Polis quotidiano è, o meglio era, una voce che ormai da 10 anni aveva , tra alti e bassi, accompagnato la cronaca cittadina. Mercoledi scorso (7/2/2013) è uscito l’ultimo numero del quotidiano.
Tutte le volte che una “voce” si spegne è come se un pezzettino di democrazia se ne andasse e un pezzetto di “memoria sociale” si fosse necrotizzata.
Qualcuno potrà gioire, qualcun altro potrà invece rimpiangerlo, altri invece rimanere indifferenti. Per me , invece, è una perdita e basta.
Posso essere stato d’accordo o meno su alcune inchieste, posso avere avuto o meno simpatia per per l’uno o l’atro direttore ma sta di fatto che un “giornale” non può e non deve essere sempre uguale a sé stesso. Se così fosse sarebbe un organo di stampa dittatoriale. Il “giornale” deve necessariamente essere il termometro di una parte della città e deve avere il coraggio di trasmettere il sentimento del direttore e dei suoi collaboratori. Il giornale è un organismo vivente perché viventi sono i suoi giornalisti.
Oggi, gli indagati dalla procura di Parma, sono ai domiciliari e non possiamo prevedere quale sarà la loro sorte e nello specifico quella di Angelo Buzzi. Fatto sta che la testata giornalistica, caduta la testa, è caduta anche lei e con essa, purtroppo, i giornalisti e collaboratori.
A loro, giornalisti e collaboratori di Polis Quotidiano, va la nostra solidarietà.
Parma ha perso un altro pezzettino della sua recente storia.