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Deposta la corona presso la stele dedicata a Giovanni Palatucci, ultimo Questore di Fiume e Medaglia d'Oro al Valore Civile -

Modena, 27 gennaio 2015 -

Questa mattina, nel giorno della ricorrenza delle vittime della Shoà è stata deposta una corona presso la stele dedicata a Giovanni Palatucci, ultimo Questore di Fiume e Medaglia d'Oro al Valore Civile.

Il Vice Prefetto Vicario della Provincia di Modena Bruno Scognamillo, il Questore Oreste Capocasa, il Sindaco Giancarlo Muzzarelli e il Vice Presidente dell'Associazione Nazionale "Giovanni Palatucci" Rolando Balugani hanno ricordato la figura del giovane funzionario di Polizia.

Palatucci, nato a Montella (Avellino) il 29 maggio 1909, viene trasferito alla Questura di Fiume nel 1937, dove si adopera per salvare migliaia di ebrei. Il 22 ottobre 1944 viene trasferito nel campo di sterminio di Dachau, dove muore, a soli 36 anni, il 10 febbraio 1945. Nel 1990 lo Yad Vashem lo giudica "Giusto tra le Nazioni".

(Fonte: Questura di Modena)

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Martedì, 27 Gennaio 2015 16:45

Giorno della Memoria: Reggio Emilia non dimentica

Una giornata per non dimenticare e per far comprendere ai tantissimi ragazzi presenti l'importanza della valorizzazione del presente e del futuro -

di Federico Bonati -

Reggio Emilia, 27 gennaio 2015 –

Sono passati esattamente settant'anni da quando l'Armata Rossa abbattè i cancelli di Auschwitz, svelando al mondo ciò di cui era stato capace l'uomo: l'abominio nazi-fascista nei confronti di oltre dieci milioni di persone. Un tragico capitolo della storia dell'umanità meglio noto con il nome di Shoa. Uno sterminio che non comprese soltanto gli ebrei, che furono l'indiscussa maggioranza, ma anche nomadi, oppositori politici, omosessuali. Esseri umani sterminati da altri essere umani. Qualcosa che, citando Primo Levi: "Non può essere capito, ma che bisogna conoscere".

A Reggio Emilia non si dimentica. Non si dimenticano le migliaia di deportati, i milioni di morti, non si dimenticano gli otto reggiani ebrei, due uomini e otto donne, deportati e uccisi nei campi di concentramento. Una lapide posta all'ingresso della Sinagoga di via dell'Aquila riporta i loro nomi, e sotto di essa è stata posta alle 10 di questa mattina una corona di fiori commemorativa, cui sono seguite letture di salmi in ebraico. La cerimonia è proseguita, poi, all'interno dell'edificio, con un folto pubblico, tra cui moltissimi studenti.
Una presenza importante sottolineata da Alberta Sacerdoti, rappresentante della comunità ebraica di Reggio Emilia e Modena, a cui Auschwitz ha strappato il nonno materno e lo zio: "In passato sono stata un'insegnante, ma ancora oggi continuo ad andare nelle scuole a parlare della Shoa, perché è giusto che i giovani sappiano ciò che è accaduto".

Le fa eco il sindaco Luca Vecchi: "Questo deve essere un momento di ricordo, ma anche un momento di impegno. Il coinvolgimento di tutta la città e di tutti gli studenti reggiani è importantissimo: è il lavoro sulla memoria delle giovani generazioni che consolida la coscienza civile".
Il presidente della Provincia Gianmaria Manghi parla invece di ciò che accadde come un autentico contagio del male, dal quale bisogna fare attenzione anche ai giorni nostri. È basilare, quindi, fare e conservare memoria, ma allo stesso tempo è fondamentale imparare a riflettere e a comprendere il presente.

La commemorazione ha poi proseguito il suo iter con il percorso sulle commemorative "pietre di inciampo" di via Monzermone, via Emilia San Pietro e viale Montegrappa, a cura del gruppo Istoreco.
Dopo settant'anni, la memoria di quanto accadde è più viva che mai, affinchè ciò che è stato non si ripeta più, affinchè non ci si domandi più se questo è un uomo, affinchè l'odio razziale sia solo un lontano ricordo e non un temibile presente. Riecheggiano nel silenzio della città del Tricolore le parole di Primo Levi, autentico monito immortale: "Meditate che questo è stato".

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L'uomo, 36enne carpigiano, è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e lesioni. La donna ha confessato ai Carabinieri che non si trattava del primo episodio di violenza -

Modena, 27 gennaio 2015 -

Le grida di aiuto provenienti dall'appartamento hanno salvato la donna, portando all'arresto di un 36enne carpigiano, per maltrattamenti in famiglia e lesioni.
A chiamare i Carabinieri, i vicini di casa allertati dalle grida della vittima. L'altra notte, dopo una lite, l' episodio violento. L'uomo l' ha picchiata recandole ferite al volto, guaribili in dieci giorni. Il tutto davanti alla figlia di sei anni. I militari hanno scoperto che non si trattava del primo episodio di violenza, ma la donna non aveva mai avuto il coraggio di sporgere denuncia verso il compagno. Denunciato, l'uomo è stato arrestato e portato nel carcere di Sant'Anna a Modena.

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Vittima un uomo travolto e sbalzato al suolo lungo la Via Emilia in prossimità della frazione di Rimale, all'altezza del distributore Tamoil -

Parma, 26 Gennaio 2015 -

Nella serata di sabato, un ciclista di 36 anni, Florian Nicolai Motocian, ha perso la vita vicino a Fidenza.
Erano le 23 circa quando una macchina, guidata da un uomo di 46 anni, lo ha travolto e sbalzato al suolo lungo la Via Emilia, in prossimità della frazione di Rimale, all'altezza del distributore Tamoil. Un tratto di strada più volte criticato perché scarsamente illuminato e pericoloso.
Dai primi accertamenti pare che entrambi stessero percorrendo la statale in direzione Fiorenzuola, ma ancora non sono chiare le cause dello scontro. Nell'impatto il 36enne in sella alla sua bicicletta è caduto sbattendo sull'asfalto e nonostante la rapidità di intervento, i soccorsi dell'assistenza pubblica di Fidenza sono risultati vani.

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L'intervento del direttore del Servizio dipendenze patologiche Claudio Ferretti all'iniziativa dedicata al Fenomeno del gioco d'azzardo nella nostra provincia ha evidenziato che sui circa 70 mila giocatori, fra i 2 e 3 mila sono giocatori patologici -

Modena, 26 gennaio 2015 -

"Sono circa 70 mila i giocatori nella provincia di Modena, di cui un numero che oscilla tra 2 e 3 mila sono giocatori "patologici", nei quali il gioco non è più un momento di divertimento, ma è divenuto problematico, compulsivo, incontrollabile". Lo ha detto il direttore Servizio dipendenze patologiche dell'Ausl di Modena Claudio Ferretti durante la tavola rotonda che si è svolta in Municipio sabato 24 gennaio nell'ambito dell'iniziativa "Il gioco d'azzardo nella nostra provincia".
Ferretti ha osservato che "secondo le stime attuali, il gioco d'azzardo coinvolge fino al 70-80 per cento della popolazione adulta italiana, quindi circa 30 milioni di scommettitori: tra di loro circa 700 mila sono i giocatori patologici" e rapportando il dato alla realtà locale è arrivato alla stima riportata.

I Servizi Dipendenze Patologiche sono gli ambulatori individuati per l'aiuto ai giocatori in difficoltà; nel Distretto di Modena è presente un servizio ambulatoriale presso l' ex ospedale Estense in viale Vittorio Veneto 9; vi si accede direttamente, anche senza appuntamento. Al servizio di Modena sono giunte negli anni un numero crescente di richieste di aiuto: erano 18 nel 2010 sono arrivate a 46 nel 2014.
"È maschio, quarantenne, regolarmente occupato, sposato con un figlio l'identikit del giocatore che chiede aiuto ai servizi. Gioca in modo compulsivo da due anni ai videopoker e ha una situazione finanziaria molto compromessa", spiega Ferretti che si è soffermato proprio su un aspetto particolare: "Un'indagine condotta su un campione di 61 giocatori che si sono rivolti al servizio di Modena tra il 2008 e il 2011 ha evidenziato che solo dodici pazienti non avevano debiti da gioco; nove avevano un debito fino a 5 mila euro, otto tra i 5 e i 10.000 euro e così via fino ad otto che avevano debiti per cifre oltre i 100 mila euro. Il medico ha anche spiegato che "la maggior parte degli utenti ha dipendenza dai videogiochi presenti nei bar e nelle sale gioco, seguito dal gioco del lotto e altri giochi; negli ultimi due anni sono arrivati anche i primi giocatori con dipendenza da giochi su internet".

I giocatori che si rivolgono all'ambulatorio effettuano una serie di colloqui con l'assistente sociale e lo psicologo che di norma coinvolgono anche i familiari. Spesso poi il paziente e la famiglia vengono inviati ai gruppi di auto-aiuto per i giocatori; a Modena ne è attivo uno condotto da personale della Comunità Papa Giovanni 23esimo. In città è anche attivo un punto di ascolto e aiuto presso la sede del Centro di Solidarietà di Modena ed il gruppo di auto mutuo aiuto dei Giocatori Anonimi.
"La famiglia e gli amici sono fondamentali nel riconoscere precocemente il problema – ha continuato Ferretti - di norma il primo campanello d'allarme è la mancanza di denaro. Nel percorso di cura, che dura mediamente un anno, sono poi necessari l' aiuto e la vicinanza emotiva di familiari ed amici, e soprattutto la funzione di controllo completo del denaro.

(Fonte: Comune di Modena)

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Le indagini della squadra Mobile hanno portato ad attribuire allo stesso uomo due rapine effettuate a pochi mesi di distanza a Modena e a Carpi -

Modena, 23 gennaio 2015 -

Aveva effettuato il colpo alla banca Credem di viale Fabrizi a Modena con il volto coperto da una maschera in lattice, minacciando di far scoppiare una bomba dall'interno del suo zaino e portando via un bottino da 1.600 euro. A tradirlo però, lo stesso modus operandi adottato per compiere una seconda rapina, sempre in una filiale Credem, questa volta di Carpi, per cui è era stato arrestato lo scorso novembre. Grazie alle indagini, la squadra Mobile di Modena è riuscita ad attribuire all'uomo, 33enne di origini campane, anche la precedente rapina avvenuta a Modena. Il provvedimento gli è stato notificato in carcere.

(In fondo le immagini della rapina in banca)

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La signora alla guida dell'auto, una 62enne modenese, che non ha prestato soccorso è stata identificata e rintracciata dalla Municipale dopo poche ore -

Modena, 23 gennaio 2015 -

L'incidente è avvenuto nel pomeriggio di ieri, alle 17.40 circa, in viale Reiter. Il ciclista è stato investito, da una Peugeot 206, riportando lievi lesioni. Alla guida, una 62enne modenese, con un auto data in prestito, che non si è fermata, allontanandosi senza soccorrerlo. La Polizia municipale di Modena è riuscita a rintracciarla e identificarla dopo poche ore.

L'incidente si è verificato in corrispondenza della rotatoria con via Ricci. La dinamica è ancora in fase di accertamento. Secondo le prime ricostruzioni della Municipale il ciclista investito, un cittadino di origine marocchina di 56 anni residente in città, stava percorrendo viale Reiter in direzione di via Emilia. Mentre attraversava verso via Ciro Menotti all'altezza del pedonale in corrispondenza della rotatoria è stato urtato sul fianco sinistro da una Peugeot 206 che percorreva viale Reiter verso via Emilia. Il ciclista investito sarebbe prima finito sul cofano della macchina e poi sbalzato a terra, riportando lesioni lievi. La donna alla guida dell'auto, si è allontanata senza prestare soccorso all'infortunato, assistito invece da passanti che hanno chiamato il 118, giunto insieme alla pattuglia dell'Infortunistica della Municipale.

L'ambulanza ha portato il ciclista a Baggiovara, dove è stato subito dimesso con prognosi di sette giorni, mentre gli operatori della Pm hanno raccolto testimonianze che hanno permesso di risalire attraverso la targa al proprietario della vettura, un cittadino 33enne di origine marocchina residente a Modena. Un'altra pattuglia della Municipale lo ha raggiunto alle 20 circa e da lui ha appreso che l'auto era stata prestata alla donna, rintracciata con la macchina incidentata in un'altra zona della città, dove risiede. L'esame dei danni riportati dal veicolo confermava il coinvolgimento del mezzo, e la stessa signora ha ammesso di essere stata alla guida al momento dei fatti successi nel pomeriggio.
La donna sarà ora deferita all'autorità giudiziaria competente per aver omesso di fermarsi e di prestare soccorso in un incidente stradale con feriti, per cui rischia una condanna da 1 a 3 anni di reclusione e la sospensione della patente da 1 a 5 anni.

 

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Numerose le segnalazioni di furti e danni ai veicoli lasciati in sosta dai pendolari nel parcheggio di viale Sant'Ambrogio. La Polizia Municipale ha denunciato per estorsione un cittadino nigeriano -

Piacenza, 22 gennaio 2015 -

Una denuncia per estorsione a carico di un cittadino nigeriano trentenne, senza fissa dimora, che peraltro non aveva ottemperato al provvedimento di espulsione emanato nei suoi confronti il 27 ottobre scorso (di qui una seconda denuncia). Questo l'esito dell'operazione della Polizia Municipale di Piacenza attivata dopo le numerose segnalazioni di furti e danni ai veicoli lasciati in sosta nel parcheggio di viale Sant'Ambrogio dai pendolari, che hanno inoltre riferito richieste sempre più pressanti di denaro da parte dei posteggiatori abusivi, in cambio della garanzia di sicurezza dei propri mezzi.
Diverse le denunce raccolte dagli agenti, così come considerevoli sono stati i danni subiti dai pendolari che, parcheggiando l'auto nelle prime ore della mattinata, non accettavano di sottostare alle pretese minacciose degli abusivi. In un caso, una signora ha ritrovato la macchina danneggiata per circa 1500 euro, mentre una giovane mamma che ogni giorno deve prendere il treno ha scoperto, al suo ritorno, l'auto aperta e il furto del seggiolino per il trasporto dei bimbi. E' emersa, dalle indagini, una perfetta conoscenza degli orari dei treni da parte dei sedicenti posteggiatori, che concentravano la propria attività soprattutto tra le 6.30 e le otto del mattino, quando più intensa è la fruizione dell'area di sosta da parte dei pendolari.

(Fonte: Comune di Piacenza)

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Sabato, 24 Gennaio 2015 09:10

Io sono Youssef

Dall'interazione alla cittadinanza attiva, dalla politica alla religione, dall'estremismo alla cooperazione: intervista a Youssef Salmi, cittadino italiano di origine marocchina, esempio di integrazione -

di Federico Bonati -

Reggio Emilia, 24 gennaio 2015 –

È dal 2001, da quel fatidico 11 settembre, che il mondo intero si è trovato a fare i conti con l'estremismo jihadista islamico; da quel momento, nulla è stato più come prima. A seguito dei recenti fatti di cronaca, l'attentato alla sede di "Charlie Hebdo" e il massacro in Nigeria da parte di Boko Haram, la paura e la diffidenza nei confronti di chi professa la fede musulmana sono tornate d'attualità. Ma sono davvero tutti così? Esiste un grande numero di musulmani che hanno fatto dell'integrazione culturale e dell'interazione fra le persone il cardine della loro vita, sconfessando chi dice che: "Tanto a loro non interessa integrarsi". Queste persone sono molto numerose, anche in Italia. Una di queste, Youssef Salmi, cittadino italiano di origine marocchina, sposato con una donna italiana, e padre di due figli, ex assessore al comune di Novellara, ed esempio di integrazione, ha risposto alle domande della Gazzetta dell'Emilia.

Youssef, partiamo dal passato, dal tuo arrivo in Italia. Che speranze, che progetti e che sogni avevi in quel momento?

Era l'agosto del 1990, e in Italia erano da poco finiti i Mondiali. Fu proprio il sogno del calcio a farmi partire dal Marocco e ad arrivare in Italia, passando per la Francia. Tuttavia, per giocare a calcio, mi servivano i documenti, ed io avevo solo il passaporto. Quindi quello del calcio rimase un sogno, ma quello di vivere in un paese libero si realizzò. Da sempre il mio motto è: "Io sono libero in un paese libero, ma la mia libertà finisce dove inizia quella altrui". Quando arrivai a S. Giovanni di Novellara, fui subito accolto benissimo, c'è molta più solidarietà tra le persone nei paesi piccoli.

Poi il lavoro, la casa, la famiglia, l'integrazione. Hai mai sentito un clima di diffidenza nei tuoi confronti?

All'inizio mi sentivo "osservato", ma erano più che altro sguardi di curiosità. Alcuni avrebbero potuto interpretare quegli sguardi in modo negativo, ma non io. Nel corso della mia vita qui in Italia ho sempre cercato di mettere in atto una partecipazione attiva, attraverso la quale favorire un'interazione tra le culture, la mia e quella del paese in cui vivo. Purtroppo, ammetto che dopo quanto accaduto in Francia, gli sguardi sono diventati diversi, si percepisce islamofobia.

È arrivato, in seguito, anche l'impegno politico nelle file del Partito Democratico. Credi che la politica stia facendo abbastanza per l'integrazione in Italia o che i risultati stiano ancora scarseggiando?

La politica sta facendo del suo meglio in questo senso, il problema vero è di carattere culturale. Stiamo assistendo ad una migrazione dall'Italia degli immigrati che arrivarono in Italia, e questo rappresenta il fallimento delle politiche attuate fino ad ora. Il cambiamento deve partire dall'educazione, dal sistema scolastico, in cui l'integrazione deve essere qualcosa di vitale. Bisogna combattere l'esclusione e l'emarginazione e investire maggiormente nella partecipazione attiva di tutti i soggetti in campo.

Che significato ha, per te, l'appartenenza allo Stato Italiano?

Io amo l'Italia. Ne ero innamorato per il calcio, poi mi sono innamorato della sua storia, dell'arte, della cultura. Ma ciò che maggiormente amo dell'Italia è stata la storia che ha condotto alla liberazione della Nazione e alla realizzazione della Costituzione, che gli anziani del paese mi hanno raccontato; in essi rivedevo mio nonno, e le sue lotte per la libertà in Marocco. Ricordo, inoltre, il caro amico, che ormai non c'è più, Dante Biliardi, che fu il primo a raccontarmi della storia del tricolore, nato a Reggio Emilia. Tutto questo è ciò che mi fa amare questo paese. Sarebbe bello se sapessimo valorizzare, davvero, tutta questa storia, quest'arte, questa cultura.

Tu sei musulmano. Come pensi siano visti i musulmani in Italia?

Non c'è abbastanza conoscenza sull'argomento. E la conoscenza è qualcosa di importante, perché quando conosci una cosa impari a rispettarla. La Costituzione stessa definisce l'Italia un paese in cui vige la libertà di culto, grazie alla quale è possibile vivere in armonia, perciò sta a noi musulmani far comprendere cos'è il vero Islam.

Chiederti di Charlie Hebdo è troppo semplice. Vorrei invece un tuo commento su Boko Haram. E poi, si può uccidere in nome di un Dio, qualunque esso sia?

Mai! Cito un versetto coranico: "Chi uccide un'anima è come se avesse ucciso l'umanità intera". Ciò che sta accadendo in Nigeria, come quanto è accaduto in Francia, è un abominio, è delinquenza allo stato puro. Spero vivamente che arrivi qualche governo, qualche capo di stato musulmano che urli a gran voce contro queste situazioni, facendo da megafono a tutti noi! Nessuno può immaginare come ci stiamo sentendo noi musulmani integrati, rispettosi e pacifici, in questo momento.

Quando senti parlare di ISIS, qual è il tuo primo pensiero?

Queste persone non hanno capito nulla di quello che è la nostra religione. Nelle nostre preghiere giornaliere c'è il richiamo al rispetto reciproco fra le fedi, mentre questi non sanno nemmeno lontanamente cosa sia il rispetto. Sfortunatamente, l'ISIS è figlia di chi ha voluto tutto ciò, dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Stiamo parlando di musulmani che massacrano altri musulmani e che, ancora peggio, arruolano bambini! Per questo devono essere duramente condannati, perché rappresentano l'ignoranza che cammina.

Che futuro immagini per i tuoi figli, che rappresentano la "seconda generazione"?

Immagino, e spero, un futuro roseo per loro, un futuro nel quale possano avere il caposaldo dei valori quali il rispetto e l'amore per il prossimo. E più di tutto spero possano trovare un futuro di pace, per loro e per i loro coetanei, tutti cittadini del mondo. Quando sono arrivato in Italia, sin da subito mi sono messo all'opera, lavorando per migliorare l'integrazione e l'interazione culturale di questo paese. Proprio con lo scopo di quel futuro di pace di cui ho detto.

Quando ti alzi al mattino, che speranze hai per il tuo paese, l'Italia?

Spero con tutto il cuore che il mio Paese si possa risvegliare. Quando tutti gli italiani si renderanno davvero conto di vivere in un paese splendido, ricco di risorse, pieno di storia e che funge da porta d'ingresso per l'Europa, allora saremo tutti davvero contenti. L'Italia, anche per la sua storia di migranti che lasciarono la patria per trasferirsi nel continente o oltreoceano, come fu per i genitori di Papa Francesco, che lasciarono il Piemonte per l'Argentina, deve far tesoro di questo suo passato, divenendo un valido interlocutore internazionale. Inoltre, anche memore di questa sua storia, deve lavorare maggiormente per favorire la convivenza, l'integrazione e l'interazione fra le culture, anche e soprattutto attraverso la partecipazione soggettiva di tutti, italiani e immigrati.

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia

La misura preventiva è stata disposta dal Tribunale di Reggio Emilia contro un imprenditore cutrese: beni sequestrati a Montecchio, Montechiarugolo, Soragna e Busseto -

Reggio Emilia, 22 gennaio 2015 -

La Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha sequestrato diversi beni fra cui fabbricati, auto, terreni, per un valore complessivo di dieci milioni di euro, tra le province di Reggio Emilia, Parma e Crotone. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Reggio ai sensi della normativa antimafia, come misura preventiva. I beni, appartengono all' imprenditore cutrese 54enne, Palmo Vertinelli, domiciliato a Montecchio e ritenuto secondo gli inquirenti, legato alla cosca di 'ndrangheta dei Grande Aracri.
Sequestrate proprietà a MontecchioMontechiarugolo, Soragna e Busseto.

Pubblicato in Cronaca Emilia
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