Vendite in netto peggioramento nel I° semestre 2014 tra le MPMI di commercio, turismo e servizi. Non s'arresta nemmeno l'emorragia di chiusure tra gli esercizi commerciali: nei primi otto mesi dell'anno, ha in media cessato l'attività più di un negozio al giorno -
Modena, 22 settembre 2014 -
"In una situazione in cui il reddito disponibile continua a calare, si riducono gli affari e sul nostro territorio chiude mediamente un impresa al giorno, un nuovo ed ulteriore incremento delle aliquote Iva, significherebbe un tracollo per i consumi con ulteriori effetti nefasti sull'economia. Si apre con questa riflessione l'analisi di Confesercenti Modena rispetto l'andamento delle vendite nei settori del commercio al dettaglio, pubblici esercizi e servizi d'intermediazione nei primi sei mesi dell'anno. Dall'Osservatorio economico dell'Associazione imprenditoriale, emerge infatti che i ricavi segnano al 30 giugno 2014 un -5,4% rispetto al primo semestre dell'anno precedente. Dati fortemente negativi che confermano un trend in netto peggioramento rispetto all'ultimo trimestre 2013 ed al primo 2014, con una accentuazione della contrazione delle vendite soprattutto nel commercio al dettaglio, sia alimentare che extra alimentare. In controtendenza solamente l'ingrosso con un incremento del +5%, determinato in prevalenza da imprese che si rivolgono al settore manifatturiero.
Andamento del volume d'affari per settori
Commercio al minuto di alimentari: -8,2%. E' quello che più di tutti sconta il crollo delle vendite nel primo semestre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013. E' lo specchio evidente di quanto le famiglie siano costretta a tagliare pesantemente anche rispetto ai prodotti di prima necessità, compresa la loro qualità.
Commercio al minuto extra alimentare: -5,1%. Torna ad accentuarsi la contrazione delle vendite nelle piccole imprese di questo settore. Calo che aveva registrato un'attenuazione nei due trimestri precedenti. Più penalizzati soprattutto abbigliamento, articoli per la casa e cartolibreria.
Ristorazione e pubblici esercizi: -4,4%. Anche tra i pubblici esercizi il trend è negativo. La flessione accomuna sia la ristorazione che i consumi nei bar. Oltre alle conseguenze della crisi in atto, in questo settore già al 30 giugno si sono manifestati gli effetti negativi del maltempo diffuso, che ha caratterizzato l'estate 2014 e che non ha consentito l'adeguato sfruttamento degli spazi aggiuntivi costituiti dai dehor. Visto l'andamento meteo dei mesi successivi, le aspettative sui dati del terzo trimestre sono di una ulteriore accentuazione del calo dei ricavi.
Servizi di intermediazione: -4,1%. Continua l'erosione dei fatturati anche tra questa tipologia d'imprese. Dati che si sommano a quelli dei trimestri precedenti, segno della difficoltà attraversata da tutto il comparto dell'intermediazione, martoriato dai pesanti effetti della recessione.
Commercio all'ingrosso: +5,1%. Il settore appare in netta controtendenza rispetto agli altri, soprattutto laddove si rivolge al manifatturiero, beneficiando in questo caso dell'andamento positivo che ha caratterizzato la ripresa della produzione e del fatturato in alcuni ambiti produttivi segnatamente in quelli che hanno maggiori quote di esportazioni.
"Questi dati purtroppo – pone in evidenza Confesercenti - testimoniano il progressivo peggioramento, anche nella nostra provincia, di una lunghissima recessione che sta producendo un crescente impoverimento delle famiglie e di conseguenza un crollo dei consumi, senza precedenti nella nostra storia recente. Diversi indicatori poi, come il tasso di disoccupazione che si mantiene su livelli insostenibili, il reddito disponibile delle famiglie e la fiducia dei consumatori che permangono in costante calo, fanno si che le aspettative a breve restino ancora estremamente negative. Diventa pertanto prioritario e necessario, in questa situazione adottare misure volte ad invertire la tendenza e far ripartire il mercato interno. Solo così il PIL, che ricordiamo nel nostro Paese per il 60% è costituito dai consumi, potrà tornare a crescere.
"E' quindi improponibile un nuovo aumento delle aliquote IVA che produrrebbe un'ulteriore caduta dei consumi, con conseguenze disastrose sull'economia ed in particolare sulle imprese del commercio e del turismo che stanno pagando in maniera pesantissima la crisi. Ne sono limpida e drammatica dimostrazione i dati relativi alla chiusura d'impresa che nella nostra provincia sono state 330 nei primi otto mesi dell'anno: più di una al giorno. Serve invece un rilancio dell'economia attraverso una riduzione della pressione fiscale, un efficace sistema di incentivi per gli investimenti, una nuova politica del credito, una forte riduzione del carico burocratico sulle imprese. I dati che ogni giorno siamo chiamati a produrre ed analizzare purtroppo ci dicono che questo è un percorso che non ha alternative, da imboccare immediatamente e con determinazione. Perché è il solo che può evitare che al Paese di intraprendere la strada di una depressione economica e sociale che può diventare senza ritorno", conclude Confesercenti Modena.
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)
Confesercenti: 'Turismo affossato da maltempo e crisi: -11% le presenze. Ora sostegno alle imprese' -
Modena, 10 settembre 2014 -
Luglio mese peggiore, agosto appena meglio ma altalenante. "Urge riposizionare prodotto e politiche promozionali, potenziare strutture sportive, creare alternative". "La sovrapposizione dell'effetto maltempo in Appennino al prolungarsi della debolezza della domanda italiana – afferma Confesercenti Modena – ha purtroppo compromesso anche l'estate 2014 che segue una stagione invernale già molto deficitaria. Serve quindi un sostegno alle imprese che devono fronteggiare l'ennesima stagione con segni meno, sia di presenze che soprattutto di fatturati. Si impone dunque la necessità di apporre correttivi agli studi di settore, nonché di rivedere la fiscalità locale, soprattutto per quanto riguarda la tassa sui rifiuti: deve funzionare l'equazione meno turisti = meno rifiuti e quindi tariffe meno care"
Tempo di bilanci per l'Appennino modenese: la stagione estiva va in archivio con un calo di presenze dell'11%. È l'amaro dato che emerge dell'indagine svolta dal 25 agosto al 2 settembre dal Centro Studi Turistici di Firenze per conto di Assoturismo-Confesercenti, presso un campione di oltre 50 strutture ricettive – alberghiere ed extra alberghiere dei centri turistici montani della nostra provincia. Tutto il settore è stato colpito da un andamento climatico sfavorevole, soprattutto in luglio e agosto, che probabilmente ha contribuito ad amplificare il calo della domanda turistica italiana sempre più condizionata dalla persistente situazione di crisi.
I risultati 'migliori' se così possono essere definiti, risalgono al mese di giugno, in cui il calo delle presenze risultava molto contenuto. Luglio per contro è stato sicuramente il mese peggiore, non solo per le sfavorevoli condizioni meteo, ma soprattutto per il trend di diminuzione della domanda italiana, solo parzialmente compensata dai mercati esteri, che però incidono assai poco nel totale delle presenze sul nostro Appennino. Agosto invece ha registrato andamenti altalenanti, con una partenza del mese piuttosto buona, una flessione nel week end di ferragosto, peraltro flagellato dal maltempo e con segnali di recupero nelle restanti due settimane. Rispetto alle tipologie di turisti, il calo più forte lo si è registrato nel segmento di clientela legata al turismo climatico e quindi anziani e famiglie con bambini piccoli. Più stabile invece il segmento sportivo legato ai ritiri delle squadre dei vari sport, alla mountain bike ed al trekking.
"Questo bilancio della stagione estiva mostra come sia sempre più evidente la forte dipendenza della nostra offerta turistica dal clima. Si impone perciò un riposizionamento del prodotto e delle politiche promozionali, creando alternative interessanti per chi sceglie di passare le vacanze nella nostra montagna, potenziando le infrastrutture sportive e creando una rete che permetta nelle giornate di pioggia di vistare mostre, partecipare ad eventi, scoprire le tante eccellenze che ci caratterizzano, godibili anche con il maltempo, quali ad esempio i musei Ferrari a pochi chilometri dalle più note località appenniniche, come pure bellezze architettonico-artistiche etc.", conclude Confesercenti.
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 36 8 settembre 14
SOMMARIO Anno 13 - n° 36 8 settembre 14 (Cliccando su "allegati" è possibile scaricare in formato PDF)
1.1 editoriale In equilibrio sul precipizio
3.1 alimentazione Il grano khorasan KAMUT® presente al SANA 2014
4.1 crisi pesche e nettarine Crisi Russa: da ripensare a livello europeo
4.2 bonifica CER: attività di ricerca a sostegno dell'agricoltura terremotata
5.1 Lattiero caseario Il difficile momento dei derivati del latte
6.1 crisi russa Una rete di sicurezza UE per il latte
6.2 latte, la rete USA La rete di Protezione USA per il latte
7.1 #myER_KitchenStories Emilia Romagna, dalla tavola al web.
9.1 festival prosciutto Prosciutto e piadina? Sono baci e abbracci
9.2 assica L'evoluzione dei valori nutrizionali dei salumi
10.1 occupazione agricola Aumento record di assunzioni in agricoltura
Per i pubblici esercizi stimato un calo dei ricavi a fine stagione estiva tra il 15% e il 20% dovuto anche al maltempo. Fiepet Confesercenti Modena chiede alle amministrazioni una proroga delle concessioni per i dehor -
Modena, 28 agosto 2014 -
Nel novero dei danni causati dal maltempo persistente nell'estate 2014 si devono inserire anche i mancati incassi dei bar e ristoranti di Modena e provincia, che si erano attrezzati con i dehor ad accogliere i clienti che volevano consumare all'aperto pranzi, cene, aperitivi, colazioni o una semplice bibita. Il numero particolarmente alto di giornate di pioggia e le temperature, soprattutto serali, al di sotto della media del periodo, hanno infatti sconsigliato i molti modenesi che non sono partiti per le vacanze dal cercare bar e ristoranti che offrissero loro la possibilità di passare serate all'aperto. Fiepet Confesercenti Modena stima che a fine stagione il calo dei ricavi dovuto al maltempo si assesterà sul 20% per i bar e sul 15% per ristoranti e pizzerie.
"Questi cali consistenti ed ancor più pesanti se inseriti nel contesto di crisi e calo dei consumi – sottolinea Gianfranco Zinani Presidente Fiepet Confesercenti Modena - rischiano quindi di mettere a rischio la sopravvivenza di molte imprese e conseguentemente molti posti di lavoro nel settore. Per cercare di porre almeno un parziale rimedio a questa pesante situazione chiediamo a tutte le amministrazioni comunali della provincia di Modena di concedere la proroga automatica e non onerosa di tutte le concessioni per dehor estivi per 30 giorni oltre la naturale scadenza".
Sperando quindi che l'inizio della stagione autunnale sia più clemente da un punto di vista meteorologico rispetto all'estate ormai agli sgoccioli, molti operatori del settore pubblici esercizi potrebbero cercare di recuperare una parte dei ricavi persi ed inoltre potrebbero prorogare di un mese molti contratti di lavoro stagionali contribuendo a contrastare la diminuzione dell'occupazione nel settore.
(Fonte: Ufficio stampa Confesercenti Modena)
Confesercenti: "Serranda alzata per un'attività ogni due. Aperti sì, per chi rimane in città, ma anche per contrastare gli effetti della crisi"
Modena 14 agosto 2014 - Strade deserte e saracinesche abbassate d'agosto? Un'immagine che ormai appartiene al passato. "Sono sempre meno, infatti – rileva Confesercenti Modena - i pubblici esercizi ed i negozi modenesi che chiudono nel periodo clou dell'estate, e con ogni probabilità almeno un'impresa su due quest'anno rimarrà aperta per tutto il mese. Le eventuali chiusure si limiteranno al fine settimana di Ferragosto, fatta eccezione però di diversi bar e ristoranti".
Guardando al capoluogo, sono in tanti quelli che hanno scelto di rimanere aperti in agosto: per continuare ad offrire un servizio, per intercettare quanti rimangono in città, così come gli eventuali turisti, o più semplicemente per lavorare e così contrastare le difficoltà economiche indotte dalla crisi. Si va dalle attività di vendita di generi alimentari (forni e rivendite di frutta e verdure per ovvie ragione non mancano nei diversi quartieri), ai negozi di abbigliamento (compresi quelli di alta moda in centro storico), dato che è periodo di saldi, fino ai centri estetici (per trattamenti viso e corpo), che pare registrino un vero e proprio incremento di presenze in questi giorni. Segno che chi è rimasto in città non rinuncia ad una pausa di benessere.
Appena differente la situazione riguardo bar e ristoranti: a colpo d'occhio risulta aperto almeno il 40%. "Riteniamo sia un po' azzardato pensare ad una città deserta di locali pubblici ad agosto ed in particolare al suo centro storico. Non lo è stato gli anni scorsi, pensiamo non lo sarà nemmeno questo. La città non si svuota ormai nemmeno a ridosso della metà del mese e i locali che optano per l'apertura sono diversi". Riguardo a quelli chiusi invece Confesercenti fa notare che: "È risaputo, ad esempio che (dati di Hera) il conferimento dei rifiuti diminuisce normalmente del 35% nelle due settimane centrali di agosto: dato che combacia con la minor presenza dei cittadini. Risulta normale quindi che una parte di bar e ristoranti siano chiusi. Senza contare inoltre che un certo numero di pubblici esercizi del cuore cittadino e non solo si regolano anche in conseguenza allo svolgimento delle attività lavorative presenti nelle loro zone: è naturale perciò pensare che un consistente numero di imprese chiuda per ferie. Oltre a questo c'è da considerare anche il calo dei consumi nei pubblici esercizi: -3,2% nel 2013 sull'intero 2012 e -1,4 % solo nei primi sei mesi di quest'anno. Si tratta di pranzi e colazioni venuti a mancare a causa delle ristrettezze economiche delle famiglie. Un calo fronte al quale le spese di gestione – costi energetici e del personale - sono aumentate e così le difficoltà nel far quadrare i bilanci. Mettendoci nei panni degli operatori, ci pare che la scelta di chiudere 10 o 15 giorno, oltre che meritato periodo di riposo, risulta quasi obbligata."
"Incertezze economiche e meteo – continua poi Confesercenti – hanno rallentato inoltre l'esodo dalla città, e le imprese commerciali si sono adeguate nella speranza di recuperare un po' di vendite. Sono le motivazioni economiche, infatti, a pesare più di tutti. Considerato inoltre che nei primi 6 mesi del 2014 a livello nazionale si sono persi circa 1,7 miliardi di consumi, cui si aggiunge la scomparsa sempre nello stesso periodo e sempre in ambito nazionale di oltre 20mila attività nel commercio e nel turismo. Si rimane aperti d'estate, dunque, per non chiudere per sempre in autunno, quando assisteremo a un diluvio di balzelli, a partire da Tari e Tasi, che potrebbero trasformarsi in una vera e propria stangata per le imprese".
A luglio il consumo di gelato ha subito una contrazione di circa il 30%: il cliente che generalmente comprava 1 kg di gelato, ora si limita al solo e semplice cono -
Modena, 08 agosto 2014 -
Il maltempo di questa estate anomala, si è aggiunto alla crisi, mettendo a dura prova l'economia. A subire il segno meno non è solo il turismo, che ha registrato un deciso calo delle presenze sull' Appennino modenese. Dopo una primavera caratterizzata da un clima abbastanza favorevole, i gelatieri di Modena e provincia stanno oggi incontrando qualche difficoltà a fare quadrare i conti, non solo a causa della contrazione dei consumi e dell'aumento dei costi delle materie prime, ma anche per via delle avverse condizioni meteo, che hanno caratterizzato soprattutto il mese di luglio.
Le difficoltà economiche incidono sui consumi e sulle usanze della clientela. Il cliente che generalmente comprava 1 kg di gelato, ora si limita al solo e semplice cono. Come se ciò non bastasse, ecco il maltempo, che ha ridotto pure l'acquisto di questi ultimi, tanto che a luglio il consumo di gelato ha subito una contrazione di circa il 30%.
La situazione, insomma, non è per niente rosea, come testimoni a l'aumento della frequenza di chiusura di gelaterie nell'intera provincia. "Non rimane che da sperare – raccontano gli operatori - in un agosto che sia un vero agosto e non solo il fantasma di un'estate, anche se l'eventuale recupero non potrà essere che parziale". Insomma, come se non bastasse il normale rischio d'impresa, quest'anno c'è anche il meteo a rendere tutto più precario.
(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
Fisco e pensioni: se ne parlerà alla Festa dell'Unità di Castellarano mercoledì pomeriggio, nel corso di un incontro organizzato dallo Spi-Cgil dei distretti di Scandiano e Sassuolo. Tra i partecipanti, le segretarie di Reggio Emilia e Modena e l'onorevole Antonella Incerti. Cgil, Cisl e Uil ritengono che agendo sulla leva redistributiva si possano liberare capitali per contrastare la crisi produttiva.
Reggio Emilia, 4 agosto 2014 – di Ivan Rocchi
Fisco e previdenza saranno i temi al centro di un incontro organizzato per mercoledì 6 agosto dallo Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil. A partire dalle 16.30, alla Festa dell'Unità di Casalgrande presso il Parco Secchia, saranno presenti le segretarie generali Marzia Dall'Aglio (Reggio Emilia) e Luisa Zuffi (Modena). E con loro, per discutere di tasse e pensioni, ci sarà anche la parlamentare parmigiana Antonella Incerti (Pd), componente della Commissione Lavoro della Camera.
Cgil, Cisl e Uil hanno presentato un documento unitario con diverse proposte, tra le quali c'è la modifica della riforma Fornero sulle pensioni. "La riforma delle pensioni Monti-Fornero – si legge nel comunicato Spi-Cgil – è stata una gigantesca manovra finanziaria, che toglie circa 80 miliardi di euro al sistema previdenziale e ha creato pesanti ingiustizie nei confronti delle donne, dei giovani, dei lavoratori e degli stessi pensionati".
Secondo il sindacato dei pensionati, infatti, partendo da concreti interventi su pensioni e fisco si possono fare nuove politiche di sviluppo e di creazione del lavoro, salvaguardando nel contempo equità e coesione sociale. "La situazione economica del nostro Paese – si conclude il comunicato - è tuttora caratterizzata da una crisi che ha visto esplodere la disoccupazione e la messa a rischio del sistema produttivo, con la perdita del 25% delle imprese manifatturiere e dei servizi".
Il laconico commento di Franco Giberti, presidente di FAIB-Confesercenti Modena di fronte alla situazione vissuta dal settore delle piccole imprese di distribuzione carburanti: "5 stazioni di servizio hanno chiuso nel primo semestre 2014, e 10 quelle sospese dall'erogazione di carburante" -
Modena, 4 agosto 2014 -
"C'era una volta il mestiere del benzinaio: è questo quello che racconteremo tra non poco tempo se non ci sarà alcuna inversione di tendenza per la categoria". È questo il laconico commento di Franco Giberti, presidente di FAIB-Confesercenti Modena di fronte alla situazione vissuta dal settore delle piccole imprese di distribuzione carburanti sul territorio emersa dal monitoraggio condotto dall'Osservatorio di Confesercenti: 5 le stazioni di servizio chiuse nei primi sei mesi dell'anno, di cui 2 solo a Modena, alle quali se ne aggiungono ben altre 10 in cui l'erogazione è sospesa.
"Tutto questo nell'indifferenza e nella sostanziale inerzia della politica e delle Istituzioni nazionali che si limitano ad occuparsi di benzina solo per aumentarne sistematicamente le accise – rimarca Giberti - il mercato della distribuzione carburanti continua ad essere bloccato dall'assenza di trasparenza e da una sempre e più frequente violazione delle leggi vigenti".
Le compagnie petrolifere, fa notare il presidente dell'Associazione modenese, continuano ad imporre ai gestori prezzi fuori mercato e molto più alti di quelli praticati da un ristretto numero di impianti: i cosiddetti "no logo" o quelli posti in prossimità degli ipermercati che pure vengono riforniti dalle medesime compagnie. "Un comportamento che di corretto ha ben poco, in aperta violazione delle norme e che danneggia le piccole imprese di gestione, spingendole così verso chiusura e perdita dell'attività, con la creazione di nuovi disoccupati", aggiunge il presidente di FAIB Modena.
"La categoria è allo stremo - rimarca Giberti – e ha urgente necessità di risposte e di interventi al fine di evitarne il collasso. Riteniamo occorra: rifinanziare il Fondo Indennizzi, senza il contributo dei gestori; riaprire i tavoli negoziali per il rinnovo degli accordi; definire nuove formule contrattuali per far fronte alle nuove modalità di vendita; una vera ristrutturazione della rete contro la ghostizzazione selvaggia a tutela del posto di lavoro e del servizio offerto ai clienti. E poi ancora il margine definito negli accordi di colore deve essere intangibile, le condizioni di mercato eque e non discriminatorie e contrastare le esose commissioni applicate dal sistema bancario sui pagamenti effettuati mediante carte di credito o bancomat. Da ultimo ma non meno importante consentire l'immediato abbattimento dei prezzi dei carburanti su tutta la rete, anche attraverso il necessario rapido e serrato confronto nel settore e soprattutto con Governo e Parlamento".
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)
La perdita del posto di lavoro o il calo consistente del reddito portano all'aumento delle richieste di accesso ai centri di salute mentale -
Modena, 1 agosto 2014 -
La crisi ha peggiorato lo stato psicologico dei cittadini modenesi. Lo dimostra l'aumento delle richieste di accesso ai centri di salute mentale, che preoccupa i sindacati confederali, i quali chiedono di rafforzare gli interventi sul territorio. «La perdita del posto di lavoro o il calo consistente del reddito per chi è da molto tempo in cassa integrazione causano disagio psicologico e diminuiscono l'autostima – affermano Cgil-Cisl-Uil - Il fenomeno, confermato dal peggioramento dell'indice di salute mentale degli italiani rilevato dall'Istat, è ancora più diffuso nella nostra provincia (+30 per cento rispetto all'indicatore nazionale). Questo accade perché le difficoltà economiche risultano più pesanti da sopportare in territori, come il nostro, storicamente contrassegnati da elevati livelli di benessere e alto costo della vita».
Questo tema, insieme ad altri, è stato affrontato nell'incontro che Cgil-Cisl-Uil hanno avuto con la direzione dell'Ausl di Modena e del dipartimento di salute mentale. In base ai dati forniti dall'Ausl sugli accessi al Ssm, risulta che nel 2012 si è rivolto ai centri di salute mentale il 2 per cento circa della popolazione residente; dal 2006 al 2012 il numero dei pazienti trattati è aumentato di 2.833 unità (da 9.233 a 12.066).
«Su questi dati influiscono probabilmente anche fenomeni di emergenza come il terremoto o l'alluvione. Basti dire – continuano i sindacati - che da inizio anno nel distretto di Castelfranco, dove sono stati pesanti i danni per l'alluvione, gli accessi sono aumentati del 30 per cento rispetto alla media di tutta la provincia. Per questo motivo chiediamo di rafforzare l'intervento territoriale del dipartimento di salute mentale. È indispensabile dare risposte a un disagio che, se non affrontato tempestivamente, può trasformarsi in patologie gravi, con il rischio di compromettere la vita di una persona e di chi gli sta intorno».
A questo proposito per Cgil-Cisl-Uil è emblematico il caso dell'Area Nord, denunciato anche dalle associazioni dei familiari dei pazienti. Quanto alle patologie acute e che richiedono l'utilizzo delle strutture residenziali, diurne e di day hospital, i sindacati incalzano l'Ausl affinché completi in tempi brevi la rete di servizi non ancora ultimati, come il residenziale nel Comune di Carpi (che pare essere stato finalmente approvato dalla Regione) e la ristrutturazione del residenziale della Madonnina (a Modena). L'incontro sulla salute mentale dei modenesi fa parte di una serie di approfondimenti che le organizzazioni sindacali hanno chiesto all'Ausl per affrontare alcune criticità del sistema sanitario locale, tra cui i tempi d'attesa per le visite specialistiche e la diagnostica e la piena realizzazione della rete delle case della salute.
(Fonte: ufficio stampa Cisl Mo)
Indagine Confesercenti: nei primi sei mesi del 2014 si sono monitorate 615 chiusure di attività a fronte di 297 nuove aperture. Di queste chiusure, 299 si sono verificate in città, mentre le restanti in provincia.
Parma, 30 luglio 2014 -
Arrivano dati preoccupanti dall'Osservatorio Nazionale di Confesercenti: commercio e turismo restano ai minimi anche nel 2014. Continua la crisi per il commercio al dettaglio con i negozi di abbigliamento e le sigarette elettroniche (unico boom che si era verificato in questi anni). Confesercenti lancia l'allarme «Prospettive al ribasso, rischio crescita zero: serve svolta fiscale forte. Usare Garanzia Giovani per favorire l'autoimprenditorialità».
Il dato Istat negativo sulle vendite al dettaglio segnala che la stagnazione dell'economia prosegue. Di questo passo l'eventualità di una crescita zero rischia di rafforzarsi pericolosamente. Attendiamo ora di vedere se lo scenario cambierà con l'ingresso in campo da giugno e luglio del bonus fiscale e dei saldi. C'è bisogno di una svolta fiscale forte, tempestiva e vasta, sostenuta da interventi coraggiosi sulla spesa pubblica. Il prezzo più salato di questa situazione lo pagano soprattutto i piccoli negozi mentre prosegue in modo inarrestabile l'emorragia di chiusure di attività.
Parma e provincia seguono il trend negativo italiano
In particolare sul nostro territorio nei primi sei mesi del 2014 si sono monitorate 615 chiusure di attività a fronte di 297 nuove aperture. Di queste chiusure, 299 si sono verificate in città, mentre le restanti in provincia. I numeri più preoccupanti sono dati da turismo e commercio al dettaglio, seguono bar, ristorazione e negozi di calzature.
Il commercio al dettaglio registra un saldo negativo in tutta la provincia: 181 cessazioni di attività di cui 22 alimentari. In particolare a Parma i dati parlano di 90 cessazioni a fronte di 30 aperture, monitorando dunque un saldo negativo di -60 solo in città. Per quanto riguarda il turismo si parla di 121 imprese di alloggio e somministrazione chiuse, di cui 59 in città. Le aperture in tutta la provincia sono state 49.
La corrente negativa investe anche la ristorazione: si registrano 50 chiusure di cui 20 solo in città - a fronte di 23 nuove iscrizioni su tutto il territorio.
Per quanto riguarda i bar tra Parma e provincia sono stati chiusi ben 57 locali di cui più della metà solo a Parma (32).
Anche quest'anno le imprese lavorano per più di metà anno per il fisco e a Parma con le addizionali e le tariffe alle stelle occorre aggiungerci quasi un mese in più.
Il nostro caro e rinomato commercio di abbigliamento e calzature va in negativo: tra Parma e provincia sono stati chiusi 38 negozi, di cui 14 solo in città.
Anche l'importante settore alimentare prosegue la discesa in negativo: chiuse 9 macellerie, di cui 2 in città. Un primo saldo positivo (+1) lo registrano invece i negozi di ortofrutta con 5 nuove aperture (tutte fuori città) e 4 chiusure tra Parma e provincia. Negativi anche i dati riguardanti il commercio ambulante, negli ultimi mesi a Parma si sono monitorate 26 cancellazioni.
Per quanto riguarda i negozi di sigarette elettroniche si sono chiuse 7 attività, di cui 5 in città e ovviamente nessuna nuova iscrizione su tutto il territorio.
Anche il settore imprese di intermediari del commercio chiude il semestre in negativo con 99 imprese chiuse, a fronte di 73 nuove iscritte.
Le edicole chiudono il semestre in negativo, anche se con dati meno allarmanti: su Parma e provincia si registrano 2 chiusure di cui solo una in città.
In stallo i distributori di carburante: da gennaio a giugno non si sono verificate né chiusure né nuove aperture.
Gli unici dati positivi riguardano il commercio via internet - 8 nuove iscrizioni e 4 cancellazioni – e il commercio di automobili che ha monitorato sì chiusure di imprese (10), ma anche nuove iscrizioni (27), di queste 15 sono a Parma città.
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Parma)