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Mercoledì, 25 Giugno 2014 08:46

Inarrestabile Latte Spot

Non si arresta l'ondata di ribasso delle due principali DOP. Prosegue la fase ascendente del Latte Spot. Ancora stazionari i listini di zangolato e burro, mentre risulta in recupero la crema di latte.

di Virgilio Parma - 25 giugno 2014

Ancora una settimana contraddistinta dalla ripresa delle quotazioni latte spot. +7,79% l'incremento registrato a Verona lo scorso 16 giugno e un ulteriore +3,61% lunedi 23 giugno tanto da riposizionare la quotazione tra 43,82 e 44,85 €/100 kg di latte. In questo squarcio di giugno si è assistito a un recupero del prezzo medio sul mese precedente del 10,07% per quanto riguarda il latte nazionale e di ben il 19,40% relativamente al latte proveniente da Germania e Austria. Il buon andamento del latte spot non ha ancora coinvolto le materie grasse. Per il momento, in questa 25esima settimana, solo le creme (40% mg) hanno manifestato qualche segnale di rialzo mentre il burro e lo zangolato stanno ancora a guardare. Un primo segnale di rimbalzo l'hanno registrato il Burro CEE e il Burro da centrifuga recuperando 5 centesimi alla borsa di Milano il 23/6 consentendo di raggiungere quota 3,25 e 3,45€/Kg. rispettivamente.

Non sembra arrestarsi l'ondata dei ribassi che ha coinvolto il mercato dei due grana a denominazione. In attesa di valutare le ripercussioni connesse allo scandalo delle aflatossine, venuto alla luce a Parma nei giorni scorsi (13 caseifici, 63 persone indagate delle quali 4 in regime di restrizione), la 25esima settimana conferma la tendenza al ribasso dei listini del Parmigiano Reggiano. Il "principe dei formaggi" ha infatti registrato una perdita di 10 centesimi relativamente al "fresco" sia sulla piazza di parma (7,85-8,20€/kg) sia alla borsa di Milano (7,95-8,25€/kg lunedì 23/6). Mentre il 24 mesi di stagionatura a parma non ha subito variazioni (9,35-9,70€/kg) a milano ha ceduto altri 5 centesimi collocandosi tra 9,75 e 10,50€/kg.
Più contenute le perdite di valore del Grana Padano DOP .
Solo alla borsa di mantova i listini si sono contratti di 5 centesimi fissando il prezzo del 10 mesi a € 6,65-6,90/kg e del 14-16 mesi all'interno della forbice compresa tra € 7,45 e 7,75€/kg. Invariati invece i listini per entrambe le stagionature sulla piazza milanese.
Un'altra "tegola" sul mercato dei "grana" di tradizione potrebbe cadere dall'FDA americana, la potente organizzazione destinata al controllo igienico sanitario degli alimenti, a seguito della osservazione riguardo la condizione igienica di prodotti stagionati su assi di legno. Al momento nessuna "barriera" amministrativa è stata introdotta e l'export verso gli USA non è compromesso. Per ora si tratta solo di un monito ma un invito a aprire un confronto su questo tema. Il sospetto è che possa esistere un nesso casualità con la più ampia trattativa in corso tra USA e UE sul libero scambio, il TTIP (Transatlantic trade and investment partnership), che stenta a concludersi e già sospeso più volte per ragioni politiche ma che invece sta molto a cuore alla amministrazione Obama.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Protagonisti regionali a confronto al Meeting Italo-Tedesco "Verso una piattaforma meccanica europea", promosso da Confindustria Emilia-Romagna insieme con l'Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia. Un percorso di approfondimento su uno dei pilastri portanti dell'economia dei due Paesi: l'industria meccanica.

Parma, 24 giugno 2014 -

Si è svolto oggi a Bologna il Meeting Italo-Tedesco "Verso una piattaforma meccanica europea", promosso da Confindustria Emilia-Romagna insieme con l'Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia. Confindustria e BDI, l'organizzazione delle imprese tedesche, si incontrano da alcuni anni a Bolzano per discutere problemi e prospettive dell'industria nei rispettivi Stati, che rappresentano i due più importanti paesi industriali europei. In questo quadro, grazie alla disponibilità dell'Ambasciata di Germania in Italia, è emersa l'opportunità di avviare un percorso di approfondimento su uno dei pilastri portanti dell'economia dei due Paesi: l'industria meccanica. Il Meeting è stato organizzato con la collaborazione di UniCredit ed Alma Graduate School, la business school dell'Università di Bologna, e il contributo di BRT.

"Abbiamo scelto di organizzare questo incontro in Emilia‐Romagna, cuore dell'industria meccanica italiana – dichiara Maurizio Marchesini, Presidente di Confindustria Emilia-Romagna – perché le relazioni produttive e commerciali tra la Germania e la nostra regione rappresentano un ricchissimo interscambio di competenze e know how industriale, di cui abbiamo quotidiana conferma. Oggi abbiamo fatto un primo passo per avviare un confronto che ci consenta di mettere a fuoco esigenze e temi comuni, opportunità di collaborazione e proposte specifiche per stimolare politiche industriali più efficaci, a partire da quelle dell'Unione Europea. Penso ad esempio ai temi collegati al cambiamento tecnologico che già oggi sono realtà, come la manifattura additiva, l'Industria 4.0 e l'impatto che la digitalizzazione dell'industria avrà sui prodotti e sui processi produttivi, all'evoluzione globale dei mercati e delle filiere produttive, alle politiche per la formazione e lo sviluppo delle risorse umane e nuovi e diversi modelli di finanziamento delle imprese. Attorno al tavolo – conclude il Presidente regionale degli industriali – abbiamo avuto alcune delle più importanti imprese della nostra regione che operano nella manifattura meccanica ed hanno da tempo una presenza produttiva e commerciale in Germania, ed alcuni "testimonial privilegiati" dell'industria tedesca con interessi diretti in Italia."

Nel corso del 2013 il sistema regionale Confindustria ha avviato, con il supporto della Regione, un progetto di cooperazione tra imprese emiliano-romagnole e imprese tedesche in cui sono state coinvolte già 45 PMI italiane ed oltre 200 controparti tedesche. In questi mesi sono state organizzate 8 missioni imprenditoriali in Germania al fianco di imprese dell'Emilia-Romagna. Le aziende con sede in Emilia-Romagna partecipate o controllate da imprese tedesche sono oltre 140, e più di 260 quelle della nostra regione con unità produttive, commerciali o partecipazioni in Germania.

"Germania e Italia sono per tradizione il motore industriale dell'eurozona – afferma l'Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia, Reinhard Schaefers – Assieme in quest'area realizziamo il 45% del PIL. La prima sfida è il mantenimento, l'adeguamento ed eventualmente il ripristino delle capacità industriale nei nostri Paesi e in tutta l'Europa. Noi tedeschi e italiani, che viviamo in Paesi classicamente industrializzati, sappiamo già da tempo quali sono i vantaggi della nostra industria. In Germania l'industria contribuisce per il 22,4% alla creazione di valore aggiunto in termini lordi, in Italia questo valore, nonostante il calo già menzionato, si attesta ancora al 15,6%. Dobbiamo quindi parlare di re-industrializzazione come parte integrante degli sforzi per superare la crisi economica in Europa".

"Parte dalla conoscenza e dal confronto diretti il percorso di sviluppo che Unicredit vuole sostenere – spiega Giampiero Bergami, Regional Manager Centro Nord UniCredit – Per questo abbiamo deciso
di affiancare in concreto Confindustria Emilia-Romagna nella realizzazione del Meeting Italo-Tedesco che oggi porta a Bologna alcuni importanti esponenti del settore meccanico nostrano e tedesco, rappresentanti istituzionali, nostri esperti ed economisti. Per sviluppare strategie di crescita sostenibili riteniamo che sia determinante per le imprese del territorio percorrere la strada dell'internazionalizzazione. UniCredit, che è un grande Gruppo internazionale ma con profonde radici sul territorio, è in grado di garantire un enorme supporto operativo, grazie ad una capillare presenza all'estero – in Germania, ad esempio, con 848 filiali di Hvb – che ci permette di seguire le imprese italiane nei diversi aspetti dell'avvio e dello sviluppo di business di successo oltre confine".

"In rappresentanza di BDI – dichiara Matthias Kraemer – ritengo che l'iniziativa di Confindustria offra un'opportunità alle piccole e medie imprese di scambiare punti di vista e prospettive sulla sfida di un'Unione Europea integrata".

"L'iniziativa di oggi si tiene nell'ambito del percorso avviato da Confindustria e BDI a Bolzano dal 2011 - aggiunge Alberto Baban, Vice Presidente Confindustria e Presidente Piccola Industria - per un confronto operativo fra le rappresentanze imprenditoriali delle due maggiori economie manifatturiere d'Europa. Da queste iniziative può svilupparsi un percorso comune di proposte forti e condivise per porre al centro della politica comunitaria un industrial compact che porti verso un deciso recupero della crescita e dell'occupazione. Qui in Emilia-Romagna abbiamo voluto dimostrare che già esiste una piattaforma produttiva industriale che unisce i due Paesi in un unico ecosistema di business, che prescinde dai confini nazionali e richiede un approccio unitario di politica industriale. Sono certo che il 9 e 10 ottobre prossimi a Bolzano, con la presenza di Angela Merkel e di Matteo Renzi, si scriverà un importante capitolo nella storia economica europea e il semestre italiano potrà essere effettivamente il semestre della riscossa industriale".

"L'incontro di oggi – spiega il dean di Alma Graduate School Massimo Bergami - conferma ancora una volta come il nostro territorio sia un luogo di eccellenza industriale con una forte proiezione internazionale. Una caratteristica che si integra con l'eccellenza accademica, creando un ciclo virtuoso tra il mondo della formazione e quello della produzione. Qui lavoriamo da tempo a stretto contatto con le imprese del territorio, di cui molte di medie dimensioni nel settore meccanico, per sostenere questo processo e formare manager capaci di guidarle con successo nei mercati globali".

In occasione dell'incontro, moderato dal giornalista del Sole 24 Ore Alessandro Merli, è stata illustrata dall'economista Andrea Dossena la ricerca "Scenari economici e settori protagonisti nella meccanica. Struttura, rapporti produttivi e prospettive". Gli ospiti del Meeting, inoltre, hanno avuto l'opportunità di visitare due significative realtà aziendali, Lamborghini Auto e Ducati Motor, che rappresentano un esempio positivo delle possibilità di collaborazione tra Italia e Germania.

(Fonte: ufficio stampa Confindustria Emilia Romagna)

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Indagine congiunturale relativa al primo trimestre 2014 sull'industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo -

Parma, 23 giugno 2014 -

La crisi rallenta. La cautela è d'obbligo, ma dopo nove trimestri consecutivi di segno negativo, e di buio fitto si potrebbe cominciare a intravvedere uno spiraglio di luce.
Nei primi tre mesi del 2014 sono emersi alcuni tenui segnali di miglioramento, sintesi di andamenti settoriali e dimensionali tuttavia divergenti. Il sostegno maggiore è venuto dalla domanda estera, e a beneficiarne sono state le imprese più aperte all'internazionalizzazione, mentre sono proseguite le difficoltà di coloro che hanno come riferimento il mercato interno.
Nel primo trimestre 2014 dunque, produzione, fatturato e ordini sono apparsi in lieve crescita, in controtendenza rispetto al trend negativo dei periodi precedenti.
Sono queste alcune indicazioni che emergono dall'indagine congiunturale relativa al primo trimestre 2014 sull'industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.
La produzione in volume dell'industria in senso stretto dell'Emilia-Romagna è aumentata dello 0,1 per cento rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente (+0,8 per cento in Italia), a fronte del trend negativo dei dodici mesi precedenti (-2,7 per cento). L'evoluzione della industria manifatturiera, comprese le grandi imprese con più di 500 addetti, delinea un andamento produttivo più sostenuto (+0,3 per cento), pure in miglioramento rispetto al trend dei quattro trimestri precedenti.
L'andamento settoriale non è apparso uniforme. La recessione è continuata per le industrie della moda (-2,1 per cento) e del legno e mobilio (-3,1 per cento), ma l'andamento è risultato meno negativo rispetto al trend dei quattro trimestri precedenti. Le industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto, tra le più aperte all'internazionalizzazione, hanno evidenziato un aumento della produzione dell'1,1 per cento. In crescita anche le industrie alimentari (+0,3 per cento),
Il fatturato ha ricalcato quanto registrato per la produzione: è stato registrato un incremento dello 0,2 per cento rispetto all'analogo periodo del 2013 (+1,1 per cento in Italia), che è apparso in contro tendenza rispetto al trend negativo del 2,8 per cento dei quattro trimestri precedenti.
La domanda è apparsa stabile, seppur con andamenti differenziati. Ancora in flessione i consumi interni, mentre crescono gli ordini dall'estero.
Come attestano i dati Istat, nel primo trimestre 2014, le esportazioni industriali emiliano-romagnole, pari a 12.523 milioni di euro, hanno fatto segnare un sensibile incremento (+5,6 per cento) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il dato è determinato dall'accelerazione sui mercati europei e dalla continua e forte crescita sul mercato statunitense. È molto più contenuto l'incremento delle vendite all'estero nazionali (+1,9 per cento).
L'indagine Istat sulle forze di lavoro ha registrato un andamento positivo per l'occupazione dell'industria in senso stretto. Il primo trimestre del 2014 si è chiuso con una crescita dello 0,5 per cento rispetto all'analogo periodo del 2013, che è equivalsa a circa 2.000 addetti. Segno opposto per l'Italia, che ha accusato una diminuzione dello 0,3 per cento pari a circa 16.000 addetti
Per quanto concerne la movimentazione avvenuta nel Registro delle imprese, nel primo trimestre del 2014 il saldo fra iscrizioni e cessazioni dell'industria in senso stretto è risultato negativo per 445 imprese rispetto alle 692 dell'analogo trimestre del 2013.
La consistenza delle imprese attive, pari a fine marzo 2014 a 47.634 unità, è apparsa in diminuzione del 1,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013. Da questa tendenza negativa si è distinto il solo comparto energetico, le cui imprese attive sono aumentate.
"L'indagine conferma alcuni segnali positivi, seppure ancora timidi e a macchia di leopardo sul territorio. – dice il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Maurizio Torreggiani – Il numero delle imprese in sofferenza supera ancora abbondantemente quello delle aziende che iniziano a guardare con maggior fiducia al futuro, le previsioni mostrano come solo nel 2015 l'occupazione arresterà la sua caduta. In questa fase – aggiunge il presidente Torreggiani – è necessario ancora con maggiore forza supportare le imprese con azioni mirate. Il sistema camerale regionale prosegue nel suo impegno su alcuni punti ben definiti: i progetti integrati di internazionalizzazione sui mercati emergenti; l'aggregazione delle imprese attraverso i contratti di rete; la patrimonializzazione dei confidi per facilitare l'accesso al credito delle PMI, infine le azioni per sostenere le start up, non solo nei settori ad alto contenuto innovativo".

"Se vogliamo che il lento recupero dell'economia regionale del primo trimestre diventi vera ripresa – dichiara il presidente di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Marchesini – devono ripartire la domanda interna e gli investimenti: questi sono i fattori fondamentali su cui puntare per dare una scossa reale all'economia e, in prospettiva, all'occupazione".
I segnali positivi non mancano: la crescita della domanda dai principali mercati mondiali, la risalita della fiducia di imprese e famiglie, l'occupazione che sembra essersi stabilizzata, pur restando il più importante elemento di preoccupazione. Le valutazioni generali sugli ordini delle imprese continuano a risultare complessivamente positive, con accenti ulteriormente positivi per gli ordini esteri.
Pur avendo l'Emilia-Romagna il più elevato tasso di occupazione di tutte le grandi regioni italiane, la disoccupazione ha raggiunto nel primo trimestre dell'anno il 9,7%, dato triplicato in poco più di 5 anni.
Le esportazioni si confermano l'unica componente positiva del Pil regionale. Ci sono ancora ampi margini di miglioramento, perché la domanda mondiale in questi anni è cresciuta molto di più dell'export regionale e le stime di crescita del PIL mondiale (OECD) continuano ad essere ampiamente positive + 2,2% nel 2014 e +2,8% nel 2015.
La domanda di beni di investimento e di beni intermedi appare in crescita sia a livello nazionale, sia a livello internazionale. È un dato importante per l'Emilia-Romagna, tenendo conto che su tali tipologie di prodotti si concentra la quota principale del nostro export (circa 30 milardi di euro sui 50 totali). Ciò potrebbe consentire all'Emilia-Romagna di recuperare il differenziale positivo di crescita del PIL rispetto alla media nazionale.
Anche gli ordini interni di beni di investimento appaiono in crescita, pur partendo da livelli molto bassi. "Le nostre imprese, per rafforzare la propria competitività sui mercati, continuano l'impegno ad innovare prodotti e processi – afferma il presidente Marchesini – Lo dimostra anche il successo delle due recenti scadenze della nuova Legge Sabatini, che hanno registrato oltre 3.000 domande di PMI a livello nazionale.
La politica industriale più efficace è quella a favore degli investimenti. Il Governo, ed in particolare il Ministro allo sviluppo economico, danno segnali incoraggianti. Le imprese chiedono strumenti semplici, automatici e strutturali, in grado di stimolare gli investimenti privati. Il recente pacchetto di interventi del Governo a sostegno degli investimenti, della capitalizzazione delle imprese, della diminuzione del costo dell'energia, del sostegno al credito con nuove fonti di finanziamento danno una risposta importante a queste aspettative, e si aggiungono agli effetti positivi della nuova Legge Sabatini. Anche il rafforzamento del Fondo di garanzia è un provvedimento utile per migliorare le condizioni di accesso al credito delle PMI.
Naturalmente – conclude il presidente regionale degli industriali – anche la Regione può fare molto. Ci aspettiamo che la nuova programmazione dei Fondi strutturali europei punti in modo deciso allo sviluppo e agli investimenti produttivi, che generano lavoro e occupazione, evitando eccessi di ottica pubblicistica".

Il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l'analisi del Servizio Studi di Intesa Sanpaolo, è rimasto in calo anche nei primi mesi del 2014, ma l'andamento nel complesso ha smesso di peggiorare. Sebbene un'inversione di tendenza non sia ancora evidente, il punto di minimo del trend – toccato a novembre 2013 – sembra alle spalle. Il complesso dei prestiti a famiglie e imprese della Regione ha segnato una riduzione del 3,6% a marzo 2014 (variazioni stimate su dati Banca d'Italia), in linea con la chiusura del 2013.
L'andamento ha continuato a risentire della debolezza dei prestiti alle imprese (-4,5%), con una contrazione più contenuta rispetto al sistema Italia, come già osservato nei mesi precedenti. In media nel 1° trimestre 2014 la flessione dei prestiti in regione è risultata in linea col trimestre precedente. Accanto ai noti fattori di scarsità della domanda e di elevata rischiosità dei prenditori, anche in Emilia Romagna l'andamento dei prestiti ha risentito altresì della parziale ricomposizione delle fonti di finanziamento delle imprese.
I prestiti alle famiglie consumatrici hanno continuato a registrare una riduzione decisamente più moderata (-1,4%), anch'essa in linea con la media dei mesi finali del 2013. Negli ultimi due trimestri, il calo registrato in Regione è risultato lievemente più evidente della media nazionale (-1,1%) al contrario di quanto osservato in precedenza.
"Il protrarsi della recessione – commenta Adriano Maestri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – continua a pesare sulla qualità del credito. Segni più chiari di ripresa a livello nazionale e locale dovrebbero però raffreddare il ritmo di crescita delle sofferenze e, nel contempo, far tornare positiva la dinamica del credito a imprese e famiglie. Dobbiamo far ripartire l'economia del territorio dell'Emilia-Romagna – continua Maestri – e con le nostre linee di credito siamo pronti a finanziare i progetti delle famiglie e tutti quegli investimenti che rafforzano la competitività delle imprese, in particolare nell'internazionalizzazione, nella ricerca e innovazione, nella crescita patrimoniale e dimensionale."
A livello provinciale per i prestiti alle imprese il quadro resta caratterizzato da notevole fragilità. Tutte le province sono rimaste in negativo, con estremi per Parma e Bologna, che hanno registrato i cali più forti (nell'ordine di -7% a marzo 2014), mentre Piacenza, Ravenna e Forlì-Cesena hanno segnato le flessioni più contenute (intorno al -2,5%). Le altre province hanno registrato cali tra -3% e -5% circa. Anche per i prestiti alle famiglie tutte le province sono risultate in riduzione, molto limitata nel caso di Parma (-0,5%) e Forlì-Cesena (-0,4%). Le altre province si sono posizionate su una riduzione tra -1% e -2%, con un estremo di -2,5% per Ferrara.
L'andamento dei volumi ha continuato a risentire della debolezza della domanda unita alla prudenza dell'offerta alla luce del continuo deterioramento della qualità dei prestiti, pur a ritmi che di recente appaiono lievemente attenuati rispetto ai massimi di questa fase, raggiunti nel corso del 2013. Nella Regione, il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese è salito da metà 2013 oltre il 4% per chiudere l'anno a 4,3%. Il deterioramento della qualità del credito alle imprese ha trainato l'aumento del tasso di decadimento del complesso della clientela bancaria, che si è situato attorno al 3,5% nel secondo semestre 2013 (dato relativo al settore non finanziario dell'Emilia-Romagna). Per le famiglie consumatrici, si osserva una sostanziale tenuta della situazione finanziaria, con un tasso di ingresso in sofferenza dell'1,3% negli ultimi tre trimestri del 2013. In generale, in regione gli indicatori dell'emersione delle nuove sofferenze si sono confermanti leggermente più bassi rispetto alla media nazionale.
In prospettiva, segni più chiari di ripresa dell'economia reale dovrebbero contribuire al progressivo miglioramento delle condizioni del mercato creditizio, già segnalate dalle indagini campionarie che mostrano attese di recupero, pur modesto, della domanda di prestiti da parte delle imprese e delle famiglie.

(Fonte: Unione Regionale Camere di Commercio)

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Il Forum sull'economia organizzato da UniCredit in collaborazione con Confindustria Ceramica accende i riflettori sulla punta di diamante dell'industria italiana del settore. Esperti a confronto per fare il punto sulle esigenze del territorio e individuare nuove strategie di sviluppo -

Modena, 19 giugno 2014 –

Ha una spiccata propensione all'export e vanta un elevato tasso di innovazione. E' il Distretto di Sassuolo, punta di diamante dell'industria ceramica nazionale. Ed è proprio sull'area che abbraccia il cuore della produttività emiliana - partendo dalle province modenesi di Sassuolo e Fiorano, Maranello e Castelvetro, per sconfinare nelle aree reggiane di Scandiano, Casalgrande, Rubiera e Castellarano – che ha acceso i riflettori il Forum Economie organizzato da UniCredit in collaborazione con Confindustria Ceramica che, nella sede di viale Monte Santo a Sassuolo, ha ospitato il Focus dedicato al Distretto.

L'incontro è stato aperto dai saluti di Maurizio Torreggiani, Presidente Camera di Commercio di Modena; Vittorio Borelli, Presidente Confindustria Ceramica; Giampiero Bergami, Regional Manager Centro Nord UniCredit; e Giuseppe Zanardi, Area Manager Modena UniCredit; e ha visto partecipare Franco Furani, Responsabile Polo Crediti Modena-Carpi UniCredit; Graziano Verdi, Presidente e Ceo di Koramic Chemicals & Ceramics e Presidente di Petracer's Holding Srl; Giorgio Romani, Consigliere Delegato di Serenissima CIR Industrie Ceramiche Spa; e Corrado Neri, Presidente di Bayker Italia SpA.

A dare l'incipit al Focus è stata la presentazione di uno studio specifico realizzato da Riccardo Masoero, Responsabile dell'Ufficio Studi Territoriali e Settoriali di UniCredit che ne ha illustrato i principali contenuti: "Nonostante la difficile congiuntura economica e l'intensificarsi della concorrenza internazionale – ha detto Masoero - l'export del distretto si mantiene dal 2010 su un sentiero di crescita sostenuta, seppur su valori ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. Aumenta la presenza nei mercati ad alto potenziale ma esistono ancora ampi margini di penetrazione in molte aree emergenti".

"La forza del distretto di Sassuolo – ha sottolineato Giampiero Bergami, Regional Manager Centro Nord UniCredit - sta nella forte capacità delle imprese che ne fanno parte di crearsi un posizionamento di mercato chiaro e difendibile, seppure in un mercato soggetto ad una forte pressione competitiva internazionale. Per sviluppare strategie di crescita sostenibili riteniamo sia determinante da una parte percorrere la strada dell'internazionalizzazione così da beneficiare delle occasioni offerte dai mercati più dinamici, dall'altra garantire investimenti in processi, tecnologia e innovazione che presidino la leadership di costo. UniCredit, che è un grande Gruppo internazionale ma con profonde radici sul territorio, è in grado di garantire un supporto operativo straordinario, grazie ad una capillare presenza all'estero che ci permette di seguire le imprese italiane nei diversi aspetti dell'avvio e dello sviluppo di business di successo oltre confine".

"Negli ultimi due anni – ricorda Giuseppe Zanardi, Area Manager Modena UniCredit – sono 430 le aziende dell'area modenese e oltre 200 quelle del reggiano che UniCredit ha supportato per lo sviluppo del giro d'affari all'estero. Il nostro Gruppo ricerca le nuove opportunità di business per le piccole e grandi imprese italiane, fornendo servizi che permettano sia di consolidare le posizioni raggiunte nell'export sia di iniziare ad affacciarsi a nuovi mercati esteri, rendendone semplice la conoscenza e operando nei fatti per lo sviluppo degli scambi degli imprenditori italiani oltre confine".

"Il distretto ceramico di Sassuolo – dice Maurizio Torreggiani, presidente della Camera di Commercio di Modena - è uno dei punti di forza del sistema produttivo provinciale, una realtà dinamica caratterizzata da una intensa spinta innovativa e da una spiccata propensione all'internazionalizzazione, come testimonia anche il fatto che oltre la metà del fatturato proviene da esportazioni; è pertanto di vitale importanza il supporto all'accesso al credito per queste imprese che fanno del dinamismo la loro carta vincente".
"L'incessante e continuo processo di innovazione sul prodotto e sulle tecnologie manifatturiere unito al dispiegarsi delle strategie di penetrazione e di stabile presenza sui mercati internazionali – sottolinea Vittorio Borelli, Presidente Confindustria Ceramica - richiedono capacità organizzative ed un adeguato supporto finanziario ai diversi piani di sviluppo. La leadership nel commercio internazionale in valore e la più ampia e strutturata presenza di stabilimenti esteri riconducibili a gruppi ceramici italiani, rispetto a qualsiasi altro competitor estero, rappresentano le migliori condizioni per consentire all'industria ceramica italiana di proseguirei lungo il proprio percorso di sviluppo e crescita".

Qualche dato sul Distretto di Sassuolo

Secondo l'analisi condotta dall'Ufficio Studi Territoriali e Settoriali UniCredit, l'export del Distretto si concentra in particolare nell'Europa occidentale (circa 50%) e su Stati Uniti (circa 10%). Esistono ancora ampi margini di penetrazione in molte aree emergenti (ad esempio, la Cina assorbe solo lo 0,5% dell'export del distretto). Dall'analisi emerge chiaramente la forza del Distretto capace di imporsi sul mercato. A dirlo sono i numeri: tra le prime 100 imprese mondiali del settore, 22 sono italiane, 14 di queste sono localizzate nel distretto. E tra le principali 10 aziende italiane del settore, 8 hanno sede nell'area emiliana esaminata e hanno realizzato nell'ultimo anno il 47% del fatturato conseguito complessivamente dalle 100 imprese italiane più importanti del settore. Negli ultimi 20 anni il numero di realtà produttive del Distretto si è ridotto (anche attraverso fusioni e acquisizioni), ma le dimensioni medie delle aziende sono significativamente cresciute (fatturato medio 47,4 milioni di euro) e nel territorio si segnalano diversi gruppi industriali ben strutturati. Tali caratteristiche sono difficilmente riscontrabili nella maggior parte dei distretti industriali italiani, pur essendo cruciali per poter investire, innovare e crescere all'estero. Per restare sul mercato è fondamentale puntare su un posizionamento competitivo che valorizzi al massimo le caratteristiche del prodotto italiano. Oltre all'eccellenza qualitativa dei prodotti è necessario però il presidio commerciale diretto dei mercati ed il rafforzamento dei servizi di assistenza pre e post-vendita.

I punti di forza del Distretto: Innovazione e filiera compatta

È l'innovazione continua nei materiali, nel design e nelle caratteristiche del prodotto che ha permesso di riposizionare saldamente le produzioni sui segmenti del mercato a maggior valore aggiunto e a minor tasso di concorrenza, allargando la gamma di utilizzo della ceramica (da interno o esterno e non più solo per bagno e cucina).
Tale capacità innovativa si realizza grazie a una filiera locale completa (a monte e a valle della piastrella; dai macchinari, ai collanti, agli additivi) e dotata di una forte capacità di interazione tra gli attori che ne fanno parte, dalle imprese di grandi dimensioni a quelle di nicchia.

E l'internazionalizzazione

Una delle caratteristiche distintive del distretto di Sassuolo, con una quota export sul totale superiore al 70% del fatturato, è l'elevata capacità di penetrazione commerciale dei mercati esteri. Alcuni gruppi industriali hanno effettuato investimenti diretti all'estero, realizzando impianti produttivi o magazzini distributivi, mettendo in atto strategie di crescita multinazionale (non di delocalizzazione), che consentono di adeguare il livello di servizio (disponibilità assortimento, tempi di consegna) alle richieste del cliente più esigente nei mercati strategici, ad esempio gli Stati Uniti.

Le criticità del Distretto: scarsa competitività dei fattori produttivi

In un settore in cui il costo dell'energia arriva a incidere fino al 20% dei costi produttivi totali, laddove in Italia questa costa mediamente il 30% in più rispetto ai competitor europei, il tema dell'energia incide pesantemente sulla competitività delle imprese.
Il costo del lavoro è un'altra voce importante che incide negativamente sulla competitività.
Visto il contesto di scarsa competitività dei principali fattori produttivi nel quale le aziende del distretto devono muoversi, queste hanno reagito smarcandosi strategicamente dalla concorrenza sul prezzo e puntando con decisione su qualità e innovazione.

E le minacce: la concorrenza sleale

La riproduzione indiscriminata e la contraffazione dei prodotti da parte dei produttori asiatici sono temi alla costante attenzione delle imprese del territorio, del resto la rapidità nella creazione delle collezioni rende difficile arginare il problema sul fronte dei controlli.
Un'altra azione di concorrenza sleale messa talvolta in atto da parte dei Paesi low-cost è quella del dumping sui prezzi, alla quale è parzialmente venuta incontro l'Europa con l'imposizione di barriere daziarie sui prodotti asiatici.

(Fonte: ufficio stampa Unicredit)

Pubblicato in Economia Modena
Domenica, 15 Giugno 2014 12:20

La Vittoria ai mondiali vale 1% del PIL

Il primo studio sugli effetti dell'ultimo mondiale vinto dall'Italia su economia, lavoro e turismo

Bologna, 12 giugno 2014.
La previsione di un aumento fino all'uno per cento del prodotto interno lordo (PIL) formulata dal premier Matteo Renzi in caso di vittoria del mondiale di calcio da parte degli azzurri esce rafforzata dal primo studio sugli effetti dell'ultimo trionfo italiano nel 2006, con un taglio rilevante alla disoccupazione, una crescita record del Pil e delle esportazioni ma anche un forte aumento delle presenze turistiche straniere in Italia nell'anno successivo. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata all'Unioncamere nell'incontro su "In tavola l'Italia garantita" dove è stata allestita la prima esposizione dei principali prodotti taroccati scovati in Brasile, alla vigilia del mondiale, che evidenziano un palese e preoccupante "taroccamento" degli alimenti piu' tipici del Made in Italy. "Un inganno che rischia di offuscare le opportunità che vengono da un momento di grande visibilità generato dalla competizione mondiale" ha denunciato Gennaro Masiello componente di Giunta della Coldiretti che ha partecipato all'iniziativa.
L'anno successivo alla vittoria degli azzurri nel campionato mondiale di calcio del 2006 in Germania, l'economia nazionale - precisa la Coldiretti - è cresciuta in modo sostenuto con un aumento record del 4,1 per cento del Pil a valori correnti mentre il numero di disoccupati è diminuito del 10 per cento. Nel 2007 - continua la Coldiretti - si è anche verificato un incremento delle vendite nazionali all'estero del 10 per cento e a beneficiarne maggiormente sono stati i prodotti simbolo del Made in Italy nel mondo come i prodotti artistici e culturali, che hanno fatto registrare un aumento record del 30 per cento, le automobili che sono cresciute del 16 per cento così come i macchinari, i cibi e le bevande con una performance positiva del 9 per cento, oltre a scarpe e articoli in cuoio (+6 per cento), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat. Va registrato infine – rileva la Coldiretti - un aumento 2,36 milioni di stranieri che sono venuti in Italia in vacanza nell'anno successivo la memorabile vittoria che significa in termini percentuali un +3,5 per cento.
Anche se non tutti i risultati positivi possono essere attribuiti alle performance degli azzurri, non c'è dubbio che un'eventuale vittoria in Brasile - sostiene la Coldiretti - è comunque una importante chance per le imprese nazionali che si confrontano quotidianamente sui mercati esteri dove la spinta favorevole sulla domanda di prodotti nazionali deve essere colta per valorizzare le qualità offerte dal sistema economico.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Nuove possibilità di sviluppo tra economie in crescita, leggi antibioterrorismo ed Expo 2015 -

Reggio Emilia, 11 giugno 2014 -

A pochi giorni dalla Giornata dell'Economia realizzata dalla Camera di Commercio il 4 giugno scorso, per le imprese reggiane si avvicina quella che si potrebbe definire una "Giornata dell'internazionalizzazione".
Venerdì 13 giugno, infatti, l'Ente camerale ha messo in cantiere una serie di confronti che chiamano in causa Paesi come USA, Mozambico, Guatemala, Colombia ed Ecuador.
"Sul tavolo – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – vi sono temi di lavoro e prospettive diverse, ma l'obiettivo è comunque rappresentato da un consolidamento di rapporti commerciali con Paesi extraeuropei che appaiono in crescita o che, come nel caso degli Stati Uniti, richiedono nuove conoscenze per una più efficace penetrazione commerciale alla luce di norme legislative interne che potrebbero divenire un ostacolo alle nostre esportazioni".
"Dopo aver chiuso bene il 2013 (8,6 miliardi il valore delle esportazioni, cifra record per Reggio Emilia) e anche il primo trimestre 2014 (+4,3% del fatturato e+4% degli ordini) – prosegue Landi – puntiamo ad ampliare la platea dei Paesi con i quali sussistono positivi scambi e, al tempo stesso, a cogliere le nuove spinte allo sviluppo laddove la presenza delle nostre imprese è ancora modesta".
Proprio in questa prospettiva, venerdì saranno sotto i riflettori della Camera di Commercio – con la collaborazione di Unioncamere Emilia-Romagna - tre Paesi del Sudamerica e del Centro America (Colombia, Ecuador e Guatemala) nei quali si prevedono crescite del Pil superiori al 3% nel 2014, con grande spazio per la realizzazione di infrastrutture e possibili scambi riguardanti prodotti primari per l'economia reggiana: abbigliamento, prodotti agroalimentari, macchinari per l'industria, arredamento.
A partire dalle 9,30, nella Sala convegni di Piazza della Vittoria, esponenti della Camera di Commercio di Reggio Emilia, esperti di mercati internazionali e di aziende speciali del sistema camerale guideranno le imprese reggiane alla scoperta delle nuove possibilità di aumento degli scambi commerciali, alla conoscenza degli strumenti finanziari e assicurativi necessari e ai servizi accessibili grazie ad uno specifico progetto sull'America Latina.
Per il mercato statunitense sono invece chiamate in causa, in modo specifico, le imprese agroalimentari, che alle 9,30 saranno nell'Aula Magna di Palazzo Scaruffi per approfondire la legge USA antibioterrorismo e la normativa sulla modernizzazione della sicurezza alimentare, unitamente ad altre nuove procedure introdotte dal Governo americano a proposito di import.
Sempre a Palazzo Scaruffi, ma in Sala Giunta, alle 11,00 è infine è previsto un incontro con il Commissario aggiunto per Expo 2015 del Governo del Mozambico, Gilberto Paulino Cossa, cui saranno presenti anche esponenti dell'amministrazione comunale.
Così come è accaduto pochi giorni fa con i responsabili per l'Expo 2015 della Repubblica di Serbia, l'obiettivo della Camera di Commercio è quello di puntare a costruire alleanze che consentano alle imprese reggiane di collaborare, con progetti, prodotti e servizi, alla gestione della presenza del Mozambico all'esposizione universale dell'anno prossimo.

(Fonte: Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

"Ricavi in lieve incremento, +0,7%, trascinati però dal solo settore ingrosso. Resta critica la situazione per commercio al minuto e turismo". Il 2013 si era chiuso con un calo medio in tutti i settori del 3,4% -

Modena, 5 giugno 2014 -

Segnano un lieve incremento i ricavi delle MPMI (Micro Piccole e Medie Imprese) nel primo trimestre dell'anno. A rilevarlo l'Osservatorio di Confesercenti Modena che sull'andamento delle vendite ha registrato un +0.7%. Dati però che se presi singolarmente si presentano contrastanti: nella piccola distribuzione al minuto e nell'ingrosso le tendenze risultano infatti opposte. Il settore ingrosso segna una certa ripresa con un significativo +5%, soprattutto laddove opera con il manifatturiero che mostra in diversi comparti un incremento sia degli ordini che del fatturato. Rimane invece ancora contraddistinto da un andamento fortemente negativo tutto il settore del commercio al minuto e del turismo che invece segna una contrazione media dei ricavi del 2,9%.

Andamento dei volumi d'affari per settori

Commercio al minuto di alimentari: -8,45%. E' questo il settore che più di tutti sconta il calo dei consumi nel I° trimestre dell'anno ed è sicuramente anche quello che più ha risentito degli effetti del calendario – Pasqua nel 2013 cadeva in marzo, mentre nel 2014 a fine aprile – ma che da solo non giustifica la caduta dei ricavi nelle piccole e piccolissime imprese alimentari. E' evidente quanto le famiglie continuino a tagliare sui consumi, alimentari compresi, orientandosi sempre più verso strutture che presentano un vasto assortimento di prodotti 'primo prezzo' in offerta

Ristorazione e pubblici esercizi: -1,4%. Anche nel settore dei pubblici esercizi, l'andamento nei primi tre mesi dell'anno risulta negativo. Il calo accomuna sia la ristorazione che i consumi nei bar. In particolare poi nella ristorazione, sulla contrazione dei ricavi si registra un'incidenza del calendario che nel 2014 ha collocato Pasqua nel mese di aprile.

Commercio al minuto extra alimentare: -1,1%. Si registra un'attenuazione del calo delle vendite nelle piccole imprese di questo settore, calo che aveva contrassegnato i trimestri precedenti. Risultano penalizzati soprattutto i consumi di abbigliamento e calzature.

Commercio all'ingrosso: +5%. Il settore appare in netta e significativa controtendenza rispetto agli altri. Soprattutto laddove si rivolge al manifatturiero beneficiando in questo caso dell'andamento positivo che ha caratterizzato la ripresa della produzione e del fatturato in alcuni settori produttivi

"Questi dati purtroppo testimoniano l'andamento complessivamente negativo dei consumi anche nella nostra provincia - afferma Tamara Bertoni Direttore Generale di Confesercenti Modena - soprattutto nel commercio al minuto e nella ristorazione. La crisi che insiste ancora in tutta la sua gravità e da cui non si intravvede a breve alcuna significativa via d'uscita, genera il rischio di un avvitamento della situazione. Per questo si rende indispensabile un'azione rapida ed incisiva del Governo, che deve attuare provvedimenti rapidi, ma soprattutto efficaci in grado di incidere nelle condizioni reali delle imprese. Sono quindi assolutamente necessari provvedimenti volti ad alleggerire la pressione fiscale agendo su una riduzione strutturale della spesa improduttiva, oltre ad interventi in grado di ridurre tangibilmente quelle incrostazioni burocratiche che danneggiano l'avvio, la tenuta e lo sviluppo delle imprese".

"Occorrono inoltre interventi – prosegue Bertoni - che siano da reale incentivo per la ripresa degli investimenti sia nelle aziende private che nel pubblico. Centrale sarà poi invertire la tendenza all'aumento del credit crunch, perché senza credito le imprese non investono ed anzi si moltiplicano le chiusure. Si tratta di emergenze sulle quali occorre intervenire in tempi celeri per ridare prospettiva e centralità a quel tessuto vastissimo di micro, piccole e medie imprese che nel paese, ancor più nel nostro territorio, resta il vero ed insostituibile motore dell'economia e garante della stessa coesione sociale".

(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)

Riforma – dice Landi – ma non smantellamento. Un presidio di legalità e motore di sviluppo -

Reggio Emilia, 4 giugno 2014 -

"Oggi abbiamo bisogno di reti d'impresa, ma a maggior ragione abbiamo bisogno di mettere in campo più larghe reti di collaborazione fra tutti i soggetti che concorrono allo sviluppo economico, alla sicurezza, ai servizi alle persone e alle comunità, alla tenuta del welfare quanto alla competitività del nostro territorio e del suo tessuto imprenditoriale".
E' questo l'appello lanciato da Stefano Landi, presidente della Camera di Commercio, nell'ambito della dodicesima Giornata dell'Economia. Un invito alla coesione che cade nel momento in cui l'economia reggiana mostra i primi segnali di ripresa della produzione manifatturiera (+1,4% nel primo trimestre 2014, con un rialzo dell'1,2% del fatturato) e il consolidarsi della crescita dell'export (+4,3% in valore), cui continuano però a contrapporsi i dati ancora negativi del commercio e dell'edilizia e, soprattutto, una situazione occupazionale che negli anni della crisi (dal 2008 al 2013) ha visto raddoppiare il numero degli iscritti al collocamento (+15.000 unità), con un tasso di disoccupazione passato dal 2,3% al 5,9%.
"E' proprio per questo – ha detto Landi - che la ripresa va costruita, lavorando su opportunità e risorse che più stabilmente vanno colte e valorizzate con un'azione che richiede apporti e responsabilità diffuse e condivise".
"Attorno alla medio padana, all'area Nord, al tecnopolo, alla formazione legata all'impresa, al credito e alla ricerca, così come su tante altre eccellenze nuove o antiche del nostro territorio – ha aggiunto il presidente della Camera di Commercio - occorrono stabilità di progetti e di lavoro, rigenerando un virtuoso circuito entro il quale le differenze tra i soggetti in campo sono una risorsa e non una ragione di divisione".
Da Landi, poi, un affondo sulla riforma del sistema delle Camere di Commercio.
"Personalmente – ha detto - non posso sicuramente essere tacciato di essere un supertifoso del sistema camerale così come lo abbiamo vissuto sino ad oggi nella sua interezza, ma credo non dobbiamo confondere le riforme con le distruzioni, perché lo smantellamento delle Camere di commercio non sarebbe un favore, ma un danno alle imprese e ai territori".
Nessun giro di parole, dunque, da parte di Landi, per manifestare le preoccupazioni e le sollecitazioni del sistema camerale a proposito di una riforma che sembra avvicinarsi a grandi passi, ma che corre il rischio – secondo il presidente della Camera di Commercio – di assecondare "correnti di pensiero che parlano semplicisticamente di tagli, di riduzioni o di abolizioni del registro imprese, con una banalizzazione del ruolo di enti che si configurano come veri strumenti di promozione dello sviluppo del territorio".
Proprio per sostenere e tutelare questo ruolo, le Camere di Commercio hanno già messo in campo un progetto di autoriforma, che parte innanzitutto da una migliore definizione di alcune funzioni fondamentali che riguardano, ad esempio, la regolazione del mercato, la semplificazione amministrativa, i supporti per l'accesso al credito, i servizi per l'internazionalizzazione, l'assistenza e la promozione per le nuove imprese. "E' partendo da qui – ha spiegato Landi – che giungiamo poi alla razionalizzazione del numero degli Enti camerali, alla redistribuzione delle competenze tra i diversi livelli territoriali, alla sensibile riduzione del numero delle aziende speciali, all'introduzione di costi standard per la qualità dei servizi da erogare alle imprese dei diversi territori, alla definizione del diritto annuale sulla base dei costi standard e alle priorità strategiche fissati con Governo e Associazioni, nel rispetto del principio di autofinanziamento dell'ente camerale".
"Anche attraverso il Registro delle imprese – ha concluso Landi – le Camere di Commercio sono un presidio di legalità irrinunciabile e sono le uniche istituzioni, svincolate dalla politica, interamente dedicate a promuovere e sostenere le imprese nell'interesse delle economie locali e dei territori".
Sulla stessa lunghezza d'onda il prof. Giulio Sapelli dell'Università degli Studi di Milano: "non si può abolire il registro delle imprese – ha detto – e occorre comprendere bene che le Camere di Commercio sono le case di lettura dei mercati e costituiscono una rappresentanza funzionale (e non sindacale) delle imprese". Insieme a Sapelli, alla Giornata dell'Economia ha partecipato, tra gli altri, anche il prof. Luigi Campiglio dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

A distanza di quattro anni il prodotto delle piccole imprese modenesi fa registrare due trimestri consecutivi di crescita. Aumenta, in misura minore, anche il fatturato, ma i margini, ma i margini rimangono ristretti. Sfiorano i massimi le vendite all'estero.

Modena, 31 maggio 2014 -

Anche i numeri confermano la sensazione di una ripresa per le imprese modenesi del settore manifatturiero sino a 50 dipendenti. Per il secondo trimestre consecutivo, infatti, i principali parametri – produzione, fatturato, ordini – sono in ripresa. In particolare, nel periodo gennaio-marzo la produzione cresce del 3,3% (la percentuale trimestrale più alta da tre anni a questa parte), mentre il fatturato ferma la sua ripresa all'1,7%, segno che i margini rimangono ancora bassi. Nonostante ciò, rispetto allo stesso periodo del 2013, l'occupazione cresce dello 0,9%. Incoraggianti, invece, i segnali che arrivano dagli ordinativi, soprattutto quelli interni, in crescita del 13,3%, mentre si consolida la domanda estera (+3%). Del resto è proprio su quest'ultima che si è retta la performance del trimestre, se si pensa che la quota del fatturato estero sul totale (27,3%) è la terza in assoluto nella serie storica.

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AI LIVELLI DEL 2009
Sicuramente è presto per definire la traiettoria annuale, ma se anche questa crescita dovesse mantenersi anche per i prossimi nove mesi, la produzione delle pmi modenesi rimarrebbe ben al di sotto dei massimi raggiunti in passato.

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I SETTORI
Nell'analisi settoriale, ceramica a parte, prevale il segno più. Particolarmente incoraggiante la situazione nel settore della meccanica, la cerniera che unisce i vari distretti del sistema produttivo modenese. Nel dettaglio, ecco gli andamenti settoriali (ciascun valore fa riferimento alla variazione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente).

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Dopo undici trimestri consecutivi rivede il segno più una delle eccellenze della nostra economia, a prezzo, però, di fatturati che rimangono ancora in calo. Segnali incoraggianti arrivano dal mercato interno, nel quale gli ordinativi sono in crescita dell'11%.

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La stessa considerazione può essere estesa al comparto della maglieria, che regge in termini di produzione, ma continua a perdere in quanto a fatturato.

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Va un po' meglio nel comparto abbigliamento, che si contraddistingue rispetto al precedente per una maggiore presenza di imprese operanti nel conto proprio. E' anche per questa peculiarità che il comparto è più votato all'export della maglieria (la quota di fatturato estero, infatti, è del 49,5% contro l'11%).

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Continua la frenata della ceramica, in questa indagine rappresentata essenzialmente dalle piccole imprese del cosiddetto terzo fuoco. Un segno meno giustificato, oltre che dalla crisi dell'edilizia, anche dalla scarsa propensione all'estero del comparto, che nel quadrimestre ha ottenuto appena il 2,8% del proprio fatturato da oltreconfine.

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Rallenta il trend di crescita della meccanica pesante modenese, che a fine 2013 aveva raggiunto performance in doppia cifra. Rimane, invece, ad alti livelli l'export extra nazionale (20,7%).

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Le migliori notizie arrivano dalla meccanica, quello che potremmo definire il core business dell'economia manifatturiera modenese. In questo caso, infatti, non solo si consolida la ripresa, sia rispetto al trimestre precedente, sia a un anno fa, ma anche il fatturato fa registrare un recupero considerevole. Ancora una volta sulla scia delle vendite estere: più di metà della produzione (il 52% del fatturato totale, record storico), infatti, è finita al di fuori dei confini nazionali.

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A due anni dal sisma, i numeri certificano il recupero di questo settore, importante anche per l'indotto dell'Area Nord. Anche in questo caso merita di essere sottolineata la propensione all'export, che ormai da un anno a questa parte si mantiene al di sopra del 50% del fatturato, marcando, nei primi tre mesi del 2014, un vero e proprio record, a quota 56,9%.

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Riprende la corsa di un comparto magari ancora non molto rappresentativo per la nostra economia, ma da seguire attentamente sia per la sua dinamicità (un prodotto su quattro, per fare un esempio, finisce all'estero), sia per i suoi contenuti in termini di tecnologia ed innovazione. fiata, dopo un paio di trimestri positivi, anche questo comparto, forse ancora poco "pesante" per la nostra economia, ma che sta evidenziando una buona dinamicità.

LE CONSIDERAZIONI DI CNA: SARA' VERA GLORIA?
Sono segnali incoraggianti quelli che emergono dall'analisi congiunturale curata dall'Ufficio Studi di CNA in collaborazione con la Camera di Commercio. Segnali che testimoniano l'apporto delle piccole imprese al benessere della comunità modenese, realtà che, proprio per questo, meritano segnali di attenzione. Dal punto di vista fiscale, ad esempio, poiché è inaccettabile il fatto che un'impresa debba lavorare sino ad agosto per compensare il peso del fisco (la cui incidenza sui redditi d'impresa oltrepassa abbondantemente il 60%), come accade oggi. E spazi per una riduzione del carico impositivo, secondo CNA, esistono sia a livello centrale che locale.
Ma servono anche interventi di sostegno a misura di Pmi. E' il caso del rifinanziamento della cassa in deroga, uno strumento indispensabile per aiutare le imprese a superare le situazioni critiche delle piccole imprese. In quest'ambito, non mancano purtroppo esempi negativi, come quello rappresentato dal finanziamento noto come "Nuova Sabatini", le cui pratiche possono arrivare a 120 giorni per arrivare a conclusione. Non mancano però anche interventi positivi, come il bonus mobili, che potrebbe ridare fiato alle ristrutturazioni edilizie. Di certo quello che non serve al Paese è un rapporto conflittuale con le associazioni datoriali e le parti sociali: il confronto con queste organizzazioni, infatti, potrebbe essere utili ad evitare pasticci grossolani come quelli del Sistri, per fare solo un esempio).

(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA Modena)

 

 

 

 

 

 

 

 

La Camera di commercio, in collaborazione con la Camera di commercio italiana dell'Ontario, organizza giovedì 29 maggio, a partire dalle 9.30, un incontro con le aziende per illustrare le attuali opportunità di business in Canada e Ontario e gli strumenti a supporto delle aziende interessate al mercato.

Parma, 26 maggio 2014 -

In programma un focus sui settori agroalimentare, meccanica alimentare ed edilizia ed un approfondimento su logistica e spedizioni sul Canada. Parleranno dell''Accordo di cooperazione economica e commerciale tra Canada e Europa (CETA) Corrado Paina, General Manager Italian Chamber of Commerce of Ontario, e di logistica e spedizioni Maurizio Pazzini, Tradelane Development Manager Panalpina Trasporti Mondiali Spa. Al termine degli interventi le aziende potranno incontrare i relatori per un colloquio individuale.
Nell'ultimo decennio il Canada ha consolidato la propria immagine di stabilità grazie a solide basi economiche e finanziarie. Nel 2012 il PIL canadese è cresciuto del 2%. In particolare la tenuta del mercato interno e la spiccata indipendenza energetica fanno della nazione degli aceri un'ottima potenziale base per aziende italiane che vogliano affacciarsi anche sul mercato NAFTA, l'area di libero scambio del Nord America (circa 462 milioni di consumatori potenziali).
La stabilità del sistema politico, le condizioni del mercato del lavoro, del costo dei fattori di produzione e dell'accesso al credito rendono il paese di particolare interesse per le aziende italiane interessate ad accrescere la propria quota di esportazioni o intenzionate ad internazionalizzare la propria presenza produttiva.
L'Italia si conferma essere uno dei principali partner commerciali europei per il Canada, dietro a Germania e Regno Unito. L'interscambio bilaterale con l'Italia è aumentato del 6,3% nel 2012; in particolare, le esportazioni italiane sono aumentate del 7%. l'Italia si è confermata il 9° Paese fornitore con una quota dello 1,13% del totale delle importazioni canadesi.

In allegato scaricabile il modulo di iscrizione

(Fonte: Ufficio stampa Camera di commercio Parma)

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