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Cereali, tentativo di recupero in atto ma rischio siccità. Natale buono con le due principali DOP. Legge di Stabilità: taglio delle tasse, -25% per le aziende agricole . Centro Agroalimentare di Parma verso la ristrutturazione del debito. Equitalia, tregua per 13 giorni ma...

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SOMMARIO Anno 14 - n° 52 27 dicembre 2015
1.1 editoriale Equitalia, dalla parte del cittadino. O no?
3.1 cereali Cereali, tentativo di recupero in atto.
4.1 cereali Cereali a rischio siccità.
5.1 Lattiero caseario Babbo Natale porta ricchi e inaspettati doni alle due Dop principali.
6.1 ortofrutta Valfrutta Fresco e Colle d'Oro, siglato accordo strategico
6.2 crisi CAL, c'è l'accordo con i creditori
7.1 pomodoro OI Pomodoro da Industria Nord Italia in assemblea. Bene il 2015 e già proiettati al futuro.
8.1 mercati agricoli Agromercati, Natale senza scossoni
9.1 agricoltura e fisco Agricoltura, tasse tagliate del 25% per le aziende agricole
9.2 crisi CAL di Parma verso la ristrutturazione del debito
10.1 crisi Fallimenti, in lieve diminuzione nel corso del 2015
11.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 52 2015-COP

Il commercio dà segnali di miglioramento tra consumi e vendite ma i negozi sfitti in Emilia Romagna sono oltre 44.000. serve una norma per i canoni concordati. Tra maggio ed agosto di quest'anno si registrano 276 PMI in meno rispetto al 1° quadrimestre 2015. -

Parma, 15 ottobre 2015

Il commercio dà segnali di miglioramento, ma la crisi non è ancora finita. Nonostante il ritorno in territorio positivo di consumi e vendite, i negozi tradizionali continuano a diminuire: in Emilia Romagna tra maggio ed agosto di quest'anno si registrano 276 PMI in meno rispetto al 1° quadrimestre 2015.

Per quanto riguarda Parma continuano a diminuire le imprese di commercio al dettaglio (-41), quelle che operano nel commercio di carburanti (-6) e quelle del commercio di giornali, riviste e periodici (-1) registrando in tutto 103 cancellazioni di imprese.
Sul nostro territorio ad avere un saldo positivo tra nuove iscrizioni e cancellazioni sono: le imprese del commercio ambulante (+1).
Altro settore in controtendenza è quello delle imprese che operano via internet (+1).
Questo è quanto emerge dalle rilevazioni dell'Osservatorio Confesercenti sulla natimortalità delle imprese di commercio e turismo tra maggio e agosto 2015.
Un dato rilevato sempre dall'Osservatorio, sulla base di rilevazioni delle imprese di intermediazione immobiliare (elaborazione ANAMA Confesercenti) per l'Emilia Romagna, è che ci sarebbe la presenza di ben 44.272 negozi sfitti sul territorio regionale. Problema ben noto anche a Parma.

"Rispetto agli scorsi anni – spiega Roberto Manzoni, presidente regionale Confesercenti – il mercato interno mostra qualche segnale di miglioramento, ma per i negozi tradizionali è sempre una fase difficile. A pesare su questi ultimi sono soprattutto la deregulation delle aperture delle attività commerciali: il regime attuale, che prevede la possibilità di rimanere aperti h24 per 365 giorni l'anno, è insostenibile per i piccoli negozi che continuano a perdere quote di mercato a favore della grande distribuzione. Se non si modificherà la normativa, i negozi non agganceranno mai la "ripresina" e continueranno a chiudere. Occorre, inoltre, un rilancio dei consumi più robusto se vogliamo arrivare a una vera inversione di tendenza."

"La crisi economica, le liberalizzazioni e gli affitti che, soprattutto nelle aree di pregio commerciale, sono sempre più elevati, stanno svuotando le città di negozi - afferma il direttore regionale Confesercenti Stefano Bollettinari. Per agevolare il ripopolamento delle attività commerciali, Confesercenti propone l'inserimento nella prossima legge di stabilità di un meccanismo 'combinato' per riportare i negozi della città: una norma che permetta di introdurre canoni concordati e cedolare secca anche per gli affitti di locali commerciali, un sistema già previsto per le locazioni abitative e che potrebbe essere declinato anche per il commercio attraverso un accordo tra proprietari immobiliari, rappresentanti delle imprese commerciali e amministrazioni territoriali competenti. In questo modo si favorirebbe, in un momento di ripartenza dell'economia, la ripresa del mercato immobiliare, dando allo stesso tempo nuovo impulso alla rinascita del commercio urbano e delle botteghe. Si creerebbe quindi valore per tutti i soggetti interessati".

(Fonte: ufficio stampa Confesercenti ER)

Mercoledì, 12 Agosto 2015 16:15

Scandiano, Irpef progressiva e tasi al ribasso

Sui Tributi il Comune conferma l'Irpef progressiva, rivede verso il basso la Tasi, continua a non applicare la Cosap sulle distese estive

SCANDIANO – L'ultima seduta del Consiglio comunale di Scandiano, oltre ad alcune novità riguardanti la TARI (con un impegno diretto del Comune per contenere al minimo l'aumento previsto da Atersir, e agevolazioni per le imprese), ha visto l'approvazione del nuovo regolamento sull'Irpef. Spiega il Sindaco Alessio Mammi: "Il nuovo regolamento prende atto che da quest'anno per la prima volta a Scandiano si è scelto di introdurre l'Irpef progressiva, che rappresenta a nostro giudizio un importante strumento di maggiore equità, in quanto rispetto alla precedente aliquota unica per tutti i redditi, 0,55%, siamo passati ad una rimodulazione che, ricordo, su un totale di poco più di 15 mila contribuenti ha visto una diminuzione dell'imposta per circa 10.200 contribuenti con un reddito tra 10.000 e 28.000 euro, la stessa aliquota dello scorso anno per circa 4200 contribuenti (esenti fino a 10.000 e ancora allo 0,55% per i redditi tra 28.000 e 55.000 euro), ed aumentata solo per circa 900 contribuenti (passando dallo 0,55% al 0,8% per i redditi sopra i 55.000 euro). Questa rimodulazione dell'imposta è stata confermata con il nuovo regolamento, è una innovazione in cui crediamo fortemente e che ha ricevuto un apprezzamento trasversale".

Prosegue Mammi: "Abbiamo anche adottato alcune modifiche all'aliquota del Tributo sui servizi indivisibili (Tasi), ritoccandola verso il basso di un punto: in questo modo tutte le imprese del territorio pagheranno uguale o meno rispetto all'anno passato, per nessuna impresa è previsto un aumento. Nella variazione di bilancio che è stata ugualmente approvata nell'ultima seduta, viene confermato che il Comune di Scandiano non applica la Cosap sulle distese estive degli esercizi pubblici: una scelta che va nella direzione di mantenere vivo e attrattivo il centro. Infine segnalo che è stato approvato anche il nuovo regolamento per la riscossione coattiva delle entrate comunali. Questo regolamento prevede che per tutte le imposte comunali, verso chi si trova in obiettiva difficoltà nei pagamenti, possa essere applicata la rateizzazione, arrivando fino a 48 rate mensili. L'accesso a questa opportunità è ovviamente legato ad una serie di requisiti che dimostrino la situazione di reale difficoltà economica, ma è sicuramente un modo di andare incontro a queste persone".

Preoccupazioni per la tenuta dei livelli produttivi. Al lavoro per riattivare il tavolo ministeriale. -

Parma, 7 agosto 2015 –

Si è svolto stamattina in Provincia un incontro per approfondire le problematiche dello stabilimento Heinz Italia spa di Ozzano Taro.

Presenti: il Delegato provinciale alle Attività produttive Cantoni, i parlamentari on. Patrizia Maestri e Romanini, il sen. Pagliari, la consigliera regionale Barbara Lori, il sindaco di Medesano Ghidini, il vice sindaco di Collecchio Dodi, il vice sindaco di Fornovo Valenti, il vice sindaco di Terenzo Cariboni le organizzazioni sindacali Flai-Cgil, Fai-Cisl e UILA-Uil, una rappresentanza delle Rsu aziendali; a questo incontro l'azienda ha ritenuto di non partecipare.

Si è discusso delle preoccupazioni dei lavoratori per il futuro dello stabilimento, in particolare la tenuta dei livelli produttivi e la mancanza di investimenti per l'innovazione tecnologica. L'azienda è interessata da una crisi e da una vertenza che nel novembre del 2013 aveva portato ad un incontro presso il Ministero dello Sviluppo economico.

Stamattina in Piazza della Pace gli intervenuti hanno auspicato che si possa proseguire in continuità con quanto convenuto in quell'incontro, sancito nel relativo verbale, e che sia quindi possibile condividere con l'azienda il quadro generale di riferimento e le informazioni sul piano industriale.

A questo scopo si lavorerà per riattivare il tavolo ministeriale.

(fonte: ufficio stampa Provincia di Parma)

Domenica, 02 Agosto 2015 10:53

Frutta, +500% dal campo alla tavola

Coldiretti denuncia la speculazione sulla frutta e lancia il progetto FAI (Firmato dagli Agricoltori Italiani)

Parma 02 agosto 2015 -

Dalle pesche pagate al produttore 0,30 euro e rivendute al consumatore a 1,80 euro alle susine, per le quali l'agricoltore si vede corrispondere 0,40 euro per poi ritrovarle sui banchi dei supermercati a 1,40 euro, dai meloni che da 0,40 euro schizzano a 1,40 euro al chilo, all'uva da tavola che si trova in vendita a 2,50 euro rispetto agli 80 centesimi dati a chi la coltiva, che non riesce più a coprire neppure i costi di produzione.
A denunciarlo è la Coldiretti sulla base di un'analisi su dati Ismea relativi alla terza settimana di luglio resa, nota in occasione della Giornata dell'ortofrutta al Padiglione Coldiretti ad Expo.

"E' in atto una vera speculazione, sottolinea Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti, che paga la frutta al di sotto dei costi di produzione agli agricoltori e non permette a molti cittadini di garantirsi il consumo di un prodotto indispensabile per la salute in questa stagione".
In questo contesto una vera rivoluzione è in atto grazie al progetto "Scendipianta" di Fai, "Firmato dagli agricoltori italiani", che accorcia la filiera riducendo gli attuali 4-5 passaggi dal produttore alla vendita.

Un progetto che ha trovato l'attenzione della principale catena distributiva italiana "Conad" con cui è stato stretto un importante accordo nell'ambito del quale sono iniziate le prove su vari punti vendita con pesche e nettarine che piano piano si estenderanno anche alle altre specie ortofrutticole.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia


Alla ricerca di una giornata di lavoro. L'ufficio sulla panchina di Piazzale Boito.

di Lamberto Colla, Parma 2 agosto 2015 - -
Sono le nove del mattino e Circe ha lasciato in eredità, finalmente, una temperatura mite. Qualche ora di tregua dal gran caldo afoso e opprimente di Caronte tutta da gustare in quest'ultimo lunedi di luglio.

Per errore sono in anticipo di mezz'ora sull'appuntamento e decido, perciò, di gustarmi il fresco all'ombra di piazzale Boito sfruttando la panchina come fosse l'ufficio e nell'attesa, mi dico, farò "un paio di telefonate di ricontatto". Chissà se riuscirò a prendere qualche appuntamento di lavoro prima dell'interruzione agostana.

Faccio per comporre il numero quando, oltre la strada, sul marciapiede che scorre proprio a fianco delle "Orsoline", un'amica che non vedevo da tempo mi viene incontro e dopo i baci convenevoli, l'argomento cade, come è ovvio, sulle rispettive famiglie, sui problemi dei figli e sulla salute dei genitori anziani ma anche, inevitabilmente, sulla crisi economica e sui connessi problemi lavorativi. Tra una lamentela e un incoraggiamento alla fine ci salutiamo augurandoci buone ferie chiedendo di portare i saluti ai rispettivi compagni.

PR Piazzale Boito2

Già la crisi, questa maledetta crisi che, come un tarlo, sta minando la salute e la resistenza delle famiglie. Ormai non si parla d'altro. E più se ne parla più emergono le piccole e grandi difficoltà che la gran parte della popolazione, anche quella più fortunata, subisce.

Non voglio pensarci oltre perché stamattina, forse, firmo un contrattino e questo mi deve tirare su il morale per i prossimi 15 giorni. Giusto il tempo di riuscire a trascorrere e a fare trascorre serenamente la settimana di ferie programmata con la famiglia. "Non posso essere sempre cupo", mi cerco di convincere.
Mi risiedo sulla panchina con i soliti pensieri che cominciano a prendere il sopravvento e allora, mali estremi estremi rimedi, li soffocherò con una Winston Blue che mi accendo prontamente.

Forse il rumore inconfondibile del "Bic" o forse la fiamma dell'accendino che rischiara l'ombra delle piante o forse entrambe le cose, attira l'attenzione di un signore che stava anch'egli andandosi ad accomodare sulla panchina a fianco, che perciò devia verso di me e, guardandomi timidamente negli gli occhi, mi chiede una sigaretta.

"Sa, dice con una forte inflessione tipica dei fidentini e in tono imbarazzato, sono disoccupato".

E' un approccio timido ma nello stesso tempo confidenziale quello con il quale quest'uomo, in jeans, mocassini marron accompagnati da calze scure e una polo ben stirata color petrolio, mi avvicina.
"Dalla mattina alla sera a cercare qualche giornata di lavoro, non so più dove sbattere la testa" continua mentre faccio il gesto di accendergli la sigaretta che gli avevo poc'anzi offerto dal pacchetto che faceva bella vista di sole due bionde che quest'uomo, dagli occhi dolci, stava per rifiutare quando lo incoraggio dicendogli che "ho la scorta nella borsa".

"E' dura, prosegue, ho 55 anni e faccio il muratore e a questa età non trovo nulla. Dopo il primo periodo di sostegni pubblici siamo totalmente abbandonati".

Nessuna polemica verso il Governo o chissà chi altro, nel tono delle sue parole interpreto solo disillusione e paura ma, al contempo, percepisco il coraggio di non farsi sopraffare dalla vergogna e dal peso, anche psicologico, della disoccupazione.

"Per fortuna qualche amico, ogni tanto, mi trova qualche giornata. Ma anche loro sono appesi a un filo perché, per vendere, devono fare prezzi stracciati. E tra un montaggio di una piscina e il cambio di un telo in un'altra, qualcosa riesco a racimolare per fare un pasto al giorno ma non riesco a sostenere la casa. Potrei andare alla mensa della Caritas ma ancora non riesco e guardi che non è per orgoglio ma... non so, è ancora presto".

Crisi edilizia

E' un fiume in piena, forse pensa di essere in compagnia di un suo amico d'infanzia che non vedeva da tanti anni e col quale può confidarsi e sfogarsi, finalmente. Vista l'età, in effetti, avremmo potuto essere stati compagni di marachelle, lui è più giovane di me di soli due anni. Ci fumiamo le nostre sigarette e proseguiamo, lui a parlare e io prevalentemente ad ascoltare.

Di quest'uomo, più passano i minuti,  più ammiro la tenera solidità, la pacatezza e i visibili tentativi di non impietosire, anche se a volte la voce gli trema e lo sguardo si abbassa in segno di vergogna. Ciononostante parla e si confida.

E' strano ma mi sento sempre più "amico" di questo che potrebbe essere veramente stato un mio compagno di scorribande infantili consumate in quella periferia Est di Parma che tanto mi ricordava la Via Gluck di Celentano.

L'ora dell'appuntamento è scattata e devo salutare questo nuovo amico e con un sorriso sincero, finalmente, gli auguro in bocca al lupo e gli offro la mia scorta di sigarette "a titolo di solidarietà tra fumatori" allungando il braccio alla cui estremità c'è il pacchetto bianco e blu con la scritta "nuoce gravemente alla salute".

Lui mi guarda con gli occhi di un bambino che riceve il più bel regalo di Natale, non ha parole e gli esce solo un "Grazie ma..." e, dopo la sospensione interrotta dal mio "per così poco non deve nemmeno ringraziare", lui con gli occhi lucidi aggiunge "spero di incontrarla ancora in uno stato diverso. Grazie di tutto".

Lo saluto e faccio per riprendere la direzione di vicolo Politi quando mi sento richiamare, "Signore, io mi chiamo Fabrizio e lei?", "Lamberto" gli rispondo tornando sui mie passi e, allungandogli nuovamente la mano destra mentre la sinistra si appoggia sulla sua spalla destra ricambio il suo sorriso, e gli dico, credendoci veramente "Forza che un colpo di fortuna non può non passare da lei".

Ci salutiamo definitivamente ma non posso andare diretto all'incontro perché, nel frattempo, nascosto alla vista di Fabrizio, gli occhi si sono gonfiati anche a me accompagnandosi a quella strana sensazione di formicolio che viene alle guance quando si cerca di trattenere le lacrime.

Mi viene da pensare da quanto tempo quel grand'uomo di Fabrizio sia orfano di coccole, o almeno di parole di stima, ma ricchissimo di preoccupazioni e di paure inconfessabili. Tutte le mattine, probabilmente, gli si alza il sipario del dramma e la speranza, immagino, è che giunga rapidamente la sera per addormentarsi sognando che l'indomani sia diverso dall'oggi.

In bocca al lupo Fabrizio, so che non leggerai mai quest'articolo perché troppo occupato a scorrere gli annunci di lavoro pubblicati dalla Gazzetta di Parma sfogliata, gratuitamente, al bar.

In bocca al lupo ai tanti "Fabrizio" che, in silenzio, soffrono la disoccupazione in religiosa solitudine mentre, nella ricerca ossessiva del lavoro, cercano di mettere al riparo la propria dignità.

Una giornata di lavoro, solo una giornata di lavoro, può fare il miracolo!

PR bar Boito

Pubblicato in Lavoro Emilia
Domenica, 05 Luglio 2015 12:08

In fuga dall’abbraccio mortale

L'Unione Europea in rotta di collisione. L'assedio di Atene non è certamente un buon esempio e prima o poi toccherà a altri paesi subire lo stesso trattamento. Intanto Regno Unito e Austria sarebbero al lavoro per progettare il distacco dall'Unione.

di Lamberto Colla - Parma, 5 luglio 2015 -
Il sogno di un'Europa forte e unita sta trasformandosi in incubo per le economie più deboli. La politica finanziaria ha preso in mano le redini del governo europeo lasciando alla politica, quella di governo, il compito di ratificare scelte attuate dai funzionari, euroburocrati scelti non si sa bene da chi, dalla presunzione di conoscere il futuro attraverso la mera lettura dei numeri.
La politica dell'Unione in mano a dei "cartomanti", per di più ben poco convincenti.

L'esempio di questa assurdità l'abbiamo tutti giorni davanti agli occhi.
Con tre fronti di guerra ai confini (crisi Russo-Ucraina, Isis a oriente e nord africa) e un esodo biblico di profughi in fuga dai teatri di guerra nel disperato tentativo di salvare almeno la vita tentando il rifugio nel Vecchio Continente, i premier sono in riunione permanente, da ormai due settimane, per imparare la lezioncina da impartire a Tsipras affinché si convinca di fare morire il suo popolo attraverso una lenta agonia altrimenti sarà una morte rapida. Un'alternativa ben poco allettante soprattutto per chi non ha più niente da perdere.

A questo punto mi domando dove sono finiti quei cantori, menestrelli moderni fieri di appartenere a quella sinistra radical chic, pronti a organizzare mega concerti in tutt'europa in favore dell'alienazione dei debiti del terzo mondo ma che, a favore della Grecia, non hanno organizzato nemmeno una messa cantata.

Che anche loro siano prezzolati dalla mano invisibile della finanza internazionale?

Fatto sta che tutti i giorni l'UE mostra i suoi lati peggiori.

Prima con l'Italia e la Spagna ora nei confronti della Grecia e del problema immigranti, e domani ancora con l'Italia e forse la Francia, l'Unione Europea non intende modificare la politica dell'abbraccio mortale porgendo così il fianco all'euroscetticismo dilagante che ha già fortemente contagiato Regno Unito e Austria. Della decisione del premier d'oltre Manica di aprire un referendum pro o contro la permanenza in UE già si sapeva ma dell'Austria e del suo progetto di fuoriuscita ben poco si è detto e tanto meno promozionato.

Nell'assoluto silenzio mediatico l'Austria, attraverso una petizione popolare (Volksbegehren) sta misurando la temperatura al popolo asburgico.
Secondo i promotori della petizione, che se supererà il numero di 100.000 firme obbligherà il parlamento a discutere e legiferare sulla questione, l'Austria trarrebbe notevoli benefici dall'uscita dall'UE consentendole di fatto di non aderire agli accordi transatlantici di libero scambio tra Ue, Usa e Canada; di recuperare parte dei miliardi di euro versati da vent'anni alle casse di Bruxelles per la "promozione Ue" senza aver alcun potere di codecisione nella destinazione dei medesimi fondi; di risparmiare i versamenti a favore dei «fondi di salvataggio per l'euro»; di risparmiare le obbligazioni di deposito per miliardi di euro a favore del «Meccanismo europeo di stabilità finanziaria»; di reintrodurre sovranità e politica monetaria proprie.

Insomma, anche l'aristocratica mitteleuropa si è rotta di partecipare o meglio subire una costrizione politica e monetaria, un "Superstato" costruito a misura di Germania sotto la vigilanza di Washington.

Un abbraccio mortale che, sino a quando si possiede qualche energia, varrebbe la pena sottrarsi o impuntando i piedi e facendo valere le proprie ragioni o, in ultima ratio, salutando l'allegra combricola come stanno proprio pensando di fare i sudditi di Sua Maestà Elisabetta e i ricchi Austriaci e come vorrebbero fare i Greci salvo diverso risultato della consultazione referendaria promossa, a sorpresa e in piena negoziazione con la ex troika, per oggi,  Domenica 5 luglio.

Così com'è strutturata e governata l'Unione Europea ha una aspettativa di vita molto breve.

Per immaginare un futuro è indispensabile un radicale cambiamento, riprogettando la politica dell'unione sulle basi originarie e relegando da subito i potenti ragionieri nei loro uffici.

europa divisa9 2

Pubblicato in Politica Emilia

In Emilia Romagna c'è ancora chi decide di scommettere su sé stesso, seppure la la base imprenditoriale giovanile continui a contrarsi.

Bologna - Esistono ancora imprese giovanili
Ma sono solo 31.294, il 7,6 per cento del totale. In un anno perse 1.115 (-3,4 per cento). La contrazione è determinata da ditte individuali (-1.240 unità) e società di persone (-10,9%), all'opposto è boom per le società di capitali (+12,2%). Settori produttivi: giù costruzioni (-10,6%), agricoltura (-6,1%) e industria (-4,4%); tengono i servizi (+0,3%), con attività di ristorazione e alloggio (+2,4%).

In Emilia-Romagna, c'è tra i giovani chi ancora scommette su di sé e decide di aprire una impresa. La base imprenditoriale giovanile regionale continua però a contrarsi più rapidamente rispetto a quanto avviene a livello nazionale. A marzo 2015, le imprese attive giovanili sono 31.294, ovvero il 7,6 per cento delle imprese regionali. Questo emerge dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio di fonte InfoCamere elaborati dal Centro studi e ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna. Gli effetti della crisi economica e della restrizione del credito continuano a colpire duramente. In un anno hanno chiuso 1.115 (-3,4 per cento).

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Va meno peggio per le altre imprese, diminuite dell'1,0 per cento. La tendenza in regione è, da tempo, più pesante di quella nazionale. In Italia la contrazione delle imprese giovanili (503.798, il 9,8 per cento del totale) è meno ampia (-2,1 per cento), come anche per le altre imprese (-0,4 per cento). Le imprese giovanili aumentano solo nel Lazio (+1,4 per cento) e in Trentino-Alto Adige (+0,7 per cento). Segno rosso ovunque altrove. L'Emilia-Romagna è in fondo a questa classifica, quindicesima. Tra le regioni con le quali l'Emilia-Romagna si confronta va peggio in Piemonte (-4,1 per cento), meglio in Lombardia (-1,6 per cento) e in Veneto (-1,7 per cento).

La forma giuridica

La riduzione è da attribuire principalmente alla flessione delle ditte individuali (-1.240 unità, -4,8 per cento), prese tra congiuntura negativa e indisponibilità del credito, ma è molto più intensa per le società di persone (-10,9 per cento, pari a 318 unità). Queste risentono in negativo dell'attrattività della nuova normativa delle società a responsabilità limitata di cui si avvantaggiano le società di capitale, che hanno messo a segno un vero boom (+433 unità, +12,2 per cento).

Settori di attività economica

La riduzione delle imprese giovanili è sempre determinata dai settori produttivi, soprattutto dal crollo delle imprese delle costruzioni (-939 unità, ossia -10,6 per cento), un settore in continua grande difficoltà. È forte anche la riduzione delle attività agricole (-120 unità, -6,1 per cento) e di quelle dell'industria (-4,4 per cento, -112 unità). Tiene l'insieme del settore dei servizi (+0,3 per cento), con tendenze contrapposte al suo interno. Si riducono le imprese del commercio e le attività immobiliari, crescono quelle dei servizi di alloggio e ristorazione e le imprese di noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese.

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5(fonte Unioncamere Emilia Romagna Bologna 15 giugno 2015)

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 07 Giugno 2015 12:06

Garibaldi in camicia verde

Alla conquista del sud. Il dissenso questa volta premia la Lega, unico partito in crescita, che guadagna voti, inaspettatamente, anche ben al di sotto del Po.

di Lamberto Colla - Parma, 7 giugno 2015 -
 Giuseppe Garibaldi iniziò dal sud con i suoi mille in camicia rossa e oggi sono le camice verdi della Lega, non più anti meridionalista, a fare il percorso inverso.

Da quest'ultima tornata elettorale è accaduto quello che non ci si aspettava ma che ancora una volta dimostra come l'italiano medio, quello che non va in piazza a spaccare fontane e picchiare i poliziotti, il proprio dissenso lo esprime con l'unico strumento utile per farlo: il voto.

Sarà perché è uno dei sei nomi da sempre più diffusi ma Matteo sembra proprio essere il nome guida del popolo italiano da un po' di tempo a questa parte. Un "Dono di Dio", come suggerisce l'etimologia del nome Matteo, al quale l'italiano si vuole affidare.

Dal Matteo Renzi, ancora ben saldo al potere, a quel Matteo Salvini che non t'aspetti e che in pochi mesi è riuscito a fare risorgere un partito decotto conducendolo alla riconquista del suo nord (Zaia si è riconfermato governatore del Veneto con oltre il 50% dei voti e la Lega è stata determinante per la conquista della "ex rossa" Liguria) ma addirittura è stata accolta a braccia aperte anche dalle regioni più meridionali rischiando, si fa per dire, il colpo grosso di portarsi a casa una storica regione rossa come l'Umbria rimasta in bilico sino alla lettura dell'ultima scheda.

Ed è proprio in questo cambiamento che va letto il messaggio che il popolo italiano, almeno nella Costituzione riconosciuto sovrano, ha voluto mandare alla classe politica nazionale: siamo maturi, scontenti e vogliamo cambiare.

Molto maturi direi. Una maturità democratica forte che si esprime perfettamente nel diritto di voto. Un diritto però sempre meno esercitato. Poco più del 50% degli aventi di ritto si è presentato alle urne contro l'oltre 60% delle precedenti votazioni. Ulteriori 10 punti perduti ma che vanno a alimentare il fonte dell'antipolitica sommersa, forse la frangia più ribelle e rigida del fronte del dissenso.

Una seconda valutazione che si può trarre dal voto di domenica scorsa è la conferma del partito di rottura con la tradizione politica nazionale ben rappresentata dal M5S. Nonostante il calo di voti e nessuna Regione conquistata, il partito "grillino" si conferma la compagine politica di maggioranza relativa in ben tre regioni.

Infine, il decisionismo di Matteo, questa volta Renzi, è apprezzato. Le dispute interne al PD hanno sicuramente arrecato danni al partito di governo - anche di opposizione a quanto pare - ma non così come avrebbero voluto e sperato gli anziani "trombati" da Renzi.

Dal baffetto dalemiano al giaguaro smacchiato di bersaniana memoria per passare alla signora delle commissioni, quella Rosy Bindi che si è beccata una bella querela, dall'impresentabile Vincenzo De Luca stravincitore in Campania (41%), per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d'ufficio.

Nonostante tutto e tutti, a quanto pare, il popolo italiano vuole che Matteo Renzi prosegua la sua politica di revisione.
Lo vuole al punto tale che, oltre a confermargli la fiducia (comunque 5 delle 7 regioni saranno a guida PD), gli conferma la spina nel fianco del Movimento 5 Stelle e ora il "secondo Dono di Dio", quel Matteo Salvini che sta trasformando la Lega in un partito nazionale e soprattutto nazionalista.

E si sa che nei periodi bui l'Italia si unisce e le discriminazioni e separazioni rimangono argomenti solo da "bar sport".
Quindi cari partiti e apparati burocratici di servizio fate tesoro dei risultati e ponete rimedio ai dolori e alle preoccupazioni degli italiani prima che questi non le facciano venire a tutti voi, anche a quelli rintanati nei più remoti angoli degli uffici pubblici.

CONCLUSIONI
In sintesi il popolo italiano ha espresso, con grande maturità e senso di partecipazione democratica, per l'ennesima volta il seguente giudizio: c'avete rotto li c..j.ni!

E' ora di cambiare e ai Matteo l'invito di andare avanti per la loro strada; la stragrande maggioranza vi seguirà se farete la "rivoluzione" che il popolo si attende da voi.

Altrimenti... non voglio pensare alle conseguenze ma la tensione si fa sempre più insostenibile.

Matteo renzi Mo

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 17 Maggio 2015 12:49

Lavoro. Diamo i numeri?

A seconda del punto di osservazione l'Italia è in ripresa o in profonda crisi. Ma la realtà è tangibile e inconfutabile ogniqualvolta che occorre metter mano al portafogli, sempre più scontrini e sempre meno banconote.

di Lamberto Colla - Parma, 17 maggio 2015 -
Il balletto dei numeri che quotidianamente ci vengono proposti è quantomeno imbarazzante, almeno per coloro che hanno ancora un po' di libertà di giudizio, e l'enfasi con la quale vengono declamati è a scopo meramente propagandistico.
Il Governo, nonostante gli sforzi e la stragrande maggioranza dei consensi parlamentari, stenta a trovare la strada giusta per ottenere i i risultati promessi, primo fra tutti il rilancio del lavoro e dell'occupazione.

OCCUPAZIONE SI, OCCUPAZIONE NO?
E' proprio sulla questione dell'occupazione che vorrei puntare l'attenzione a partire dalle notizie che si sono rincorse in questi giorni. Una sequenza quasi interminabile di numeri buttati quasi a caso. Dapprima i trionfalistici commenti seguiti alla diffusione dei dati dell'INPS secondo il quale sarebbero 470.785 i nuovi rapporti di lavoro stabili registrati nel primo trimestre dell'anno; il 24,1% in più rispetto all'analogo periodo del 2014. Parrebbe la conferma che l'opera del Governo stia maturando i suoi frutti.
Peccato che al contrario l'ISTAT abbia, nelle stesse ore, certificato che la disoccupazione, invece di scendere, sia ancora salita passando dal 12,7% d febbraio al 13% di marzo. Il tasso più alto dal 13,2% di novembre scorso. Ma la "balla" sta anche nel fatto che quei 470.000 nuovi contratti scendono a poco più di 91.000 se vengono conteggiate le solo nuove assunzioni a tempo indeterminato.

PIL, DEBITO e TASSE, GIU'?
Ciononostante Renzi, basandosi prevalentemente sui primi dati INPS, ha colto al volo l'occasione per affermare che si sono fatti "Passi in avanti" sostenuto anche da quel misero +0,3% d'incremento di PIL realizzato ad aprile. E' bastato questo umiliante indicatore positivo per "urlare" che l'Italia è uscita dalla recessione scordandosi di riconoscere il merito a Mario Draghi e alla manovra di Quantitative Easing varata lo scorso gennaio, dopo quasi un anno di duelli all'arma bianca con tutti i capi di governo e delle banche centrali delle potenti economie germanocentriche.
Le cose stanno andando così bene che, è sempre di questi giorni, che il debito pubblico è nuovamente salito raggiungendo quota 2.184,5 miliardi di Euro (il precedente era di 2169).

Il Codacons tra l'altro stima che il debito pubblico pesa oggi su ogni singolo cittadino addirittura per oltre 36.400 euro, soglia record mai raggiunta prima. In sostanza le tasse per gli italiani continuano a lievitare seppur di poco mentre il debito pubblico non accenna a diminuire.
Ed eccoci giunti a sfiorare l'altro punto dolente e le false riduzioni di tasse, tanto vantate dai vari governi. Come si può evincere dalla tabella (si veda galleria immagini) che segue (tratta da ESPRESSO-REPUBBLICA) gli unici periodi nei quali le tasse sono state ridotte corrisponde ai due periodi Berlusconiani. I Governi di centrosinistra e tecnici invece hanno immediatamente "corretto" l'errore.
E, se lo dice l'Espresso, c'è da crederci.

CONCLUSIONI
Un disastro. L'economia non gira e a decollare, invece del lavoro, sono disoccupazione, debito pubblico e tasse. E come potrebbe essere diversamente se le leve economiche investite per lo sviluppo non raggiungono la base sociale.

Sinora gli incentivi sono stati concessi alle banche che invece di distribuire i vantaggi a imprese e consumatori hanno provveduto a fare cassa per coprire le loro magagne, o a altri soggetti intermediari come dimostra, ad esempio, il progetto cofinanziato dall'UE "Garanzia Giovani".
Un macchinoso quanto astruso meccanismo di selezione, formazione e addestramento di giovani (15-29 anni), privo di coordinamento centrale tanto che le diverse regioni applicano le loro varianti. Prendendo spunto da questo esempio, ancora una volta, invece di incentivare con mezzi semplici, immediati e soprattutto diretti sui beneficiari, l'occupazione giovanile si di fatto sovvenzionati prevalentemente le società interinali e gli enti di formazione professionale senza produrre alcun risultato evidente e tangibile sull'occupazione e sull'economia.
Infatti, questo piano del governo ha generato offerte di lavoro per appena 3 su 100 dei giovani ai quali si rivolgeva.

Un flop talmente evidente da essere ammesso dallo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi in persona nel corso di un incontro all'Università Luiss: «I numeri della Garanzia giovani non sono quella botta di vita che ci aspettavamo, anzi che qualcuno si aspettava. Non a caso, io ne parlo abbastanza poco».

Non meglio però sono le proposte dell'opposizione parlamentare e nello specifico il cavallo, o meglio "asino", di battaglia del M5S: il reddito di cittadinanza. 800 euro da dare a tutti. Una proposta interessante e appetibile solo a livello teorico che porrebbe in contrapposizione, col medesimo reddito, i neo assunti e i disoccupati sovvenzionati.
Una proposta indecente che ben poco incentiverebbe a cercare un lavoro o a investire su una propria attività individuale (artigianale, commerciale o di servizi), narcotizzando ancor più i già storditi e ansiosi disoccupati o inoccupati o sottoccupati sempre più numerosi in questa bell'Italia.

E' ora di dire basta a balle, balline e demagogiche quanto inutili proposte.
Cari signori politici, siate seri e attivate le uniche leve possibili. Se non le conoscete andate a ripassare le teorie dei grandi dell'economia, per primo e applicatele pedissequamente senza alcuna vostra interpretazione o ancor peggio di qualche moderno luminare tecnico.

No Grazie, abbiamo già dato!
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(*) « Il capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non mantiene le promesse. In breve, non ci piace e stiamo cominciando a disprezzarlo. Ma quando ci chiediamo cosa mettere al suo posto, restiamo estremamente perplessi. »
(John Maynard Keynes, Autosufficienza nazionale, 1933)

Pubblicato in Politica Emilia
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