Ecco qui la settima avventura di questo nuovo ciclo di racconti che hanno come protagonista Rodolfo Lapidario, l'agente di pompe funebri che sapeva parlare con i suoi defunti. "Rodolfo Lapidario e il ponte dell'arcobaleno"
Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario, l'agente di pompe funebri che sapeva parlare con i suoi defunti. "Lo spirito che voleva venire bene nelle foto."
Il ritorno delle avventure di Rodolfo Lapidario. Terzo episodio della nuova serie dedicata al titolare dell'agenzia di Pompe Funebri che ha un particolare e confidenziale rapporto con i defunti che assiste.
Lo spirito guida
- Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario –
Il ritorno delle avventure di Rodolfo Lapidario. Secondo episodio della nuova serie dedicata al titolare dell'agenzia di Pompe Funebri che ha un particolare e confidenziale rapporto con i defunti che assiste.
Un caso di reincarnazione
- Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario –
Il ritorno delle avventure di Rodolfo Lapidario, il titolare dell'agenzia di Pompe Funebri che ha un particolare e confidenziale rapporto con i defunti che assiste.
"Rodolfo Lapidario e la segretaria tuttofare" è il primo di questo nuovo ciclo di racconti.
Di Manuela Fiorini 9 maggio 2020 - “Avviata agenzia di pompe funebri ricerca ragazza/o da adibire alle mansioni di segreteria…”
Rodolfo Lapidario consegnò il foglio con l’annuncio da pubblicare su un giornale free-press. La ragazza della reception lo guardò con un sorriso.
“Si è finalmente deciso a prendere qualcuno, signor Lapidario?”
Cremazioni in continua ascesa anche in Italia mentre i "diamanti", creati con le ceneri del congiunto, non piacciono alla Chiesa ma nemmeno ai familiari.
Di LGC Parma, 8 marzo 2020 - La pratica della cremazione sta conquistando sempre più i morituri. Tollerata dalla Chiesa cattolica, senza però consigliarla, la cremazione ormai da diversi anni vede una stagione di favore e in costante crescita.
A liberalizzare la cremazione fu Papa Paolo VI, un grande conduttore di anime e fine teologo. «La Chiesa, commentava alcuni anni orsono lo storico Franco Cardini, fu contraria alla cremazione perché fin dai tempi della Rivoluzione Francese, liberi pensatori, atei, materialisti e massoni ne fecero l’espressione del proprio anticlericalismo. La pratica venne condannata formalmente dal diritto canonico: a chi ne disponeva il ricorso veniva comminata la privazione dei sacramenti e delle esequie ecclesiastiche. Occorrerà attendere il luglio del 1963, perché il papa di allora, Paolo VI, venute meno certe condizioni storiche e culturali, “sdoganasse” la pratica della cremazione purché non venisse scelta “in odio alla religione cattolica”. Una decisione che accolsi con favore perché personalmente ho avvertito sempre una certa repulsione per l’inumazione».
Una posizione condivisa da altri eminenti teologi come don Roberto Repole, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale di Torino e già presidente dell’Associazione Teologi Italiani che così commentava: «Dio non ha bisogno delle nostre ossa per resuscitarci nell’ultimo giorno. Il Signore riuscirà a ricomporre i corpi anche se qualcuno li ha bruciati o se sono stati polverizzati in qualche incidente. Chiaro che il pericolo dell’insinuarsi di una concezione panteistica nella cremazione esiste e bisogna vigilare caso per caso. La sepoltura nella terra consente un’elaborazione del lutto più graduale, un distacco meno immediato. E forse nella crescita del fenomeno della cremazione possiamo leggere un ulteriore indizio della fatica della società contemporanea nello stare di fronte alla morte».
Cremazione si, ma resta il divieto assoluto di "dispersione delle ceneri nell'aria, in terra o in acqua o in altro modo" oppure "la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti", oltre alla "divisione delle ceneri tra i vari nuclei familiari". Inoltre, "nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie".
Quindi nessuna dispersione e tantomeno la conversione del congiunto in "gioiello". I "Diamanti" confezionati con le veneri dei congiunti, oltre a non essere approvati dalla Chiesa, non hanno raccolto il consenso degli italiani.
A confermarlo è anche Gavino Sanna, Presidente del COF srl di Parma (Consorzio Onoranze Funebri), il quale sottolinea come "le cremazioni siano effettivamente crescita, così come in crescita costante è la domanda di Sale del Commiato mentre, al contrario, contro ogni ipotesi iniziale, non hanno raccolto gradimenti le conversioni in anello o altra "gioia" delle ceneri del caro defunto. Comunque, una certa influenza della religione, cattolica, protestante o evangelica che sia, dovrebbe esistere a ben guardare la distribuzione dei forni crematori e dell'incidenza delle cremazioni sul totale delle tumulazioni nei vari paesi. Ad esempio, se in Italia con 83 forni siamo arrivati a sfiorare i il 30% sul totale, in Svizzera si raggiunge un tasso dell'87,45% , l'Olanda con una popolazione pari a un quinto della nostra invece ha ben 80 forni (solo 3 in meno dell'Italia), mentre la cattolicissime Irlanda piuttosto che l'ortodossa Grecia si fermano a 4 e 1 forni rispettivamente."
Interessante infine osservare come non esista una correlazione diretta tra numero di cremazioni e densità e popolazione all'interno del Bel Paese. Solo a titolo esemplificativo riportiamo i dati del 2018 dove Bologna contava 4.374 cremazioni, mentre la sola Copparo (FE) era a 2.069, La Spezia si era fermata a 927 mentre Parma a 1.983, Modena 3.86, Piacenza 2.091, Reggio Emilia 1.126 e Domicella (AV) raggiunge il record di 16.400 cremazioni.
In conclusione, si potrebbe azzardare che la sepoltura nella terra favorisca un’elaborazione del lutto più lento, un distacco dal caro meno immediato. Al contrario, nella crescita del fenomeno della cremazione si potrebbe interpretare come un indizio di modernità, corrispondente alla difficoltà contemporanea di porsi di fronte alla morte, così intenti a vivere il quotidiano senza alcuna proiezione al futuro come se l'orizzonte finale sia irraggiungibile.
Eternità terrena in opposizione a quella spirituale, tipica del cristianesimo.
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Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.
Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
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Rodolfo Lapidario e il gattone rosso - Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario -
Di Manuela Fiorini 28 settembre 2019 - Rodolfo Lapidario stava quasi sonnecchiando nella sua agenzia di Onoranze Funebri. Quella mattina, aveva deciso di occuparsi del bilancio, dal momento che, di lì a pochi giorni, avrebbe dovuto portare il tutto dal commercialista per la dichiarazione dei redditi. Quell’anno sarebbe stato in attivo, ma la cosa non lo rallegrava affatto, dato il lavoro che faceva. Più lavoro significava più dolore per le persone che avevano subito la perdita di un familiare. Persone che non potevano avere il suo stesso conforto, poiché privi del suo “dono”, la facoltà di vedere e parlare con i defunti, almeno finché non “passavano oltre” per completare il loro percorso di luce. Però, Lapidario aveva imparato a sfruttare questa sua facoltà accontentando i trapassati e aiutandoli a realizzare i loro ultimi desideri per quanto riguarda la cerimonia funebre o consegnando con delicatezza i loro messaggi ai parenti. All’improvviso, una folata di vento spalancò la finestra dello studio. Era un vento tiepido, “normale”, non la folata gelida che preannunciava l’arrivo di uno spirito. Lapidario non ci fece caso e tornò a controllare carte e conti. A un tratto, qualcosa di morbido gli accarezzò un polpaccio. Un festoso “miao” accompagnò quel gesto affettuoso. Lapidario si chinò e sotto la scrivania scorse un grosso gatto rosso e pacioso. Aveva al collo un collarino blu ed era privo di un occhio. La menomazione, però, non lo aveva reso meno tenero. Il micio era una nuvola di pelo bianco e ramato, con una chiazza più grande sul petto.
“Sembra che indossi un panciotto”, gli disse Lapidario allungandogli una carezza. Il micio aveva un pelo talmente morbido da sembrare velluto.
“Devi essere entrato dalla finestra…”, continuò Lapidario lanciando un’occhiata al vetro spalancato. “I tuoi padroni ti staranno cercando…”.
Si alzò per fare strada al micione, ma lui era saltato sulla sua scrivania e si era accoccolato di fianco al computer, con nessuna intenzione di andarsene di lì.
“E va bene, puoi restare per un po’, ma poi dovrai tornare dai tuoi proprietari…”.
Poi Lapidario andò nel bagno dell’agenzia e si procurò un recipiente e un po’ d’acqua da offrire al micio, ma questi non era assetato. Così, Lapidario tornò alle sue mansioni, mentre il grosso gatto lo accompagnò per tutta la mattinata con il rumore rilassante delle sue fusa.
****
A fine giornata, Lapidario invitò il gattone rosso a uscire dalla sua agenzia. La sua compagnia gli aveva fatto un immenso piacere. Il micio era stata una presenza discreta e rassicurante, ma era giunto il momento che se ne tornasse a casa sua. Era bello pingue e ben tenuto, di sicuro aveva una famiglia che aspettava il suo ritorno e che magari era preoccupata per lui, dal momento che era stato via per tutto il giorno.“Forza, micione, devo chiudere, ora…”, gli disse Lapidario invitandolo a uscire. Il micio gli mostrò il fondoschiena e se ne andò per la sua strada. Rodolfo Lapidario chiuse la saracinesca e se ne salì nel suo appartamento, che si trovava al piano superiore dell’agenzia di onoranze funebri. Si fece una doccia, si infilò una vecchia tuta da ginnastica, scongelò una pizza monoporzione nel microonde e si apprestò a guardare la sua serie televisiva preferita. Si era appena seduto sul divano, quando la sua attenzione fu attirata da un sommesso “ron ron”…Gettò un’occhiata dalla parte opposta del divano e, acciambellato comodamente su un cuscino, scorse il gattone rosso.“E tu? Da quanto tempo sei lì?”, si domandò stupito.Il micio doveva essersi infilato tra le sue gambe prima che lui riuscisse a chiudere la porta, oppure, con mossa fulminea, era rientrato dalla finestra prima che lui se ne accorgesse e lo aveva seguito fino all’appartamento.“Devo proprio piacerti…”, commentò. Quella notte, il micio dormì nella casa di Rodolfo Lapidario. Il mattino dopo, puntuale, l’impresario di onoranze funebri se lo trovò in cucina, ben sistemato sulla sedia e intento a fissarlo con la sua aria sorniona mentre lui faceva colazione. “Tra un po’ devo scendere in agenzia. Se vuoi passare anche questa giornata con me, dovrai startene zitto e buono. Se poi dovessero entrare delle persone, cerca di non farti notare, il mio è un lavoro molto delicato…”. Il micio sembrò capire il suo discorso e gli rivolse un “miao” di assenso.Lapidario si ricordò quello che gli disse una volta sua nonna, da cui aveva ereditato la sua bizzarra facoltà: “Rodolfo caro, si dice che anche gatti possano vedere le anime dei nostri cari defunti…”.Chissà se era vero? “Magari mi sentirei meno strambo…”, disse tra sé.
****
Durante la pausa pranzo, uscì per prendere un panino al solito bar accanto all’agenzia.
“Sa mica se qualcuno ha perso un gattone rosso? Ha un collarino blu ed è senza un occhio…da ieri si è accasato nel mio ufficio…è bello grassoccio e ha il pelo lungo…”.
La barista gli disse che non aveva avuto nessuna segnalazione in merito ma, nel caso, glielo avrebbe fatto sapere per consentire al micio di tornare a casa. Lapidario sparse la voce anche al supermercato, chiedendo di passare parola, ma nessuno sembrava conoscere il gatto o il suo proprietario. Quando tornò in agenzia, il micione era ancora lì ad attenderlo, nella sua postazione preferita, accanto al computer.
“Se nessuno ti reclamerà, potrei prendere in considerazione la possibilità di adottarti…”, disse al micione. “In fondo sembri trovarti bene qui…”.
Il gatto lo fissò con i suoi occhi gialli e si leccò una zampina per poi passarsela dietro a un orecchio.
Al supermercato, Lapidario aveva acquistato qualche scatoletta di cibo per gatti, sentendosi un po’ imbarazzato, anche se la cosa era passata inosservata sia alla cassiera che agli altri clienti.
Quella sera, salito nel suo appartamento, ne aprì una e la offrì al micione rosso. Lui però, non la prese nemmeno in considerazione. E così fece il mattino seguente.
“Come è possibile che tu non abbia fame? Sono due giorni che rifiuti il cibo, chissà che ci metteranno in questa roba…Oppure, vecchia volpe d’un gatto, mangi da qualche parte, perché non mi sembri affatto patito…”. Il micio gli si strusciò tra le gambe in segno di affetto, come per ringraziarlo comunque delle attenzioni nei suoi confronti.
****
Rodolfo Lapidario scese un po’ più tardi in ufficio. Quella mattina si era attardato a giocare con il micio. Si stava abituando a poco a poco alla sua presenza e ne apprezzava la compagnia.
Si era appena seduto alla scrivania, quando lo scampanellio della porta gli annunciò l’ingresso di un cliente. Nell’agenzia di onoranze funebri entrò una coppia di mezza età, con lo sguardo triste di chi ha perso qualcuno.
“Buongiorno, prego…accomodatevi”, disse loro indicando le poltroncine sistemate davanti alla scrivania. Con lo sguardo cercò il gatto, che si era accomodato sulla libreria. Vedendolo tranquillo, si apprestò ad ascoltare le due persone che aveva davanti.
“Siamo qui per organizzare il funerale della mia cara mamma…”, esordì la donna soffiandosi il naso con un fazzoletto ricamato con un filo dorato e le iniziali su un angolo, mentre il marito le teneva l’altra mano.
“…Avrebbe compiuto cent’anni il prossimo ottobre…lei ci teneva, l’avremmo festeggiata con una grande festa…con tanto di auguri sul giornale”, continuò la donna. “Purtroppo, si è spenta nel sonno…”.
Lapidario ascoltò le richieste della coppia per organizzare il funerale. A un tratto, i due si guardarono negli occhi.
“Era un desiderio della mamma, Giancarlo, non posso non accontentarla…”
Poi, la signora guardò decisa Lapidario.
“Mia madre adorava il suo gatto Bibi, ha trascorso gli ultimi anni della sua vita con lui, amandolo come un figlio. Lo aveva trovato ferito e lo aveva allevato senza fargli mancare nulla. Ha sempre detto che desiderava essere sepolta insieme a lui…”
Lapidario deglutì e si assicurò di aver capito bene.
“Desiderio legittimo, lo capisco…ma il gatto, dove sarebbe…”
“Proprio qui…”, rispose la donna. Poi, dalla grossa borsa che aveva depositato ai suoi piedi estrasse una cassettina.
“Qui ci sono le ceneri di Bibi…purtroppo ha preceduto mia madre, causandole un immenso dolore. Dopo la sua scomparsa, la mamma non è stata più la stessa, si è lasciata andare, ma ha sempre detto che il suo più grande desiderio è essere sepolta insieme al suo amato gattone”.
Lapidario sorrise. “Credo proprio che si possa fare…”, li rassicurò.
“E questa è la foto che mamma avrebbe voluto sulla sua lapide…Lei con in braccio il suo amato Bibi”. La tese a Lapidario, che ebbe un sussulto. Nell’immagine era ritratta l’anziana signora con un grosso gattone rosso tra le braccia. Il micio aveva un collarino blu ed era privo di un occhio!
Lanciò un’occhiata verso la libreria, ma il micio non c’era più. Udì distintamente il suo “ron ron” ai piedi della signora che gli aveva appena consegnato la fotografia. Lei non sembrava affatto accorgersi della presenza del micio, e nemmeno suo marito.
“Ma, allora…”
“C’è forse qualche problema?”, domandò la signora.
“No, nessuno, stavo solo riflettendo a voce alta.
****
Quando la coppia uscì, gli occhi del gatto si fissarono in quelli di Lapidario.
“Ho capito, vecchio mio, sei qui per aspettare la tua padrona, vero? Sono sempre stato focalizzato sulle anime delle persone, che non mi sono accorto che anche tu sei uno spirito…Mi hai fatto tanta compagnia, sai? Ma è giusto che tu vada insieme a lei, domani…”.
Così, durante le esequie dell’anziana signora, Lapidario vide quello che nessun altro poteva vedere: una donna elegante, sulla cinquantina, dalla linea invidiabile e dalla grande signorilità, che tra la folla di parenti tristi per la sua scomparsa, si chinava ad accarezzare un grosso gattone rosso con un collarino blu e un occhio solo. Lapidario sapeva che gli spiriti dei defunti assumevano l’aspetto dei loro “anni migliori” e la centenaria doveva aver molto apprezzato il suo mezzo secolo. La vide prendere in braccio il micione e dirigersi insieme a lui verso la luce.
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Racconto proposto da
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Una zampa sul cuore - Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario -
Di Manuela Fiorini 14 settembre 2019 - In gioventù, Matilde era stata una sua vecchia fiamma. Per lei, invece, Rodolfo Lapidario non era che un buon amico, quello a cui rivolgersi per le confidenze e le consolazioni. Così, lui l’aveva vista sposarsi, avere un figlio, che ora era diventato uomo e che viveva lontano, e rimanere vedova abbastanza giovane. La intravedeva di tanto in tanto, poiché vivevano nella stessa città, ma i loro rapporti erano limitati ai saluti garbati, dal momento che Matilde aveva frequentazioni diverse, per non dire più “elevate”. Con il suo mestiere di impresario di pompe funebri, invece, Lapidario non aveva molte amicizie. La gente preferiva tenersi alla larga per una sorta di scaramanzia. “Tanto, prima o poi, ognuno di noi dovrà avere a che fare con te…”, scherzò una volta un conoscente al bar. Lapidario aveva sorriso, perché la sua solitudine era solo apparente. Il suo dono di vedere e parlare con le anime dei defunti gli rendeva la vita piuttosto movimentata, considerando che per accontentare le loro richieste doveva mettere in campo tutte le sue doti diplomatiche per interagire con i parenti rimasti in vita.
Quel pomeriggio tardo, Matilde gli apparve in tutta la sua fragile e attempata bellezza. Se ne stava seduta da sola, al tavolino di un bistrot, sorseggiando il suo tè fumante, con lo sguardo perso nel vuoto. Lo colpì l’immensa tristezza disegnata negli occhi di lei, così, Lapidario prese il coraggio a due mani e, per la prima volta in vita sua, anche l’iniziativa.
“Buonasera, Matilde…”
“Rodolfo, ciao…”, gli rispose lei con la sua voce sottile. Poi, inaspettatamente, lo invitò a sedersi. Lui acconsentì.
“Com’è avere a che fare ogni giorno con la morte?”, gli domandò lei all’improvviso, “Ci si abitua mai?”.
Rodolfo non poteva certo essere del tutto sincero, data la sua facoltà di intravedere “che cosa succede dopo”, anche se le anime dei defunti gli si manifestavano solo e se ne avevano voglia, se avevano delle richieste da fargli e, comunque, fino al momento in cui non decidevano di andare nella luce e passare oltre, dove non gli era mai stato dato a sapere. Perché il suo dono si fermava lì, davanti a quel muro di luce che le anime attraversavano quando era il momento di lasciare definitivamente la Terra. Così, le rispose con un’altra domanda, per sviare il discorso.
“C’è qualcosa che ti preoccupata, Matilde?”.
Era come se lei aspettasse quella domanda per aprirsi alle confidenze.
“Temo che presto sarò di nuovo sola Rodolfo…”
Il pensiero di lui andò al figlio di Matilde, lontano per lavoro, e si preoccupò.
“Dopo la scomparsa di mio marito e la partenza di Giorgio, per sentirmi meno sola adottai un cane dal canile cittadino. Quel cane in questi anni è stata la mia compagnia, migliore di quella di molti umani…”.
“Ti capisco perfettamente, Matilde…”.
Lo disse con il cuore, perché grazie al suo dono, aveva avuto modo di vedere con i suoi occhi come il legame con un animale domestico andasse anche oltre la morte, dell’animale stesso o del suo umano.
“…Ma ora il mio Biagio sta per lasciarmi…”, continuò Matilde con gli occhi lucidi per l’emozione. “Ha sedici anni, e anche se a me sembrano pochi, per un cane è la fine della sua vita…”
“La vita migliore che potesse avere…”, le rispose Rodolfo per darle un po’ di conforto. “Sì, ho cercato di non fargli mancare nulla, ma sono comunque convinta che mi mancherà tantissimo”.
Rodolfo mise la sua mano su quella dell’amica, poi le rivolse un sorriso.
“Non posso impedire che accada, Matilde cara, ma, se vuoi, quando verrà il momento, puoi affidarmi le spoglie del tuo Biagio”.
“Ti occupi anche di animali?”, domandò lei stupita.
“Di norma no. Ma per un’amica posso fare un’eccezione…”.
Congedandosi da Matilde, Rodolfo si ricordò di un contatto che aveva preso durante l’ultima fiera di settore, quello delle Onoranze Funebri, a cui aveva partecipato. La novità lo aveva davvero colpito, per questo aveva conservato il biglietto da visita. Avrebbe chiamato il collega per fare un dono alla sua amica.
****
Poche settimane dopo, Matilde entrò nella sua agenzia in lacrime, annunciandole che il suo amato cane l’aveva lasciata.
“Lo sapevo, ma non ero comunque pronta a separarmi da lui…”.
Rodolfo la consolò come poté, dicendole con sicurezza che, un giorno lo avrebbe rivisto…ma lei la prese come una frase di circostanza. Rodolfo, invece, si convinse che quello che aveva intenzione di fare era la cosa giusta.
Si occupò delle spoglie del cane come se si trattasse di una persona. Lo fece cremare da una ditta specializzata, poi trovò quel biglietto da visita e compose il numero di telefono.
“Sei il primo che me lo chiede…”, gli disse il collega dall’altra parte. "Ci vorrà almeno un mese e naturalmente ci saranno delle spese”.
“Nessun problema, saranno a mio carico. È un regalo che voglio fare a un’amica”.
Così, le ceneri di Biagio partirono per gli Stati Uniti con un Corriere Espresso. Per circa un mese, Rodolfo dovette inventare ogni sorta di scusa con un’inconsolabile e affranta Matilde, che gli chiedeva notizie del suo amato Biagio. Lo stesso Biagio, o, meglio, lo spirito dell’animale, lo tallonava persino in bagno, guaendo preoccupato per lo stato d’animo della sua amata umana.
“Non preoccuparti, amico, devi solo avere pazienza. Ho trovato una soluzione che consolerà lei qui sulla Terra e consentirà a te di andartene oltre sereno, almeno fino al momento in cui tornerai a prenderla. Spero il più tardi possibile…”.
****
Un mese e un giorno. Tanto passò da quando le ceneri del cane Biagio erano state inviate negli Stati Uniti tramite la ditta del suo collega. Lapidario stava sulle spine, finché un mattino, il corriere giunse nell’ufficio delle Onoranze Funebri con un pacco a lui indirizzato.
“Calma, calma, amico…”, disse allo spirito del cane che manifestava una gioia incontenibile, invisibile a tutti, tranne che a Rodolfo. Nel pacco c’era un certificato di garanzia, un libretto rilegato con le foto più belle di Matilde e Biagio e la loro storia, e, in una scatolina da oreficeria, un ciondolo a forma di zampetta, realizzato con le ceneri dell’animale.
“Dici che le piacerà?”, domandò allo spirito del cane.
Per tutta risposta, lui emise un “bau” deciso.
Quando Matilde ricevette quel dono, pianse dall’emozione. Strinse a sé il libretto e il ciondolo, poi chiese a Rodolfo di aiutarla a indossarlo. “Così lui sarà sempre con me, qui, sul mio cuore. Grazie, Rodolfo, te ne sarò grata per tutta la vita”.
“Sono felice che ti sia piaciuto, Matilde…”, disse congedandosi da lei.
****
Trascorsero tre settimane. Rodolfo Lapidario aveva organizzato tre funerali, ma, fino a quel momento, nessun spirito si era manifestato a lui con richieste particolari. Segno che i defunti erano appagati, se ne erano andati senza lasciare nulla in sospeso e le loro ultime volontà erano state rispettate. Una sera, la temperatura dell’ufficio scese di colpo e una folata di vento lo fece rabbrividire. Lapidario conosceva bene quella sensazione, così, si preparò ad accogliere un’anima e ad ascoltare le sue richieste. Si guardò intorno, ma non vide nessuno spirito…finchè non udì distintamente un ansare…
“Biagio! Che cosa ci fai ancora qui?”, domandò stupito, scorgendo ai suoi piedi lo spirito del cane della sua amica Matilde.
Non avendo il dono della parola, nemmeno dopo il trapasso, l’animale continuava a seguirlo, tentando di farsi capire. Non avendo mai avuto cani, Lapidario era piuttosto ottuso sul loro linguaggio e comportamenti. Il ché non faceva che rendere lo spirito dell’animale ancora più…molesto. Lapidario se lo trovava sul letto, sul divano, seduto sulla poltroncina degli ospiti e persino a fare il saltimbanco tra i parenti affranti dei defunti. Non poteva andare avanti così…doveva capire perché lo spirito del cane fosse ancora sulla Terra.
Lo capì una mattina, mentre consumava la colazione in ufficio, sfogliando il giornale. Arrivato in fondo, una folata di vento fece volare a terra le pagine del quotidiano. Biagio si sedette imperiosamente sopra una di esse. Allora, Lapidario la notò: era la pagina riservata alle adozioni di cani ospitati nel canile comunale, con tanto di storia e di foto, una pagina che veniva pubblicata ogni venerdì.
“È questo che vuoi suggerirmi, amico? Hai ragione, Matilde deve sentirsi comunque sola, anche con la zampetta con le tue ceneri al collo…La chiamerò, con un’altra sorpresa…”. Il cane parve apprezzare.
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Le diede appuntamento al parco, un sabato pomeriggio d’autunno. Arrivò con una scatola bucata. Quando l’aprì, Matilde pianse ancora per l’emozione, ma era un’emozione positiva, di felicità.
Prese tra le braccia il cucciolo e lo strinse a sé, baciandolo, annusandolo, accarezzandolo, come per assorbirlo con tutti e cinque i sensi…
“Che tu ci creda o no, non è un dono da parte mia, ma da parte di Biagio…”, le disse convinto.
E in quel momento, un cane dall’espressione felice, attraversò quello che chiamano il Ponte dell’Arcobaleno.
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