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Fisco e pensioni: se ne parlerà alla Festa dell'Unità di Castellarano mercoledì pomeriggio, nel corso di un incontro organizzato dallo Spi-Cgil dei distretti di Scandiano e Sassuolo. Tra i partecipanti, le segretarie di Reggio Emilia e Modena e l'onorevole Antonella Incerti. Cgil, Cisl e Uil ritengono che agendo sulla leva redistributiva si possano liberare capitali per contrastare la crisi produttiva.

Reggio Emilia, 4 agosto 2014 – di Ivan Rocchi

Fisco e previdenza saranno i temi al centro di un incontro organizzato per mercoledì 6 agosto dallo Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil. A partire dalle 16.30, alla Festa dell'Unità di Casalgrande presso il Parco Secchia, saranno presenti le segretarie generali Marzia Dall'Aglio (Reggio Emilia) e Luisa Zuffi (Modena). E con loro, per discutere di tasse e pensioni, ci sarà anche la parlamentare parmigiana Antonella Incerti (Pd), componente della Commissione Lavoro della Camera.

Cgil, Cisl e Uil hanno presentato un documento unitario con diverse proposte, tra le quali c'è la modifica della riforma Fornero sulle pensioni. "La riforma delle pensioni Monti-Fornero – si legge nel comunicato Spi-Cgil – è stata una gigantesca manovra finanziaria, che toglie circa 80 miliardi di euro al sistema previdenziale e ha creato pesanti ingiustizie nei confronti delle donne, dei giovani, dei lavoratori e degli stessi pensionati".

Secondo il sindacato dei pensionati, infatti, partendo da concreti interventi su pensioni e fisco si possono fare nuove politiche di sviluppo e di creazione del lavoro, salvaguardando nel contempo equità e coesione sociale. "La situazione economica del nostro Paese – si conclude il comunicato - è tuttora caratterizzata da una crisi che ha visto esplodere la disoccupazione e la messa a rischio del sistema produttivo, con la perdita del 25% delle imprese manifatturiere e dei servizi".

Pubblicato in Economia Emilia

Il laconico commento di Franco Giberti, presidente di FAIB-Confesercenti Modena di fronte alla situazione vissuta dal settore delle piccole imprese di distribuzione carburanti: "5 stazioni di servizio hanno chiuso nel primo semestre 2014, e 10 quelle sospese dall'erogazione di carburante" -

Modena, 4 agosto 2014 -

"C'era una volta il mestiere del benzinaio: è questo quello che racconteremo tra non poco tempo se non ci sarà alcuna inversione di tendenza per la categoria". È questo il laconico commento di Franco Giberti, presidente di FAIB-Confesercenti Modena di fronte alla situazione vissuta dal settore delle piccole imprese di distribuzione carburanti sul territorio emersa dal monitoraggio condotto dall'Osservatorio di Confesercenti: 5 le stazioni di servizio chiuse nei primi sei mesi dell'anno, di cui 2 solo a Modena, alle quali se ne aggiungono ben altre 10 in cui l'erogazione è sospesa.

"Tutto questo nell'indifferenza e nella sostanziale inerzia della politica e delle Istituzioni nazionali che si limitano ad occuparsi di benzina solo per aumentarne sistematicamente le accise – rimarca Giberti - il mercato della distribuzione carburanti continua ad essere bloccato dall'assenza di trasparenza e da una sempre e più frequente violazione delle leggi vigenti".

Le compagnie petrolifere, fa notare il presidente dell'Associazione modenese, continuano ad imporre ai gestori prezzi fuori mercato e molto più alti di quelli praticati da un ristretto numero di impianti: i cosiddetti "no logo" o quelli posti in prossimità degli ipermercati che pure vengono riforniti dalle medesime compagnie. "Un comportamento che di corretto ha ben poco, in aperta violazione delle norme e che danneggia le piccole imprese di gestione, spingendole così verso chiusura e perdita dell'attività, con la creazione di nuovi disoccupati", aggiunge il presidente di FAIB Modena.

"La categoria è allo stremo - rimarca Giberti – e ha urgente necessità di risposte e di interventi al fine di evitarne il collasso. Riteniamo occorra: rifinanziare il Fondo Indennizzi, senza il contributo dei gestori; riaprire i tavoli negoziali per il rinnovo degli accordi; definire nuove formule contrattuali per far fronte alle nuove modalità di vendita; una vera ristrutturazione della rete contro la ghostizzazione selvaggia a tutela del posto di lavoro e del servizio offerto ai clienti. E poi ancora il margine definito negli accordi di colore deve essere intangibile, le condizioni di mercato eque e non discriminatorie e contrastare le esose commissioni applicate dal sistema bancario sui pagamenti effettuati mediante carte di credito o bancomat. Da ultimo ma non meno importante consentire l'immediato abbattimento dei prezzi dei carburanti su tutta la rete, anche attraverso il necessario rapido e serrato confronto nel settore e soprattutto con Governo e Parlamento".

(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)

Pubblicato in Cronaca Modena

La perdita del posto di lavoro o il calo consistente del reddito portano all'aumento delle richieste di accesso ai centri di salute mentale -

Modena, 1 agosto 2014 -

La crisi ha peggiorato lo stato psicologico dei cittadini modenesi. Lo dimostra l'aumento delle richieste di accesso ai centri di salute mentale, che preoccupa i sindacati confederali, i quali chiedono di rafforzare gli interventi sul territorio. «La perdita del posto di lavoro o il calo consistente del reddito per chi è da molto tempo in cassa integrazione causano disagio psicologico e diminuiscono l'autostima – affermano Cgil-Cisl-Uil - Il fenomeno, confermato dal peggioramento dell'indice di salute mentale degli italiani rilevato dall'Istat, è ancora più diffuso nella nostra provincia (+30 per cento rispetto all'indicatore nazionale). Questo accade perché le difficoltà economiche risultano più pesanti da sopportare in territori, come il nostro, storicamente contrassegnati da elevati livelli di benessere e alto costo della vita».

Questo tema, insieme ad altri, è stato affrontato nell'incontro che Cgil-Cisl-Uil hanno avuto con la direzione dell'Ausl di Modena e del dipartimento di salute mentale. In base ai dati forniti dall'Ausl sugli accessi al Ssm, risulta che nel 2012 si è rivolto ai centri di salute mentale il 2 per cento circa della popolazione residente; dal 2006 al 2012 il numero dei pazienti trattati è aumentato di 2.833 unità (da 9.233 a 12.066).

«Su questi dati influiscono probabilmente anche fenomeni di emergenza come il terremoto o l'alluvione. Basti dire – continuano i sindacati - che da inizio anno nel distretto di Castelfranco, dove sono stati pesanti i danni per l'alluvione, gli accessi sono aumentati del 30 per cento rispetto alla media di tutta la provincia. Per questo motivo chiediamo di rafforzare l'intervento territoriale del dipartimento di salute mentale. È indispensabile dare risposte a un disagio che, se non affrontato tempestivamente, può trasformarsi in patologie gravi, con il rischio di compromettere la vita di una persona e di chi gli sta intorno».

A questo proposito per Cgil-Cisl-Uil è emblematico il caso dell'Area Nord, denunciato anche dalle associazioni dei familiari dei pazienti. Quanto alle patologie acute e che richiedono l'utilizzo delle strutture residenziali, diurne e di day hospital, i sindacati incalzano l'Ausl affinché completi in tempi brevi la rete di servizi non ancora ultimati, come il residenziale nel Comune di Carpi (che pare essere stato finalmente approvato dalla Regione) e la ristrutturazione del residenziale della Madonnina (a Modena). L'incontro sulla salute mentale dei modenesi fa parte di una serie di approfondimenti che le organizzazioni sindacali hanno chiesto all'Ausl per affrontare alcune criticità del sistema sanitario locale, tra cui i tempi d'attesa per le visite specialistiche e la diagnostica e la piena realizzazione della rete delle case della salute.

(Fonte: ufficio stampa Cisl Mo)

Pubblicato in Cronaca Modena

Indagine Confesercenti: nei primi sei mesi del 2014 si sono monitorate 615 chiusure di attività a fronte di 297 nuove aperture. Di queste chiusure, 299 si sono verificate in città, mentre le restanti in provincia.

Parma, 30 luglio 2014 -

Arrivano dati preoccupanti dall'Osservatorio Nazionale di Confesercenti: commercio e turismo restano ai minimi anche nel 2014. Continua la crisi per il commercio al dettaglio con i negozi di abbigliamento e le sigarette elettroniche (unico boom che si era verificato in questi anni). Confesercenti lancia l'allarme «Prospettive al ribasso, rischio crescita zero: serve svolta fiscale forte. Usare Garanzia Giovani per favorire l'autoimprenditorialità».
Il dato Istat negativo sulle vendite al dettaglio segnala che la stagnazione dell'economia prosegue. Di questo passo l'eventualità di una crescita zero rischia di rafforzarsi pericolosamente. Attendiamo ora di vedere se lo scenario cambierà con l'ingresso in campo da giugno e luglio del bonus fiscale e dei saldi. C'è bisogno di una svolta fiscale forte, tempestiva e vasta, sostenuta da interventi coraggiosi sulla spesa pubblica. Il prezzo più salato di questa situazione lo pagano soprattutto i piccoli negozi mentre prosegue in modo inarrestabile l'emorragia di chiusure di attività.

Parma e provincia seguono il trend negativo italiano

In particolare sul nostro territorio nei primi sei mesi del 2014 si sono monitorate 615 chiusure di attività a fronte di 297 nuove aperture. Di queste chiusure, 299 si sono verificate in città, mentre le restanti in provincia. I numeri più preoccupanti sono dati da turismo e commercio al dettaglio, seguono bar, ristorazione e negozi di calzature.

Il commercio al dettaglio registra un saldo negativo in tutta la provincia: 181 cessazioni di attività di cui 22 alimentari. In particolare a Parma i dati parlano di 90 cessazioni a fronte di 30 aperture, monitorando dunque un saldo negativo di -60 solo in città. Per quanto riguarda il turismo si parla di 121 imprese di alloggio e somministrazione chiuse, di cui 59 in città. Le aperture in tutta la provincia sono state 49.
La corrente negativa investe anche la ristorazione: si registrano 50 chiusure di cui 20 solo in città - a fronte di 23 nuove iscrizioni su tutto il territorio.
Per quanto riguarda i bar tra Parma e provincia sono stati chiusi ben 57 locali di cui più della metà solo a Parma (32).
Anche quest'anno le imprese lavorano per più di metà anno per il fisco e a Parma con le addizionali e le tariffe alle stelle occorre aggiungerci quasi un mese in più.
Il nostro caro e rinomato commercio di abbigliamento e calzature va in negativo: tra Parma e provincia sono stati chiusi 38 negozi, di cui 14 solo in città.
Anche l'importante settore alimentare prosegue la discesa in negativo: chiuse 9 macellerie, di cui 2 in città. Un primo saldo positivo (+1) lo registrano invece i negozi di ortofrutta con 5 nuove aperture (tutte fuori città) e 4 chiusure tra Parma e provincia. Negativi anche i dati riguardanti il commercio ambulante, negli ultimi mesi a Parma si sono monitorate 26 cancellazioni.
Per quanto riguarda i negozi di sigarette elettroniche si sono chiuse 7 attività, di cui 5 in città e ovviamente nessuna nuova iscrizione su tutto il territorio.
Anche il settore imprese di intermediari del commercio chiude il semestre in negativo con 99 imprese chiuse, a fronte di 73 nuove iscritte.
Le edicole chiudono il semestre in negativo, anche se con dati meno allarmanti: su Parma e provincia si registrano 2 chiusure di cui solo una in città.
In stallo i distributori di carburante: da gennaio a giugno non si sono verificate né chiusure né nuove aperture.
Gli unici dati positivi riguardano il commercio via internet - 8 nuove iscrizioni e 4 cancellazioni – e il commercio di automobili che ha monitorato sì chiusure di imprese (10), ma anche nuove iscrizioni (27), di queste 15 sono a Parma città.

(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Parma)

Trespidi: "Da fine 2013 complessivamente stanziati un milione e 150mila euro a favore del lavoro. Al via due interventi innovativi a sostegno dei Comuni" -

Piacenza, 29 maggio 2014 -

E' stato presentato questa mattina il piano straordinario che la Provincia attuerà con cinque significativi interventi a sostegno dell'occupazione, mettendo a disposizione oltre cinquecentomila euro a favore del lavoro. Una Piano straordinario prevede l'inserimento e reinserimento professionale di lavoratori a rischio di espulsione-esclusione dal mercato del lavoro, oltre, a due interventi che riguardano incentivi alle imprese, per l'assunzione e la stabilizzazione di giovani dai 29 ai 34 anni e per l'assunzione a tempo determinato (di almeno 12 mesi) di lavoratori ultra-ventinovenni. Infine altri due interventi a sostegno dei Comuni. I bandi dei singoli interventi verranno pubblicati in giugno.

"Dalle analisi del mercato del lavoro locale – ha detto Trespidi - emerge che le permanenti difficoltà dell'apparato produttivo provinciale comportano conseguenze sul piano delle prospettive occupazionali ed imprenditoriali, permanendo quali elementi di criticità l'inserimento e il reinserimento professionale dei lavoratori espulsi dai processi produttivi e l'inserimento al lavoro dei giovani. Le misure finora adottate dalla Provincia per il supporto e la qualificazione degli inserimenti lavorativi dei lavoratori a rischio di espulsione-esclusione dal mercato del lavoro, da una parte, e dei giovani (29-34 anni) dall'altra, tuttora in corso hanno fatto registrare risultati positivi anche in termini di domande di contributo presentate. Per questo l'Amministrazione provinciale ha scelto di continuare su questa strada prevedendo, dopo quello dello scorso inverno, un nuovo piano straordinario. Complessivamente sono stati un milione e 150mila euro i fondi messi a disposizione da fine 2013 ad oggi: un impegno importante che si aggiunge a lavori pagati per 14 milioni di euro da questa Amministrazione, segno di un impulso forte per lo sviluppo del lavoro. Due degli ultimi interventi finanziati sul tema lavoro sono a sostegno dei Comuni: si tratta di un'assoluta novità che intendo condividere con i sindaci nelle prossime settimane".

Il piano prevede cinque interventi.

Fondo per contributi a datori di lavoro per interventi a sostegno dell'inserimento e del reinserimento professionale di lavoratori a rischio di espulsione-esclusione dal mercato del lavoro (budget 250mila euro). I destinatari sono: lavoratori e lavoratrici over 50 disoccupati; lavoratrici over 35 e lavoratori over 40 in difficoltà nel reinserimento lavorativo. Il termine per la presentazione delle domande è il 31.3.2015. Questa tipologia di contributi tiene conto dell'immediatezza dell'intervento, dei tempi stretti di spesa, dei risultati pregressi ed in modo particolare che sono contributi che riceve l'impresa (datore di lavoro) per l'assunzione a tempo indeterminato o la stabilizzazione del lavoratore (ossia, trasformazione di un precedente rapporto di lavoro a tempo determinato).


Incentivi alle imprese per l'assunzione e la stabilizzazione di giovani dai 29 ai 34 anni (budget risorse provinciali da economie precedenti 150mila euro). I destinatari sono giovani disoccupati e inoccupati; lavoratori discontinui di età 29-34 anni. Il termine per la presentazione delle domande è stato prorogato al 30.9.2014. Si tratta di un'iniziativa per fronteggiare la disoccupazione giovanile che prevede contributi a favore dei datori di lavoro che assumono (o trasformano il rapporto) a tempo indeterminato.


Incentivi alle imprese per l'assunzione a tempo determinato (di almeno 12 mesi) di lavoratori ultra-ventinovenni (budget risorse provinciali 190mila euro). I destinatari sono lavoratori e lavoratrici di età superiore a 29 anni disoccupati assunti con un primo contratto a tempo determinato dal datore di lavoro che chiede il contributo. Il termine per la presentazione delle domande è il 31.3.2015.


Lavoro accessorio presso gli Enti locali di percettori di ammortizzatori sociali (budget 30mila euro). Contributi "voucher" ai Comuni del territorio della provincia di Piacenza che utilizzano per svolgere lavoro occasionale ed accessorio lavoratori percettori di ammortizzatori sociali (trattamento di CIG, di mobilità, indennità di disoccupazione), per lo svolgere ad esempio di lavori di giardinaggio, pulizia, manutenzione edifici, strade, manifestazioni sportive, culturali, caritatevoli. L'iniziativa si rivolge ai lavoratori provenienti da situazioni di crisi aziendali.


Lavori socialmente utili (LSU) presso i Comuni (budget 30mila euro). Contributi concessi ai Comuni che presentino un progetto per l'utilizzo diretto dei lavoratori titolari del trattamento straordinario di integrazione salariale (sospesi a zero ore) e del trattamento di indennità di mobilità per lo svolgimento di attività socialmente utili per un periodo massimo di 6 mesi. L'utilizzo dei lavoratori in tali attività socialmente utili non determina l'instaurazione di un rapporto di lavoro. I Comuni fungono da soggetto utilizzatore e provvederanno alla copertura delle assicurazioni e dell'integrazione del trattamento previdenziale nel caso in cui i lavoratori siano utilizzati per una durata superiore a quella minima prevista (20 ore settimanali).

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Piacenza)

Pubblicato in Lavoro Piacenza

CNA Reggio Emilia offre consulenza per partecipare al bando CCIAA per programmi di ricerca e innovazione -

Reggio Emilia, 27 maggio 2014 -

"La necessità di innovare in termini di prodotto e processi produttivi vale soprattutto in tempi di recessione, quando la domanda cala e la concorrenza aumenta. I momenti di crisi possono quindi rappresentare un'ottima opportunità per innovare e affrontare il mercato con idee alternative, sfruttando la possibilità di ottenere finanziamenti a fondo perduto".

Rodolfo Manotti, Presidente di Industrie Emiliane Unite, il raggruppamento del sistema CNA a sostegno delle PMI, commenta così il bando della Camera di Commercio di Reggio Emilia per finanziare programmi di ricerca e innovazione, assistenza e consulenza tecnologica, destinato a micro, piccole e medie imprese, in forma singola o associata e i consorzi di impresa con sede legale e/o unità operativa nella Provincia reggiana.

Il bando, per il quale CNA Servizio Estero offre consulenza per la presentazione delle domande, è a sportello, quindi terrà conto dell'ordine cronologico di invio delle domande e si aprirà dal 1 giugno al 30 agosto 2014, salvo precedente esaurimento delle risorse disponibili. L'agevolazione, in regime de minimis, consiste in un finanziamento a fondo perduto pari al 50% dell'importo complessivo delle spese sostenute e ammesse sino ad un massimo di €30.000,00. Tale percentuale è elevata al 60%, per un importo massimo comunque non superiore a 30.000,00 euro, nel caso di imprese femminili o giovanili o imprese aggregate.

Gli interventi ammessi a contributo devono necessariamente essere svolti in collaborazione con l'Università di Modena e Reggio Emilia e/o con i Centri per l'innovazione ed il Trasferimento Tecnologico e con i Laboratori di Ricerca Industriale accreditati presso la Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia‐Romagna e essere rivolti alla realizzazione di un progetto di ricerca e innovazione tecnologica. Ad esempio, per l'introduzione di processi produttivi innovativi con particolare riferimento ai "processi puliti", o nuovi modelli organizzativi di gestione e di controllo fortemente incentrati sull'utilizzo di tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT). Sono ammissibili le spese sostenute nel periodo compreso tra il giorno successivo la presentazione della domanda fino al 30/06/2015.

Per maggiori informazioni e presentazione delle domande rivolgersi a CNA Servizio Estero, Rif. Dario Varsalona tel. 0522-1547060 email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

(Fonte: ufficio stampa CNA RE)

Domenica, 25 Maggio 2014 10:39

Ismea: nuove imprese agricole

 

"Agrosserva", l'osservatorio Ismea Unioncamere, relativamente al primo trimestre 2014, rileva che lo stock di imprese agricole si è ridotto del 1,7%. Nel complesso le aziende neonate si concentrano al sud con una quota del 67%. Fanalino di coda il Nord Est con il solo 6,4%..

Ismea, 15 maggio 2014.
I dati degli ultimi anni sulla nati-mortalità imprenditoriale - si legge nel comunicato Ismea del 15 maggio - sembrano suggerire che le crisi incidano in modo differenziato sui flussi di entrata e di uscita dal sistema imprenditoriale. Come a voler indicare che la voglia d'impresa è difficile da scoraggiare, mentre la resistenza di chi è già sul mercato viene più facilmente messa alla prova dal prolungato peggioramento del ciclo economico. Il tessuto imprenditoriale agricolo italiano ha infatti continuato a rigenerarsi attraverso flussi continui di nuove iscrizioni e non solo in risposta ad esigenze di auto-impiego, dietro le quali è possibile riconoscere, spesso come protagonisti, anche tanti giovani e donne.
Se da un lato lo stock di imprese agricole al primo trimestre 2014 si è ridotto dell'1,7% su base trimestrale - cui corrisponde una fuoriuscita di quasi 13 mila aziende - e del 4,1% rispetto ai primi tre mesi del 2013 (con un saldo negativo di oltre 32 mila imprese), dall'altro gli ultimi dati disponibili del sistema camerale, relativi alla seconda metà del 2013, rivelano la nascita di 4.324 nuove realtà produttive nel settore primario, pari al 6,3% delle nuove iniziative imprenditoriali complessivamente avviate nel Paese. Si tratta di una quota importante, sebbene in calo rispetto allo stesso periodo del 2012, quando si attestava al 9,2%. Come è emerso dalla precedente rilevazione, le imprese neo-nate si concentrano soprattutto nell'area del Sud e delle Isole, dove si concentra oltre il 67% delle vere nuove imprese agricole, seguita a distanza dal Centro (17,4%) e, con incidenze decisamente minori, dal Nord-Ovest (8,9%) e dal Nord-Est (6,4%).
Le nuove imprese nascono soprattutto di piccole dimensioni e con forma giuridica semplificata, mentre in relazione all'identikit dei neo-imprenditori, gli uomini continuano a prevalere di netto sulle donne. Sono quasi cinque su sette i neo-capitani d'impresa di sesso maschile (il 70,4% del totale), in lieve crescita, peraltro, rispetto al primo semestre del 2013 (erano il 67%). È interessante rilevare, invece, come sia aumentato l'apporto dei giovani: supera, infatti, il 25% (quasi otto punti percentuali in più) l'incidenza degli under 30 sul totale dei nuovi imprenditori, a cui si aggiunge un ulteriore 10,3% nella fascia 31-35 anni. Il maggior numero di iniziative (il 64,6%) va ad ogni modo attribuito agli ultra 35enni. Guadagnano terreno anche gli stranieri. Nello specifico, se nel primo semestre del 2013 l'apporto degli immigrati extra-comunitari (0,9%) e di quello dei comunitari (0,5%) non superava per ciascuno il punto percentuale, nel secondo semestre dell'anno si attestano, rispettivamente, all'1,9% e al 3,9%.
(Fonte Ismea, 15 maggio 2014)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

La difficile situazione economica e il cambio di abitudini di consumo incidono sulla vendita al dettaglio. "Imprenditori in forte sofferenza. Servono regole e sostegno" -

Modena, 20 maggio 2014 -

E' un amaro primato quello che vanta il territorio modenese tra le PMI del settore tessile, moda e abbigliamento. Il saldo tra le nuove imprese iscritte e le attività cessate nel primo bimestre dell'anno ha fatto registrare il dato peggiore in regione: -34. È FISMO-Confesercenti Modena a rilevarlo, l'organizzazione sindacale che rappresenta le piccole e medie aziende che si occupano della distribuzione al dettaglio di articoli di abbigliamento, tessile, calzature, pelletteria e accessori moda. "La difficile situazione economica, le abitudini cambiate, il proliferare degli outlet, incidono pesantemente sul settore – evidenzia l'Associazione – ma pure catastrofi naturali e bizzarrie del clima, cui la nostra provincia in modo particolare si è trovata costretta a misurarsi".

Il dato modenese che supera anche quello del capoluogo regionale si inserisce nel cupo andamento nazionale del settore. Nel primo bimestre 2014 si contavano 131.682 imprese nel comparto tessile, dell'abbigliamento e delle calzature, contro le 158 mila del 2011, con una riduzione quasi del 17%. Da gennaio 2013 ad oggi le cessazioni sono state 14 mila e 500, più di 34 al giorno. I dati sui consumi delle famiglie italiane, infatti indicano che negli ultimi 2 anni c'è stato un vero tracollo, pari al 15% in meno; il totale dei consumi è diminuito nello stesso periodo di 6,6 punti percentuali. Da prima della crisi ad oggi ciascun italiano ha ridotto la propria spesa in abbigliamento e calzature di circa 150 euro.

Relativamente invece all'Emilia Romagna, nel primo bimestre 2014, le imprese registrate sono in totale 8.437; 46 le nuove aperture e 223 le chiusure, per un saldo di -177 attività, con una variazione percentuale delle imprese registrate tra dicembre 2013 e febbraio 2014 del -1,7% e febbraio 2013 e 2014 di – 2,5%. Quanto a Modena e il suo territorio il saldo risulta essere il peggiore in regione. A fronte di 9 nuove aziende del settore sono 43 le cessate nei primi due mesi dell'anno con un saldo negativo di -34 attività. Dietro, il capoluogo Bologna, Rimini e tutte le altre realtà emiliano romagnole.

"Il settore dell'abbigliamento nella nostra provincia, purtroppo, sta scontando in modo pesante la crisi che ha investito l'intero Paese – spiega FISMO Modena - Le abitudini dei modenesi in fatto di consumi, paiono essere cambiate profondamente. L'abbigliamento non è più tra le priorità d'acquisto ed anche il modo di acquistare si è modificato con l'affermarsi dell'e-commerce, dei siti specializzati ed il proliferare degli outlet. Il settore ha bisogno di sostegno adeguato, a partire dalle normative che dovrebbero regolamentarlo al fine di evitare forme di concorrenza a tutti gli effetti sleale, come pure la necessità di rivedere le politiche fiscali e del lavoro. I margini ormai sono ridottissimi per gli esercenti e il rischio è quello di vedere scomparire giorno dopo giorno uno degli ambiti principali del commercio al dettaglio".

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(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)

Pubblicato in Comunicati Lavoro Modena

Sassuolo ed imprese: un binomio inscindibile, cresciuto e consolidatosi nel corso dei decenni, che però ora risente della pesante crisi economica che ha investito anche il comprensorio.

 

Modena, 15 maggio 2014 -

 "Gli imprenditori con impegno, sacrificio e soprattutto col loro lavoro, cercano ogni giorno di mantenere aperta la finestra sul futuro, consapevoli del ruolo che rivestono per il territorio. Ci rivolgiamo pertanto, in vista dell'ormai imminente tornata elettorale ai candidati a Sindaco per il Comune di Sassuolo, perché c'è necessità di ridare slancio e nuova competitività. Per questo risulta importante a tal senso anche l'impegno concreto della politica nel sostegno al mondo delle imprese". È chiaro il messaggio che le Associazioni imprenditoriali Sassolesi aderenti a Rete imprese Italia – Confesercenti, Ascom-Confcommercio Fam, CNA, e Lapam-Confartigianato – lanciano ai candidati a Sindaco in occasione delle Amministrative 2014. Un messaggio che verte sì su problemi e criticità vissute da tutti settori produttivi, ma che vuol essere un contributo costruttivo, in termini di valutazioni e proposte ai futuri amministratori.

Molte i temi e quindi i quesiti posti sotto la lente dai rappresentanti sassolesi delle imprese, per i quali non solo chiedono risposte quanto piuttosto indicazioni concrete riguardo le modalità per superare le criticità creatisi. Ci sono la viabilità, la sicurezza, la burocrazia, il turismo, il centro storico, l'occupazione, il commercio, il sostegno alle imprese... e la gravosa imposizione fiscale. Argomento quest'ultimo da cui parte Carlo Alberto Valentini Direttore di Confesercenti per l'area di Sassuolo e attuale portavoce di Rete Imprese. "L'introduzione di TASI, TARI e IMU sugli immobili strumentali, corrispondono ad una serie di leve tributarie che se gestite tramite le aliquote massime possono significare la fine dell'attività (e tutto quello che ne potrebbe conseguire) per moltissime imprese sassolesi. Per questo siamo determinati a chiedere al futuro sindaco di non applicare la TASI, oltre che l'IMU medesima, sugli immobili strumentali d'impresa. Riguardo alla TARI invece riteniamo importante un confronto sui meccanismi di calcolo che portano alla determinazione della tariffa che - per alcune categorie - è oltremodo gravosa, in particolare se si è in presenza di aree o immobili di grandi dimensioni, dove però si producono rifiuti in quantità molto limitata. Qual è la posizione dei candidati a Sindaco – chiede Bigi - e come pensano di agire riguardo questo importante tema?"

Altro argomento in esame e su cui sono richieste risposte è quello inerente all'urbanistica commerciale e alla viabilità. "Considerata la crisi dei consumi – dichiara Marco Casolari Direttore di Ascom-Confcommercio-Fam area di Sassuolo – riteniamo siano da rivedere, in senso restrittivo, le scelte di programmazione commerciale elaborate negli anni 2000. Tra le quali anche il recupero commerciale del comparto Cisa-Cerdisa che allo stato attuale, il progetto non prevede insediamenti di esercizi di vicinato (negozi), ma solo medie superfici di vendita. Nel cercare di capire quel'è la posizione dei candidati a sindaco in proposito, sarebbe anche opportuno sapere quali saranno sempre in tema di urbanistica commerciale le intenzioni dei futuri amministratori riguardo la salvaguardia del centro storico e delle zone limitrofe al fine di evitare lo spostamento del baricentro commerciale verso strutture periferiche, come già accaduto in passato. E sempre in tema di centro storico con riferimento a piazza martiri Partigiani, considerata l'urgente necessità della sua messa in sicurezza per il transito pedonale, vorremmo sapere se saranno programmati a breve interventi a tal senso. Interventi che dovranno limitare al massimo i disagi per i frequentatori oltre che garantire parcheggi a sufficienza al suo accesso".

Il centro storico è l'argomento scelto anche da Matteo Spaggiari, presidente di Lapam-Confartigianato per l'area di Sassuolo, declinato però anche in termini di attrattività e turismo. "La crisi ha colpito duramente il commercio e di conseguenza l'attrattività del cuore di Sassuolo, dove la chiusura di negozi storici è progressiva e sempre più evidente. Anche il comparto più strettamente turistico e il commercio ambulante non sono rimasti indenni. In che modo dunque chi si accinge ad amministrare la città, intende reagire di fronte a questo declino, come mantenere e rafforzare l'indispensabile ed insostituibile ruolo di commercio sassolese e di quelle aziende a vocazione turistica? "L'incoming" o la creazione di percorsi culturali di grande richiamo possono essere realizzabili in modo concreto?"

Il tema su cui concentra l'attenzione Francesco Stagi, presidente CNA per Sassuolo è quello invece dell'Unione dei Comuni. "Riteniamo che, l'allargamento dell'Unione a otto, con l'entrata dei tre comuni montani debba essere un nuovo stimolo per dare un'accelerazione concreta a questo processo di unificazione. Visto e considerato che, per noi, la razionalizzazione delle risorse fino ad oggi impiegate in un'ottica di efficienza e di efficacia, da perseguire con la riduzione della burocrazia per i cittadini e per le imprese, non solo è importante ma indispensabile. Chiediamo pertanto se da parte della prossima amministrazione comunale ci sarà l'impegno concreto a lavorare anzitutto sull'armonizzazione dei regolamenti comunali. Esigiamo non ci siano più differenze – in taluni casi anche macroscopiche - tra comuni limitrofi nell'applicazione di norme o di tributi (pensiamo ai regolamenti edilizi o di applicazione delle imposte locali). Inoltre vorremmo sapere se possiamo attenderci finalmente la gestione da parte dell'Unione fondamentali come i Servizi Sociali, la Polizia Municipale (rimuovendo l'eccezione di Sassuolo) e lo Sportello Unico per le Attività Produttive".

"Invitiamo i candidati a Sindaco per il comune di Sassuolo a rispondere a questi quesiti. Come abbiamo già saputo fare in passato, occorre unire le forze per ridare competitività alla nostra realtà – ha concluso Valentini – e in questo il ruolo della politica è fondamentale. Le prossime elezioni amministrative sono una tappa importante per Sassuolo sia nel processo di rinnovamento degli organi elettivi, che nella programmazione delle scelte politiche future. Chi andrà a rappresentare i cittadini e le imprese, dovrà assumersi la responsabilità di dare il proprio contributo. Rete Imprese Italia vuole continuare ad essere interlocutore attivo e propositivo con le Istituzioni comunali e con chi sarà chiamato a rappresentarle, portando all'attenzione del dibattito pubblico tutto il valore della propria rappresentanza e delle proprie idee".

 

 

(Fonte: ufficio stampa Rete Imprese Italia)

Presentato oggi dalla Camera di Commercio e Unioncamere Emilia-Romagna lo studio di riferimento che illustra lo scenario economico provinciale. Valori congiunturali in contrazione, ma in modo meno intenso del 2012. Si inasprisce il credito, bene invece l’export. 

 

Parma, 13 maggio 2014 -

Nel 2014 l’economia parmense dovrebbe tornare a crescere, anche se debolmente. Secondo le previsioni di fine febbraio 2014 redatte da Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna, per il valore aggiunto della provincia di Parma si prospetta una crescita reale dell’1 per cento, leggermente più contenuta rispetto a quella prevista per la regione (+1,2 per cento). A trainare l’aumento saranno soprattutto le attività dell’industria in senso stretto (+1,4 per cento), mentre più sfumato appare il contributo dei servizi (+0,9 per cento). Per l’edilizia è atteso un timido aumento (+0,2 per cento), dopo sei anni caratterizzati da cali.

 

E’ con questa previsione di deboli segnali di ripresa che si apre il Rapporto annuale sull’economia parmense nel 2013, il più articolato lavoro di analisi economica dedicato a Parma e al suo territorio realizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna e presentato oggi in via Verdi dal Presidente dell’ente camerale Andrea Zanlari, da Giordana Olivieri dell’Ufficio studi, insieme a Guido Caselli e Matteo Beghelli, del Centro studi, monitoraggio dell’economia e statistica di Unioncamere Emilia-Romagna.

 

Con il titolo di questa giornata, “Conoscere il presente per progettare il futuro”, abbiamo voluto sottolineare il valore di un’informazione economica che diventa vero strumento di orientamento e di azione per l’imprenditore – ha spiegato Zanlari -. Disegnare la mappa su cui le aziende si devono muovere è fondamentale e solo con uno sguardo di sistema è possibile farlo. La Camera di Commercio di Parma in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna mette a disposizione un cruscotto informativo insostituibile per poter operare nel parmense con cognizione di causa. Entrando nel merito dei dati, appaiono alcuni segnali che lasciano sperare che siamo forse alla vigilia di una svolta. Anche nel 2013 l’export ha dato buoni risultati e forse nel 2014 queste risorse potranno dare una mano anche al mercato interno”.

 

Lo studio, raccolto in un volume distribuito durante la presentazione e disponibile in forma elettronica sul sito web della Camera di Commercio, è suddiviso in tre parti: nella prima, Guido Caselli propone un’analisi trasversale sul territorio parmense, individuando una proposta di priorità da sostenere per il rilancio economico; nella seconda, Matteo Beghelli si concentra sulle opportunità da cogliere nei mercati internazionali, tracciando uno scenario a livello generale e studiandone connessioni e implicazioni a livello locale; la terza, infine, entra nella parte statistico-descrittiva con le analisi che espongono la vera e propria fotografia dell’economia parmense nel 2013 e le previsioni 2014.

 

Ci sono alcuni filoni che abbiamo individuato e che Parma non dovrebbe lasciarsi scappare per accelerare l’uscita dalla recessione – ha detto Caselli – si tratta della propensione all’export, della valorizzazione delle filiere distintive, come l’agroalimentare, in chiave di marketing del territorio; infine dell’adozione di un approccio quasi scientifico al business, da ottenersi incrociando dati di più fonti e individuando in tal modo le migliori opportunità per evitare le inefficienze del metodo tentativo-errore”.

 

I SETTORI ECONOMICI, IN SINTESI

 

Nel 2013 l’economia parmense ha continuato a risentire di un quadro congiunturale recessivo, tuttavia la frenata è stata meno intensa rispetto al 2012. Il calo del valore aggiunto, in termini reali, dovrebbe attestarsi all’1,5 per cento (dato regionale: -1,1 per cento). Dal 2007 l’economia parmense è entrata in una fase caratterizzata da un mix di crescita più lenta e flessioni che hanno il loro culmine nel 2009 (-6,5 per cento), il più negativo degli ultimi vent’anni, assieme al 2002 (-6,2 per cento). La conclusione è che dopo l’attentato alle torri gemelle l’economia parmense ha sofferto maggiormente rispetto alla media regionale, con una capacità di generare reddito via via meno rilevante. Parma e il suo territorio rappresentano comunque ancora una delle economie tra le più solide del Paese in termini di ricchezza per abitante (è all’ottava posizione tra le 110 province italiane). A fronte di un calo, meno cospicuo del 2012, di tutti gli indicatori congiunturali in tutti i settori di riferimento, nel 2013 l’occupazione grazie alla CIG tiene e l’export continua a crescere, seppure un po’ meno che nell’anno precedente. Le imprese attive nel parmense diminuiscono invece, complessivamente, di oltre 350 unità e fanno sempre più fatica a ottenere credito. Il 2014 dovrebbe però vedere una leggera accelerazione degli affari che però non implicherà un immediato aumento dell’occupazione.

 

Agricoltura

L’agricoltura parmense ha chiuso il 2013 con un bilancio moderatamente negativo. Secondo le stime divulgate dall’Assessorato regionale all’agricoltura, nel 2013 il valore della produzione lorda vendibile valutato a prezzi correnti ha sfiorato i 503 milioni e mezzo di euro, con un calo dell’1,6 per cento nei confronti dell’importo dell’anno precedente. 

A causare il calo sono stati in particolare i risultati negativi nella produzione dei cereali (-27,3 per cento), soprattutto frumento tenero e granoturco. Nel comparto zootecnico, il latte vaccino (64 per cento della plv), ha replicato l’andamento del 2012 (+0,2 per cento) e lo stesso è avvenuto sostanzialmente per le carni suine (+1,0 per cento), mentre un po’ più ampio è apparso l’incremento di quelle bovine (+1,8 per cento). 

 

Industria

Nel 2013 la produzione delle piccole e medie imprese parmensi è diminuita mediamente del 2,8 per cento rispetto all’anno precedente, in misura meno accentuata rispetto alla flessione del 5,3 per cento rilevata nel 2012. Stessa sorte per il fatturato, che è apparso in calo del 2,4 per cento, anch’esso in termini più contenuti rispetto al 2012 (-4,4 per cento). Anche gli ordini sono diminuiti del 2 per cento, in modo meno accentuato rispetto al 2012 (-5,3 per cento).  

 

Edilizia

L’industria delle costruzioni parmense ha chiuso il 2013 con un bilancio pesantemente negativo. Il volume d’affari è diminuito del 9,9 per cento rispetto al 2012, in misura superiore rispetto a quanto avvenuto in regione (-5,6 per cento). Il perdurare della crisi si è riflesso sul ricorso alla Cassa integrazione guadagni che ha registrato un aumento delle ore autorizzate del 67,4 per cento. 

Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, nel 2013 le compravendite di immobili residenziali sono diminuite del 2,7 per cento rispetto al 2012, toccando il minimo degli ultimi dieci anni. Stessa tendenza, ma più accentuata, in regione (-7,0 per cento) e in Italia (-9,2 per cento).

 

Commercio

Nel 2013 il commercio interno parmense ha registrato una diminuzione media del valore delle vendite al dettaglio pari al 6,8 per cento (-5,7 per cento in regione), la più alta degli ultimi dieci anni. 

Le imprese del settore commerciale sono tuttavia cresciute leggermente (+0,6 per cento, +0,2 per cento in regione). Crescono i dettaglianti (+0,7 per cento), in particolare quelli specializzati in prodotti alimentari e tabacco (+4,1 per cento). Aumentano anche gli intermediari commerciali (+1,9 per cento). E’ continuata l’espansione delle forme meno tradizionali del commercio al dettaglio (commercio su internet, vendite a domicilio, distributori automatici, ecc.), i cui esercizi sono progressivamente saliti dai 147 di fine 2009 ai 204 di fine 2013. 

 

Artigianato manifatturiero

L’artigianato manifatturiero ha chiuso il 2013 nuovamente in recessione, ma in misura meno pesante rispetto all’anno precedente.  La produzione è diminuita del 3,9 per cento, consolidando la fase negativa in atto dal 2008, e un analogo andamento ha riguardato il fatturato, che ha accusato una flessione del 4 per cento. Cala in modo simile la domanda (-3,8 per cento). Le imprese attive sono diminuite del -4,1 per cento. 

 

Cooperazione

Le società cooperative passano da 591 unità nel 2012 a 576 unità l’anno successivo. La diminuzione non ha avuto riflessi negativi sull’occupazione, cresciuta anzi di oltre 200 unità.

 

OCCUPAZIONE

Le unità di lavoro totali calano dell’1,6 per cento rispetto al 2012. Questo indicatore misura il volume di lavoro effettivamente svolto, al di là del numero di occupati, Tutti i settori di attività, con l’unica eccezione dei servizi alla persona, hanno evidenziato diminuzioni. Nelle costruzioni il valore si contrae di un preoccupante 18,2 per cento. Non vi è stato tuttavia un corrispondente andamento dell’occupazione intesa come “teste”, che ha fatto registrare una sostanziale stabilità, -0,1 per cento (valore regionale: -1,6 per cento) grazie a un ricorso crescente alla Cassa integrazione guadagni. Aumenta di poco la “quota rosa” di lavoratori: nel 2013 nel parmense le donne impiegate crescono dello 0,2 per cento, a fronte di un dato regionale che è invece di -2,3%. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 7,5 per cento, in aumento.

Lo scenario di moderata ripresa atteso per il 2014 non avrà effetti rilevanti sul mercato del lavoro.  Il numero di occupati dovrebbe diminuire dello 0,3 per cento, in piena sintonia con quanto previsto per la regione (-0,4 per cento), mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe arrivare ai massimi degli ultimi vent’anni (7,8 per cento), mantenendosi tuttavia al di sotto del livello prospettato per l’Emilia-Romagna (8,8 per cento).  Qualche timido miglioramento è invece atteso per le unità di lavoro (+0,4 per cento), poiché la ripresa produttiva, seppure debole, dovrebbe consentire un minore utilizzo della Cassa integrazione.

La CIG è cresciuta, secondo i dati Inps, del 29,5 per cento. Le ore autorizzate sono aumentate del 13,3 per cento, la CIG straordinaria del 6,7%, gli interventi in deroga superano i 2,7 milioni di ore (erano 1,7 milioni nel 2012).

 

EXPORT

Nel 2013 il valore delle esportazioni di merci della provincia di Parma è stato di circa 5 miliardi e 671 milioni di euro, vale a dire il 2,6 per cento in più rispetto all’anno precedente (stessa variazione in Emilia-Romagna), in rallentamento rispetto alla crescita del 3,4 per cento del 2012. 

Contribuisce alla frenata il basso risultato dei prodotti metalmeccanici (+1,6 per cento), mentre l’agroalimentare arriva a un ottimo +6,9 per cento (era +8,6 per cento nel 2012). I prodotti della moda hanno beneficiato di un mercato vivace (+11,5 per cento), mentre per la prima volta dal 2008 si è contratto l’export dell’industria farmaceutica (-4,8 per cento). 

Tra i mercati continentali di sbocco, l’Europa si è confermata al primo posto, con un’incidenza sul totale dell’export pari al 65,3 per cento (55,7 per cento verso UE). La Francia si è confermata il principale cliente (16,2 per cento del totale dell’export parmense). Seguono Asia e America con quote rispettivamente pari al 14,5 e 12,6 per cento, davanti ad Africa (5,9 per cento) e Oceania e altri territori (1,7 per cento). 

 

CREDITO

Il sistema bancario parmense nel 2013 ha ridotto ulteriormente la consistenza dei prestiti concessi, in linea con quanto avvenuto in regione e nel Paese. Gli impieghi “vivi” sono diminuiti dell’8,9 per cento, in peggioramento rispetto ai dodici mesi precedenti (-8,0 per cento).  Le sofferenze, pari a 1 miliardo e 155 milioni di euro, sono cresciute del 43,1 per cento rispetto a un anno prima, in forte accelerazione rispetto al trend riscontrato nei quattro trimestri precedenti (+24,6 per cento). 

I depositi sono ammontati a quasi 13 miliardi di euro, in crescita dell’11,8 per cento, più sostenuta rispetto a quanto registrato in Emilia-Romagna (+5,9 per cento) e Italia (+2,8 per cento). Stessa tendenza per la raccolta indiretta che è invece aumentata tendenzialmente a settembre del 7,6 per cento. 

 

SISTEMA IMPRESE

Nel Registro delle imprese figuravano a fine 2013 42mila 163 imprese attive, l’1,6 per cento in meno rispetto a un anno prima. Il saldo fra imprese iscritte e cessate, al netto delle cancellazioni d’ufficio, è apparso di -353 unità, in aumento rispetto al passivo di 125 imprese del 2012. I cali si sono concentrati nell’agricoltura e nell’industria, a fronte della moderata crescita evidenziata dal terziario. Le società di persone e le imprese individuali hanno perso ulteriore terreno, mentre è proseguito il cammino espansivo delle società di capitale (+0,8 per cento), soprattutto srl con unico socio, e del piccolo gruppo delle “altre forme societarie” (+7,5 per cento). 

 

(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio Parma)

 

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