Sabato, 09 Maggio 2020 10:03

Rodolfo Lapidario e la segretaria tuttofare In evidenza

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Il ritorno delle avventure di Rodolfo Lapidario, il titolare dell'agenzia di Pompe Funebri che ha un particolare e confidenziale rapporto con i defunti che assiste.

 "Rodolfo Lapidario e la segretaria tuttofare" è il primo di questo nuovo ciclo di racconti.

Di Manuela Fiorini 9 maggio 2020 - “Avviata agenzia di pompe funebri ricerca ragazza/o da adibire alle mansioni di segreteria…”
Rodolfo Lapidario consegnò il foglio con l’annuncio da pubblicare su un giornale free-press. La ragazza della reception lo guardò con un sorriso.
“Si è finalmente deciso a prendere qualcuno, signor Lapidario?”


“In effetti, in questo periodo ne avrei proprio bisogno. Sa, l’agenzia del paese vicino ha chiuso i battenti. Il titolare è andato in pensione e nessuno dei figli ha voluto rilevare l’attività…Il nostro non è proprio un lavoro allegro…”.
“Però è un lavoro sicuro…le uniche due certezze al mondo sono la morte…e le tasse!”, commentò allegramente la ragazza.
“Negli ultimi mesi mi sono trovato con tanto lavoro in più, e io ho sempre cercato di gestire l’agenzia da solo. Mi rendo conto però che la cosa sta diventando abbastanza impegnativa. Spero che qualcuno risponda…”.
“Se mi permette, signor Lapidario, oltre ovviamente a pubblicarlo, posso segnalare personalmente l’annuncio a una mia amica. So che sta cercando lavoro, non si sa mai”.
“Volentieri, gliene sarei grato…”.
Rodolfo Lapidario ringraziò la ragazza della reception e si mise a camminare veloce verso la sua agenzia di pompe funebri. Ci aveva pensato molto, prima di decidersi a cercare una persona che gli desse una mano. Certo, la prima difficoltà era la natura del lavoro in sé: non tutti se la sentono di avere un rapporto quotidiano con la morte. Poi, c’era la seconda questione: quella di cui nessuno era a conoscenza e che consisteva nell’accontentare anche i clienti invisibili. E per continuare a farlo, Lapidario già sapeva che in presenza di altri avrebbe dovuto letteralmente fare i salti mortali. Sì, perché era nato con un dono, quello di poter vedere le anime dei defunti. Spiriti che, appena lasciato il corpo, si dimostravano spaesati, oppure arrabbiati o insoddisfatti, anime che pretendevano di vedere realizzate le loro ultime volontà, che spesso non coincidevano con quelle dei familiari, oppure che assumevano il loro aspetto giovanile e non ne volevano sapere di lasciare la Terra. Insomma, il suo non era un lavoro semplice. E di sicuro gli spiriti non si sarebbero lasciati intimidire dalla presenza di una segretaria.
“Al massimo, chi verrà penserà che sono un po’ matto…”, si disse per avvallare la sua decisione.

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Erano passate due settimane dall’annuncio, ma nessuno si era fatto sentire. Lapidario se l’era immaginato: lavorare in un’agenzia di pompe funebri non è proprio il massimo. Lo scampanellio della porta gli annunciò l’ingresso di un cliente. Nell’ufficio avanzò una ragazza mora e magra, dalla carnagione pallida e dagli occhi azzurro chiarissimo. La giovane si guardò intorno, poi regalò a Lapidario un timido sorriso.
“Buongiorno, signorina, in che cosa posso esserle utile?”.
“Mi chiamo Alma, Alma Poretti”, disse timidamente. “Sono qui per l’annuncio…Sta ancora cercando una segretaria?”.
“Certo! Si accomodi. Mi parli un po’ di lei”.
Dopo una mezz’ora, dal momento che la ragazza gli aveva fatto una buona impressione, Lapidario decise di concederle un periodo di prova e di insegnarle subito quello che avrebbe dovuto fare. Alma si dimostrò subito una persona attenta e professionale, forse poco loquace, ma quello a Lapidario non interessava troppo. Parlavano fin troppo i suoi amici spiriti…

****
Quella mattina, Rodolfo Lapidario, andò in ufficio più tardi del solito. Per tutta la notte era stato tenuto sveglio dallo spirito di un’infermiera, il cui funerale avrebbe dovuto tenersi da lì a due giorni. I figli avevano scelto una bara bianca, “come il colore dominante in tutta la sua vita. Mamma ha dedicato tutta la sua esistenza al lavoro”, era stato il commento. Invece, la donna aveva odiato il suo lavoro, al quale era stata costretta dalla famiglia, quando invece avrebbe voluto proseguire gli studi e diventare medico. Insisteva sul fatto di voler essere cremata e le ceneri in una bella urna cromata rosa shocking, il suo colore preferito.
“Avevo persino gli zoccoli da lavoro di quel colore. Mi hanno sempre considerata un po’ eccentrica, ma era la sola nota di colore in quel mondo asettico!”, brontolava lo spirito indispettito, dispensando folate gelide, al punto che Lapidario si era svegliato con sintomi da raffreddamento. Scendendo in ufficio dal suo appartamento, che si trovava proprio sopra l’agenzia di pompe funebri, pensò che avrebbe dovuto prima inventarsi qualcosa con la famiglia, poi restituire la bara bianca e infine trovare qualcuno che dipingesse l’urna di quel colore.
Alma era già seduta alla sua scrivania, ma c’era qualcun altro accanto a lei, una figura maschile con i capelli imbrillantinati e un paio di baffi sottili. La ragazza stava sussurrando qualcosa, forse parlava tra sé, dal momento che stava sfogliando alcuni registri. Lo spirito, invece, sembrava perfettamente a suo agio. Quando si accorse della presenza di Lapidario, la ragazza gli sorrise. Lo spirito, invece, non ebbe nessuna reazione, sicuro che nessuno potesse vederlo. Lapidario si mise a fissarlo. Indossava un’uniforme militare decisamente di altri tempi. Doveva essere sulla Terra da parecchio. E probabilmente era legato in qualche modo alla ragazza. Non era raro trovare spiriti così. Lapidario cominciò a fissarlo. Lo spirito se ne accorse e assunse un’espressione tra il meravigliato e l’infastidito. Posò una mano sulla spalla di Alma, che rabbrividì, poi gli lanciò uno sguardo interrogativo.
“Mi vede…”, disse chiaramente lo spirito rivolgendosi alla ragazza.
Lei sgranò gli occhi, poi li piantò in faccia a Lapidario.
“Com’è possibile?”, chiese lei con un filo di voce.
“Evidentemente, ci sono altri come te…”, le rispose lui, ora più incuriosito che bellicoso.
“Ok, ragazzi, sediamoci un attimo e giochiamo a carte scoperte…”, intervenne Rodolfo Lapidario.

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Si sedettero tutti e tre attorno alla scrivania. Lo spirito era molto protettivo nei confronti di Alma e anche lei non si sentiva tranquilla in quella situazione. Era come se qualcun altro avesse scoperto non solo il suo segreto, ma anche violato la sua sfera personale.
“Lui è il mio bisnonno, Eugenio. È morto in guerra. Ma mi sta vicino da quando sono piccola, mio padre è morto presto e lui ne ha fatto un po’ le veci”, cominciò a raccontare Alma.
“Pensi che pensavano che la bambina avesse uno di quegli…amici immaginari. Immaginari un cavolo!”, aggiunge lo spirito, che aveva un carattere piuttosto fumantino, oltre che protettivo.
In quel momento, una folata di vento fece sbattere la porta del bagno e lo spirito dell’infermiera entrò come una furia. Lapidario trasalì. Lei si mise a urlare come un’ossessa, al pensiero che le sue “spoglie mortali venissero rinchiuse in una specie di vasca da bagno con il coperchio”.
Lapidario tentò di calmarla, mentre Alma non parve minimamente turbata dall’ingresso a effetto dell’infermiera.
“Ha interrotto una conversazione, madame…”, la riprese invece Eugenio. “La pregherei di rammentare l’educazione e di attendere il suo turno per interloquire”.
“La mia è un’urgenza, domani mi rinchiuderanno…”
“Ma dove vuoi che ti rinchiudano…al massimo metteranno il tuo vestito vecchio in un baule laccato…”, la gelò Eugenio. “Pensa che i miei quattro stracci terreni sono andati dispersi in una trincea, che cosa dovrei dire, io…”.
Lo spirito dell’infermiera si zittì. “Non ci avevo pensato…alla fine che mi importa? La mia essenza è questa, ed ha un aspetto persino più giovane di quei quattro resti rinsecchiti. Giusto, becchino?”.
Lapidario rimase di stucco. Nessuno gli si era mai rivolto così. L’infermiera parve riflettere, poi continuò. “Ebbene sia. Mi facciano il funerale che vogliono, tanto pagano loro. Non stia a diventar matto. Sono già stufa di questa storia. Sento che devo andare altrove, in un altro posto…”
“È così”, le confermò Lapidario. “Se vedrai una luce più bianca di qualsiasi altra cosa, attraversala. È quella la tua destinazione”.
“E che cosa c’è dall’altra parte?”, domandò la donna.
“Non lo so. Non mi è concesso saperlo. Il mio dono ha dei limiti”, le sorrise Lapidario.
“Farò così, allora. Mi scusi se sono stata…un po’ insistente”.
La donna salutò con un mezzo inchino e scomparve.
“Anche lei, Eugenio, dovrebbe attraversare la porta di luce. È sulla Terra da troppo tempo”.
Alma, invece, non aveva avuto nessuna reazione. Sembrava che fosse stata assente per tutta la scena. Lapidario guardò la ragazza stupito.
“Allora, che cos’è tutto questo silenzio…vi siete incantati tutti?”, chiese lei.
Lapidario e lo spirito del militare si scambiarono un’occhiata.
“Il suo dono non è proprio come il tuo. Alma vede solo me. Non so spiegarti il perché…Per quanto riguarda quello che mi hai detto, sono ben consapevole di non dovermi fermare ancora troppo a lungo su questa Terra, ma la mia bisnipote ha ancora bisogno di me. In fondo, che cos’è il tempo? Per voi forse ha più urgenza e valore, ma per noi spiriti è un dettaglio. Posso concedermene ancora un po’ per stare vicino a lei. Verrà anche il momento in cui sarà più sicura di se stessa e allora me ne andrò”.
Lapidario chinò il capo. Ora capiva. Capiva che Eugenio lo faceva per Alma e che sarebbe comunque andato oltre senza bisogno del suo intervento, non appena la ragazza sarebbe stata pronta a lasciarlo andare.
“Va bene. Vorrà dire che per un po’ avrò due dipendenti anziché una sola…”
“Vuol dire che…mi conferma?!”, rispose felice la ragazza.
“Certo. Due allo stipendio di uno. A patto, però, che Eugenio mi dia una mano con gli spiriti più capricciosi”.
“Hai sentito, nonno! Il mio primo vero lavoro. E non devo nemmeno fingere di essere pazza se mi beccano a parlare da sola!”.
“Vedi, cara, che ti ho portato fortuna?”
“Come farei senza di te…”.
In quel momento, dalla porta entrò una donna di mezza età con il volto disfatto dal pianto. Si capiva che era lì per organizzare l’estremo saluto per qualcuno. Alle sue spalle, uno spirito avanzava a grandi passi…
“Forza, ragazzi, c’è del lavoro per noi…”, disse Lapidario ad Alma e allo spirito del suo bisnonno.

 

 

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