Inascoltabili i discorsi dei nostri politici a fronte dell’abbandono di Arcelor Mittal dall’ex ILVA, cogliendo la palla al balzo per non pagare alcuna penale, in forza della estinzione della protezione penale che invece era in vigore per i commissari governativi.
di Lamberto Colla Parma 10 novembre 2019 -
La crisi dell’ILVA di Taranto arriva da lontano e le responsabilità si spalmano tra le proprietà, Famiglia Riva in primis, e il complesso sistema politico locale e nazionale e le relazioni che si instaurarono non sempre all’insegna della correttezza e della trasparenza.
Ma si sa, quando gli interessi in gioco sono enormi, il colpo alla botte e il colpo al cerchio può risultare un esercizio irrinunciabile in attesa di una soluzione più equa e condivisa.
Nel caso dell’ex ILVA di Taranto si è aggiunta la spada di Damocle della sicurezza sanitaria. Il sospetto che l’industria sia responsabile di una concentrazione di malattie tumorali ben oltre la media del Paese, impone un approccio al problema ancor più sofisticato e circoscritto.
In breve sintesi, affrontare il problema della più grande acciaieria d’Europa vuol dire scegliere di non perdere nulla di buono di ciò che essa rappresenta: in termini di sanità, in termini economici (vale 1,4% del PIL nazionale), in termini occupazionali (11.000 dipendenti diretti), in termini di competitività del settore (le acciaierie per nazioni altamente industrializzate sono come la farina per fare il pane) e in termini di sicurezza sociale e ambientale.
Una complessità tale che necessità l’adozione di strumenti straordinari e “non convenzionali”.
Così come Draghi si inventò il “bazooka” finanziario per opporsi agli attacchi speculativi della finanza internazionale, altrettanto il Governo italiano deve mettere in campo, temporaneamente e in via eccezionale, strumenti adeguati alla soluzione del caso.
Ecco quindi che la falsa moralità di chi aborre lo scudo penale per gli amministratori privati è il più grande alleato dei concorrenti del settore e di chi sta orchestrando per de-industrializzare quella potenza economica che nel 1991 era al quarto posto mondiale (con il “difetto” di una inflazione al 6,5% da tenere sotto controllo) , e che nonostante i quasi 12 anni di crisi economica è ancora ancorata alla 9° posizione grazie alla determinazione dei suoi piccoli imprenditori, non certo alle agevolazioni dell’UE e dei suoi burattini nazionali.
A differenza di Alitalia, nel caso dell’acciaieria, si era trovato chi fosse disposto a fare il più grande investimento mai realizzato al sud buttando sul piatto 4,5 miliardi di euro e i nostri bravi politici han ben pensato di mettere in mano degli investitori, invece di un passpartout, una giustificazione per uscire da una impresa ardua e altamente a rischio, cancellando, dalla sera alla mattina, l’elmetto protettivo dello scudo penale, quello stesso che era in capo ai commissari governativi.
Così oggi siamo a rischio di occupazione per 11.000 dipendenti e un indotto che è almeno di pari dimensioni con il rischio che in caso di spegnimento dei forni la loro riaccensione costerebbe centinaia di milioni di euro e i problemi attuali genererebbero un effetto domino di misura incalcolabile. Tutto ciò a causa di Don Chisciotte, Paperinik e di tutti gli altri personaggi dei fumetti che stanno governando l’Italia in questo tragico periodo storico.
Risulta perciò inascoltabile l’affermazione, ovviamente di principio, del ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, prima del vertice a Palazzo Chigi tra governo e ArcelorMittal sull’ex Ilva di Taranto il quale a fronte di una emergenza pone un problema generale anziché straordinario:
“È improprio parlare di scudo e di immunità. Noi stiamo ragionando su una norma generale e astratta, che superi il vaglio di costituzionalità e che sancisca un principio semplice: chi inquina paga ma chi deve attuare un piano ambientale non può rispondere per colpe altrui o del passato”.
Dalla crisi economica, siam passati, a lungo andare, a una crisi sociale e etica, per sprofondare nella più buia zona della falsa moralità, ben peggio e più contagiosa delle fake news.
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Editoriale: - Ex ILVA: perché lo scudo penale vale solo per gli uomini di governo. - Lattiero caseario. Burro di nuovo stabile, crema in leggero ribasso - Cereali e dintorni. Alcune anticipazioni della Reuters sui dati USDA. - “La Plastic Tax scarica su imprese e lavoratori il costo della sostenibilità ambientale - Come si crea e si distribuisce il valore nella filiera del food. - Agrievolution 2019: colture specializzate, il futuro è loro-
SOMMARIO Anno 18 - n° 45 10 novembre 2019
1.1 editoriale
Ex ILVA: perché lo scudo penale vale solo per gli uomini di governo.
2.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Burro di nuovo stabile, crema in leggero ribasso
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. I mercati restano in attesa.
5.1 cereali e dintorni tendenze.
6.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Alcune anticipazioni della Reuters sui dati USDA. .
7.1 ambiente bonifica “La Plastic Tax scarica su imprese e lavoratori il costo della sostenibilità ambientale”
7.2 food economia Come si crea e si distribuisce il valore nella filiera del food.
8.1 agricoltura e DEF L'agricoltura torna protagonista. 600 milioni di euro per l'agricoltura nella Legge di Bilancio 2020-2022
8.2 benessere e salute BIOESSERE: due giorni di benessere in tutte le sue forme
9.1 latte Parmigiano reggiano Prezzo "a riferimento" del latte industriale - II quadrimestre 2018.
10.1 meccanica specializzate Agrievolution 2019: colture specializzate, il futuro è loro
12.1promozioni “vino” e partners
13.1 promozioni “birra” e partners
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Presentato il rapporto di The European House – Ambrosetti. Nella ripartizione degli utili la quota maggiore va all’Industria. La dichiarazione congiunta delle associazioni della Grande Distribuzione.
(Roma, 5 novembre 2019) – Quali sono i veri rapporti all’interno della filiera agroalimentare italiana tra Agricoltura, Industria, Intermediazione, Distribuzione e Ristorazione? The European House – Ambrosetti ha presentato ieri il rapporto “La creazione di valore lungo la filiera agroalimentare estesa in Italia” nel corso di una conferenza stampa realizzata con Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad e in collaborazione con ADM – Associazione Distribuzione Moderna. Il rapporto analizza la ripartizione degli utili tra tutti gli attori della filiera ed evidenzia come la quota della Distribuzione sia poco più di un quarto di quella dell’Industria di trasformazione e quella dell’Agricoltura sia poco meno della metà.
“La filiera agroalimentare estesa (Agricoltura, Industria di Trasformazione, Intermediazione, Distribuzione e Ristorazione) è il 1˚ settore economico del Paese – dichiara Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti - Genera un fatturato totale di 538,2 miliardi di Euro (pari alla somma del PIL di Norvegia e Danimarca), un Valore Aggiunto di 119,1 miliardi di Euro (4,3 volte le filiere estese automotive e arredo e 3,8 volte la filiera dell’abbigliamento estesa) e sostiene 3,6 milioni di occupati (pari al 18% del totale degli occupati in Italia), con 2,1 milioni di imprese.”
Partendo dai consumi alimentari, il rapporto ricostruisce l’utile di filiera: ogni 100 Euro di consumi alimentari degli italiani, il 32,8% remunera i fornitori di logistica, packaging e utenze, il 31,6% il personale della filiera, il 19,9% le casse dello Stato, l’8,3% i fornitori di macchinari e immobili, l’1,2% le banche, l’1,1% le importazioni nette e solo il 5,1% gli operatori di tutta la filiera agroalimentare estesa.
I 5,1 euro di utile per ogni 100 euro di consumi alimentari si ripartiscono nelle seguenti proporzioni: l’Industria di trasformazione alimentare ottiene la quota maggiore, pari al 43,1%; il 19,6% va all’Intermediazione (grossisti e intermediari in ambito di agricoltura, industria e commercio); il 17,7% all’Agricoltura; l’11,8% alla Distribuzione e il 7,8% alla Ristorazione.
Il dato relativo alla Distribuzione smentisce le fake news sull’argomento, tanto più se si considera che il trend degli ultimi 6 anni vede la quota di utile di filiera della Distribuzione ridursi del 9,9%, al contrario della quota dell’Industria che cresce del + 4,9%.
Il rapporto, infine, sottolinea anche che, all’interno dell’Industria di trasformazione alimentare, la ripartizione dell’utile è altamente concentrata: le aziende leader con una quota di mercato superiore al 40% nei propri mercati di riferimento (57 aziende su 56.757) catturano il 31,1% dell’utile di tutta l’Industria alimentare e il 13,4% dell’utile dell’intera filiera.
Le associazioni della Grande Distribuzione (Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad, ADM – Associazione Distribuzione Moderna) hanno partecipato unitariamente alla conferenza stampa con i loro leader: Claudio Gradara, Presidente di Federdistribuzione; Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia; Francesco Pugliese, Amministratore Delegato di Conad; Giorgio Santambrogio, Presidente di ADM. E hanno rilasciato una dichiarazione comune, seguendo una prassi inconsueta, a dimostrazione della determinazione di voler offrire un quadro veritiero sulla Distribuzione: “L’analisi di The European House – Ambrosetti pone in luce una situazione inequivocabile: la filiera agroalimentare in Italia produce poco utile per i suoi azionisti diretti e la ripartizione di questo utile è dominata dall’Industria di Trasformazione, con una quota in crescita significativa negli ultimi 6 anni e un estremo livello di concentrazione, considerando che solo 57 grandi imprese industriali, in gran parte multinazionali, assorbono un utile complessivo superiore a quello dell’intera Distribuzione.
Un quadro di squilibrio che dura da anni e che si è accentuato nel tempo, lasciando alle altre componenti della filiera la ripartizione di un utile sempre minore. La quota di utile ottenuta dalla Distribuzione è infatti poco più di un quarto di quella dell’Industria ed è in diminuzione, come lo è anche quella dell’agricoltura. Il fatto che solo l’1 per mille delle imprese industriali assorba un utile di filiera così elevato pone un serio problema di equilibrio: questi pochi gruppi si pongono di fronte alle altre componenti di filiera, a monte e a valle, in una posizione di grande forza, capace di superare ogni confronto e di imporre le proprie condizioni in tutte le forme di negoziazione e trattativa”.
“Questo studio – prosegue la dichiarazione delle associazioni della Grande Distribuzione - offre dunque chiarezza e accende la luce su una realtà spesso dominata da informazioni distorte che però rischiano di guidare scelte importanti che possono influenzare gli assetti competitivi e strategici e i pesi tra i diversi operatori”.
La dichiarazione delle quattro associazioni della Grande Distribuzione si conclude con un appello alle istituzioni ed al mondo politico:
“La filiera agroalimentare italiana è un patrimonio che dobbiamo coltivare e sviluppare, non solo per il valore che ha di per sé ma anche per la sua capacità di attivare indotto e crescita dei territori. E’ necessario che il mondo delle istituzioni favorisca questa dinamica positiva, creando le condizioni per ridare slancio ai consumi e agli investimenti delle imprese, ponendo in questo modo le basi per aumentare il valore complessivo creato nella filiera. Occorrono decisioni che partano da un’analisi corretta e oggettiva della situazione e che favoriscano la collaborazione tra tutti gli stakeholders coinvolti, pubblici e privati, contribuendo così ad aumentare la capacità complessiva della filiera agroalimentare di produrre sviluppo per sé e per l’intera collettività, rendendola in questo modo ancor più protagonista della ripresa del Paese”.
Nota: Il rapporto di The European House – Ambrosetti è disponibile alla stampa in forma di abstract. Per analizzare il valore generato dalla filiera agroalimentare estesa, The European House – Ambrosetti ha ricostruito una base dati estensiva: sono stati analizzati circa 90.000 bilanci di imprese su un orizzonte temporale di 7 anni per 40 Key Performance Indicator, per un totale di 25 milioni di osservazioni.
“La Plastic Tax scarica su imprese e lavoratori il costo della sostenibilità ambientale”. Il presidente di Confcooperative ER Francesco Milza chiede al Governo un ripensamento
Bologna, 4 novembre 2019 – “Non c’è sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica: è bene che le Istituzioni a tutti i livelli lo comprendano, altrimenti si continuano a lanciare proclami che non trovano concretezza. Aggiungere una nuova tassa per le imprese sull’utilizzo della plastica negli imballaggi non risolve il problema ma scarica i costi della riduzione dell’impatto ambientale esclusivamente su aziende, lavoratori e consumatori”.
Così Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna, commenta l’introduzione della Plastic Tax nella prossima Legge di Bilancio a cui sta lavorando il Governo.
“Le nostre imprese hanno bisogno di essere accompagnate per un periodo congruo e con apposite misure verso un processo di riconversione industriale per diminuire l’utilizzo della plastica nelle loro produzioni – aggiunge Milza –, ma questo obiettivo non può essere perseguito improvvisando una nuova tassa. Invece di premiare e valorizzare quelle aziende che stanno riducendo il ricorso alla plastica e scelgono di utilizzare i materiali riciclati per il packaging dei loro prodotti, e invece di sostenere la filiera industriale del riciclo oggi più che mai in difficoltà dopo il blocco delle importazioni dalla Cina, con l’introduzione della Plastic Tax il Governo rischia di arrecare danni al sistema produttivo, senza portare benefici ambientali”.
“Confidiamo – conclude il presidente di Confcooperative Emilia Romagna, organizzazione che rappresenta 1.600 cooperative con 230.000 soci e oltre 80.000 occupati – in un ripensamento da parte del Governo, auspicando un orientamento verso percorsi di incentivazione per le imprese che favoriscano un minore ricorso alla plastica. Dal canto nostro, in linea con le iniziative portate avanti da Confcooperative nazionale per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030, dal prossimo 6 novembre elimineremo tutte le bottiglie di plastica dai nostri uffici”.
Siamo alle solite. Gli squadroni antifascisti e antirazzisti son tornati in campo dopo la sonora sconfitta umbra, come se fossero gli unici tenutari della verità e della libertà di parola e di espressione.
di Lamberto Colla Parma 3 novembre 2019 -
L’elegante pochette a 5 punte di Giuseppe Conte non è stata sufficiente a mascherare l’incomprensibile caduta di stile del premier, all’indomani della batosta elettorale umbra.
Vero che essere stato immortalato gaudente con altri 4 leader della compagine di Governo, assente il solo volpone di Matteo Renzi, alla vigilia delle elezioni e poi uscire sconfitti con un distacco abissale dal nemico numero 1 è certamente cosa difficile da digerire.
Nemmeno un sentimento di pena verso una regione profondamente ferita dal terremoto è riuscito a avere il sopravvento sull’orgoglio personale.
“Il Bel Tacer non fu mai scritto”
Ma quello che balza agli occhi è che l’affermazione riguardante la poca consistenza della regione umbra, paragonata alla provincia di Lecce (con una sola affermazione Conte è riuscito a fare imbufalire umbri e leccesi), è stata pronunciata da chi non è stato eletto dal popolo, infatti non è parlamentare, e ha ricevuto la benedizione di soli 90.000 affiliati alla Piattaforma Rousseau.
Tutto questo è solo l’inizio. La campagna di insulti e di sgangherate accuse di fascismo, antisemitismo e razzismo saranno il leitmotive della politica e dell’antipolitica dei prossimi mesi e forse dei prossimi anni, almeno sino a quando si tornerà a votare, dopodiché torneranno a armarsi le magistrature alimentando un loop infinto di “non governo” del paese.
L’avvio della campagna elettorale per le votazioni regionali in Emilia Romagna è stato il primo test.
A Parma, alla immensa folla che ha riempito il centro storico per l’arrivo di Matteo Salvini si è contrapposta la lettura, totalmente distorta, dei leader locali di sinistra i quali, probabilmente accordati sulle dichiarazioni, hanno tentato di far credere che la “piazza” era colma di gente seduta al bar in occasione della vigilia della festività degli ognissanti (peccato che le immagini fossero eloquenti) e lo speaker accusato di frottole e di non conoscere la regione e quindi di “parlare allo pancia della gente”.
Chissà quale delitto sia parlare alla pancia della gente, solleticare l’attenzione di chi ascolta parlando dei loro problemi e promettendo di risolverli.
Salvini fa quello che fanno tutti i leader di partito con l’unica differenza che lo sa fare molto meglio.
Attenzione che il giudizio appena espresso è limitato alla dialettica elettorale e non alla messa in opera delle promesse elettorali, per loro natura “politica”, e ogni volta “impossibili da realizzare per colpa dei governi precedenti”.
Quindi, senza dover necessariamente essere dei patentati veggenti assisteremo ben presto ad armarsi gli squadroni di sinistra, mettere a ferro e fuoco le città, lanciati a spron battuto dai loro idoli parlamentari, che ogni tre per due daranno del fascista, del razzista, dell’antisemita e chi più ne ha più ne metta, a chiunque non sarà d’accordo con le loro “verità assolute”.
Il fascismo antifascista è quindi pronto a scendere in campo contro i nemici fascisti, razzisti e antisemiti
Una prima avvisaglia si è potuta registrare a Parma con l’elegante striscione che contava i “49 milioni di vaffanculo” destinati all’ex Ministro dell’interno.
Ma il peggio non tarderà a arrivare. Abbiamo visto quello che è accaduto in febbraio del 2018 quando tra Macerata, Piacenza e Modena, si è assistito al peggio che si potesse udire e vedere, senza che i leader della sinistra muovessero un dito per frenare i facinorosi o si dissociassero dai cori ignobili contro i martiri delle “Foibe”.
Mentre i condottieri rivoluzionari e radical chic, dal loro rifugio di Capalbio, lanceranno i loro armigeri (spesso figli di papà) all’assalto dei “fasci” fantasma (In guerra un nemico bisogna averlo e se non c’è occorre inventarlo), nessuno penserà a governare l’Italia, tanto ormai la linea con Bruxelles è connessa e non ci sarà più la necessità di pensare, qui si potrà liberamente combattere per le poltrone che conteranno sempre meno ma regaleranno un reddito migliore di quello di cittadinanza.
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Editoriale: - Umbri: pochi e per di più fasci-leghisti. -Lattiero caseario. Latte in leggera flessione, formaggi in caduta libera - Cereali, Mercati alla ricerca di fattori esterni. - Alimentare, Fatturato aumentato più nel Mezzogiorno che nel resto del Paese - Prezzo "a riferimento" del latte industriale - II quadrimestre 2018.-
SOMMARIO Anno 18 - n° 44 3 novembre 2019
1.1 editoriale
Umbri: pochi e per di più fasci-leghisti.
2.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Latte in leggera flessione, formaggi in caduta libera
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Mercati alla ricerca di fattori esterni.
5.1 cereali e dintorni tendenze.
6.1 ambiente bonifica Consorzio della Bonifica Parmense: terminati i lavori di regimazione della strada Sarignana-Rusino
6.2 vegan day - le top ten Ecco la Top 10 delle città più vegan friendly d’Italia
7.1 ambiente e eventi Coopservice a Ecomondo: uniti per un mondo migliore
7.2 alimentare su e export Alimentare, Fatturato aumentato più nel Mezzogiorno che nel resto del Paese
9.1 latte Parmigiano reggiano Prezzo "a riferimento" del latte industriale - II quadrimestre 2018.
10.1promozioni “vino” e partners
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Da luglio a settembre saldo positivo (+130 unita’) per le imprese reggiane
Si è chiuso in positivo (+130 unità) il saldo fra le imprese nate in provincia di Reggio Emilia nel trimestre luglio-settembre 2019 e quelle che, al contrario, nello stesso periodo hanno cessato l'attività.
Quello registrato nel terzo trimestre 2019 è il valore più elevato degli analoghi periodi degli ultimi anni. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio, infatti, si deve ritornare al terzo trimestre del 2011 per trovare un saldo positivo più consistente, che a quella data ammontava a 236 unità.
Al 30 settembre di quest’anno il totale delle imprese presenti nel Registro dell’Ente camerale reggiano si è portato a 54.219 unità, grazie ad una crescita dello 0,2% derivante da 650 nuove aperture e 520 cessazioni d’attività.
I dati relativi alla nati-mortalità delle imprese evidenziano andamenti in aumento per la maggior parte dei settori. La crescita è trainata in modo particolare dal terziario e, in primo luogo, dalle attività di supporto alle imprese che sono salite a 10.125 unità (+38 imprese in tre mesi, pari ad una crescita dello 0,4%).
Segnali di crescita giungono dalle attività professionali, scientifiche e tecniche che, con un incremento dello 0,7%, hanno raggiunto le 1.984 unità: il comparto comprende diverse funzioni di supporto alle imprese come la direzione aziendale e di consulenza gestionale o la ricerca scientifica e sviluppo. In aumento anche i servizi di noleggio e delle agenzie di viaggio (+0,7%) e le attività immobiliari (+0,5%).
Di segno positivo anche il trend registrato dalle attività di alloggio e ristorazione che, a fine settembre 2019, sono salite a 3.298 aziende (+0,2%), 3.115 svolgono servizi di ristorazione e 183 di alloggio. In lieve rialzo anche il numero delle aziende che svolgono altre attività di servizio rivolto alle persone che, con un incremento dello 0,2%, hanno raggiunto le 3.283 imprese dalle 3.277 del giugno 2019.
Relativamente al settore delle costruzioni, in provincia di Reggio Emilia le imprese sono passate, in tre mesi, da 11.578 a 11.618, (+0,3%).
A fronte di attività che supportano il consolidarsi della struttura economica provinciale, altre si posizionano in campo negativo. E’ il caso delle attività manifatturiere, che in tre mesi hanno perso 22 imprese (-0,3%) scendendo a 7.397 unità, o quelle del settore primario (anche in questo caso 22 imprese in meno), o del comparto “trasporti e magazzinaggio” (-14 aziende pari al -1%).
Relativamente alla forma giuridica, prosegue l’aumento delle società di capitale, che attualmente hanno raggiunto 13.692 unità (+92 rispetto al trimestre precedente) e rappresentano un quarto delle imprese totali.
Continuano comunque a rimanere prevalenti le ditte individuali che, nel terzo trimestre 2019 sono cresciute di 33 unità raggiungendo le 28.233 imprese, il 52,1% del totale. In flessione le società di persone (-26 unità) e le “altre forme” (-0,3%).
Il termine Forex indica, in inglese, scambio di valuta estera Foreign exchange market.
Si tratta del mercato valutario, dal momento che ogni valuta è un asset finanziario che si può scambiare con altre valute o con altri beni a tassi variabili e non fissi.
A differenza di molti altri asset finanziari, le valute del Forex sono scambiate sempre a coppie. Se si compra una valuta bisogna dare necessariamente in cambio un’altra valuta. Per questo motivo si parla di coppie di valute o di cross valutari.
Per fare un esempio più specifico prendiamo il cambio euro dollaro, espresso con EUR/USD. Esso sta ad indicare la negoziazione fra euro e dollari, in questo caso quanti dollari ci vogliono per acquistare 1 euro. Il risultato è una vera e propria divisione.
Il forex trading dà semplicemente la possibilità di fare operazioni speculative o di copertura del rischio sul mercato delle valute ed è uno strumento finanziario simile ai molti a disposizione di chi pratica il trading: azioni, indici, obbligazioni, CFD, materie prime. Se vuoi approfondire questa materia puoi consultare www.tradingonlineforex.com
Sul Forex si possono fare compravendite nello stesso identico modo senza differenze sostanziali ma con alcune particolarità che vedremo di seguito.
Nel mondo del trading il Forex è stato come una rivoluzione e molti si sono cimentati, a volte rischiando somme ingenti. Infatti come in ogni nuova cosa che cresce in modo veloce possono esserci delle truffe: bastano un po’ di buon senso e un minimo di impegno nella selezione del broker a cui affidarsi per la fruizione del servizio per evitare fregature che sono sì dietro l’angolo ma che possono essere certamente evitate.
Noi consigliamo sempre di aprire un conto demo, cioè di prova, per non rischiare di perdere soldi reale. Questo consente di provare concretamente i servizi di ogni broker e di conoscere personalmente il team (per esempio l’assistenza clienti) per valutare a fondo un broker prima di aprire un conto reale.
Ormai in rete si trovano piattaforme sicure che forniscono chiare informazioni e, specialmente nel nostro Paese, vi sono degli organi di vigilanza che tutelano e danno chiare informazioni gli utenti inesperti.
Ogni aspirante trader deve cercare di valutare più broker e di affidarsi infine a quello che offre le migliori condizioni in relazione al proprio stile di trading rispetto a quelli che offrono bonus particolarmente generosi.
Bisogna infine ricordare che il trading, specie nel mercato Forex e CFD che offrono alti incentivi finanziari, i rischi fino all’azzeramento del capitale investito sono concreti: è bene fare quindi molto pratica in demo prima di passare a un conto reale.
Il Forex, per rispondere in maniera inequivocabile non è una truffa in se e per se, è un settore in cui vi è un alto rischio di perdite così come alti guadagni. Starà a noi muoversi con le dovute tutele per non incorrere in broker che ci promettono facili guadagni.
Editoriale: - Manette per gli evasori e permessi premio per gli ergastolani - Lattiero caseario. Crema e panna ok, formaggi sempre in ribasso - Cereali e dintorni. Mercati instabili. - Attenzione all’acquisto di integratori via internet, allerta per "Pura caffeina New Pharma Nutrition", prodotto altamente tossico -
1.1 editoriale - Manette per gli evasori e permessi premio per gli ergastolani
2.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Crema e panna ok, formaggi sempre in ribasso
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercati instabili.
5.1 cereali e dintorni tendenze.
6.1 sicurezza alimentare Attenzione all’acquisto di integratori via internet, allerta per "Pura caffeina New Pharma Nutrition", prodotto altamente tossico
6.2 cooperazione e futuro “100 anni di cooperazione verso i prossimi scenari”
7.1 eventi formaggio World Cheese Awards: è Il Parmigiano Reggiano il formaggio più premiato al mondo
7.2 ambiente e educazione A scuola con la Bonifica parmense: i progetti formativi portano in classe la cultura della gestione delle acque
9.1 ambiente e PO Le Mappe di Pericolosità e Rischio. Tra nuove conoscenze e nuove incertezze
10.1promozioni “vino” e partners
11.1 promozioni “birra” e partners
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Editoriale: - In attesa del ritorno degli statisti, dobbiamo accontentarci di pessimi ragionieri. - Lattiero caseario. Crema e panna stabili, formaggi in ribasso - Cereali e dintorni. La tregua dei dazi USA Cina. - Dazi USA, il 25% sarà a carico del Parmigiano Reggiano - Modena Champagne Experience cresce: +15% di presenze -
SOMMARIO Anno 18 - n° 42 20 ottobre 2019
1.1 editoriale
In attesa del ritorno degli statisti, dobbiamo accontentarci di pessimi ragionieri.
2.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Crema e panna stabili, formaggi in ribasso
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. La tregua dei dazi USA Cina.
5.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 parmigiano reggiano Dazi USA, il 25% sarà a carico del Parmigiano Reggiano
7.2 Champagne "Difficile innovare, complicato replicarsi , arduo migliorarsi.”
8.1 eventi champagne Modena Champagne Experience cresce: +15% di presenze
8.2 Parmigiano Reggiano Consorzio Parmigiano Reggiano: l’assemblea conferma che il mercato è in equilibrio.
11.1promozioni “vino” e partners
12.1 promozioni “birra” e partners
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26-11-2024 Salute e Benessere
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30-09-2024 Salute e Benessere
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28-08-2024 Formazione
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19-08-2024 Salute e Benessere
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Pellegrino, 3 luglio 2024&nb... Leggi tutto
05-07-2024 Energie Rinnovabili
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24-06-2024 Salute e Benessere
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24-05-2024 Eventi
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Di Mita Valerio Roma, 15 marzo... Leggi tutto
19-03-2024 Salute e Benessere
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13-11-2016 Vendita immobili
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13-11-2017 Vendita immobili
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19-07-2016 Vendita immobili
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