Il presidente Vasco Errani in Assemblea legislativa: "Una situazione critica per l'economia e la crisi colpirà anche nel 2014". Fondi strutturali, riforme, sostegno alle aziende e per l'occupazione, investimenti per la sicurezza del territorio e azioni per la ricostruzione post sisma: "Così la Regione Emilia-Romagna ha agito per contrastare le difficoltà e io continuo a lavorare senza fare mai un passo indietro" -
Bologna, 17 dicembre 2013 -
Un 2013 complesso e un 2014 che si prospetta difficile. Ma un'Emilia-Romagna che pur non essendo fuori "dalla crisi più grave della nostra storia per occupazione e lavoro", tuttavia "ha i conti a posto" e registra "significativi risultati nell'utilizzo delle risorse a disposizione" e nel "contrasto alle difficoltà dettate dall'economia". Ecco come la Regione Emilia-Romagna "ha agito per contrastare la crisi e io continuerò a lavorare senza fare un passo indietro".
Così, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, ha questa mattina tracciato un bilancio dell'anno appena trascorso davanti all'Assemblea legislativa, chiamata a discutere una relazione sullo stato di attuazione del programma di legislatura.
Ha dato rilievo alla difficile congiuntura, il presidente Errani, partendo dal dato dei "9 punti di Pil persi dal 2008" e al 8,9 per cento di disoccupazione in Emilia Romagna, "un dato elevatissimo per la nostra regione, pur a fronte di un 12,2 per cento di media nazionale". Dunque "calo della produzione, difficoltà per una parte significativa delle imprese, crisi del credito, aumento delle diseguaglianze e fenomeni di precarizzazione sociale, non solo lavorativa". Dati "preoccupanti" cui nella propria relazione il presidente ha sommato la crisi delle istituzioni, a indicare "la necessità di riforme profonde a partire dall'Unione europea".
In questo quadro l'Emilia Romagna "ha cercato di lavorare per attraversare la crisi mettendo allo stesso tempo in campo strategie di una crescita intelligente fondata su economia verde e qualità sociale".
"Il lavoro che abbiamo fatto – ha affermato Errani - è di assoluta qualità. Abbiamo gestito, insieme alle forse sociali e datoriali, migliaia di crisi. Strumento fondamentale insieme al sostegno al credito sono stati gli ammortizzatori in deroga: questa Regione ha usato per la mobilità solo il 3% dei fondi, meno di chiunque in Italia". L'altra leva "è stata quella del sostegno al credito: sono convinto che le scelte da noi fatte con i consorzi fidi e di garanzia abbia consentito a centinaia di imprese di non chiudere. Ma alcune norme europee e nazionali vanno riviste, come anche nel campo degli ammortizzatori in deroga".
Altri risultati, ha aggiunto Errani, sono stati registrati nel campo dell'export (+2% nel manifatturiero negli ultimi 3 anni, pur non recuperando il Pil) e dell'agricoltura, con una produzione lorda vendibile significativamente cresciuta tra il 2007 e il 2012.
Un passo importante della propria relazione il presidente della Regione lo ha dedicato alla chiusura della programmazione dei Fondi strutturali europei 2007/2013: "Questa Regione, come sempre, non lascerà nemmeno un euro nell'utilizzo di questi fondi, e siamo più che soddisfatti di questo risultato. Ora – ha aggiunto - si decida dove investire e come sulla base di chi ha saputo dimostrare di essere efficiente e di qualità per una nuova programmazione, anche integrata con i fondi regionali, perché si tratta delle risorse più importanti di cui disporrà questo Paese dal 2014 al 2020, bisogna che non perdiamo questa opportunità". In questo senso, ha specificato Errani, "le Regioni hanno già fatto un primo accordo col ministro Trigilia".
Infine, il presidente della Regione si è soffermato sulle politiche socio-sanitarie ("la nostra sanità ha i conti in regola, continueremo a investire su un nuovo welfare") e sulla ricostruzione post terremoto. In relazione a quest'ultimo aspetto, il presidente e commissario per ricostruzione ha sottolineato come il processo di rinascita nell'area "non è certo compiuto ma è in corso", e dopo aver ricordato "il raggiunto obiettivo non semplice dell'utilizzo al 100% dei fondi europei per l'emergenza, per cui c'era uno scetticismo di molti", ha annunciato che "entro il 23 dicembre saranno varate una serie di linee guida per rendere omogenei i percorsi per i professionisti".
Quindi il nuovo piano rifiuti (che sarà presentato entro gennaio) e gli investimenti per la sicurezza del territorio, 1 miliardo negli ultimi 6 anni ("vogliamo diventare la prima Regione ad avere un piano di gestione dei rischi").
"Questa Regione è ciò che fa e io – ha concluso Vasco Errani rivendicando con orgoglio il proprio ruolo e operato – continuerò a lavorare discutendo, confrontandomi, affrontando eventuali polemiche senza mai fare un passo indietro rispetto alle mie responsabilità".
(fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Ancora niente crescita per le Pmi modenesi: la produzione cala nel terzo trimestre sia rispetto ad un anno fa, sia a confronto dei tre mesi precedenti. Ancora una volta a salvare il settore manifatturiero è la meccanica -
Modena, 12 dicembre 2013 -
Quello del secondo trimestre, quando la produzione aveva raggiunto quasi il pareggio, si è rivelato un fuoco di paglia. Nel periodo luglio-settembre, infatti, i principali parametri produttivi delle imprese sino a 50 dipendenti monitorate da CNA subiscono un’altra battuta d’arresto: rispetto a dodici mesi fa perde il 2,5% la produzione e il 2,6% il fatturato. Ci salva l’export, che raggiunge quota 27,8% del fatturato, ma soprattutto a causa della perdurante debolezza del mercato interno. Le speranze si aggrappano agli ordinativi, annunciati in crescita sia dall’estero (+7,5) che in Italia (+1,5%). In leggera flessione (-1%) l’occupazione.
AI LIVELLI DEL 2009
Una vero e proprio ruzzolone, insomma, che fa tornare l’economia dei piccoli ai valori del 2009, distanti quasi 20 punti (circa un quinto in meno), dai livelli produttivi record raggiunti sei anni fa, come fotografa il grafico seguente.
I SETTORI
Tutti segni meno nei vari settori produttivi, con le eccezioni della meccanica, sia quella di precisione che pesante, e delle apparecchiature elettroniche, segmento magari ancora non diffusissimo nel nostro territorio, ma da seguire per l’alto contenuto di valore aggiunto che lo caratterizza. Ecco nel dettaglio gli andamenti settoriali (ciascun valore fa riferimento alla variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
ALIMENTARE
parametro |
3° trim. 2012 |
3° trim. 2013 |
2° trim. 2013 |
PRODUZIONE |
-8,5% |
-3,9% |
-16,6% |
FATTURATO |
-6,8% |
-1,9% |
-15,4% |
ORDINI ITALIA |
-12,3% |
+0,3% |
-6,4% |
ORDINI ESTERO |
+6,9% |
+0,1% |
-5,0% |
Rallenta la fase negativa di un settore che solitamente ha nel secondo semestre dell’anno il suo periodo clou. Sale ai massimi (33,2% la quota di fatturato estero sul totale).
MAGLIERIA
parametro |
3° trim. 2012 |
3° trim. 2013 |
2° trim. 2013 |
PRODUZIONE |
-20,7% |
-13,2% |
+3,9% |
FATTURATO |
-14,5% |
-8,9% |
+5,7% |
ORDINI ITALIA |
-26,5% |
+5,0% |
-0,1% |
ORDINI ESTERO |
-15,5% |
-11,4% |
+3,0% |
Era solo un solo un fuoco di paglia l’incoraggiante risultato marcato dalla maglieria nel secondo trimestre 2013: a luglio è iniziata una nuova contrazione che ritorna a dipingere a tinte nere il futuro. In controtendenza gli ordinativi interni.
ABBIGLIAMENTO
parametro |
3° trim. 2012 |
3° trim. 2013 |
2° trim. 2013 |
PRODUZIONE |
-10,2% |
-7,3% |
-13,1% |
FATTURATO |
+8,7% |
-14,3% |
-4,0% |
ORDINI ITALIA |
-11,3% |
+5,8% |
-10,0% |
ORDINI ESTERO |
-22,8% |
+16,8% |
-3,0% |
Tiene sicuramente meglio il conto proprio, anche se si diminuiscono prezzi e fatturato,. Al solito, l’ancora di salvezza è rappresentata dall’export, che vale circa la metà della produzione complessiva. Anche in questo caso incoraggianti le prospettive degli ordinativi, sia in Italia che oltreconfine.
CERAMICA
Parametro |
3° trim. 2012 |
3° trim. 2013 |
2° trim. 2013 |
PRODUZIONE |
-8,7% |
-8,3% |
-12,6% |
FATTURATO |
-8,5% |
-3,8% |
-14,5% |
ORDINI ITALIA |
-9,6% |
-4,0% |
-12,5% |
ORDINI ESTERO |
-30,3% |
+1,8% |
-6,0% |
Frena l’economia, frena l’edilizia e frena, ovviamente, anche la ceramica, che nel terzo trimestre comunque migliora – si fa per dire – rispetto al periodo precedente.
PRODOTTI IN METALLO
parametro |
3° trim. 2012 |
3° trim. 2013 |
2° trim. 2013 |
PRODUZIONE |
-5,5% |
+2,1% |
+3,1% |
FATTURATO |
-3,8% |
+3,0% |
+5,8% |
ORDINI ITALIA |
-7,7% |
+3,9% |
+4,3% |
ORDINI ESTERO |
-2,8% |
+36,3% |
+8,7% |
Le uniche note liete arrivano, come spesso accade, dal mondo della meccanica. A cominciate da quella pesante, che migliora sia rispetto al trimestre precedente che ad un anno fa. L’export si attesta al 26% ma sono soprattutto le attese degli ordinativi che fanno pensare ad una ripresa in atto.
MACCHINE E APPARECCHI MECCANICI
Parametro |
3° trim. 2012 |
3° trim. 2013 |
2° trim. 2013 |
PRODUZIONE |
-2,3% |
+2,7% |
+0,2% |
FATTURATO |
+0,8% |
-3,0% |
+7,2% |
ORDINI ITALIA |
-1,4% |
-2,6% |
-2,4% |
ORDINI ESTERO |
-4,3% |
-19,3% |
+18,4% |
Le stesse considerazioni valgono per meccanica di precisione, che però paga l’aumento di produzione con un calo del fatturato, segno della tensione che continua a permanere sul lato dei prezzi. Inoltre, l’andamento degli ordinativi contrasta con la stabilità di questa pseudo-ripresa. Sopra il 41% il dato del fatturato estero.
BIOMEDICALE
Parametro |
3° trim. 2012 |
3° trim. 2013 |
2° trim. 2013 |
PRODUZIONE |
-0,3% |
-7,2% |
-0,4% |
FATTURATO |
+0,9% |
-0,1% |
+8,8% |
ORDINI ITALIA |
+2,2% |
+4,0% |
+6,6% |
ORDINI ESTERO |
+9,3% |
+8,8% |
+12,5% |
Quasi fisiologico il calo del biomedicale, ancora condizionato dagli effetti del sisma di maggio, Incoraggiante l’andamento degli ordinativi, attesi comunque in crescita, sia in Italia che oltreconfine. Rimane altissima (56%) la percentuale di fatturato estero sul totale.
APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE
parametro |
3° trim. 2012 |
3° trim. 2013 |
2° trim. 2013 |
PRODUZIONE |
-6,0% |
+0,7% |
+5,1% |
FATTURATO |
-9,5% |
+1,5% |
+7,1% |
ORDINI ITALIA |
-12,8% |
+4,4% |
-7,5% |
ORDINI ESTERO |
+12,1% |
-10,1% |
+2,4% |
Tiene anche questo comparto, forse ancora poco “pesante” per la nostra economia, ma che sta evidenziando una buona dinamicità.
LE CONSIDERAZIONI DI CNA: LA SITUAZIONE E’ CRITICA
Anche il 2013 si appresta a chiudere con un segno meno, per una ripresa che si allontana. E a pagare dazio sono soprattutto le imprese più piccole, a cominciare dalle medie per arrivare sino a quelle artigiane. “Sono i numeri che lo dicono”, rileva Umberto Venturi, presidente della CNA di Modena, “Mediobanca rivela che la pressione fiscale è all’incirca 10 punti più pesante nelle medie imprese rispetto a quelle più grandi. Ed è anche per colpa del fisco se quest’anno probabilmente chiuderanno i battenti quasi 34 mila imprese artigiane, che fanno circa 93 imprese al giorno, solo nel 2013”.
Costruzioni e manifattura i settori più colpiti. “Non possiamo più aspettare interventi tesi allo sviluppo, che passano anche attraverso una riduzione del carico fiscale che consenta alle imprese di investire e di sostenere l’occupazione”.
“Occorre la consapevolezza che oggi c’è in gioco non il benessere di qualche imprenditore, ma la tenuta di un sistema economico attorno al quale è cresciuta un’intera comunità. Il governo deve capire che non è possibile perseguire i risparmi di spesa tagliando le spese degli enti locali: è come togliere le lattine dalla base di una piramide: è il modo giusto per farla crollare. D’altra parte, ci attendiamo che anche gli enti locali facciano la loro parte. Siamo convinti che è ancora possibile efficientare la macchina amministrativa senza pesare sui cittadini”
Creditori che la pubblica amministrazione non paga. Imprenditori cui non mancano le commesse ma la fiducia delle banche. Gli uni e gli altri che finiscono in mano agli strozzini. I più grossi se la cavano meglio: hanno i più piccoli cui negare il dovuto. La vicinanza fra morti sul lavoro e morti per il lavoro non è solo simbolica.Creditori che la pubblica amministrazione non paga. Imprenditori cui non mancano le commesse ma la fiducia delle banche. Gli uni e gli altri che finiscono in mano agli strozzini. I più grossi se la cavano meglio: hanno i più piccoli cui negare il dovuto. La vicinanza fra morti sul lavoro e morti per il lavoro non è solo simbolica.
(fonte: L’Ufficio Stampa CNA Modena)
Sempre più seguaci di Gordon Ramsay. Avremo due cuochi per ogni operaio.
di Virgilio - Parma, 29 ottobre 2013
Boom di iscrizioni negli istituti di enogastronomia, turismo e agraria. I giovani sembrano quindi favorire gli orientamenti scolastici verso quei settori che meglio interpretano i segnali di distintività nazionale. E' forse presto per comprendere se un orientamento così marcato dei giovanissimi sia da attribuire più alla notorietà di certuni chef e delle trasmissioni televisive dedicate in toto o in parte all'arte culinaria o invece il frutto di una chiara e lucida interpretazione della attualità.
Il segnale comunque è molto forte e soprattutto centra in pieno i "plus" distintivi del nostro Paese: l'Ospitalità e il Turismo nel senso più ampio del termine, le filiere agroalimentari e l'immenso e invidiatissimo patrimonio culturale e paesaggistico.
La logica e il buon senso vorrebbe che si intervenisse per assecondare questa proiezione lavorativa
- L'Italia Post industriale -
In Italia ci saranno, quindi, più di due cuochi per ogni operaio con la crisi che ha cambiato profondamente le aspirazioni dei giovani ed ha provocato il crollo delle iscrizioni agli istituti professionali con indirizzo industriale, scese al minimo storico rispetto al boom delle scuole di enogastronomia, turismo ed anche agraria. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulle iscrizioni al primo anno della scuola secondaria di secondo grado, statali e paritarie, nell'anno scolastico 2013/2014.
Il recente sondaggio Coldiretti/Ixe' ha rilevato che il 54 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21 per cento) o fare l'impiegato in banca (13 per cento). Ed anche che il 50 per cento degli italiani ritengono che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro mentre solo l'11 per cento ritiene che l'operaio possa avere sbocchi occupazionali. D'altra parte il 79 per cento degli Italiani sostiene che in futuro in Italia ci sarà un numero minore di fabbriche secondo l'indagine. Per questo - continua la Coldiretti - l'88 per cento degli italiani afferma che il sistema di formazione nazionale andrebbe riqualificato anche con un corso specializzato all'Università sulla valorizzazione del Made in Italy.
I giovani - conclude la Coldiretti - hanno visto prima e meglio di altri dove ci sono reali prospettive e di fiducia per l'Italia che per crescere deve tornare a fare l'Italia e puntare su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l'arte, il cibo e la cucina.
Assecondare questa tendenza vuol dire cavalcare il primo segnale di fiducia che si riscontra in questi ultimi anni. Un segnale forte che, oltretutto, proviene dai giovanissimi ai quali occorre dare un futuro più sicuro di quello che stanno vivendo quelli in età lavorativa attuale.
Purtroppo, e la conferma viene da vari e autorevoli istituti id ricerca, il tasso di disoccupazione e di inoccupazione è ancora una volta aumentato e con esso è cresciuta anche il tasso di "scoraggiamento" che sfiora il 50% degli inattivi.
- La fiducia dei consumatori in picchiata nonostante i primi timidi segnali di ripresa economica-
L'incertezza e la difficoltà delle famiglie pesano sull'andamento economico e sulla fiducia dei consumatori e per Federconsumatori "urge un concreto intervento di rilancio."
Oltre 6 milioni di persone che non lavorano ma vorrebbero farlo: 3,07 milioni di disoccupati e 2,99 milioni tra 'scoraggiati' o persone che vorrebbero avere un'occupazione ma non la cercano per motivi di famiglia o altri motivi. È quanto emerge dalle tabelle Istat del secondo trimestre 2013. La fiducia dei consumatori ad ottobre torna a diminuire e, purtroppo, non potrebbe essere diversamente.
Il clima di incertezza e difficoltà in cui si trovano le famiglie pesa, infatti, in maniera determinante sui comportamenti e sulle abitudini dei cittadini, costretti ad un numero sempre maggiore di rinunce.
La contrazione dei consumi, secondo i dati aggiornati dell'O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, nel biennio 2012-2014 raggiungerà quota -8,1%. Una percentuale impressionante, che equivale ad una contrazione complessiva della spesa delle famiglie di circa 60 miliardi di Euro.
Queste minori entrate non potranno che creare una vera e propria voragine nel mercato, influendo negativamente sulla produzione e quindi sull'occupazione, contribuendo sempre di più alla contrazione del potere di acquisto delle famiglie. Per l'organizzazione dei consumatori la legge di stabilità rischia di introdurre elementi fortemente negativi per i cittadini. Primo su tutti l'introduzione di una simil-IMU, la Trise, che in assenza di detrazioni sulla prima casa (come prevedeva invece l'IMU) potrebbe rivelarsi addirittura peggiore dell'imposta municipale unica. Per Federconsumatori si rende quindi immediatamente necessario porre dei correttivi davvero in grado di rilanciare il potere di acquisto delle famiglie (specialmente quelle a reddito fisso) e gli investimenti per lo sviluppo e la ricerca necessari per la ripresa occupazionale.
"Una manovra, quindi, che dovrebbe prevedere meno regali alle banche e più misure a favore dei cittadini, a partire da un passo indietro sull'incremento IVA, che già in passato si è rivelato estremamente dannoso sia per i bilanci delle famiglie che per quelli dello Stato." – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
Segnali positivi solo dalla pasticceria e biscotteria (+2,3% volumi).
Roma, 02 ottobre 2013 --
In crisi è un po' tutto il carrello della spesa. Flettono pasta, latte, frutta e ortaggi, ma anche pesce, olio e vino. Una raffica di segni meno che ha investito i consumi alimentari della famiglie italiane da inizio anno a tutto il mese di agosto, data dell'ultima rilevazione Ismea/Gfk-Eurisko. Un calo complessivo dell'1,8% in quantità e del 3,7% nella spesa rispetto ai primi otto mesi del 2012.
Variazioni positive - spiega l'Ismea - emergono solo per i prodotti del reparto pasticceria e biscotteria (+2,3% in volume), per le uova (+1,7%) e per i formaggi (+0,9%), mentre i vini crescono solo in termini di spesa (+3,6%) a causa dei rincari registrati in tutte le fasi di scambio.
Più in dettaglio, i consumi di pasta si riducono di circa l'1% con una contrazione della spesa che sfiora il 9% per effetto dell'elevata incidenza delle promozioni e dello spostamento degli acquirenti verso format distributivi più convenienti, come i discount.
In calo anche le carni fresche sia in termini di volumi (-2,4%) che di spesa (-1,4%). La flessione è principalmente dovuta alla diminuzione dei consumi di bovino (-4% circa in volume e in valore), conseguente a uno spostamento degli acquisti sia verso altre tipologie di carni di prezzo inferiore (suina e avicola in particolare), sia verso le uova.
Nel complesso - prosegue l'analisi dell'Istituto - si riducono anche gli acquisti di lattiero-caseari nel loro insieme (-2,2% in volume, -3,8% in valore), sui quali pesa la significativa flessione del latte fresco che cede il 4% dei quantitativi acquistati e il 7,5% degli incassi. Per l'ittico i consumi si riducono del 3,5% in volume e del 12,5% in valore, con performance particolarmente negative per il pesce fresco (-4,8% e -18,4%). Rilevante anche la contrazione degli oli extra vergini di oliva che arretrano di quasi il 10% in quantità e di un 9% circa in termini monetari.
Più leggero il carrello anche per frutta e ortaggi. Le variazioni oscillano dal meno 3% della frutta fresca (sia in volume che in valore), al meno 1,8% degli ortaggi (-2,3% la spesa). Da rilevare l'inversione di tendenza degli ortaggi di IV gamma, comparto che fino al 2012 era sempre cresciuto. Nei primi otto mesi del 2013 gli acquisti hanno subito una contrazione su base annua del 3,5%, nonostante la forte diminuzione dei prezzi medi al consumo (-7,5% la spesa).
(Ismea)
La crisi colpisce la IV gamma che vede una riduzione del 3,5% nei volumi d'acquisto.
Roma, settembre 2013 --
I tagli al carrello della spesa non risparmiano gli ortaggi di IV gamma, un segmento - quello delle verdure fresche, lavate, tagliate e confezionate - immune, almeno fino allo scorso anno, dalla crisi dei consumi alimentari e in grado di esprimere tassi di crescita anche a due cifre.
La rilevazione Ismea/Gfk-Eurisko indica nel periodo gennaio-agosto 2013 un calo del 3,5% dei volumi acquistati rispetto allo stesso periodo del 2012 e una flessione della spesa del 7,5%, a causa della concomitante riduzione dei prezzi medi al dettaglio (-4,2%).
Tale dinamica è riconducibile alla contrazione delle vendite di insalate monovarietali, di insalate miste e di altri ortaggi (ad es. carote), mentre le vendite di ortaggi pronti da cuocere si sono mosse in netta controtendenza, registrando un +2,8% su base annua, con un aumento della spesa dello 0,9%, solo in parte ridimensionata dalla riduzione dei listini medi (-1,8%).
Fino alla fine del 2012, gli acquisti di ortaggi di IV gamma hanno registrato un costante trend in crescita, complici l'elevato contenuto di servizio e la praticità d'uso che ne hanno fatto impennare i consumi del 380% in dieci anni nonostante prezzi decisamente più elevati rispetto al fresco tradizionale.
I primi segnali di cedimento del mercato si sono manifestanti a dicembre 2012, quando l'onda lunga della crisi aveva determinato una brusca inversione di tendenza negli acquisti domestici che si è protratta fino a giugno 2013.
Miglioramenti sono emersi solo in estate: nel bimestre luglio-agosto le vendite (sia in volume che in termini monetari) hanno superato i livello dello stesso periodo del 2012, grazie soprattutto ai maggiori acquisti di insalate e ortaggi pronti da cuocere.
(Fonte Ismea)
- La fotografia della Crisi proposta da "Presadiretta" -
di Lamberto Colla ---
Parma, 8 settembre 2013 -
L'estate sta finendo e i palinsesti delle diverse reti stanno scaldando i motori per la ripresa della nuova stagione televisiva. Tra i primi a rimettersi in moto, tra le proposte di programmi giornalistici d'inchiesta, è stato, lunedi scorso, "PresaDiretta" condotto dal bravo e pacato Riccardo Iacona, con una serie di 4 puntate imperniate sulla distribuzione della ricchezza. Dopo aver raccontato l'enorme ricchezza privata del nostro paese nella prima puntata, accende le sue telecamere sulla ricchezza invisibile, quella non accertata, i soldi dell'evasione e quelli prodotti dalla grande criminalità organizzata. Questo il tema della prossima puntata di lunedi 9 settembre. Già con la prima puntata, però, Iacona ha fatto "bingo". Il confronto proposto tra ricchi e poveri del nostro Paese ha catalizzato l'attenzione di quasi 2.200.000 ascoltatori.
-Ricchezza e povertà: trend opposti-
Elemento di traino della puntata senza dubbio l'argomento: il lusso sfrenato contrapposto al l'indigenza crescente. La squadra di giornalisti Rai3, capitanata da Riccardo Iacona, è riuscita ad evidenziare dei dati allarmanti: l'Italia è una nazione dove la ricchezza privata emerge ben più che in altre nazioni, come la Francia e la Germania. Altro elemento distonico emerso sta nella tendenze registrate dei dati economici: da una parte i consumi sono in decrescita su tutti i settori, dall'abbigliamento al cibo, mentre dall'altro i beni di lusso sono in continua ascesa.
La cruda realtà dei numeri proposti da Iacona, fotografano la realtà peggiorata da tre anni di governo tecnico:
1 milione di disoccupati (3.144.000 totali)
4.200 aziende corrispondenti a 43 fallimenti al giorno
9.600.000 persone vivono in stato di povertà relativa (16% della popolazione)
5.000.000 di persone vivono in stato di povertà assoluta (+615 poveri al giorno)
+530.000 cassintegrati dall'inizio anno.
A questi dati si contrappongono quelli relativi alla ricchezza e al suo allocamento:
9mila miliardi di euro è il valore della ricchezza privata in in Italia. Quasi 5 volte il valore del debito pubblico fermo, si fa per dire, a 2000 miliardi di euro.
240.000 persone multimilionarie (media 5 milioni di euro) ai quali si aggiungono i 9 milioni di milionari che insieme posseggono il 50% del patrimonio privato nazionale. In sintesi il 10% della popolazione detiene il 50% del patrimonio.
E' appunto da questi dati che l'ex direttore generale di Intesa e ora presidente di SEA, Pietro Modiano, ripropone a Iacona la sua idea già espressa nel 2011: fare una "patrimoniale" da 20 miliardi annui per 4 anni allo scopo di ridare fiato alle trombe (consumi) .
"Abbiamo ancora adesso bisogna di una patrimoniale – spiega Modiano a Iacona – perché siamo in una fase straordinaria, non c'è mai stata una crisi lunga cinque anni. Se noi riusciamo nell'operazione di trasferire risorse da chi ha una bassa propensione al consumo, che sono i ricchi, a chi ha un'alta propensione al consumo, possiamo far ripartire l'economia."
Apparentemente una soluzione condivisibile seppure di difficile realizzazione. Difficile per il basso tasso di fiducia detenuto dagli italiani verso gli organi dell'amministrazione dello stato e del panorama politico connesso alla incertezza del buon uso di questi prelievi cospicui. Prima sarebbe opportuna una adeguata e consolidata politica di riordino dei conti pubblici e la rimozione, almeno in parte, delle cause che alimentano il continuo incremento delle spese d'apparato. Una seria "spending review" non è ancora stata proposta. Pertanto, la conseguenza più probabile alla proposta di Modiano sarebbe una nuova fuga di patrimoni verso lidi sicuri oltre confini.
-Orgoglio, dignità e buongusto-
Se quel 10% di "fortunati" volessero regalare qualcosa al Paese dal quale hanno, con abilità e fortuna, ottenuto così tanto non sarebbe un gesto sgradito. Renderebbe onore a tutta la categoria dei "paperoni" verso la quale si guarda in parte con invidia e ammirazione e in parte con rabbia e disprezzo. E' l'opulenza ostentata e la incapacità di rendersi conto della realtà da parte di alcuni di loro che fanno emergere i sentimenti negativi verso la categoria paperoniana. Alcuni esempi ben rappresentati nella trasmissione di Iacona una fra tutti la "signora dei salotti romani" Marisela Federici. Elegante e bella signora amante del "bello" e della ricercatezza. Nipote di un ex presidente del Venezuela, convolata in seconde nozze con Paolo Federici, rampollo di una famiglia aristocratica italiana Marisela Federici è riuscita a mostrare un lato della sua personalità e del suo stile di vita che forse sarebbe stato apprezzato, dai più, nell'epoca fulgida degli anni ottanta quando i piumini monclair e i paninari rappresentavano uno strato più ampio di popolazione. Buon per lei che può permettersi 6 aiutanti domestici, una stanza per i bicchieri, una per le porcellane, una per le posate e altre attrezzature destinate a arredare, di volta in volta con stili e temi diversi, le cerimonie private che si consumano nella sua lussuosa e sempre aperta dimora romana.
Quello che invece ha fatto irritare sono stati i diversi momenti di caduta di stile della signora. Una serie di occasioni perdute di regalare perle di buongusto. Affermazioni e atteggiamenti in totale contrasto con la raffinatezza dei ricevimenti che stava narrando all'intervistatrice.
Concordo pienamente con lei che sia "meglio una festa al mese che un analista alla settimana" e potrei anche concordare sul fatto che sia necessario non farsi ottenebrare dalla negatività e perseverare nella ricerca di nuovi lavori e occupazioni. Non posso però tollerare le affermazione fatte calare sull'argomento della crisi e dei suicidi. «Sono gesti disperati, - afferma la nobildonna - che non portano a nulla. Molto meglio la speranza». E poco dopo prosegue incalzata sull'argomento della crisi con un'ultima perla di saggezza «Non voglio essere cinica. Secondo me hanno un altro tipo di problemi. Hanno problemi mentali, più che economici o altro. Sono persone che hanno già una tara mentale che li porta a gesti disperati e conclude con l'invocazione all'azione come fanno i grandi manager: «Lavorassero un po' di più questi che si lamentano tanto. Che si mettessero a lavorare». Già a lavorare. Qualche scansafatiche c'è in giro ma molti, tantissimi, invece sono disponibili a qualsiasi lavoro, anche solo quello che servirebbe a pagare le sole bollette e un po' di verdura e frutta per i figli, felici di non avere nulla per sé stessi ma solo la coscienza a posto.
Mortificare l'orgoglio e la dignità sono delitti che andrebbero puniti severamente perchè minano le basi sulle quali si regge la nostra società: la famiglia. Genitori impossibilitati a reagire ai fenomeni che li opprimono che non riescono a garantire un futuro al loro frutto d'amore giovanile la dignità non può essere intaccata. Perduta quella sono precluse tutte le opzioni di speranza tanto invocata dalla signora Marisela. E senza speranza il buio diventa tenebra. Il passo successivo è l'alienazione di sé stessi se un tocco fatato non giunge prima dell'atto estremo. Si, signora, saranno stati malati ma a seguito di una grave malattia: la crisi che li ha, con mano invisibile, soffocati.
-Conclusioni-
Ammirazione invece hanno raccolto le testimonianze più umili offerte dalla trasmissione di Iacone. Donne e uomini privati di quasi tutti beni materiali e colpiti da gravi malattie che riescono ancora a tenersi attaccati alla speranza del cambiamento e lo insegnano quotidianamente ai loro figli. Figli che spesso devono "marinare" la scuola perchè non hanno la possibilità di pagarsi il refettorio. Genitori che, nella indisponibilità di quasi tutto, dedicano il loro tempo libero ad assistere altri nelle loro medesime condizioni economiche ma oppressi da peggiori condizioni d'altra natura. Donne e uomini invisibili che reggono pesi enormi che schiaccerebbero degli elefanti capaci di imprese straordinarie. Donne e uomini di cui nessuno, tranne Dio, si ricorderà del loro nome ai quali la società dovrebbe tributare onori. Donne e uomini verso i quali i fortunati dovrebbero concedere qualcosa, almeno per non fare disperdere al vento la loro dignità.
Complimenti a Iacone per come è riuscito a confezionare una trasmissione che ha toccato le corde più sensibili senza la retorica che spesso accompagna alcune inchieste giornalistiche.
Un grazie a coloro che potranno dare il loro contributo a rimettere in carreggiata la macchina Italia e tutte le sue potenzialità ancora inespresse. A voi politici l'ardua sentenza.