di LGC --
Parma, 06 agosto 2013 --
Il carcere di Parma, ancora una volta, si presenta alla cronaca per presunti fatti poco edificanti. Dalla fuga, fin troppo facile, di due pericolosi albanesi lo scorso 2 febbraio, all’esposto del figlio di Bernardo Provenzano che denunciava, a fine giugno, ''lo stato di degrado, di abbandono fisico, l'assenza di igiene'' in cui versa il padre ''trattato - scrive - in dispregio a tutti i criteri minimi di umanità''.
Problemi cronici di sovraffollamento per il carcere di massima sicurezza che ospita il doppio dei detenuti consentiti e che registra il record nazionale per tasso di ospiti stranieri. Una situazione certamente non semplice da gestire da parte della polizia penitenziaria. Fatto sta che l'ultimo fatto in ordine di tempo è la denuncia dalla moglie del boss barese Antonio Battista depositata in Procura a Bari, nella quale riferisce di presunti maltrattamenti subiti dal marito nel carcere di Parma, dove e' sottoposto al regime del 41 bis. Nella denuncia la donna racconta di aver incontrato il marito per un colloquio sabato 3 agosto e di averlo trovato "denutrito, pieno di ematomi dappertutto, sugli occhi, dietro al collo e con le orecchie piene di sangue raggrumito". In quella occasione il marito le avrebbe detto di subire "torture", senza specificare da parte di chi. Antonio Battista, 43enne pluripregiudicato, e' stato condannato in secondo grado a 15 anni di reclusione per associazione mafiosa e traffico di droga. Inizialmente detenuto nel carcere di Cuneo, e' stato trasferito a Parma circa un mese fa. "Nelle ultime settimane – ha raccontato la donna all'ANSA dopo aver depositato la denuncia – non gli hanno recapitato nemmeno le lettere che io gli ho inviato e gli hanno fatto credere che io e mio figlio fossimo in pericolo di vita. Lo stanno torturando in carcere per costringerlo a pentirsi".