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È arrivato anche in Italia, con tutto il suo fascino irresistibile, uno dei musical più premiati nella storia di Broadway. Al Teatro Nazionale CheBanca! di Milano, spazio a uno show che ha pochi eguali al mondo. Produzione firmata Stage Entertainment per “A Chorus Line – Il Musical”, nuovo allestimento mai presentato prima d’ora, con una creatività tutta italiana: la regia di Chiara Noschese, gestita nel rispetto di script e direzione originale, è riuscita a rendere ancor più attuale il testo iniziale, regalando emozioni intensa a tutto il pubblico.

Le possibilità di ammirare lo show non mancheranno per gli amanti del genere: “A Chorus Line”, infatti, rimarrà nella metropoli milanese fino a metà aprile.

L’APPROFONDIMTO - Ed è proprio Chiara Noschese a inquadrare al meglio il suo lavoro: “Si tratta di uno spettacolo unico, con un linguaggio moderno, che brilla immutato nel tempo: i candidati all’audizione vivono un viaggio tra passato e presente, esprimendo i loro pensieri e le loro sensazioni attraverso musica e danza. Ci appassioniamo alle storie, diventando parte di quel presente che condividiamo con tutti i 19 protagonisti. Ci emozioniamo con loro, viviamo la loro audizione che diventa, fatalmente, anche la nostra. È una macchina perfetta, una scatola cinese costruita con rigore, e con altrettanto rigore e rispetto abbiamo cercato di rendere A Chorus Line, uno show 2.0.”

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LA STORIA - Il musical racconta il dietro le quinte di uno spettacolo teatrale, mostrando l’impegno, la fatica, i sogni e il sacrificio di chi vuole disperatamente farcela. In pratica è un’opera di teatro nel teatro: semplicemente geniale. Sul palco un gruppo di ballerini pieni di speranza si presenta a un provino. Sono tutti pronti a farsi giudicare dal regista Zach per aggiudicarsi un ruolo nello spettacolo di prossima produzione, raccontandosi e condividendo con lui le loro storie. Come nello spettacolo, così nella vita reale, gli stessi artisti, a ogni alzata di sipario, portano in scena loro stessi, determinati nel dimostrare chi sono. Messo in scena per la prima volta allo Shubert Theatre di Broadway il 25 luglio 1975, A Chorus Line rimase in cartellone 15 anni per un totale di 6.137 repliche. Lo show fece così tanto scalpore da essere rinominato come il “Re dei Musical”: vinse 9 Tony Award, un premio Olivier Award per il miglior musical e un Premio Pulitzer per la drammaturgia. Successivamente, nel 1985, la Columbia Pictures ne distribuì la versione cinematografica.

Pietro Razzini

Pubblicato in Cultura Emilia

Fotografia europea: "Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi". La XIV edizione dal 12 al 9 giugno: centinaia di opere esposte in 19 mostre a Reggio Emilia. Tra le iniziative di maggior interesse, le antologiche di Horst P. Horst e di Larry Fink, il focus sul Giappone, paese ospite di quest'anno, le personali di maestri italiani quali Vincenzo Castella, Francesco Jodice, Giovanni Chiaramonte. Tra gli ospiti Oliviero Toscani, Mario Calabresi, Mogol. Oltre 300 esposizioni anche nel Circuito Off.

Reggio Emilia 

Mostre, conferenze, spettacoli, workshop. Dal 12 aprile al 9 giugno, torna a Reggio Emilia Fotografia europea. La XIV edizione si presenta con un programmamai così ricco, animato da protagonisti della fotografia, della cultura e del sapere, ospitati nelle principali istituzioni culturali e spazi espositivi della città.

Il festival, promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani, insieme al Comune di Reggio Emilia e alla Regione Emilia-Romagna, esplora tutti gli ambiti della disciplina che meglio interpreta la complessità della società contemporanea. Il titolo dell’iniziativa, “Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi”, è il fil rouge che lega tutti gli eventi, in un programma ideato dal Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani, composto da Marco Belpoliti, Vanni Codeluppi, Marina Dacci, Marzia Faietti, Walter Guadagnini, Gerhard Wolf, sotto la direzione artistica di Walter Guadagnini.

Il Paese ospite dell’edizione di quest’anno è il Giappone, rappresentato da diverse voci di una delle scuole fotografiche più significative della contemporaneità: Kenta Cobayashi, Motoyuki Daifu, Ryuichi Ishikawa. 

 “Fotografia europea è cresciuta molto nel tempo- ha affermato l’assessore alla Cultura Massimo Mezzetti- sia in termini di qualità che per il coinvolgimento di partner istituzionali. Il Festival è una proposta di carattere nazionale e internazionale che costituisce uno dei principali eventi europei in ambito fotografico. Mai così attuale è il tema di quest’anno ‘Legami’ che si traduce nelle decine di mostre e appuntamenti sia a Reggio Emilia che in altre città dell’Emilia-Romagna. Tra le tante mostre ai Chiostri di San Domenico, ci tengo a segnalare anche ‘Scatta la Cultura’, realizzata dopo un concorso fotografico organizzato anche dalla Regione Emilia-Romagna e promosso nell’ambito di Energie Diffuse, che ha raccolto oltre 4000 scatti, ora sul portale Tourer.it, che valorizza il patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna”. 

 “Tra le centinaia di opere esposte- afferma il direttore del Festival, Walter Guadagnini- anche quest’anno a Fotografia europea, ce n’è una che sintetizza tutti i temi di questa edizione: è un video realizzato in Giappone da una giovane artista francese e vede il dialogo muto tra il corpo di un ballerino e un robot, che si muovono insieme, confrontando le loro diversità. Ecco, Fotografia europea mette in scena i rapporti tra le persone, tra le culture, tra i saperi, dal punto di vista individuale e da quello collettivo, da quello privato a quello pubblico. Attraverso antologiche di grandi maestri del passato come Horst P. Horst, del presente come Larry Fink, attraverso mostre di maestri italiani come Vincenzo Castella e Francesco Jodice e di tantissimi rappresentanti delle generazioni più giovani, vogliamo scoprire i legami profondi tra le persone, ma anche tra la fotografia e il mondo”.

"Fotografia Europea è un momento sempre speciale per la città– ha detto il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi - con decine di mostre, workshop, eventi. Il tema scelto quest’anno è al tempo stesso una sfida e uno stimolo, e credo sia lecito attendere con curiosità e speranza l’esito dei lavori che ammireremo. Abbiamo ereditato un festival con punti di eccellenza molto alti- ha aggiunto- e negli ultimi quattro anni siamo riusciti a valorizzare l’esperienza precedente e a portare anche un contributo di crescita che ha aiutato a meglio definire Reggio Emilia, capitale italiana della fotografia europea”.

Anche per questa edizione, Fotografia europea allarga i propri confini verso importanti realtà culturali e artistiche della regione con 9 mostre proposte da Collezione Maramotti di Reggio Emilia; l’Atelier dell’Errore BIG; Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea di Rubiera (Re); FMAV – Fondazione Modena Arti Visive, il MAR - Museo d’arte della città di Ravenna, Osservatorio fotografico (laboratorio permanente di ricerca sulla fotografia e l'editoria di Ravenna), il CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, il MAST. Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna.

 

LE MOSTRE

L’ideale inizio del percorso tra le sedi di Fotografia Europea 2019 può essere individuato in Palazzo Magnani, che ospita la mostra del fotografo tedesco, naturalizzato americano Horst P. Horst (1906-1999), maestro di stile, le cui immagini sono conosciute e apprezzate per la loro raffinata eleganza. La rassegna, a cura di Walter Guadagnini e realizzata in collaborazione con la galleria Paci contemporary di Brescia, presenta, attraverso 120 immagini, le tappe salienti della carriera e della vita di Horst, evidenziandone la connessione con il tema del festival, sia nelle vicende biografiche che nei legami e nelle relazioni tra arte e immagine pubblicitaria. Saranno esposte le fotografie celeberrime come l'Odalisca, gli scatti per Vogue e Harper's Bazaar che dagli anni trenta agli anni cinquanta lo hanno reso un protagonista a livello mondiale della fotografia di moda. E ancora i ritratti della comunità artistica parigina degli anni trenta, una vera e propria galleria di celebrità intellettuali, da Jean Cocteau a Salvador Dalì, oltre alle fotografie a colori, recentemente poste sotto una nuova luce dalla grande mostra antologica dedicatagli dal Victoria & Albert Museum di Londra nel 2015.

 

A un grande maestro della fotografia americana, Larry Fink (New York, 1941), è dedicata un’ampia antologica, dal titolo Unbridled Curiosity, realizzata appositamente per questa occasione. La mostra, ospitata da PALAZZO DA MOSTO, presenta oltre 90 immagini, realizzate tra gli anni sessanta e oggi, scelte dallo stesso Fink in collaborazione con Walter Guadagnini per interpretare attraverso il suo obiettivo i temi della nuova edizione del festival. La selezione di scatti, rigorosamente in bianco e nero e di grande potenza estetica, mira a evidenziare quei legami tra le persone e tra le persone e i luoghi che Fink, nel corso di tutta la sua carriera, ha saputo immortalare con occhio attento e “sfrenata curiosità”, mischiandosi ai contesti, rubando momenti di intimità e mettendo in evidenza l’anima dei soggetti ritratti. Le grandi battaglie civili, i party esclusivi tra Hollywood e i grandi musei, la vita rurale, le palestre pugilistiche, nulla sfugge all’obiettivo di Fink.

 

Sempre a Palazzo da Mosto, Arabian Transfer di Michele Nastasi mette in luce la condizione transitoria di sei città della Penisola Araba (Abu Dhabi, Doha, Dubai, Kuwait City, Manama, Riyadh), rappresentandole come territori di approdo di uomini e culture. Negli ultimi decenni questi luoghi sono apparsi come mondi nuovi, nuovi epicentri globali resi possibili dall’attuale ipermobilità di persone e immagini, beni e finanze; essendo per lo più popolate (ed edificate) da immigrati di tutto il mondo, essi sono oggi un laboratorio vivente in cui le aspirazioni identitarie locali si confrontano con i modelli occidentali e con le culture di provenienza degli abitanti.

 

Nella splendida cornice della SINAGOGA, Vincenzo Castella, maestro della fotografica italiana, espone il suo progetto più recente Urban Screens, labirintica visione di una vegetazione al contempo addomesticata e inconoscibile, riflessione sul rapporto dell'uomo contemporaneo con l'elemento naturale. Fotografie di grande formato (cm 180 x 226) accolgono lo spettatore lungo le pareti dell'edificio, creando uno spazio straniato, dove la fotografia rivela una riflessione sulle forme della rappresentazione, sulle ideologie e sulle iconografie. Al centro, due schermi presentano un ulteriore evoluzione del processo visivo, che letteralmente si muove tra le superfici e le piante: un universo naturale addomesticato, che attraverso la fotografia trova una sua forma di disordinata bellezza. 

Dopo i lavori di restauro, che ne avevano impedito l’utilizzo nella scorsa edizione, I CHIOSTRI DI SAN PIETRO tornano a essere il fulcro attorno cui ruota il festival reggiano e, per l’occasione, si vestono d’Oriente.

Il Giappone, paese ospite di FOTOGRAFIA EUROPEA 2019, sarà infatti presentato da diverse voci: sia quelle di giovani fotografi giapponesi che rappresentano al meglio le nuove tendenze di una scuola fotografica tra le più significative della contemporaneità (Kenta Cobayashi, Motoyuki Daifu e Ryuichi Ishikawa), sia dal racconto di artisti europei (Justine Emard, Vittorio Mortarotti e Anush Hamzehian, Pierfrancesco Celada), che asiatici (Pixy Liao).

L’idea che guida la mostra di Kenta Cobayashi, curata da Francesco Zanot, è che l’immagine fotografica sia tutt’altro che invariabile, come si riteneva fino a poco tempo fa, ma che dia vita a un universo instabile e mutevole. Ogni immagine, attraverso l’uso dei software di manipolazione digitale, può facilmente dare vita a una serie infinita di rappresentazioni. L’obiettivo è quello di ottenere un effetto straniante e di utilizzare la fotografia come una sorta di “portale”.

Dal canto suo, Motoyuki Daifu presenterà una serie di 20 immagini inedite della sua ironica serie Holy onion, che ritrae la madre nell’atto di sbucciare una cipolla all’interno di una cucina, assegnando così un valore iconico a un atto apparentemente banale e quotidiano.

Ryuichi Ishikawa, stella nascente nel firmamento della fotografia giapponese, ritrae persone borderline, come Mitsugu che diventa per Ishikawa emblema di quelle storie riguardanti il benessere e il sesso nella società, nella storia e nella cultura di Okinawa, nella quale si ritrova il conflitto tra la bellezza universale della vita e la società creata dagli esseri umani. 

A questi, si aggiunge la cinese Pixy Liao - segnalata da Federica Chiocchetti - autentica rivelazione dell’ultima stagione della fotografia mondiale, la cui ricerca si intreccia perfettamente con quella degli altri autori, sia per generazione che per clima culturale. Per Reggio Emilia, Pixy Liao presenta, per la prima volta in Italia, il suo progetto Experimental Relationship (2007 to now), che racconta il suo legame con Moro, un ragazzo giapponese di 5 anni più giovane di lei, attraverso la messa in scena di numerose situazioni, create esibendosi davanti alla telecamera. Le foto esplorano le possibilità alternative delle relazioni eterosessuali. Un rapporto ribaltato, dove l’uomo e la donna si scambiano il loro ruolo di sesso e potere. 

L’affinità generazionale e tematica, nonché l’esplicita collocazione geografica delle sue opere, create e ambientate proprio in Giappone, rende anche Justine Emard parte di questa ideale collettiva diffusa sul tema dei rapporti tra le persone e tra le comunità. Il lavoro dell’artista francese ruota attorno all’alterità delle macchine. La serie La notte dei tempi, a un primo sguardo, oscilla tra i poli opposti di tecnologia e spiritualità. Installazioni video e fotografie costruiscono un ponte tra l’intelligenza artificiale e quella umana, in una rappresentazione poetica e coinvolgente, sicuramente tra le espressioni più peculiari e emozionanti della ricerca artistica contemporanea.

Piefrancesco Celada, dal canto suo, con I wish I knew your name, Japan (a cura di Renata Ferri), si concentra sulla megalopoli Tokyo-Nagoya-Osaka, chiamata anche Taiheiyō Belt, un esempio unico di agglomerazione urbana con una popolazione stimata di oltre 80 milioni di persone. Nonostante questo numero incredibilmente alto di possibilità di interagire, sembra che la società si stia muovendo nella direzione opposta. 

Il progetto di Celada è stato selezionato tra oltre 300 progetti arrivati attraverso la call che il festival apre ogni anno. La giuria quest’anno era composta da Walter Guadagnini, direttore artistico del festival; Krzysztof Candrowicz, curatore e direttore artistico di alcuni festival europei e Ilaria Speri, curatrice e producer.

 

Come lo scorso anno Fotografia Europea lancia una produzione per la prossima edizione legata al tema di quest’anno. Nel 2020 vedremo il progetto L’Isola di Vittorio Mortarotti e di Anush Hamzehian, realizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo e l’Università Ca’ Foscari di Venezia e sempre dedicato al Giappone, di cui verrà presentata un’anteprima durante questa edizione. L’indagine è incentrata sull’isola di Yonaguni, un piccolo pezzo di terra emerso nel Pacifico e sui suoi ormai pochissimi abitanti, unici portatori di tradizioni sociali e linguistiche destinate pian piano a scomparire e per questo meticolosamente documentate dai due artisti.

 

In attesa del nuovo progetto, Vittorio Mortarotti propone The first day of good weather, che ricorda il comando che il Presidente degli Stati Uniti Harry Truman diede per il lancio della bomba atomica su Hiroshima, che sarebbe avvenuto nel momento in cui si fosse presentata una condizione di bel tempo. Parte da qui un racconto fotografico che nasce da una perdita personale, quella del fratello, di cui l’artista cerca le tracce fino in Giappone, e diventa esplorazione fisica e metaforica tra quello che rimane (macerie, rottami, oggetti trovati) e quelli che rimangono (i sopravvissuti).

 

Sempre ai Chiostri di San Pietro si presenta la commissione dello scorso anno assegnata a Francesco Jodice sul tema 2018 Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie. Il fotografo ha lavorato sul concetto di circolarità della storia realizzando un progetto video, Rivoluzioni, che parte da un fatto realmente accaduto: l’ultimo messaggio inviato dalla sonda cinese Kaiju 2 prima di scomparire all’interno di un buco nero. Nel 1989 infatti l’agenzia spaziale cinese lancia segretamente una sonda per raggiungere il cosiddetto Orizzonte degli Eventi, ovvero il bordo di un buco nero, la soglia dove il tempo si ferma, la luce si spegne e tutta la materia collassa, con l’intento di vedere cosa c’è dall’altra parte. Il film saprà colpire lo spettatore per un sapiente gioco di rimandi tra realtà e finzione cinematografica, unito ad un utilizzo inedito e sorprendente del colore.  

 

Altra produzione inedita del festival è il progetto che nasce dall’incontro tra le fotografie di Jacopo Benassi e la danza di due interpreti straordinari - uno abile e l’altro disabile. Il punto di arrivo, contro ogni sfumatura patetica o emozionale, è la possibilità di affermare una gamma più ampia di virtuosismi, dentro e fuori i canoni riconosciuti. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Fondazione Palazzo Magnani / Fotografia Europea e la Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto.

 

Il francese Samuel Gratacap, uno dei protagonisti della fotografia documentaria contemporanea europea, porterà ai Chiostri di San Pietro il suo progetto sulle migrazioni Fifty-Fifty, realizzato nel 2014 in Libia, sul confine tunisino, dove ha incontrato coloro che vivono a metà - ‘cinquanta- cinquanta’ - tra la vita o la morte. La mostra affronterà il tema del Festival da un punto di vista esplicitamente sociale, politico, aprendo a ulteriori possibili letture.

 

Giunto all’ottava edizione, torna ai chiostri di San Pietro il progetto Speciale Diciottoventicinque, dedicato alla formazione dei più giovani nell’ambito di Fotografia Europea. Guidati dal nuovo tutor dell’edizione 2019, il collettivo Kublaiklan, i partecipanti realizzeranno un progetto collaborativo fondato sul concetto di co-autorialità, riflettendo sul tema di questa edizione e sulle diverse pratiche di costruzione dell’immagine.  

 

 

FOTOGRAFIA EUROPEA OFFRE OGNI ANNO LA POSSIBILITÀ AI VISITATORI DI CONOSCERE LUOGHI INEDITI DELLA CITTÀ, DIFFICILMENTE APERTI AL PUBBLICO

Grazie alla collaborazione con la Fondazione I Teatri quest’anno, saranno i SOTTERRANEI DEL TEATRO VALLI a trasformarsi in spazio museale, accogliendo le mostre degli altri due artisti selezionati attraverso la open call: l’artista finlandese Jaakko Kahilaniemi e la fotografa franco-armena Lucie Khahoutian. Con 100 hectares of understanding, Jaakko Kahilaniemi ha creato un avvincente progetto concettuale che approfondisce la composizione e il significato di un’area boschiva selvaggia in Finlandia, mentre con The Tapestry in my room, Lucie Khahoutian illustra la costante dicotomia della sua visione del mondo, orchestrando un confronto tra Armenia e Francia e mescolando i codici visivi armeni tradizionali con un ambiente più europeo e occidentale.

Allo SPAZIO SCAPINELLI, verrà celebrata la storia di una importante realtà sportiva della città: la squadra di calcio Reggiana che nel 2019 festeggia cento anni di storia. Il 25 settembre 1919 viene fondata l’A.C. Reggiana. Da quella data nasce un amore profondo tra la città e la Maglia Granata. Un legame unico e indissolubile che va oltre la semplice passione per il pallone. Un secolo di vittorie, sconfitte, gioie e delusioni raccontate nella mostra Obiettivo Granata 1919/1929.  Origine e ascesa della Reggiana calcio – a cura di Giacomo Giovannini e Giacomo Mazzali e promossa in collaborazione con Reggio Audace Football club – attraverso i migliori scatti dei maestri fotografi reggiani nei suoi primi dieci anni di vita. Un avvincente percorso dagli albori alla conquista della massima serie attraverso i suoi protagonisti. 

Alla CHIESA DI SAN NICOLÒ e al BATTISTERO, Giovanni Chiaramonte racconterà il suo viaggio Verso Gerusalemme. Un itinerario alla ricerca del proprio destino, dalla tomba della madre, passando nelle città e nei luoghi in cui ha preso forma e figura la storia dell’Occidente: Atene, Roma, Berlino, nelle rovine lasciate dai totalitarismi e dalle guerre del XX secolo, che hanno avuto epilogo nell’Olocausto, testimoniato nel memoriale di Miami.

Ai CHIOSTRI DI SAN DOMENICO, la mostra Ropes/Cordepresenta le fotografie dei sette vincitori - Fabrizio Albertini, Silvia Bigi, Emanuele Camerini, Marta Giaccone, Luca Marianaccio, Iacopo Pasqui, Jacopo Valentini - della call di Giovane Fotografia Italiana, progetto dedicato ad artisti italiani under 35, giunto alla settima edizione. I fotografi, selezionati da una giuria composta dai curatori della mostra Ilaria Campioli e Daniele De Luigi insieme a Carine Dolek e Shoair Mavlian, si confrontano, in linea con il fil-rouge di Fotografia Europea, con il tema Ropes/Cordecome immagine metaforica per tanti e diversi tipi di legami: come simbolo di unione e strumento di salvezza, ma anche come ostacolo, impedimento, prigionia. 

Giovane Fotografia Italiana è promossa da Comune di Reggio Emilia, GAI - Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani, in collaborazione con Fetart - Circulation(s), Festival de la Jeune Photographie Européenne di Parigi; Photoworks - Brighton Photo Festival, Roca Umbert Fàbrica de les Arts - Festival Panoràmic, Granollers (Barcellona), con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Emilia – Romagna creativa e Reire srl.

I Chiostri di San Domenico ospitano anche Scatta la cultura, la mostra che accoglie le fotografie selezionate attraverso l’omonimo concorso indetto dalla Regione Emilia-Romagna, con il Segretariato regionale MiBAC per l’Emilia-Romagna, l’Istituto Beni Artistici Culturali Naturali Emilia-Romagna, il Comune di Reggio Emilia, la Fondazione Palazzo Magnani, Fotografia Europea e Fiaf Emilia-Romagna. Una quarantina di fotografie tra le oltre 4mila immagini arrivate e caricate in Tourer, banca dati del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali) raccontano, attraverso lo sguardo dei cittadini, le meraviglie del patrimonio architettonico, l'evoluzione e i mutamenti del paesaggio dell’Emilia Romagna.

 

Allo SPAZIO GERRA si tiene Confessioni. Canzoni vissute, un’esposizione che approfondisce il decennio d’oro della canzone d’amore italiana, sviluppatasi negli anni settanta, attraverso le interpreti, gli autori e la formula “canzone”, concentrandosi particolarmente sui temi della confessione e sui relativi processi d’identificazione.

 

Alla BIBLIOTECA PANIZZI, la rassegna Famiglie - Un mondo di relazioni rivisiterà con sguardo attento e inusuale i fondi fotografici delle famiglie reggiane. Accanto ai ritratti di famiglia eseguiti da professionisti in occasioni significative della vita familiare (battesimi, cresime, matrimoni) si analizzerà la grande quantità di immagini scattate dai dilettanti, molto spesso persone di famiglia. La mostra si articola su temi che vanno dal ritratto familiare in studio, alle immagini dell'infanzia, alla casa, agli spazi pubblici vissuti dai componenti della famiglia, in un grande mosaico che riflette la vita passata delle famiglie reggiane.

 

Anche per la sua XIV edizione FOTOGRAFIA EUROPEA sarà arricchita dal CIRCUITO OFF, un grande evento collettivo, una vetrina creativa per professionisti, semplici appassionati ed emergenti che -con un programma di oltre 300 esposizioni ed eventi indipendenti e autogestiti, promossi da gallerie, associazioni, soggetti pubblici e privati, disseminati nel territorio cittadino e provinciale -animeranno le giornate di apertura del festival e i fine settimana successivi fino al 9 giugno, in una proposta ricca e articolata d’incontri con gli artisti, conferenze sul tema con i grandi protagonisti della cultura italiana, workshop, visite guidate con fotografi e curatori, spettacoli tra musica e fotografia. Al Circuito Off sarà dedicata un'intera serata, il 27 aprile, musica e performance che ravviveranno la città fino a tarda ora.

 

Nelle giornate inaugurali, il centro e le piazze di Reggio Emilia accoglieranno grandi eventi, come un grande concerto, performance, light show e molto altro.

Nei week end successivi, nelle giornate del 25 e 26 maggio, si terrà un focus sul Giappone con il gruppo Munedaiko in un concerto di tamburi tradizionali giapponesi (taiko). Il 31 maggio tornerà nel consueto e attesissimo appuntamento con il più ironico tra i personaggi reggiani, Ermanno Cavazzoni, scrittore e sceneggiatore di fama, per presentare il suo Almanacco 2019 (edito da Quodlibet).

Torna anche lo spazio dedicato all’editoria fotografica indipendente - [PARENTESI] book fair – con espositori, presentazioni di libri, booksigning e talk.

Tra gli eventi in programma non possono mancare le LETTURE PORTFOLIO alla Biblioteca Panizzi, organizzate quest'anno in collaborazione con Cortona On The Move nell'ambito del "Sistema Festival Fotografia", la rete nata tra i festival di fotografia italiani di cui Fotografia Europea e Cortona On The Move fanno parte.

Photo editor ed esperti del settore a livello nazionale e internazionale il 12, 13 e 14 aprile saranno a disposizione di fotografi, professionisti e non, già noti o emergenti, per visionare il loro lavoro e dispensare consigli e suggerimenti. Tra i lettori di quest'anno ci sono Krzysztof Candrowicz (Photofestiwal Lodz), Jim Casper (LensCulture), Bruno Ceschel (Self Publish, Be Happy), Chiara Dall’Olio, Claudia Fini e Alice Bergomi di Fondazione Fotografia Modena, Renata Ferri (Io Donna), George King (Unseen), Martino Marangoni (Fondazione Marangoni), Marina Paulenka (Organ Vida, Zagabria), Mario Peliti (Peliti Associati), Arianna Rinaldo (Cortona On The Move), Fiona Rogers (Magnum Photos), Chiara Ruberti (Photolux, Lucca), Ilaria Speri (curatrice e producer). Il lettore speciale nella giornata del 12 aprile sarà Larry Fink

Sono aperte le iscrizioni ai workshop, realizzati in collaborazione con Spazio Fotografia San Zenone Saranno a Reggio Emilia: Antoine D’Agata (12–13–14 aprile), Davide Monteleone e Simona Ghizzoni (3–4–5 maggio). 

Prosegue anche in questa edizione l’attenzione del festival per i più piccoli, con l’organizzazione di visite guidate a loro dedicate e un programma ricco di PROPOSTE DIDATTICHE: dal weekend inaugurale fino a metà giugno molte le proposte di laboratori che vogliono avvicinare bambini e ragazzi al variegato programma del festival, con una mappa delle mostre pensata per loro e laboratori per famiglie e proposte formative per adulti.

 

Anche per questa edizione, FOTOGRAFIA EUROPEA allarga i propri confini verso importanti realtà culturali e artistiche della regione. Alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia si terranno due mostre, una dell’artista Margherita Moscardini e dell’Atelier dell’Errore BIG. Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea di Rubiera (RE) presenterà un nuovo percorso tematico tra le fotografie e i video della sua collezione, Relazioni, a cura di Antonello Frongia, FMAV - FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE, propone un omaggio a Franco Fontana (1933). Le iniziative del MAR - Museo d’arte della città di Ravenna ruoteranno attorno alle personali di Oliviero Toscani, Più di 50 anni di magnifici fallimenti e di Arrigo Dolcini, la cui carriera iniziò negli anni quaranta a Marina di Ravenna e di cui verrà presentata una selezione di fotografie appartenenti al Fondo Arrigo Dolcini, acquisito dalla Fototeca dell’Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna.

Osservatorio fotografico (laboratorio permanente di ricerca sulla fotografia e l'editoria di Ravenna) curerà la mostra LOOKING ON. Sguardi e prospettive sulla fotografia emergente in Italia.

Il CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, presenta fino al 12 maggio Nuove figure in un interno, una mostra realizzata con materiale d’archivio che racconta le trasformazioni, avvenute nel corso degli anni Settanta, dell’intimità e dell’identità sociale degli individui. Alla Fondazione MAST. Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna si potrà visitare fino al 22 aprile la mostra “Nature & Politics” del fotografo tedesco Thomas Struth, una selezione di grandi immagini a colori del fotografo che rappresentano l’avanguardia, la sperimentazione e l’innovazione nelle attività umane. Realizzate nei siti industriali e di ricerca scientifica di tutto il mondo, le fotografie in mostra “mettono in discussione lo sviluppo della tecnologia come promessa unica del progresso umano”.

  

GLI ALTRI EVENTI IN PROGRAMMA

Incontri con gli artisti, conferenze con i grandi protagonisti della cultura italiana, workshop, visite guidate con fotografi e curatori, spettacoli tra musica e fotografia. Anche quest’anno fotografia europea sarà arricchita dal Circuito Off, la vetrina creativa per professionisti, appassionati ed emergenti. Il programma conta oltre 300 esposizioni, eventi indipendenti e autogestiti, disseminati nel territorio cittadino e provinciale, che animeranno le giornate di apertura del festival e i fine settimana fino al 9 giugno. Al Circuito Off sarà dedicata un'intera serata, il 27 aprile, con musica e performance fino a tarda ora.

Il 31 maggio tornerà l’appuntamento con il più ironico tra i personaggi reggiani, Ermanno Cavazzoni, scrittore e sceneggiatore di fama, per presentare il suo Almanacco 2019 (edito da Quodlibet).

Tra gli eventi in programma non mancheranno le Letture Portfolio alla Biblioteca Panizzi, organizzate quest'anno in collaborazione con Cortona On The Move, nell'ambito del "Sistema Festival Fotografia", la rete nata tra le rassegne di fotografia italiane di cui i due festival fanno parte. Photo editor ed esperti del settore a livello nazionale e internazionale il 12, 13 e 14 aprile saranno a disposizione di fotografi, professionisti e non, per visionare il loro lavoro e offrire suggerimenti. Il lettore speciale nella giornata del 12 aprile sarà Larry Fink!

Torna anche lo spazio dedicato all’editoria fotografica indipendente - [Parentesi] book fair – con espositori, presentazioni di libri, booksigning e talk. Infine le Proposte didattiche: con laboratori per famiglie e iniziative formative per adulti./CL 

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In allegato scaricare qui sotto l'elenco delle mostre

 

Pubblicato in Cultura Reggio Emilia

La Zobia ha origini nel tardo medioevo ed è lo storico carnevale popolare di Fiorenzuola d'Arda in provincia di Piacenza. Ogni anno i partecipanti affollano le vie del centro reinventandosi attori di strada, per dare vita a un vero e proprio teatro d'improvvisazione a cielo apertoUn Carnevale davvero particolare perché mette in satira personaggi e fatti del luogo.

Gli "zobiari" interpretano soggetti e tematiche locali attraverso scenette o sketch dialettali, caricaturandone i tratti ed interagendo col pubblico senza barriere. Carri e carretti fungono da scenografia, e sono realizzati artigianalmente dai partecipanti stessi, con materiale riciclato recuperato chissà dove. 

Un bellissimo appuntamento annuale che fa della semplicità e dell'ironia popolare i suoi cavalli di battaglia!

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia 

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Pubblicato in Cultura Piacenza

Si è aperta la 25° edizione di Mercanteinfiera primavera, la kermesse internazionale di antiquariato, modernariato e collezionismo vintage in corso presso le Fiere di Parma fino a domenica 10 marzo. Fra le novità imperdibili di questa edizione, un omaggio al patrimonio archeologico del Museo di Luni e una mostra dedicata ai giocattoli della collezione privata di Gianni Marangoni. 

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La mostra collaterale (pad.4) dal titolo “Storie della città di Luna. Frammenti di vita all’ombra di Roma”, realizzata in collaborazione con il Polo Museale della Liguria, evidenzia attraverso una serie di straordinari reperti, quanto fosse diffuso, nel periodo imperiale, il marmo, utilizzato come elemento decorativo ed architettonico, per la realizzazione di oggetti di uso quotidiano, dai mortai ai pesi per bilance oppure in ambito religioso. Le opere, provenienti dal museo di Luni, saranno esposte al fianco della sua arte nascosta, opere cioè che giacciono all'interno del deposito museale quindi, ad oggi, invisibili al pubblico.

Fra le suggestioni di eleganti mobili settecenteschi di epoca napoleonica, statue sumere e oggetti iconici del design - firmati tra gli altri da Gio Ponti, Joe Colombo e Albini -, passando dal collezionismo vintage griffato Chanel, LV e Jimmy Choo, Mercanteinfiera racconta un'altra storia con “Let’s play: come giocavamo. Giochi e giocattoli della collezione privata di Gianni Marangoni” (Pad.4). 

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Il visitatore è proiettato nel passato remoto. Una dimensione lontana, fatta di ricordi e sensazioni. Bambole, vestitini e macchine per cucire, - qui, per Marangoni, è come “giocare in casa” vista la tradizione familiare (il padre Giulio, nel 1935 fondò l'Istituto Marangoni, importante nome della moda italiana) – fino a improbabili treni, navi, auto ed aeroplani. Tra i giochi presenti spiccano i “Marinaretti” decorati da Attilio Mussino, noto per le sue illustrazioni de “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi, e le marionette in cartapesta, con tanto di abiti originali, risalenti agli anni '20. Ed ancora uno Snoopy americano degli anni '30 e, dello stesso periodo, una serie di dischi fascicolati contenenti immagini in cartone, che potevano essere ritagliate per costruire vere scenografie. 

Galleria fotografica cura di Francesca Bocchia 

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Pubblicato in Dove andiamo? Parma

Di Redazione - Evento imperdibile al Teatro G. Moruzzi di Noceto. Va in scena l'opera del compositore russo Sergej Prokof'ev, scritta nel 1936, dopo il ritorno dell'autore in Unione Sovietica. Musica e testo furono scritti da Sergej Prokof'ev e l'idea fu quella di comporre un'opera per un pubblico giovane eseguita da un'orchestra e una voce narrante. Inizialmente non riscosse un grande successo, ma in seguito divenne un classico per grandi e piccini.

Al Teatro Moruzzi di Noceto potremo rivivere la magia di "Pierino e il lupo" sabato 9 marzo alle ore 21.

Assolutamente un'occasione da non perdere.

Teatro G. Moruzzi a Noceto (PR)
sabato 9 marzo ore 21
Orchestra "Adagio & Furioso"
Direttore "Gaetano Nenna"
Voce narrante "Gianpaolo Cantoni
Voce solista "Alberto Venturini"
Ingresso 15 euro

 

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Pubblicato in Dove andiamo? Parma

La mostra di Massimo Sestini L’aria del tempo in corso a Roma presso il WEGIL, promossa dalla Regione Lazio e organizzata da Contrasto in collaborazione con LAZIOcrea, a cura di Alessandra Mauro, resterà aperta fino al 10 marzo 2019.

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Come fotogiornalista tra i più importanti e apprezzati del nostro paese, in grado di realizzare sensazionali scoop da prima pagina, Massimo Sestini ha fotografato l’Italia in modo inusuale e accattivante. Dall’alto. 

In tanti anni di lavoro Sestini ha realizzato un preciso e appassionato itinerario alla scoperta del nostro paese. Fatti di cronaca, bellezze naturali, drammi, avvenimenti politici, tragedie e momenti di svago: è riuscito a raccontare tutto con la sua macchina fotografica e tutto con un punto di vista nuovo e diverso. 

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Le immagini in mostra, alcune di grande formato, permettono di vivere e di sentire le visioni aeree ed eteree dei luoghi che l’autore ci propone. Sempre alla ricerca della “foto diversa”, nel corso degli anni Sestini ha perfezionato il suo metodo fino alla ripresa perpendicolare che gli permette di ottenere un impatto dimensionale amplificato. Con la visione zenitale il fotografo gioca nel capovolgere le nostre percezioni visive, fa navigare la Concordia spiaggiata, ribalta cielo e terra inseguendo un Eurofighter, osa nelle proiezioni delle ombre animate.  

Dall’alto di un elicottero o di un aereo, attraverso la visione completa di un fatto di cronaca come il barcone dei migranti fotografato dal cielo: un’immagine che ha fatto storia e ha vinto numerosi premi come il prestigioso World Press Photo, o ancora l’affondamento della Costa Concordia all’isola del Giglio, di una consuetudine (il ferragosto sulla spiaggia di Ostia), di un dramma naturale (il terremoto del Centro-Italia), di avvenimenti storici e culturali (dalla strage di Capaci al funerale del Papa), nelle immagini di Sestini l’Italia svela in un modo unico le sue bellezze, le sue fragilità, la sua grandiosa complessità.

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Nell’ambito dell’esposizione vi è anche un omaggio alla Regione Lazio con una piccola composizione di immagini dal titolo L’area del Lazio.

MASSIMO SESTINI

Nato a Prato nel 1963, Massimo Sestini è considerato tra i migliori fotoreporter italiani. I primi scoop arrivano a metà anni Ottanta, da Licio Gelli ripreso a Ginevra mentre è portato in carcere, all’attentato al Rapido 904 nella galleria di San Benedetto Val di Sambro. Sarà il solo a riprendere il primo, clamoroso, bikini di Lady D; ma sarà anche testimone della tragedia della MobyPrince, e autore delle foto dall’alto degli attentati a Falcone e a Borsellino. Nel 2014 è testimone delle operazioni di salvataggio “Mare Nostrum”, al largo delle coste libiche. Dopo dodici giorni di tempesta, riesce a riprendere dall’elicottero unbarcone di migranti tratto in salvo. La foto vince il WPP nel 2015, nella sezione General News.

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

Titolo mostra L’aria del tempo.
Fotografie di Massimo Sestini

Dove WEGIL, Largo Ascianghi 5
Trastevere, Roma

Apertura al pubblico 8 dicembre 2018 – 10 marzo 2019 ore 10 – 19
da lunedì a domenica
24 e 31 dicembre ore 10 – 18
25 dicembre e 1 gennaio chiuso 

Biglietto Intero 6 euro; ridotto 3 euro; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente

Info www.wegil.it; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
tel. 334 6841506 (da lun a dom ore 10 -19)
Facebook /WEGILTrastevere
Instagram/WEGIL
Twitter/wegiltrastevere

Ente promotore Regione Lazio

Organizzazione Contrasto in collaborazione con LAZIOcrea

A cura di Alessandra Mauro

Catalogo Contrasto 

Pubblicato in Cultura Emilia
Giovedì, 28 Febbraio 2019 15:49

Al via la 25° edizione di Mercanteinfiera Primavera

L'incanto del marmo lunense che rese Roma eterna e il passato remoto del giocattolo. Al via la 25° edizione di Mercanteinfiera primavera, la kermesse internazionale di antiquariato, modernariato e collezionismo vintage torna alle Fiere di Parma sabato 2 marzo, con un omaggio al patrimonio archeologico, anche “nascosto”, del Museo di Luni e una mostra dedicata ai giocattoli della collezione privata di Gianni Marangoni. 

Pubblicato in Dove andiamo? Parma

"Paolo Pellegrin. Un'antologia" a cura di Germano Celant: al MAXXI di Roma oltre 150 immagini del grande fotografo che raccontano uomini, guerre, emergenze umanitarie ma anche il rapporto tra la condizione umana e la natura.

 

Ha viaggiato in tutto il mondo con la sua macchina fotografica raccontando uomini, guerre, emergenze umanitarie ma anche storie di grande poesia e una natura portentosa e pulsante. Membro di Magnum Photos dal 2005 ha vinto 10 World Press Photo Award e numerosi altri prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo, come l'Eugene Smith Grant in Humanistic Photography e il Robert Capa Gold Medal Award. E' profondamente interessato all'essere umano e alle sue relazioni con i luoghi, gli avvenimenti, gli altri esseri.

E' Paolo Pellegrin (Roma, 1964), uno dei più importanti fotografi della scena internazionale, cui il MAXXI dedica una grande mostra a cura di Germano Celant, in corso fino al 10 marzo 2019, nella scenografica galleria 5 del museo.

L'eposizione, intitolata "Paolo Pellegrin. Un'antologia", nasce da un intenso lavoro di due anni sull'archivio del fotografo e ripercorre attraverso oltre 150 immagini, tra cui numerosi inediti e alcuni contributi video, vent'anni del suo lavoro, dal 1998 al 2017. La mostra rappresenta un'occasione preziosa per conoscere il suo percorso creativo e documentario e per approfondire i temi che animano il suo lavoro, dove la visione del reporter e l'intensità visiva dell'artista si intrecciano e diventano un tutt'uno.

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Il percorso, immersivo e coinvolgente, si articola tra due estremi: il buio e la luce.
La parte iniziale è buia. Domina il colore nero, popolato dal racconto di un'umanità sofferente: la guerra, le tensioni, la distruzione, ma anche l'intima bellezza dell'essere umano nell'espressione delle sue emozioni più profonde. La seconda parte è caratterizzata invece da uno spazio luminoso in cui prevalgono immagini di una natura che, nella sua maestosità e lontananza, sembra ricordarci la fragilità della condizione umana.

All'ingresso, una grande parete dedicata alla battaglia di Mosul del 2016, scelta da Pellegrin come metafora del conflitto, esplode come una Guernica contemporanea. Qui troviamo anche una serie di immagini, scattate negli Stati Uniti, che parlano di violenza, razza, povertà, crimine. E ancora uomini, donne, bambini, soldati, profughi, rifugiati, migranti, da Gaza a Beirut, da El Paso a Tokyo, da Roma a Lesbo. Esseri che pregano, che piangono, che scappano, che combattono: ogni immagine coglie e sublima con sensibilità i conflitti, i contrasti, i drammi di questo nostro tempo così tormentato e complesso. Come, in primo piano, il volto sofferente di un rifugiato a Lesbo in attesa di essere registrato, stremato dal caldo e dalla sete, quasi una Pietà contemporanea, o le gigantografie di tre prigionieri dell'Isis in attesa di essere processati, che Pellegrin ha ritratto nel Kurdistan iracheno nel 2015. In fondo alla galleria, figure evanescenti, ritratti "transitori" colti in momenti di passaggio, affiorano appena dal buio come fantasmi ("Ghost" nella definizione di Pellegrin).

A questo racconto dell'essere umano, calato nel buio, fa da contraltare l'immersione in un ambiente improvvisamente luminoso, di una luce evanescente dove il dato reale sembra sublimarsi nel candore del ghiaccio dell'Antartide, protagonista di un recente reportage realizzato per la NASA, nello sguardo di una giovane donna rom, nella potenza degli elementi della natura, nella spiritualità e nella profondità del rapporto atavico dell'uomo con essa, come accade nel bagno di due giovani palestinesi nel Mar Morto.

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Le due parti del percorso sono collegate da un passaggio che proietta il visitatore dietro le quinte della ricerca visiva di Pellegrin: disegni, taccuini, appunti, piccole fotografie, danno conto della complessità di un processo creativo che si fonda su ricerca, conoscenza e preparazione. Pellegrin considera la fotografia come una lingua fatta allo stesso tempo di regole e di istinto. Trova le sue radici in anni di studio intorno all'immagine, alla visione, allo sguardo: tutti aspetti che il fotografo ha allenato fin dall'inizio del suo lavoro attraverso l'interesse per la letteratura, la storia dell'arte, l'architettura, il cinema e, naturalmente, il lavoro di grandi fotografi.

Come scrive Celant, "Il reportage, per Pellegrin, non è un'operazione accelerata e veloce, distaccata e fredda, ma – come per Walker Evans e Lee Friedlander – è una manifestazione dell'interpretazione personale, che si alimenta di estetica e di espressività, di angoscia e di sofferenza. È la sintesi di una posizione critica del fotografo rispetto alla visione impersonale della realtà: un racconto, scandito per momenti e per capitoli, che aiuta a mettere in contesto la situazione affrontata e chi la documenta. [...] Le sue fotografie sono frammenti di una scrittura per immagini e riflettono un tempo storico, basato sulle fisionomie, singole e collettive, delle persone che vivono una tragedia. Esse diventano anche una storia privata di Pellegrin che sente la necessità di condividere, con la sua presenza e la sua testimonianza, la responsabilità della nostra cultura verso questi eventi drammatici."

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In occasione della mostra, è presentata in anteprima la prima parte del progetto fotografico realizzato da Pellegrin lo scorso gennaio a L'Aquila, nell'ambito della committenza fotografica affidata dal MAXXI. Nella Galleria 1 al piano terra è esposto un polittico di circa 2 metri per 3, composto da 140 piccole immagini in bianco e nero, fortemente contrastate, che ritraggono scorci e dettagli di una città ancora ferita, interpretando il senso di perdita che segue il dramma del terremoto. L'altra parte del lavoro è composta da grandi fotografie a colori in cui, uscito dalla città, Pellegrin ha ritratto le campagne e i monti intorno all'Aquila nel corso di una notte illuminata solo dalla luna. Queste immagini saranno esposte per la prima volta a Palazzo Ardinghelli in occasione dell'inaugurazione di MAXXI L'Aquila, nel 2019, progetto affidato dal MiBAC alla Fondazione MAXXI per contribuire alla rinascita del territorio anche attraverso la cultura.

Il contributo fotografico di Pellegrin, composto di migliaia e migliaia di immagini, nasce spesso in contesti e scenari al limite dell'esistere, sia della natura sia dell'essere umano. Il documento fotografico, che è testimonianza di indagine quanto di partecipazione, in Pellegrin non si propone come oggettiva rappresentazione di persone, di contrasti, di oggetti, ma tende a cogliere l'anima del momento.

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I suoi grigi e i suoi neri, le sue ombre, le sue diagonali trascendono i luoghi e il tempo. Le sue figure, le porzioni dei corpi, i suoi volti divengono testimonianza di un sentire e di un respiro intorno alle vicende umane. E degli eventi naturali: un tentativo di fissare le forze dell'esistere, in tutte le condizioni possibili di sopravvivenza e di vita.

In occasione della mostra è uscito il volume di Germano Celant, "Paolo Pellegrin", pubblicato da Silvana Editoriale in tiratura limitata con copie numerate. Frutto di un lungo lavoro nell'archivio del fotografo, il libro raccoglie oltre millecinquecento immagini, scandite cronologicamente, in modo da ripercorrere il percorso creativo e documentario di Pellegrin, offrendosi come una summa dell'intera opera del fotografo.

"Paolo Pellegrin. Un'antologia"

a cura di Germano Celant

www.maxxi.art  | #PaoloPellegrinExhibit

7 novembre 2018 – 10 marzo 2019

 

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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Pubblicato in Cultura Emilia
Mercoledì, 27 Febbraio 2019 16:51

Cena (con delitto) insieme a Giacomo Casanova

Si intitola “Intrigo a Venezia” il nuovo progetto dell’associazione Mistery & Investigation Dinner e va in scena sabato 9 marzo al Salotto Aggazzotti di Modena, che per l’occasione si trasforma in un palazzo veneziano del Settecento.

MODENA –

È il 9 marzo del 1742. A Palazzo Grimani, a Venezia, è in corso una festa in maschera. Tra volti nascosti, musica e balli, un assassino si aggira tra le sale. La vittima è la nobildonna Beatrice Morosini, che viene trovata morta, pugnalata al cuore con uno stiletto. Tutti puntano subito il dito sull’ospite più discusso della serata, Giacomo Casanova, famoso per le sue “relazioni pericolose” e per gli intrighi amorosi con le avvenenti dame veneziane. Ma potrebbe essere stato chiunque, tra amanti tradite, gelosie sentimentali, politici corrotti. Tra i sospettati, ci sono anche un abate inquisitore e una monaca adultera sotto mentite spoglie. 

Questi sono l’antefatto e la trama di “Intrigo a Venezia”, la cena con delitto promossa da Mistery & Investigation Dinner, che si terrà sabato 9 marzo, a partire dalle ore 20, presso il Salotto Aggazzotti di viale Martiri 38, a Modena, che per l’occasione si trasforma in una dimora veneziana settecentesca.

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I partecipanti, che potranno venire in maschera, ma non è obbligatorio, dovranno indagare e scoprire chi ha ucciso Beatrice Morosini e perché. La squadra che indovinerà verrà premiata con premi “a tema”. Sono previsti riconoscimenti anche per i secondi e i terzi classificati.

Protagonista sarà anche il buon cibo, che, come sempre, sarà in tema con l’ambientazione. Dopo aver assaggiato le specialità dell’Europa del Nord, dell’America dell’Ottocento, dell’Irlanda degli anni Settanta, dell’Egitto e dell’Inghilterra, questa volta si “gioca in casa” con piatti della tradizione veneziana. Sono previsti piatti anche per vegetariani e intolleranti.

IL MENU’

Antipasti

Cicchetti veneziani accompagnati da Spritz:
Crostini con Baccalà mantecato (prevista variante senza glutine)
Tartine con Nervetti e cipolla (prevista variante senza glutine)
Polentine grigliate ai funghi (v) (senza glutine) 

Primi piatti

Bigoli in salsa con le sarde (maccheroncini in salsa con le sarde senza glutine)
Bigoli al ragù di anatra (maccheroncini al ragù di anatra senza glutine)
Bigoli alle noci (v)

Secondi piatti

Fegato alla Veneziana (senza glutine)
Seppie alla Veneziana su letto di polenta bianca/gialla (senza glutine)
Zucca in Saor (v)(senza glutine)
Torta salata al radicchio e porri (v)(senza glutine)

Contorni
Fondi di carciofi alla veneta (v)(senza glutine)
Patate alla veneziana (v)(senza glutine)

Dolci
Galani (prevista variante con farina di riso per celiaci)
Fritole alla Veneziana (v)
Castagnole con farina di riso (senza glutine)

Bevande
Acqua
Cola/Fanta
Vino bianco Verduzzo Villorba
Vino rosso Lison Pramaggiore

(V)=vegetariano
N.B. Ogni prodotto, ad eccezione del baccalà mantecato, verrà realizzato con prodotti privi di lattosio.

 

INFO

Il costo dell’apericena a buffet con delitto è di € 25. Fino al 1º marzo sarà possibile acquistare i biglietti in prevendita a € 20. I bambini fino a 12 anni entrano gratis.

Prenotazioni e informazioni al 349/0970726 o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Pubblicato in Dove andiamo? Modena

Concorso fotografico "Donne in chiaroscuro": Progetto Angelica e Televenezia presentano, in occasione dell'8 marzo 2019, un concorso fotografico con lo scopo di sensibilizzare verso il ruolo della donna nella società attuale.

Lavoratrici, mamme, casalinghe, mogli, figlie e amiche: una molteplicità di ruoli che le donne incarnano tutti i giorni; noi vogliamo una serie di immagini che le riprendano mentre lavorano sia in casa che fuori.


REGOLAMENTO DEL CONCORSO

1. Il concorso è aperto a tutti, è libero e gratuito.
2. Per partecipare le foto devono essere in bianco e nero e devo essere inviate entro il 28 febbraio 2019 in formato digitale digitale (formato 20x30 cm, risoluzione 300dpi) all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 
3. Le foto devono essere accompagnate dai dati dell'autore e dal modulo (scaricabile alla fine dell'articolo) debitamente compilato e sotto firmato che si trova alla fine del regolamento.
4. La giuria esaminatrice sarà composta da membri selezionati da Progetto Angelica e Televenezia ed emetterà giudizio insindacabile.
5. Le opere vincitrici saranno 12 e verranno esposte presso la Sala della Regina a Palazzo Montecitorio il 26 marzo 2019.

PROGETTO ANGELICA nasce da un team di donne, determinate e preparate, per far sì, che si possa trovare idee, progetti soluzioni per migliorare la condizione professionale delle donne, donne di oggi e quelle di domani. Tutte le info su www.progettoangelica.it.

Pubblicato in Cultura Emilia
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