dello scooter purtroppo vi era il proprio telefono cellulare e un portafogli con alcune centinaia di euro e i propri documenti.
Il denunciante si recava poi nuovamente in Questura, presso gli Uffici della Sezione Antirapine della Squadra Mobile in quanto, la sera del successivo 1 luglio, aveva rinvenuto all’interno della propria cassetta della posta un foglio con scritto che se voleva rientrare in possesso del proprio scooter doveva telefonare ad un numero riportato nel manoscritto.
La vittima chiamava l’utenza telefonica e prendeva contatti con un individuo il quale si presentava come il RASS del quartiere e che aveva saputo che “qualcuno” aveva rubato il suo scooter e che erano in procinto di venderlo.
Lui si era intromesso bloccando la vendita perché era giusto che il motociclo tornasse al proprietario pretendendo un incontro al fine di poterne parlare di persona.
Uscito dalla Questura, il denunciante tornava presso la propria abitazione ma, in via Venezia notava transitare il suo scooter guidato da un soggetto che indossava anche il suo casco. Essendo a sua volta in sella ad un’altra sua moto, si poneva all’inseguimento dello scooter rubato, allertando nel frattempo la centrale operativa del 113.
Lo scooter rubato transitava dentro un’area di servizio da dove poi ripartiva senza che però la vittima riuscisse a proseguire l’inseguimento a causa di un’avaria alla sua moto.
Personale della Sezione antirapine della Squadra Mobile acquisiva le immagini delle telecamere della predetta area di servizio constatando, effettivamente, che lo scooter inseguito dalla vittima era quello rubato, oltre ad accertare che quasi sicuramente il soggetto che lo guidava era anche l’intestatario dell’utenza telefonica riportata nel manoscritto rinvenuto nella cassetta della posta della vittima.
In una delle telefonate intercorse tra la vittima e il soggetto che si era attribuito il ruolo dell’intermediario, scaturiva una contrattazione sul quantitativo economico necessario per poter rientrare in possesso dello scooter. Veniva pattuita la cifra di 150 euro.
Alle ore 15,00 del 16 luglio u.s., il derubato si recava all’appuntamento sotto stretta osservazione del personale dell’Antirapina che si era già appostato in zona tenendo a vista la vittima. Dopo circa 20 minuti giungeva un individuo che subito veniva riconosciuto per quello immortalato dalle telecamere dell’area di servizio. Dopo aver parlato con la vittima i due si incamminavano a piedi verso un vicino bar ove entravano e ne uscivano dopo pochi minuti.
A questo punto, la vittima e il falso “intermediario” si incamminavano a piedi e dopo aver percorso oltre un chilometro, entravano all’interno di un parco ove si sedevano su di una panchina. La vittima consegnava i 150 euro ed il soggetto consegnava le chiavi dello scooter rubato che era parcheggiato poco distante. I due si separavano e, mentre la vittima si allontanava in sella al proprio scooter, l’altro veniva immediatamente bloccato da personale della Squadra Mobile che lo accompagnava in Questura dopo esser stato perquisito e trovato in possesso delle 3 banconote da 50 euro che erano il provento dell’estorsione, comunemente denominata “cavallo di ritorno”. Per queste ragioni l’uomo è stato tratto in arresto.
Dalle indagini svolte è emerso che lo scooter rubato era nella disponibilità dell’arrestato che veniva identificato in BENASSI Gabriele di anni 39 residente in provincia di Reggio Emilia.
Al termine della redazione degli atti di rito, BENASSI Gabriele è stato tratto in arresto per il reato di estorsione ed indagato in stato di libertà per il reato di ricettazione e, su disposizione del PM di Turno dr.ssa Paola DAL MONTE, accompagnato presso la locale Casa circondariale.
Da evidenziarsi che, come riferito dalla vittima, il BENASSI, giunto all’appuntamento aveva preteso di verificare l’autenticità delle banconote che la vittima gli avrebbe consegnato ed è per quel motivo che erano entrati alcuni minuti all’interno del bar ove avevano richiesto al barista di “passare” le banconote nella strumentazione per la verifica dell’autenticità.