Maschere italiane torna a Parma sabato 18 e domenica 19 maggio 2019 per la 8° edizione della Manifestazione, che vede, quest’anno, un doppio appuntamento.
In città arriveranno maschere allegoriche, storiche, famose e meno note, che si regaleranno con grande disponibilità al pubblico per una foto ricordo, gag, perle di saggezza ed affascinanti storie della tradizione popolare. L’evento si svolge grazie al patrocinio e co-organizzazione del Comune di Parma, Assessorato al Commercio, Turismo e Cultura.
Il programma del prossimo appuntamento con le Maschere Italiane a Parma è dunque il seguente:
Anteprima della manifestazione, sabato mattina, con una delegazione di Maschere del C.N.C.M.I. “Centro Nazionale di Coordinamento Maschere Italiane” che presidierà Piazza Garibaldi salutando il passaggio delle auto della 1000Miglia.
La manifestazione poi entrerà nel vivo sabato pomeriggio, alle ore 16,00 quando Il ciclone colorato e travolgente formato da maschere provenienti da ogni regione d’Italia e capitanato dallo Dsèvod, maschera tipica di Parma, partirà in sfilata dalla Pilotta per dirigersi in Piazza Duomo, attraversando Piazzale della Pace, via Melloni e via Cavour.
Le Maschere italiane nella splendida cornice di Piazza Duomo intratterranno il pubblico per poi ripartire in sfilata alle ore 18,30 percorrendo via Cavour, piazza Garibaldi, via Mazzini, via D’Azeglio.
Alle 21,00 sarà il momento della tradizionale “Cena con le Maschere” che quest’anno accoglierà i personaggi in costume e i cittadini che volessero passare una serata conviviale e divertente presso l’Hotel San Marco Via Emilia Ovest, 42, a Ponte Taro, Parma.
I Buoni cena sono acquistabili presso lo IAT di Parma o direttamente dalla responsabile Gabriella Becchi telefonando al 3394380577
“La maschera – ha sottolineato ancora Maurizio Trapelli “Al Dsèvod”, – coniuga la piacevolezza di uno storico spettacolo e l’utile fine di valorizzare il patrimonio culturale e sociale di un territorio; unisce cultura e spettacolo, tradizioni e storia, prodotti e produzione; collabora cioè a mantenere vivo il patrimonio culturale italiano, fatto di tradizioni popolari, di dialetti, di prodotti tipici, di bellezze architettoniche ed ambientali”.
Domenica mattina le maschere raddoppiano in città e danno appuntamento alle ore 9,30 al Parco Ducale per la visita al palazzo ducale del giardino, aperto eccezionalmente per l’occasione.
Qui le Maschere Italiane, Tradizionali ed Allegoriche, agghindate con i loro magnifici e preziosi costumi, allieteranno il Parco esibendosi in sfilate e piacevoli siparietti.
Come in ogni edizione della manifestazione, le tante maschere italiane partecipanti all’evento avranno modo di scoprire e approfondire i gioielli della Città di Parma, riportando nei territori di provenienza, immagini, emozioni e prodotti tipici locali.
Parma dal 2015 è sede del Centro Nazionale di Coordinamento delle Maschere Italiane. Il Centro è guidato da un Gruppo operativo composto da organizzatori ed esperti del settore e si pone l'obiettivo di sviluppare, testimoniare e valorizzare a livello nazionale la conoscenza delle maschere allegoriche e di coordinare le molteplici realtà locali, promuovendo ricerche storiche, attivando centri studi e di assistenza nel settore, evidenziando innanzi tutto l’importanza delle culture, dialetti e tradizioni che le maschere tramandano e portano con sé in tutte le loro apparizioni. Sempre domenica avrà luogo presso la Camera di Commercio l’Assemblea Nazionale con elezioni del nuovo organo direttivo.
Talking Teens - Le Statue Parlano! Un progetto innovativo di valorizzazione culturale fatto dagli adolescenti e accessibile a tutti che coinvolge studenti, insegnanti, cittadini, attori e le nuove tecnologie. Il cellulare squilla e, quando rispondi, senti una voce che ti saluta dicendo: "Salve, sono Giuseppe Garibaldi…"
PARMA -
Dal 18 maggio a Parma le statue inizieranno a parlare. È ciò che accadrà grazie a Talking Teens - Le Statue Parlano! un progetto dell’associazione culturale ECHO, ideato e curato da Paola Greci, realizzato con il contributo di Comune di Parma e Fondazione Cariparma, OCME e Uniontel (sponsor tecnico della telefonata tradizionale), con il Liceo Artistico Toschi e l’Istituto Tecnico ITIS Da Vinci e FAI Delegazione di Parma, e la collaborazione di 15 Scuole Superiori di Parma e provincia, Consulta del Dialetto parmigiano, Famija Pramzana, ENS Parma (Ente Nazionale Sordi), ANMIC Parma (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili), UIC Parma (Unione Italiana Ciechi).
L’inaugurazione avrà luogo sabato 18 maggio alle ore 10.30 presso Piazzale San Francesco alla presenza di Michele Guerra, Assessore alla Cultura del Comune di Parma, Gino Gandolfi, presidente di Fondazione Cariparma, le Associazioni e gli sponsor che hanno collaborato e sostenuto il progetto, alcuni attori che hanno prestato la voce alle statue tra cui Lino Guanciale, e gli studenti delle 15 Scuole Superiori che hanno realizzato il progetto.
L’inaugurazione, preceduta alle 10.15 dall’esibizione dell’Ensemble di clarinetti del Liceo Musicale Bertolucci, avrà un servizio di interpretariato nella Lingua dei Segni Italiana. A seguire sarà possibile effettuare la visita alle statue con i ragazzi delle scuole.
Un viaggio nel tempo che unisce umanesimo e tecnologia: un percorso tra 16 statue delle piazze della città di Parma - Arianna, Gruppo del Sileno, Giuseppe Verdi (che ha due statue, una in Piazzale della Pace e una in Piazzale della Casa della Musica), Vittorio Bottego, La Vittoria, Il Parmigianino, Enzo Sicuri, Il Partigiano, Padre Lino, Filippo Corridoni, Giuseppe Garibaldi, Il Correggio, Ercole e Anteo (sia la statua originale e che la copia), Arturo Toscanini – che prenderanno vita attraverso una telefonata che il passante potrà ricevere da parte delle statue sul proprio cellulare con l’ausilio di nuove tecnologie (APP, QR CODE e telefonata tradizionale).
Uno strumento utile, colto e divertente, non solo per i cittadini ma anche per i turisti che la città di Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020, si prepara ad accogliere.
A prestare la voce un folto gruppo di straordinari attori del teatro e cinema italiano: Elisabetta Pozzi (Arianna), Lino Guanciale (Monumento al Partigiano), Franco Nero (Arturo Toscanini), Marco Baliani (Giuseppe Garibaldi), Roberto Latini e Savino Paparella (Ercole e Anteo), Giancarlo Ilari (Enzo 'Mat' Sicuri), Gigi Dall'Aglio (Padre Lino), Laura Cleri (La Vittoria), Bruno Stori (Giuseppe Verdi), Fabrizio Croci (Vittorio Bottego), Carlo Ferrari (FilippoCorridoni), Adriano Engelbrecht (Antonio Allegri detto il Correggio), Luca Nucera (Francesco Mazzola detto Il Parmigianino). Claudio Mirra, Daniele Napodano, Yasmine Guilo, Giada Mantione e Paolo Saviotti sono invece i cinque studenti che hanno prestato le voci al Gruppo del Sileno. Le telefonate si possono ascoltare anche in lingua inglese grazie alle voci di Brian Ayres, Dylan Ayres, Sharon Fryer, Mary Cipriani, Guido Grignaffini e gli studenti Daniele Napodano, Paolo Saviotti e Yasmine Guilo. Un paio di telefonate sono anche in dialetto parmigiano con le voci dell’attore Giancarlo Ilari e Maurizio Trapelli (Al Dsèvod, maschera parmigiana).
Progetti simili esistono in alcune città del mondo (come Londra e New York) ma Talking Teens si differenziain quanto è fatto dagli adolescenti per gli adolescenti, mira a sviluppare relazioni partecipative nella comunità, è fruibile attraverso tre modalità tecnologiche per incontrare i diversi target di persone, ed è accessibile a tutti – “for all” (disabilità motorie e sensoriali) grazie alla targa per ipovedenti e in braille posta presso ogni statua e alla videochiamata in LIS, Lingua dei Segni Italiana.
Il progetto, nato con l’obiettivo di far sperimentare agli adolescenti un utilizzo consapevole e intelligente delle nuove tecnologie, connettendoli con il patrimonio culturale della città, ha coinvolto 350 studenti delle Scuole Superiori che hanno adottato le statue, scritto il testo delle telefonate, prodotto approfondimenti, video e foto per il sito web, e realizzato modellini delle statue. Le classi sono: I.T.I.S. Tecnico Da Vinci, Liceo Artistico Statale Toschi, Liceo Musicale Bertolucci, Liceo Scientifico Bertolucci, Istituto Galilei-Bocchialini, Istituto Tecnico Economico Bodoni, I.T.S.O.S. Gadda di Fornovo, Istituto Turistico Commerciale Giordani, Liceo Scientifico Marconi, Liceo Europeo Maria Luigia, Istituto Tecnico Economico Melloni, Liceo Classico Romagnosi, I.T.G. Tecnico Tecnologico Rondani, Liceo delle Scienze Umane Sanvitale, Liceo Scientifico Ulivi.
Dal mondo della scuola il progetto ha coinvolto tutta la Città: anche i cittadini hanno potuto adottare la loro statua partecipando al crowdfunding “Prenditi cura di me!” (www.ideaginger.it) e al concorso di scrittura per il testo della telefonata della statua di Giuseppe Verdi seduto sulla panchina vinto dalla giovane Francesca Di Fazio.
Talking Teens è un progetto innovativo di benessere sociale, un viaggio nella memoria della città e del paese, che non si esaurisce con la realizzazione della telefonata ma prevede ulteriori sviluppi futuri con percorsi sensoriali e la creazione di eventi culturali nelle piazze attorno alle statue come luogo di aggregazione.
COME FUNZIONA TALKING TEENS
- Recandosi presso le statue, collegate tra loro dal circuito Talking Teens, si può ricevere la telefonata, della durata di 3 minuti circa, da parte di ognuna delle statue sul proprio cellulare grazie alle nuove tecnologie;
- Presso ogni statua si trova un totem con targa segnaletica con le istruzioni anche per ipovedenti e per non vedenti (in braille) che spiega come collegarsi e ascoltare la telefonata.
- Si può scegliere di ascoltare la telefonata in italiano o in inglese e per alcune statue anche in dialetto parmigiano. Si può anche ricevere una videochiamata in LIS, Lingua dei Segni Italiana.
DURATA DEL PERCORSO
Percorso COMPLETO: 16 statue, 5100 passi, 4,4 km ca, durata 3 ore ca. a piedi (compreso l’ascolto delle telefonate), 1,5 h in bicicletta
Percorso CENTRO STORICO: 9 statue, 1390 passi, 1 km ca, durata 1 ora ca. a piedi (compreso l’ascolto delle telefonate), 40’ in bicicletta
Un Comitato Scientifico ha affiancato il lavoro di realizzazione e sviluppo del progetto garantendone la qualità scientifica: Federica Pascotto (Arstories, education manager Pinault Collection), Mario Petriccioni (FLAT Fiera Libro d’Arte Torino, direttore Dipartimento Educazione Fondazione Merz), Carlotta Sorba (docente Storia Contemporanea Università degli Studi di Padova, direttore Centro Interuniversitario di Storia Culturale, premio Sissco 2016), Vanja Strukelj (critica d’arte).
ECHO | Education Culture Human Oxygen
Conoscenza e cultura sono l’ossigeno dell’umanità: questo è l’ideale che muove l’associazione ECHO, nata con lo scopo di valorizzare il patrimonio italiano, eredità di tutti e per tutti, attraverso proposte di carattere culturale ed educativo dedicate in particolare ai giovani, puntando a sviluppare relazioni costruttive e significative fra i membri della comunità (ispirato alla Convenzione di Faro, 2005).
La mostra personale dell’artista Marina Burani é stata inagurata venerdì presso Palazzo Pigorini a Parma. Oltre cinquanta opere esposte con una particolare attenzione alla persistenza del colore nero.
Parma -
E' in corso a Palazzo Pigorini l’esposizione “Marina Burani - Nero – 2019 / 1969”: la prima personale di Marina Burani a Parma, sua città d’adozione, è una rassegna retrospettiva dei lavori realizzati durante cinquant’anni di carriera.
La mostra, realizzata dall’associazione Alphacentauri e curata da Didi Bozzini con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Parma, presenta il percorso multiforme dell’artista sottolineandone un aspetto particolare, che è quello della persistenza fisica e simbolica del colore nero tra disegno e pittura.
Sui due piani di Palazzo Pigorini, cinquantasette opere che vanno a ritroso dagli specchi neri degli anni 2000 alle matite degli anni ’60 e testimoniano di un universo creativo nel quale il rapporto tra la figura e la sua assenza - la sua formazione e la sua scomparsa - occupa una posizione centrale e di fondamentale importanza.
La mostra, ad ingresso libero, rimarrà aperta sino al 16 giugno.
Marina Burani - Nero – 2019 | 1969
Palazzo Pigorini | 10 maggio – 16 giugno
Orari di apertura:
mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16.30 alle 19.30
sabato e domenica dalle 10.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30
ingresso libero
Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia
Di Nicola Comparato Felino 10 maggio 2019 - Grande partecipazione di pubblico all'appuntamento "Alla scoperta del mondo degli scrittori", presso il Cinema Teatro Comunale di Felino. L'evento, in collaborazione con la biblioteca comunale "Cesare Pavese", rientra nella rassegna "Matti, Lunatici, Padani" organizzata con il contributo della Regione Emilia-Romagna, dai cinque comuni dell' "Unione Pedemontana Parmense", Collecchio, Felino, Traversetolo, Sala Baganza e Montechiarugolo.
L'evento, coordinato da Fabrizio Leccabue della rivista "Dalla parte del torto", ha visto come ospiti del pomeriggio letterario gli autori Carlo Lucarelli, Guido Conti e Andrea Villani.
Purtroppo assenti per motivi personali, Valerio Varesi e Paolo Nori.
Protagonista indiscussa dell'iniziativa la letteratura emiliana, narrata dagli autori con curiosi aneddoti che hanno visto il coinvolgimento del pubblico in sala con alcuni interventi dei presenti.
C'è una bella storia che parte da Parma e arriva al subcontinente indiano. Una storia di cambiamenti, di idee, di dialogo fra diverse culture. Questa storia inizia a Parma diciotto anni fa, nel 2001. A Baganzola nasceva in quegli anni una piccola organizzazione di promozione sociale, denominata "Il Filodijuta”, che ancora oggi si occupa principalmente di promozione sociali in Bangladesh. Filodijuta ha mosso i suoi primi passi in terra bengalese, nel sud del Paese.
Il viaggio di Alessandro Mossini e il suo racconto del Bangladesh
Alessandro Mossini, responsabile di Filodijuta in Bangladesh, arriva nella terra dei grandi fiumi il 4 ottobre del 2001. Si stabilisce nel villaggio di Chalna, alle porte della foresta del Bengala, conosciuta con il nome di Foresta del Sunderbon. Qui passa due anni in una struttura della Comunita' Papa Giovanni XXIII dove impara la difficile lingua bengali, un dolce suono che deriva dal sanscrito, la lingua usata dal famoso poeta Robindronath Tagore. In questo periodo Alessandro oltre a studiare il bengalese, comincia ad addentrarsi nella conoscenza della cultura locale di questo Paese, che è un melting pot di culture e religioni diverse.
Sino al 1947, questo Paese era una regione dell'India. La famosa regione del Bengala, che comprendeva anche Calcutta. Gli inglesi, che regnarono in India dal 1700 al 1947, avendo provato sulla loro pelle che tra tutte le regioni indiane, il Bengala era la meno gestibile e governabile, pensarono di dividerla in due parti (Divide et impera). West Bengal, che oggi e' rimasta all'India con capitale Calcutta e East Bengal, l'attuale Bangladesh, con capitale Dacca. Ma la storia per questa piccola porzione di territorio non è mai stata benevola.
Nel 1947, quando gli inglesi lasciarono definitivamente la loro colonia indiana, e l'India diventò libera e indipendente, due regioni chiesero ed ottennero l'indipendenza dalla grande Madre India. Le regioni erano il Punjab e l'East Bengal. Il 14 Agosto del 1947, nacque lo Stato islamico del Pakistan. Uno Stato anomalo, formato da due diverse ali distanti quasi 2000 chilometri l'uno dall'altro, con lingue diverse e cultura totalmente differente. La convivenza andò avanti in modo forzato per 23 anni. Poi nel 1971, scoppia la guerra di liberazione, che porterà alla nascita dello Stato del Bangladesh, il 16 dicembre 1971. Una guerra che costerà moltissimo in termini di vite umane. Un vero e proprio genocidio, dove i pakistani massacrarono 3 milioni di bengalesi.
Il Bangladesh e' una repubblica popolare e la religione di stato e' l'Islam, che convive in modo più o meno pacifico con l'hinduismo, il buddhismo e la risicata presenza cristiana che sono lo 0,6 % dei 165 milioni di abitanti dello Stato piu' densamente popolato del pianeta.
L'Associazione Filodijuta in Bangladesh
Filodijuta dal 2001 è una presenza concreta in questo Paese e cerca di creare opportunità per chi opportunità proprio non ne ha. In questi dicannove anni sono state aperte sei scuole, in sei diversi villaggi nella regione di Khulna, alle porte della foresta. Le scuole contano un totale di quasi mille iscritti e sono tutti bambini della fascia piu' povera del Paese. In Bangladesh tutti i servizi, anche quelli che per noi sono scontati, come sanità e istruzione, vengono forniti dallo Stato a pagamento. La quasi totalità della popolazione non puo' permettersi di pagare quasi nulla. Cosi il risultato e' che soprattutto nelle aree rurali c'è ancora analfabetismo diffuso, per ciò che riguarda l'istruzione, mentre per la sanità, la maggior parte della gente non riuscendo ad accedere agli ospedali e alle cure, sceglie di farsi curare dagli stregoni di villaggio, con erbe, foglie, rametti secchi, sterco di vacca e tante formule magiche.
Anche per poter intervenire a livello sanitario, Filodijuta ha creato un fondo sanitario accessibile a tutti coloro che non possono permettersi le cure. Il progetto sanitario comprende anche la cura dei pazienti psichiatrici. Il servizio sanitario psichiatrico nasce da una sensibilità particolare da parte nostra per questa tipologia di povertà. E’ chiaro che se lungo la strada si incontra un bambino, chiunque si ferma. Se vediamo un anziano, comunque fa tenerezza e ci si ferma. Ma se ci si trova davanti un cosiddetto “matto”, in Bangladesh la gente non solo non si ferma, ma scappa impaurita o ancora peggio, gli tira i sassi. Ancora oggi si vedono persone “matte” legate con catene o portata in giro legate a guinzagli di corda.
Qui non c’è la conoscenza della malattia psichiatrica, ma c’è invece la cultura della punizione, del malocchio e della stregoneria. Molto spesso le famiglie non sanno nemmeno a chi rivolgersi se in casa hanno un parente con problemi psichici, e dunque si rivolgono ai medici locali che non hanno le competenze necessarie per intervenire. Solitamente intervengono con molti farmaci e costosi, le famiglie non hanno i soldi per acquistare e mantenere questo genere di terapie e dunque spessissimo le iniziano però poi abbandonano. Un paziente psichiatrico in casa crea un disagio enorme. Diventa un po’ il punto di riconoscimento della famiglia: “Tu sei il figlio del matto”, “la moglie del matto”.
Spesso, quando sono donne, diventano oggetto di violenza da parte del marito. Quando lei smette di cucinare o si comporta in modi che non corrispondono agli usi canonici, il marito crede che siano capricci della moglie la quale poi spesso viene punita a suon di botte. La conseguenza di questa violenza sovente è la fuga. Ed è per questo poi che non è raro trovare in Bangladesh donne visibilmente con problemi psichiatrici, che vagano nude per le strade, che si sono perse, prive di memoria. E’ all’ordine del giorno che queste donne “matte” e perse poi di notte vengono violentate in giro per le strade, da uomini che non hanno nulla da perdere. Nascono cosi bambini, figli di nessuno, che vengono parcheggiati negli istituti tipo di Madre Teresa o negli orfanotrofi.
Il nostro progetto sanitario comprende anche il nuovo centro di fisioterapia che ad oggi da la possibilità a 29 persone con problemi post traumatici o con disabilità fisiche sin dalla nascita, di poter essere trattati.
Le collaborazioni
Poi negli anni i contatti di Filodijuta si sono espansi e sono arrivate le collaborazioni. Quella con il Comune di Firenze per il progetto acqua potabile, nel villaggio di Shibnogor. Attraverso il finanziamento del'Amministrazione fiorentina, abbiamo implementato un di filtro ad osmosi inversa che fornisce acqua a 1750 persone. La collaborazione con la ONLUS Pangono Pangono di Rosignano Solvay e' diventata nel tempo una fusione. Infatti in Bangladesh ci siamo fusi sotto la forma giuridica di Organizzazione Non Governativa internazionale.
I nostri progetti e le nostre attività vengono finanziate dalle tante attività che Filodijuta ogni anno organizza sul territorio. L'Emporio di Natale di Baganzola che da diciannove anni è tappa fissa per i regali di Natale dei parmigiani.
La campagna di Pasqua "Voi aprite le uova, noi apriamo le scuole", attraverso la vendita davanti alle chiese di Parma di uova di Pasqua solidali. E poi i mercatini per la vendita dell'artigianato bengalese che periodicamente importiamo dal Bangladesh. Ancora, ci trovate nei centri commerciali della città con pesche di beneficienza e riffe, sempre per il sostegno ai progetti in Bangladesh.
Il programma di "Adozione a Distanza"
Invece, per poter permettere di frequentare la scuola agli alunni iscritti, abbiamo avviato sin dai primi anni, il programma di "Adozione a Distanza".
Un altra forma di sostegno e' la scelta del 5x1000 a favore di Filodijuta.
Attraverso la vostra collaborazione e il vostro appoggio, riusciamo a garantire a tutte le persone che chiedono il nostro aiuto, una risposta concreta. Non lavoriamo tanto per lo sviluppo ma per il progresso. Pensiamo che il progresso sia più inclusivo, perché comporta sia uno sviluppo di una situazione economica e sociale, ma soprattutto uno scatto culturale che porta l'uomo a cambiare uno stile di vita. Piu rispettoso per se e per l'ambiente e la società che lo circonda.
In Bangladesh ci sono diverse fasce sociali: le donne e i bambini, i disabili, le caste più basse che sono quotidianamente calpestate dal potere e da una cultura e tradizione che potenzialmente tende a schiacciare il più debole. Ecco che la scelta che Filodijuta ha fatto, è una scelta che arriva dal cuore, e che ci mette dalla parte di chi da solo non ce la fa.
Alessandro Mossini,
Responsabile Associazione Filodijuta in Bangladesh
La reggia di Colorno, soprannominata anche piccola Versailles, è da sempre il simbolo per eccellenza del paesino della bassa. Una dimora nobiliare conosciuta in tutto il mondo, edificata nel 1337 da Azzo da Correggio con lo scopo di difendere l'Oltrepò.
Perfetto esempio di stile barocco, nel 1825 a seguito del congresso di Vienna venne dichiarata dimora imperiale e fu assegnata alla moglie di Napoleone Bonaparte, Maria Luigia d'Asburgo. Decorata da stucchi e affreschi di grandissima fattura, e costeggiata dal meraviglioso giardino realizzato nel XVIII secolo da Francesco Farnese, con un laghetto, statue e giochi d'acqua, dovrebbe essere venerata e accudita come il più inestimabile dei tesori.
Da tempo immemore però questo non avviene, e il palazzo ducale di Colorno, si mostra ai tanti turisti, come una struttura abbastanza trascurata. La facciata esterna che affaccia sulla piazza è sminuita da crepe e pezzi di intonaco mancante, oltre ad alcune finestre rovinate e sporche e dai vetri in frantumi. Superando il portone d'ingresso ad arcata, si può accedere al cortile interno, passando per la zona in cui è situata la libreria. Anche qui i muri sono scrostati e rovinati e alcuni affreschi dell'area che permette di accedere al giardino della reggia sono sbiaditi e quasi del tutto cancellati.
Arrivati al cortile interno, si può notare la pavimentazione a ciottoli che ormai è quasi del tutto completamente staccata. Sono presenti piccoli "spicchi" di ciottolato, ed il resto della pavimentazione, ormai è sostituita da terriccio e da piccolissimi grani di pietra. Le cornici in pietra delle finestre che affacciano al suo interno, sono rovinate e sgretolate.
Non va meglio quando si accede al giardino del parco realizzato da Francesco Farnese. Le scale che portano alla balconata esterna, sono in condizioni pietose, e la vernice dei muri fino ad arrivare alle statue esterne, è mancante in molte parti. Su un muro della scalinata è presente una stella a cinque punte incisa da vandali con delle scritte poco gradevoli.
Il giardino invece presenta le vasche delle fontane (spente) rovinate e piene di acqua putrida, rifiuti, e rami. Costeggiando il giardino è possibile facilmente accedere ad un'area abbandonata, transennata ma di facile accesso a chiunque.
L'area è pericolante, e molti graffiti e rifiuti sono presenti al suo interno. Tra i tanti obbrobri sui muri si possono notare stelle a cinque punte, numeri dal facile abbinamento "666" e svastiche. Tutto questo è completato dall'ancora chiusa "area romantica" del giardino. L'area dove è presente il laghetto doveva riaprire a fine marzo, dopo 70 giorni di lavori di potatura e forestazione previsti dalla provincia di Parma, ma ad oggi risulta ancora inutilizzabile. Il laghetto contiene pochissime dita d'acqua sporca, in cui ad oggi continuano a nuotare ancora diversi pesci.
Vedere il più grande tesoro di Colorno, dimora imperiale che fu di Maria Luigia, ridotto in questo stato, fa piangere il cuore dei colornesi, che oggi altro non possono fare, che immaginare il suo splendore passato.
Tutto questo dimostra il disinteresse delle istituzioni per la tutela della nostra storia, della nostra arte e della nostra cultura.
Il coordinamento del gruppo
AMO - COLORNO
Un romanzo scritto a otto mani, che racconta l'itinerario di quattro diversi personaggi, appartenenti ad altrettante epoche diverse, lungo la via storica che attraversa l'Europa e l'Italia e che sarà presentato il prossimo 24 maggio presso il Mondadori Bookstore del Victoria Cinema. Tra gli autori c'è anche il modenese Fabrizio Fangareggi, che abbiamo intervistato.
Di Manuela Fiorini
MODENA – Storia, avventura e mistero. Sono questi gli ingredienti del godibilissimo "Di Gelo e di Fuoco", un tomo di 520 pagine che si legge tutto d'un fiato, e fa venire voglia di approfondire le vicende narrate, nonché di inforcare un paio di robusti scarponi e percorrere almeno un tratto di della via Francigena, quel fil rouge che lega i personaggi e le vicende del romanzo.
È la notte del 17 dicembre del 1899, manca una settimana alla cerimonia di apertura della Porta Santa con la quale papa Leone XIII darà inizio al Giubileo Secolare. Francesco, anziano abate dell'abbazia di San Filippo al Marta, sente che la sua vita sta volgendo al termine e lui non ha ancora ultimato il grande romanzo sulla Via Francigena. All'improvviso qualcuno bussa alle porte dell'abbazia. Guardandosi attorno con circospezione, Francesco scivola lungo i corridoi del monastero e, quando apre il portoncino, ha un moto di contentezza nel vedere chi siano i viandanti che sbucano dall'oscurità. L'abate li accoglie felice, ora sente che il suo romanzo, anche grazie alle storie che ognuno di loro gli racconterà, potrà essere terminato. Ma assieme a loro, o forse proprio a causa del loro arrivo, nel monastero è giunto anche il Diavolo che ha tentato l'abate fin da ragazzino e non può accettare di vederne il trionfo.
Questa è, in sintesi, la trama del romanzo, che sarà presentato il prossimo 24 maggio, alle 20.30, presso il Mondadori Bookstore del Victoria Cinema di via Ramelli 101. Il libro è stato scritto a otto mani da Guido Fiandra, Pierluigi Fabbri, Andrea Zauli e dal modenese Fabrizio Fangareggi, che abbiamo intervistato per farci svelare qualche "succoso" dietro le quinte, anzi, dietro le pagine.
Fabrizio, come è nata l'idea di questo libro?
Nasce una quindicina di anni fa, quando Guido Fiandra, venendo a conoscenza del viaggio di Sigerico di Canterbury nel 990 e la sua mappatura della Via Francigena, ne rimase affascinato. Dopo averne approfondita la storia e visitato alcuni tratti, paesi e città, si fece una domanda: come mai il Cammino di Santiago di Compostela è ancora così popolare e percorso da moltitudini di persone, mentre la Via Francigena – la cui rilevanza religiosa e storica è altrettanto grande, essendo stato il tracciato sul quale già dal Medioevo si è sviluppato il concetto di Europa – è molto meno frequentata? Il mio coinvolgimento è avvenuto nel 2016, quando ho contattato Guido Fiandra, che è stato mio insegnante di regia e sceneggiatura all'Accademia Nazionale del Cinema di Bologna, per chiedergli di presentare un mio romanzo all'Isola Tiberina a Roma, "Il confine del buio", un thriller medievale ambientato a York nel 1374 e scritto con l'amico e collega Pierluigi Fabbri. Guido lesse il libro e gli piacque molto, presentò la serata e a cena ci parlò del suo progetto: partire per un viaggio e scrivere un romanzo insieme che si dipanasse lungo un millennio e avesse come ambientazione la Francigena. Quattro autori per quattro personaggi, appartenenti a differenti nazioni e periodi storici che si ritrovano "magicamente" tutti insieme in un'abbazia di Viterbo il 17 dicembre del 1899 a pochi giorni dall'apertura del Giubileo.
Perché la Francigena continua ad affascinare gli autori?
Credo che la Francigena affascini ogni viaggiatore, reale o virtuale. Attraversa diverse nazioni e, oltre ad essere stata meta importante di pellegrinaggio per la cristianità, ha rappresentato nel corso dei secoli cammino e confronto tra culture, arte e commerci, ha gettato le basi sociali dell'Europa. Gli autori sono i viaggiatori per antonomasia. Chi scrive inizia sempre un viaggio, letterario e interiore. Un viaggio immaginario dove nascono personaggi e situazioni, in questo caso calati in precisi e accurati contesti storici. Per un autore l'importante è coinvolgere il pubblico nel proprio viaggio, farsi domande e porgli interrogativi. La Francigena è ricca di storia, luoghi magnifici e suggestioni, un perfetto viaggio per rivivere il nostro passato, per scoprire ciò che ci circonda e anche per mettere a nudo noi stessi. Riflessione, fatica e spiritualità. Tutti elementi comuni nel viaggio, anche in quello narrativo.
Come vi siete divisi i compiti?
Sul corpo della storia principale, ideata da Guido Fiandra, abbiamo iniziato a confrontarci per dare vita al romanzo vero e proprio. Riunioni, scalette e valutazioni sui temi e sui personaggi. Andrea Zauli, già collaboratore di Guido e primo a salire a bordo in questo progetto, alla fine di ogni incontro forniva resoconti dettagliati, così che ognuno, anche in maniera indipendente da casa, poteva sviscerare i punti trattati e produrre nuove idee e materiale per ulteriori analisi. Alla fine si è deciso che ognuno avrebbe scritto autonomamente il proprio racconto di viaggio, legato a un singolo personaggio, differenziandolo per tono e stile, mentre tutti insieme avremmo lavorato sul racconto cornice che fa da arco narrativo portante.
Quanto vi siete affidati alla storia e quanto alla fantasia?
La ricerca storica è importante, anzi, fondamentale. Nel romanzo ci sono tantissimi riferimenti storici su luoghi e persone realmente esistite. Ci siamo divertiti a inserire il più possibile eventi o personaggi reali e a farli incontrare con la fantasia, intrecciandone le vite, anche se solo per brevi tratti o scene. Il fascino narrativo unisce fin da subito la forte base storica a un tocco di fantastico. I quattro enigmatici viaggiatori, giunti da paesi ed epoche differenti sono: Sigerico, arcivescovo di Canterbury dal 990, Maria Rodriguez, vedova castigliana dal 1350, Goetz Von Berlichingen, nobile capitano di ventura dal 1550 e Jean Baptiste Fournier, ex rivoluzionario e mercante di vini dal 1825. Sigerico è un personaggio storico e nella narrazione si può leggere anche il diario scritto dall'arcivescovo, ma per esigenze narrative abbiamo immaginato che l'abbia scritto nel viaggio di andata da Canterbury a Roma, mentre i suoi appunti di viaggio con le ottanta tappe sono stati redatti durante il viaggio di ritorno in Inghilterra. Anche Goetz Von Berlichingen è realmente esistito, mentre Maria Rodriguez e Jean Baptiste Fournier sono frutto di pura fantasia, così come l'abate Francesco, colui che ospita i quattro viandanti e che unisce le loro storie al presente del 1899. Il tutto arricchito da una tinta mistery e presagi inquietanti: a minacciare le vite di tutti loro compare addirittura il Diavolo.
Quali sono state le difficoltà nello scrivere un romanzo a più mani?
Come dicevo prima, i singoli racconti di viaggio sono scritti individualmente, proprio perché si voleva dare a ogni personaggio una voce unica e riconoscibile. L'impresa, oltre alla creazione della trama, alla ricerca storica e alla successiva analisi dei dettagli per la coerenza narrativa, è stata coesistere tutti insieme nel racconto cornice, quello che unisce l'abate Francesco ai quattro viandanti. Io, Andrea e Pierluigi abbiamo scritto i capitoli della "notte magica", come la chiamavamo noi in fase di stesura, passandocela di mano, in modo che ognuno potesse arricchire o tagliare il lavoro degli altri, fino all'ultima revisione di Guido Fiandra che ha amalgamato il tutto, per rendere lo stile più fluido come se fosse di un solo autore. Per operare in questo modo è necessario avere piena fiducia nella professionalità degli altri, con entusiasmo, umiltà e mente aperta, ricercando nel lavoro sempre quello che è migliore per l'opera, a discapito del proprio ego. In realtà, c'è anche una quinta storia tra le pagine, quella relativa al passato di Francesco, scritta da Guido Fiandra. Nel complesso è stato un lavoro decisamente articolato che, però, visto il risultato finale ha dato a tutti un'enorme soddisfazione. Credo che collaborare con altri autori in progetti importanti come questo serva anche a crescere individualmente e mi sento di consigliare questa esperienza a chiunque abbia voglia di scrivere e sia disposto a mettersi in gioco.
GLI AUTORI
Guido Fiandra
Regista, scrittore, autore, docente. Nel corso della quarantennale carriera, ha esplorato svariati linguaggi della narrazione e della visione, alternando la scrittura e la regia. Ha spaziato tra cinema di finzione e documentaristico, televisione, fotografia, arte, teatro. È socio fondatore della Writers Guild Italia, il sindacato degli sceneggiatori. Cura una collana di libri di cinema per Dino Audino editore. Da due decenni è docente del Corso di Regia e Sceneggiatura presso l'Accademia del Cinema di Bologna. "Di Gelo e di Fuoco", una storia inizialmente pensata per essere una miniserie televisiva, scritta a più mani, è il suo primo romanzo.
Fabrizio Fangareggi
Da sempre innamorato di letteratura e cinema, dopo la maturità si è diplomato al Corso di Regia e Sceneggiatura all'Accademia Nazionale del Cinema di Bologna. Ha pubblicato diversi racconti su antologie e riviste; tra i suoi romanzi, "Ekhelon", vincitore del Premio Letterario Cittadella nel 2014. Nel 2016 esce "Il confine del buio" finalista al premio letterario "Un libro per il cinema" e nel 2018 "Il buio di York" secondo volume della serie "Le confessioni di Arundel".
Pierluigi Fabbri
Assicuratore, appassionato di Storia sin dall'infanzia. È stato nella giuria dei premi letterari reWritten nel 2004 e (secret) Unveiled nel 2005, organizzati da KULT Underground/KULT Virtual Press, il secondo con la sponsorizzazione di Edizioni Clandestine. Nel 2016 pubblica "Il confine del buio" finalista al premio letterario "Un libro per il cinema" e nel 2018 "Il buio di York" secondo volume della serie "Le confessioni di Arundel".
Andrea Zauli
Dopo aver fondato il trimestrale letterario Bhodinskj in Romagna e lavorato come copywriter a Milano, approda a Roma dove insegna sceneggiatura a Cinecittà. Cresciuto a pane, fantascienza e horror, finisce per scrivere tutt'altro – per esempio la comedy L'utero al dilettevole (vincitrice del 48H Film Festival 2009), il melò Il paese delle piccole piogge (in onda su Rai 1 nell'autunno 2012), il lungometraggio sull'immigrazione clandestina Carta bianca (premio per la distribuzione al RIFF 2013, uscito nelle sale italiane nell'estate 2014), la video-art Sulla nostra pelle (Premio Lenovo-Zooppa al Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina 2016)
SCHEDA DEL LIBRO
Fiandra, Fangareggi, Fabbri, Zauli
Di Gelo e di Fuoco
D&MEdizioni
Pag 520 - € 24,90
www.digeloedifuoco.it
Sabato 11 maggio, presso la Libreria Albatros di Cento (FE), la giovane autrice presenta la sua raccolta di liriche. Per parlare al cuore di amore, tempo che fugge, emozioni, speranze e, soprattutto, sulla necessità di rimanere se stessi. Abbiamo intervistato l’autrice.
Di Manuela Fiorini
È un libro da tenere sempre in tasca e da leggere ogni volta che abbiamo voglia di condividere un’emozione. “Niente di Personale”, debutto letterario di Anna Boccadamo, classe 1991, è un piccolo gioiello che raccoglie liriche a prima vista assai diverse sia per tema che per stile, ma che si configura, invece, come un'opera completa e armonica.
Attraverso l’uso sapiente del verso libero, la giovane autrice ci parla di amore, nelle forme della malinconia, della delusione, dell’infelicità, ma anche di un sentimento realizzato e completo. Altri filoni tematici, come la natura, il viaggio, i ricordi d’infanzia si trasformano a poco a poco da emozioni personali a universali, da condividere con il lettore. Ricorrono poi temi “moderni”, specchio della società attuale, come il tempo, che scorre sempre troppo in fretta, che vorremmo fermare o afferrare, e la disillusione, che crea incertezza su chi siamo e sui nostri sogni. C’è poi il tema della funzione della scrittura, che si evolve da necessità personale delle prime liriche, a emozioni da condividere.
La presentazione ufficiale è in programma sabato 11 maggio, dalle 16.30, presso la Libreria Albatros di via Guercino 55/A, a Cento (FE), intanto, abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’autrice.
Quando hai iniziato a scrivere poesie e quando hai deciso di fare “il grande salto”, raccogliendole in un libro e, di fatto, facendole uscire dal cassetto?
Scrivo da diversi anni, per passione, per distrazione, per esigenza, specie quando quello che leggo non è abbastanza, o meglio, non è in sintonia con quello che vorrei leggere o non mi rispecchia sufficientemente. Negli ultimi due anni ho concentrato la mia attenzione proprio su questo bisogno, proponendomi di mettere nero su bianco me stessa, quello che volevo leggere, quello che avevo da dire. Dicono che ho un tono di voce basso, quando scrivo suppongo lo sia ancor di più, ma in entrambi i casi le emozioni che mi attraversano sono molto forti, talmente tanto da volerli condividere con tutti.
Quali sono, se ci sono, i modelli letterari a cui ti ispiri?
Le opere di Wisława Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura, hanno senz’altro tracciato l’inizio del mio percorso. La gioia di scrivere è, tra le sue poesie, la mia preferita. Spero, un giorno, di conquistare anche solo l’1% del suo grande talento.
Nella tua raccolta “Niente di personale”, emergono diversi filoni poetici. Tra questi, la funzione della scrittura, che emerge in diverse liriche. Che cos’è la poesia per Anna Boccadamo?
Scrivere comporta definire quello che altrimenti non sapremmo distinguere, che si tratti di un concetto, di un pensiero o un sentimento. La poesia è un mezzo attraverso cui riflettere e riflettersi; nonostante possa apparire astratta, essa conferma quanto c’è di più vero, reale, in questo mondo, nel bene e nel male.
In alcune liriche, come “Merenda” o “Le conchiglie”, i ricordi d’infanzia vengono prima evocati come positivi, poi si ha come una spaccatura, in cui evocano nella vita adulta, qualcosa di diverso, doloroso. Un rimpianto poetico per la dimensione protetta dell’infanzia?
Si. Contrassegnano percorsi di vita felici sfioriti nel tempo (il solito complice/colpevole).
Un altro tema è quello del tempo che “scorre troppo in fretta” e il bisogno di afferrarlo, ritagliarsi un momento prezioso per se, per riflettere, amare, stare insieme…Stiamo davvero “correndo troppo”? Come la poesia può aiutarci a “fermare il tempo” e rubarne un po’ per noi stessi?
Il tempo corre, ci spintona pur di arrivare primo (in quale gara poi?) e noi ci siamo adeguati ad esso. Mentirei se dicessi che leggendo una poesia riusciremmo a fermare il tempo ma... a rallentare il suo ritmo si, oltre che a dargli una qualità in più. Il segreto sta nel saper scegliere bene un libro e stare lontani da qualsiasi distrazione.
"Niente di personale" è il titolo della raccolta. Davvero la poesia non è "niente di personale"? Quanto c’è di te nelle tue poesie e che cosa ti fa dire “questa emozione devo fissarla sulla carta”?
“Niente di personale” è un titolo piuttosto sarcastico, ma allo stesso tempo è il titolo di una poesia (non pubblicata) che parla d’amore, di quanto possa cambiare la propria vita quando si ama. Resta ben poco di personale, quando si è in due a guardare il mondo, volere lo stesso futuro... insieme.
SCHEDA DEL LIBRO
Anna Boccadamo
Niente di personale
Collana Poetae – Damster Edizioni
Pag 70 - € 10
Di Nicola Comparato e Foto di Valentina Carpin Sala Baganza , 4 maggio 2019 - Da Castellaro, frazione del comune di Sala Baganza, arriva una nuova segnalazione alla redazione della Gazzetta dell'Emilia. Alcuni residenti della zona ci rammentano lo stato di degrado e abbandono in cui versa l'acquedotto "Ponte della nave", detto anche "Ponte Romano".
La struttura, che attraversa il "Rio Ginestra", viene attribuita ai "Sanvitale" nel XIII secolo, in seguito a portarlo alla attuale fisionomia è stato l'intervento di Ranuccio I Farnese e infine ai nostri giorni si presenta come una vera e propria "costruzione fantasma". Il primo grido d'allarme, per lo stato di degrado del prezioso manufatto, fu lanciato sin dagli anni '80 dal Centro Studi della Valbaganza ma, a quanto pare, è rimasto del tutto inascoltato.
Valentina Carpin, con i suoi scatti fotografici, testimonia l'attuale stato di abbandono e chissà che questi non servano a smuovere gli animi di qualche generoso benefattore, prima che sia troppo tardi.
Per le vostre segnalazioni alla redazione della Gazzetta dell'Emilia scrivete a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
(Foto e Gallery di Valentina Carpin)
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