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Aurora Vannucci, parmigiana di 11 anni e appassionata di scrittura, è al suo secondo libro, che in queste settimane sta facendo il giro delle librerie. "Vorrei la sesta elementare" sul tema dell'amicizia. 

di Alexa Kuhne

Parma, 28 gennaio 2017

L'amicizia trionfa sempre, a dispetto di tutto.
Un messaggio forte, ma lanciato con la delicatezza della penna di un piccola scrittrice, piena di emozioni e di creatività.
Perché Aurora Vannucci, 11 anni di sogni, passione e purezza, ci crede davvero ai suoi amici e prende le distanze da bullismo e sentimenti cattivi. Vuol farlo sapere con le pagine del suo libro: "Vorrei la sesta elementare", in questi mesi in giro per librerie.

La sua ultima fatica racconta della realtà di tutti i giorni di un ragazzino, quella che si svolge in una classe durante l'ultimo anno di scuola primaria.
Il nostro Fabio, 10 anni, ha l'impegno quotidiano di doversi districare tra i suoi pensieri, le amicizie, lo studio, lo sport, i bulli della scuola, la paura e la voglia di "diventare grande". Con lui, amico di spensieratezza e dissidi interiori c'è Eric, nuovo compagno della quinta elementare, ragazzo enigmatico e problematico, che con il suo arrivo destabilizza le dinamiche di classe.

Il libro è una descrizione dettagliata di fatti, momenti e sentimenti provati dai giovani interpreti: la narrazione fantastica si alterna e si intreccia, inevitabilmente, con momenti autobiografici.
Una storia che ha dentro tutto, ma nella quale trionfa sempre il sentimento dell'amicizia "vera", duratura, in grado di superare qualsiasi ostacolo. Al termine del racconto i ragazzi sono coscienti che per loro è terminata questa importante tappa di crescita: il timore per il futuro viene annullato dalla certezza acquisita di poterlo affrontare, con un filo di nostalgia per quest'ultimo momento di elementari trascorso tutti insieme.
Fabio ed Eric si ritrovano dopo alcuni anni ed entrambi provano la sensazione di non essersi mai lasciati.
Il libro è rivolto ad una fascia di pubblico molto giovane ma, vista la profondità dei temi e la leggerezza nello stile, può essere letto anche da un pubblico adulto. Per riscoprire magari quei sentimenti autentici che la frenesia della vita spesso seppellisce in fondo all'animo, ma anche per conoscere meglio i nostri ragazzi attraverso un racconto genuino del loro quotidiano. Senza artifici, né "effetti speciali".

vorrei la stesta elementare libro

Ma chi è Aurora Vannucci? E' una parmigiana doc che ha compiuto 11 anni lo scorso 17 maggio e frequenta come tanti ragazzini della sua età la prima secondaria, iscritta al Convitto Maria Luigia di Parma dove ha completato anche il ciclo della primaria. Adora leggere e scrivere: ha pubblicato una prima raccolta di racconti nel 2015 – "Le mie prime cento pagine" – prima che la CSA Editrice accogliesse il suo secondo libro – "Vorrei la sesta elementare" – in uscita in questi giorni in libreria.
Aurora ha inoltre partecipato e vinto svariati concorsi di letteratura per ragazzi: primo premio al concorso nazionale "Il Paese delle Fiabe" a maggio 2016; primo premio al concorso internazionale del comune di Trevi a giugno 2016; primo premio al concorso provinciale nel 2015 e nel 2016 "Alice Battaglioni"; finalista al concorso nazionale "Mario Mosso" a luglio 2016; finalista al contest del Comune di Pennabilli a giugno 2016; terza classificata al concorso nazionale "Anna Savoia" a dicembre 2015; terza classificata al concorso nazionale "Scrivimi una storia" a maggio 2016; menzione speciale narrativa giovani al concorso internazionale "Micheloni" di Aulla a settembre 2016; menzione d'onore al premio "Roncio d'oro" a ottobre 2016; premio narrativa junior al "Premio Bertelli" di Pontedera a novembre 2016. E questo solo per citarne alcuni, visto che è risultata finalista anche in altri concorsi letterari in giro per l'Italia. Per avere soltanto 11 anni, una carriera già ben avviata.

Pubblicato in Cultura Parma

"La seconda generazione" di Michel Kichka inaugura al Museo ebraico di Bologna le celebrazioni in ricordo delle vittime della Shoah. In prima assoluta la mostra di uno dei più grandi caricaturisti e illustratori israeliani. Il presidente della Regione Bonaccini: "Sanare la frattura dell'Olocausto attraverso la memoria e il riconoscimento per non sottrarsi alla responsabilità del male".

Bologna, 23 gennaio 2017

La Shoah raccontata attraverso gli occhi dei figli dei sopravvissuti e trasformata in tavole grafiche in bianco e nero. Un lavoro che ha occupato per dieci anni Michel Kichka, celebre illustratore e caricaturista israeliano, professore di Belle arti a Gerusalemme e membro di Cartooning for peace (la fondazione svizzera creata nel 2006 dall'allora segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, per sostenere i vignettisti della carta stampata nel loro lavoro in difesa dei diritti umani, della libertà d'espressione e della tolleranza).
Ora, al Museo ebraico di Bologna, in prima assoluta, è possibile ripercorrere la storia del maggiore di due figli maschi di un padre sopravvissuto alla Shoah: un'esperienza che permea tutta la famiglia, un trauma 'indiretto' che invade però totalmente silenzi, racconti e vissuti. La mostra "La seconda generazione" di Kichka, è stata inaugurata ieri alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni e della Comunità ebraica bolognese. L'appuntamento apre la serie di eventi previsti nel capoluogo regionale e in tutta l'Emilia-Romagna per il Giorno della Memoria in ricordo delle vittime dello sterminio nazista, fissato il 27 gennaio di ogni anno, la data che nel 1945 vide la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.

 

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Presentato al WoPa "Genitori come gli altri e tra gli altri: Essere genitori omosessuali in Italia." sul tema estremamente attuale delle unioni civili. Ricerche, esperienze, riflessioni da parte di ricercatori, professionisti, e rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni politico-legislative.

Parma, 20 gennaio 2017

Un tema estremamente attuale quello delle unioni civili che nell'ultimo anno ha creato un forte dibattito mediatico sulla scia della discussione, e successiva approvazione, della normativa parlamentare. "Genitori come gli altri e tra gli altri", edito da Mimesis Edizioni, è il primo tentativo di raccogliere in modo sistematico e organico ricerche, esperienze, riflessioni da parte di ricercatori, professionisti, e rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni politico-legislative sul tema dell'omogenitorialità.

Il libro, nato a seguito di un evento realizzato nel maggio 2014 presso l'Università di Parma sui diritti delle famiglie omogenitoriali che vivono in Italia, è stato presentato ieri pomeriggio, negli spazi del Workout Pasubio.

La tavola rotonda, moderata da Chiara Cacciani, ha visto la presenza della vicesindaco Nicoletta Paci, della curatrice del volume Marina Everri, di Laura Fruggeri, professoressa ordinaria di Psicologia Sociale all'Università di Parma, e dei rappresentanti delle associazioni e professionisti dei servizi sociali ed educativi.

GENITORI COME GLI ALTRI E TRA GLI ALTRI 2017 015

GENITORI COME GLI ALTRI E TRA GLI ALTRI 2017 010

Marina Everri ha raccolto e integrato i contributi di vari autori che a diverso titolo si occupano di omogenitorialità, con l'intento di fornire uno strumento utile su diversi versanti: decostruire gli stereotipi verso i genitori omosessuali e i loro figli, fornire strumenti operativi per condurre ricerche e realizzare interventi idonei, dare voce a rappresentanti delle istituzioni politico-legislative e delle associazioni per riflettere sui cambiamenti necessari per fare fronte alle crescenti diversità che caratterizzano l'assetto socio-culturale del nostro paese.

In diverse parti del volume si sottolinea come l'omogenitorialità rappresenti solo una delle possibili forme familiari dentro le quali oggi si può manifestare la genitorialità. Infatti accanto alle forme familiari tradizionali troviamo madri single, famiglie migranti, famiglie adottive e affidatarie, famiglie ricomposte, ecc.

Le famiglie omogenitoriali obbligano ricercatori, professionisti, e la nostra società in generale, a interrogarsi sulla diversità in senso ampio e quindi a sfidare preconcetti, modelli di teorici e metodologie di ricerca ormai obsolete, e infine, pratiche di intervento che, se non adeguatamente adattate ai nuovi bisogni delle famiglie contemporanee, rischiano di escludere e marginalizzare invece di includere, accogliere e curare.

Tutte le foto nella galleria a fondo pagina, ph.Francesca Bocchia

Pubblicato in Cultura Parma

Nel suo ultimo lavoro, l'etologo, zooantropologo e filosofo racconta attraverso otto cani che hanno condiviso con lui un tratto di strada della vita che cosa ognuno di loro gli ha lasciato e insegnato. Ma ogni storia è anche uno spunto per parlare più in generale del cane e del meraviglioso rapporto con l'uomo.

Di Manuela Fiorini

Bologna, 21 gennaio 2017

C'è Maya, rottweiler esuberante e in cerca di una guida, il piccolo e buffo Toby, dal caratteraccio impossibile, la labrador Pimpa e le sue passeggiate multisensoriali, la nevrile Isotta, che del tirare al guinzaglio ha fatto una sfida. E poi l' "inadottabile" Spino dal carattere ostico quanto il suo nome, l'amicizia tra la rottweiler Bianca e la gatta Mimmi, la giocosa Belle e Filippo, dall'animo randagio. Sono gli otto cani protagonisti di altrettanti capitoli che compongono l'ultimo libro di Roberto Marchesini, "Il cane secondo me", edito da Sonda.

Bolognese, Marchesini è etologo, zooantropologo, filosofo, Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e di Siua, Istituto di Formazione Zooantropologica e nella sua vita ha avuto a che fare con centinaia di cani. Gli otto amici di cui parla nel libro sono quelli che hanno percorso con lui un tratto di strada della vita. Tuttavia, parlando di loro, l'autore coglie anche l'occasione per riflettere e fare riflettere sulla sostanza del rapporto uomo-cane e prende spunto dalla sua esperienza per suggerire gli atteggiamenti giusti da tenere per costruire un rapporto equilibrato, di fiducia reciproca, di vera amicizia.

Cane secondo me

 

Abbiamo scambiato due chiacchiere con lui.

Come nasce il libro Il cane secondo me?
"Nasce con l'intento di mettere in discussione quello lo stereotipo secondo il quale cani e gatti sono "animali d'affezione", "animali da compagnia", come se realmente il loro "compito" fosse solo quello di dare affetto. In realtà, il cane, o il gatto, dovrebbe essere visto come un partner, un amico, un collega di lavoro. Gli animali sono "erogatori" di qualcosa, ma compagni di vita. Non sono "da affezione", ma affettivi, non sono "da compagnia", ma compagni. Questo significa che la loro presenza è globale. Ci danno tanto. Per esempio, ci trasmettono la capacità di farci vivere la natura in un modo completamente diverso, perché ci portano nel loro mondo, ci danno tanti stimoli, arricchiscono il nostro immaginario. Nel libro, ho voluto sottolineare soprattutto il fatto che i cani sono delle entità biografiche. Noi siamo il frutto delle relazioni: siamo quello che ci hanno insegnato i nostri genitori e gli amici, siamo i libri che abbiamo letto, le relazioni amorose che abbiamo avuto. Allo stesso modo, anche gli animali contribuiscono a fare di noi ciò che siamo. In questo saggio ho voluto descrivere come ognuno di questi cani abbia contribuito a mettere la sua piccola parte nella mia identità. Le relazioni non finiscono, rimangono proiettate dentro di noi, entrano nella nostra vita. E anche quando una relazione finisce, anche quando un cane ci lascia perché muore, vive ancora dentro di noi".

Dalla sua esperienza, quale consiglio si sente di dare a chi si appresta ad accogliere un cane per la prima volta?
"Il mio consiglio è sempre quello di avere consapevolezza che si sta per iniziare una relazione. Il cane non è un oggetto. Non è come portare a casa un televisore. Se si adotta un cane, casa tua diventa anche casa sua. Si deve avere ben chiaro che essere in una relazione significa prima di tutto condivisione, cioè accettare che l'altro partecipi alla nostra vita e che noi partecipiamo alla sua. Purtroppo, viviamo in una società che ha una visione individualista e consumista e questo non aiuta nelle relazioni, di amicizia, di amore e anche in quelle con i cani. Le persone tendono a considerare gli altri come entità consumabili. Le relazioni invece sono diverse dalle fruizioni. Nelle relazioni bisogna mettersi in gioco, accettare la sfida sotto il profilo partecipativo, emotivo, competitivo, della responsabilità. Secondo consiglio: cercare di saperne un po' di più sui cani. Viviamo in una società in cui non si cresce più, come un tempo, a contatto con la natura o con gli animali. I bambini di oggi hanno l'idea che gli animali siano quelli dei cartoni animati, ma Peppa Pig non è un maiale, è un essere umano disegnato come un maiale, così come Bugs Bunny, Pongo e molti altri. C'è la tendenza ad antropomorfizzare e a umanizzare. Ed è una tendenza sbagliata. Se si antropomorfizza un animale, significa che non si accetta la specificità dell'altro. Invece quell'amore unico tra uomo e animale può nascere sono se non c'è possesso, ma incontro"

Quali sono gli errori più ricorrenti degli umani nei confronti dei propri cani?
Primo: non rendersi conto che un cane percepisce il "qui e ora" in modo differente da noi. Spesso infatti la mente di un essere umano è proiettato nei ricordi, nei pensieri, nei progetti, nel "domani faccio questo". Abbiamo sempre la mente da qualche altra parte, persa nel passato, nel futuro o nel possibile, quella del cane invece è focalizzata sul qui e ora. Secondo: la comunicazione. Le persone non si rendono conto che ogni specie ha il suo linguaggio. Un abbraccio per me vuol dire "ti voglio bene", ma per il cane è un atteggiamento sbagliato, è una forzatura, come se gli dicessi "io sono più forte di te". Il nostro cane magari lo accetta e lo tollera, ma se lo stringiamo troppo forte, tenterà di scappare o ci leccherà il viso, facendoci capire che non gli piace. Se poi abbracciamo un cane che non conosciamo potremo addirittura rimediare un morso. È importante allora imparare qualcosa sui cani e sul loro linguaggio per relazionarci al meglio".

Lei ha teorizzato il "Parco Canile". Che cos'è e come mai, a suo avviso, una soluzione che avrebbe risvolti positivi sui cani incentivandone le adozioni non è ancora stato realizzato?
"Il Parco Canile parte dell'idea della valorizzazione del cane per favorirne l'adozione. L'idea è quella di un luogo che faciliti il miglioramento dell'animale dal punto di vista comportamentale, che ne consenta la socializzazione, per esempio attraverso la presenza di campetti cinofili, in cui cani e volontari possano fare insieme attività di apprendimento e di gioco. L'idea è quella che il cane passi solo qualche mese all'interno del parco canile. Durante il periodo di permanenza viene formato ed educato in vista dell'adozione. Il parco canile è poi un luogo molto naturale, lontano dall'idea del cane cresciuto in un box, dove fa tutto lì, non ha avuto relazioni corrette con gli altri cani, perché li ha sempre visti al di là di una grata, gli ha sempre abbaiato contro. L'idea è invece quella di un luogo di riabilitazione per i cani con figure professionali dedicate e strutture concepite per fare attività e migliorare le proprie competenze. Sono strutture che favoriscono le visite da parte delle persone e aumentano così le possibilità di adozioni. In Emilia Romagna e Lombardia sono stati fatti molti passi avanti verso questa idea di parco-canile. Poi bisognerebbe vincere l'interesse che molte strutture hanno nel mantenere i cani al loro interno. Nei capitolati delle gare, per esempio, dovrebbe essere inserito non il costo a cane, ma il pagamento dei servizi effettivamente offerti".

Quando si leggono fatti di cronaca di persone aggredite da cani si sentono spesso commenti del tipo "non è colpa del cane, è colpa nel padrone". È davvero così?
"Io penso sempre che bisogna togliere la parola "colpa", perché ha degli aspetti moralistici. Dovremo invece guardare al comportamento come una conseguenza di altri problemi. Per fare prevenzione, bisogna spiegare alle persone quali sono i fattori di rischio, spiegare che un cane ha bisogno di essere bene integrato all'interno del nucleo familiare e non essere tenuto in una situazione di solitudine, perché la solitudine abbassa la socialità dei cani. Tenere costantemente un cane in un box, alla catena, da solo in giardino, sono elementi che vanno a inficiare la socializzazione del cane. È molto importante poi che la persona sia una guida per il proprio cane. Occorre lavorare sull'affiatamento, perché se uno è una buona guida il cane lo segue. Bisogna poi spiegare che tutti i cani sono diversi. Non si può prendere un cane di una certa razza senza saperne niente. Per esempio, il Border Collie è un cane molto nevrile, con una gran voglia di fare, non si può dare in mano a una persona anziana o a chi desidera il classico cane da salotto. Se uno invece vuole un cane pulito non può prendersi un labrador, che si diverte a girarsi ovunque e a gettarsi in acqua. Avere queste consapevolezze aiuta a instaurare le relazioni e prevenire spiacevoli incidenti".

La scomparsa di un animale amato è causa di grande dolore. Si sente di dare qualche consiglio alle persone che hanno perso un amico a quattro zampe per aiutare a elaborare questo lutto?
"Le amicizie sono qualcosa di importante. Molto spesso sento dire: "Era solo un cane", il punto fondamentale è che quando si costruisce un legame è normale provare delle emozioni. Non importa se si tratta di un cane o di un gatto, l'importante è l'empatia che viene generata da quel legame. A chi ha perso un amico a quattro zampe mi sento di dire che deve essere consapevole che la relazione non finisce. Quando qualcuno è stato in relazione con noi non è morto, non può morire. Tutte le persone, tutte le relazioni, amicizie, amori che ci portiamo dentro continuano a vivere dentro di noi. Questa, a mio avviso, è la migliore elaborazione del lutto. Magari si può dedicare tempo al congedo: che può essere la sepoltura o un rituale particolare, ognuno deve darsi i suoi tempi. Il punto centrale è capire che quello che resta la relazione e ciascuno vive dentro l'altro. È poi necessario trovare il modo di trasformare il vuoto in ricordo".

Roberto Marchesini
Il cane secondo me
Edizioni Sonda
Pag 184 - € 14

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The Imperial Ice Stars, la più famosa compagnia internazionale di danza su ghiaccio interpreta la celebre favola del Principe Schiaccianoci in uno straordinario spettacolo in scena al Teatro degli Arcimboldi di Milano.

Di Pietro Razzini

Parma, 19 gennaio 2017

Una novità assoluta per il pubblico italiano: "Lo schiaccianoci on Ice" plana sul teatro degli Arcimboldi di Milano, regalando uno show di assoluto valore. The Imperial Ice Stars, la più famosa compagnia internazionale di danza su ghiaccio, è la protagonista di questo show che rimarrà nella metropoli lombarda fino al 22 gennaio. Morbide coreografie, salti estremi ad alta velocità, stupefacenti piroette e strabilianti acrobazie aeree caratterizzano un balletto classico in cui effetti visivi e per gli sfarzosi costumi rendono ancora più speciale l'atmosfera.

LA COMPAGNIA - Quasi quattro milioni di persone nei cinque continenti hanno assistito agli spettacoli di "The Imperial Ice Stars" negli ultimi otto anni: la Royal Albert Hall e il Sadler's Wells Theatre a Londra, il Marina Bay Sands Grand Theatre a Singapore, il Place des Arts a Montreal e la Piazza Rossa a Mosca sono stati teatro delle loro performance di alta qualità. Il gruppo torna in Italia dopo il successo delle ultime due stagioni con "Il Lago dei Cigni On Ice" e "La Bella Addormentata on Ice". Oltre 40.000 spettatori, fra adulti e bambini, a Milano e Roma, hanno ammirato la magia delle versioni "on ice" di questi balletti classici su musiche di Tchaikovsky.

LO SPETTACOLO - Ventisei pattinatori: tutti campioni, alcuni dei quali olimpici e mondiali, hanno deciso di esaltare le proprie abilità su un palcoscenico, dopo aver conquistato la fama internazionale per le proprie capacità artistiche, fisiche e tecniche. Sotto la guida del direttore artistico e regista Tony Mercer, noto a livello internazionale come il principale ideatore al mondo di questo genere di spettacoli, il quattro volte campione del mondo di pattinaggio di figura e doppia medaglia d'oro olimpica, Evgeny Platov, e il due volte campione del mondo Maxim Staviski hanno creato coreografie mozzafiato con salti e lanci ad alta velocità e formidabili acrobazie combinate con la danza su ghiaccio più raffinata e sublime.

LA TRAMA - "Lo Schiaccianoci On Ice" è basato sulla partitura di Tchaikovsky: è ambientato nel 1900 a San Pietroburgo e mette in scena la fiaba classica russa della piccola Maria che, con il suo amore, dona la vita al suo adorato schiaccianoci, l' incantato regalo di Natale del suo misterioso padrino. Iniziano così le avventure con il re dei topi, il principe incantato e la Fata Confetto. Uno show nuovo e dinamico, capace di scaldare il cuore del pubblico e di regalare emozioni a tutti coloro che decideranno di dedicare una serata alla magia dello Schiaccianoci.

ghiaccio Schiaccianoci OnIce milano teatro

 

 

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Corona d'alloro ai piedi del busto del Maestro, momenti di riflessioni e concerto all'Auditorium Paganini per il 60° Anniversario della morte di Arturo Toscanini. La Casa Natale del Maestro sarà protagonista di un percorso di promozione, con appuntamenti speciali fino all'anniversario della nascita, il 25 marzo.

Parma, 16 gennaio 2017.

Arturo Toscanini, ancor oggi considerato come il più grande dei direttori d'orchestra, moriva nella sua casa di Riverdale, vicino a New York, il 16 gennaio 1957. A 60 anni dalla sua scomparsa, la casa natale del Maestro - oggi sede del Museo a lui dedicato - è stato il cuore ieri delle iniziative programmate per la giornata commemorativa. Per l'occasione il Comune di Parma, Assessorato alla Cultura - Casa della Musica e la Fondazione "Arturo Toscanini", unitamente ad altri enti ed istituzioni cittadine, hanno proposto ieri alla città una serie di manifestazioni volte non solo a ricordare il direttore d'orchestra parmigiano ma, al tempo stesso, offrire spunti di riflessione sulla sua figura.

CELEBRAZIONI 60 ANNI MORTE ARTURO TOSCANINI 2017 018

Nel pomeriggio è stata deposta la corona d'alloro ai piedi del busto del Maestro, collocato nel cortile della Casa natale di borgo Rodolfo Tanzi 13, con un momento di riflessione su questa giornata e sull'opera di Arturo Toscanini che si è svolto nella stanza del primo piano del Museo intitolata "La sua vita".
Alla cerimonia hanno partecipato l'assessore alla Cultura Laura Maria Ferraris, il presidente del Consiglio Comunale Marco Vagnozzi, l'onorevole Patrizia Maestri, il sovrintendente della Fondazione Toscanini Luigi Ferrari, insieme ai rappresentanti delle Istituzioni e delle Associazioni musicali e culturali cittadine, ma anche di tanti appassionati che hanno voluto partecipare.

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La Casa Natale del Maestro Toscanini sarà protagonista di un percorso di promozione, con appuntamenti speciali, come spiegato da Laura Maria Ferraris assessore alla Cultura. "Si tratta di un anniversario particolare, in un anno particolare – ha spiegato l'assessore Ferraris, riferendosi al 60° anniversario della morte e al 150° della nascita del Maestro – e da circa dodici mesi stiamo lavorando ad una organizzazione condivisa, con le realtà e istituzioni del territorio, per celebrare al meglio questo importante momento, attraverso percorsi storico-critici, attività formative e tanti incontri musicali. Anche la Casa Natale del Maestro Toscanini sarà protagonista di un percorso di promozione, con appuntamenti speciali. Questa programmazione ci accompagnerà fino all'anniversario della nascita di Toscanini, il 25 marzo, e sono in preparazione interventi significativi, come il trasferimento del busto restaurato del Maestro e la costituzione del nuovo Parco della Musica".

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CELEBRAZIONI 60 ANNI MORTE ARTURO TOSCANINI 2017 011

"La celebrazione del grande Maestro Toscanini – ha ricordato l'onorevole Patrizia Maestri – ci permette non solo di ricordare la sua arte, ma anche di recuperare, attraverso di essa, una nostra identità culturale. E' importante proseguire nel cammino di iniziative e proposte utili a promuovere e far conoscere anche i luoghi legati agli artisti del nostro territorio e alla nostra cultura".
"Come Fondazione – ha sottolineato il sovrintendente della Fondazione Toscanini Luigi Ferrari – cerchiamo di conservare la memoria della figura etica e artistica del Maestro. Le due parole che quest'anno ci hanno guidati nel nostro percorso sono state "etica" e "lungimiranza", due caratteristiche peculiari di Arturo Toscanini, pioniere anche della musica trasmessa via radio".

CELEBRAZIONI 60 ANNI MORTE ARTURO TOSCANINI 2017 033

Ieri sera all'Auditorium Paganini, si è svolta l'apertura del tradizionale concerto commemorativo che ha inaugurato come di consueto la programmazione sinfonica annuale della Filarmonica Arturo Toscanini, con protagonisti il direttore d'orchestra slovacco Jurai Valčuha ed il pianista bulgaro Evgeni Bozhanov.
Sempre nella serata di ieri è stato dedicato a Toscanini anche il concerto inaugurale della Rassegna "I Concerti della Casa della Musica" - quest'anno dedicata a Robert Schumann - frutto della collaborazione tra Assessorato alla Cultura del Comune di Parma, Casa della Musica e Società dei Concerti di Parma; il pianista di fama internazionale Alexander Lonquich insieme a Cristina Barbuti offriranno un raffinatissimo programma per pianoforte a quattro mani.

Per informazioni: Casa della Musica – P.le San Francesco, 1 (Parma), Tel.0521/ 031170, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. , www.lacasadellamusica.it 

Tutte le foto a fondo pagina, ph. Francesca Bocchia

Pubblicato in Cronaca Parma

Lunedì 16 gennaio 2017 60° Anniversario della morte di Arturo Toscanini: iniziative presso la Casa della musica, la Casa natale Toscanini e Auditorium Paganini. 

Parma, 14 gennaio 2017

In occasione del 60° anniversario della morte di Arturo Toscanini, il Comune di Parma, Assessorato alla Cultura - Casa della Musica e la Fondazione "Arturo Toscanini", unitamente ad altri enti ed istituzioni cittadine, propongono alla città una serie di manifestazioni volte non solo a ricordare il direttore d'orchestra parmigiano ma, al tempo stesso, offrire spunti di riflessione sulla sua figura. L'iniziativa sarà anche occasione per l'apertura del 2017, anno del 150° della nascita del grande Maestro.

Arturo Toscanini, ancor oggi considerato come il più grande dei direttori d'orchestra, moriva nella sua casa di Riverdale, vicino a New York, il 16 gennaio 1957. A 60 anni dalla sua scomparsa sarà ancora una volta la casa natale del Maestro (oggi sede del Museo a lui dedicato) il cuore delle iniziative programmate per questa giornata commemorativa: il Museo Casa natale Arturo Toscanini sarà infatti visitabile gratuitamente con orario 9-13 e 14-18, mentre due visite guidate (anch'esse gratuite) sono previste alle ore 11.30 e alle ore 16.30.

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Alle ore 15.30 un momento particolarmente significativo della giornata sarà la deposizione di una corona d'alloro ai piedi del busto del Maestro collocato nel cortile della Casa natale di Borgo Rodolfo Tanzi 13. La cerimonia proseguirà quindi nella stanza del primo piano del Museo intitolata "La sua vita" dove alla presenza dei rappresentanti delle Istituzioni e delle Associazioni musicali e culturali cittadine, oltre che di tutti gli appassionati che vorranno partecipare, si svolgerà un momento di riflessione su questa giornata e sull'opera di Arturo Toscanini.
Alle 20.30 all'Auditorium Paganini, in apertura del tradizionale concerto commemorativo dell'anniversario della morte di Arturo Toscanini che inaugura come di consueto la programmazione sinfonica annuale della Filarmonica Arturo Toscanini, l'Assessore alla Cultura Laura Ferraris e il Sovrintendente della Fondazione Toscanini Luigi Ferrari, ricorderanno la figura del Maestro. L'evento sarà anche occasione per presentare il Logo che accompagnerà le iniziative legate alle Celebrazioni del 2017 per il 150° della nascita di Toscanini. Il concerto (in programma domenica 15 gennaio alle ore 17 e lunedì 16 gennaio alle ore 20.30) si annuncia come uno dei principali eventi della stagione e avrà per protagonisti il direttore d'orchestra slovacco Jurai Valčuha ed il pianista bulgaro Evgeni Bozhanov.

Sempre alle 20.30 alla Casa della Musica, verrà dedicato a Toscanini anche il concerto inaugurale della Rassegna "I Concerti della Casa della Musica" - quest'anno dedicata a Robert Schumann -
frutto della collaborazione tra Assessorato alla Cultura del Comune di Parma, Casa della Musica e Società dei Concerti di Parma; il pianista di fama internazionale Alexander Lonquich insieme a Cristina Barbuti offriranno un raffinatissimo programma per pianoforte a quattro mani.

Per informazioni: Casa della Musica – P.le San Francesco, 1 (Parma), Tel.0521/ 031170, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. , www.lacasadellamusica.it; 

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Da oggi e poi il 25 gennaio, il 2 e il 9 febbraio, dalle ore 15.30 alle ore 17.00, nel plesso di viale S.Michele un ciclo di lezioni sulla cultura britannica, in lingua inglese, per gli studenti delle superiori. Ai partecipanti, previa prenotazione, verrà consegnato un attestato di frequenza.

Parma, 10 gennaio 2017 

Shakespeare (e non solo) fino al periodo post coloniale.
Sarà questo il tema di 4 seminari sulla cultura britannicaOggi e poi il 25 gennaio, il 2 e il 9 febbraio, dalle ore 15.30 alle ore 17.00, nel plesso di viale S.Michele, docenti dell'Università di Parma incontreranno studenti e insegnanti delle scuole di Parma.
L'iniziativa, voluta dalla sezione Anglistica del Dipartimento di Antichistica, Lingue, Educazione, Filosofia - ALEF, prevede quattro incontri di lingua inglese su aspetti della cultura anglofona, partendo dal grande drammaturgo.
Il primo seminario è oggi con la lezione "The tiger who came to tea and other stories: when translation meets ideology" di Michela Canepari, docente di lingua e traduzione inglese.
Mercoledì, 25 gennaio, Micol Beseghi, docente di Lingua e traduzione inglese che interverrà sul tema: "The multilingual screen: how cinema represents linguistic and cultural diversity".
Giovedì 2 febbraio Chiara Rolli, ricercatrice del Dipartimento ALEF, terrà la relazione: "Whose Antigone? An example of classical reception: femi osofisan's tegonni (an african Antigone)".
Ultimo incontro giovedì 9 febbraio con l'intervento di Gioia Angeletti, docente di letteratura inglese, su: "Shakespeare, our contemporary: Macbeth and the tempest across temporal and geographical boundaries".
Al completamento del ciclo di lezioni, chi lo richiederà, potrà ricevere un attestato di frequenza.
Per info si possono contattare i numeri 0521034711/905110 e scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 


A.K.

Sara Bosi e Massimiliano Prandini sono gli autori del primo volume di una serie che ha come filo conduttore il viaggiatore Murgo il Ramingo. Questa prima avventura è ambientata nella immaginaria Città del Sole, dove i destini della giovane principessa Amber e dell'esploratore Dammar stanno per incrociarsi.

Di Manuela Fiorini

MODENA –

Una trama coinvolgente, personaggi dalla personalità spiccata e ben definita, ai quali è impossibile non affezionarsi. E, a fare da sfondo alla vicenda, l'immaginaria Città del Sole, che le descrizioni puntuali e "visive" rendono ancora più concreta di una città reale. Tutt'attorno, il deserto, con le sue regole spietate, i suoi riti e i suoi miti. C'è tutto questo e molto altro nel fantasy "Il Serpente di Fuoco", scritto a quattro mani dagli autori modenesi Sara Bosi e Massimiliano Prandini, pubblicato da Delos Books. I protagonisti sono la giovane principessa Amber, dal carattere ribelle e razionale, che prende le distanze dalle tradizioni religiose e dai riti iniziatici del Popolo del Sole, una civiltà evoluta che vive nel deserto, grazie a una fonte di acqua e che rigetta la violenza, e Dammar, un esploratore che ha il compito di controllare i confini del deserto, ma che in segreto stringe amicizia con il popolo dei Koikoi. I loro destini sono destinati a incrociarsi quando la sorgente che rifornisce la città è sul punto di esaurirsi. Secondo la leggenda, sono necessari un sacrificio di sangue e un assassino: il sangue del primo farà sgorgare l'acqua e la punizione del secondo terrà in vita la sorgente per i prossimi mille anni. Ma per resistere ai tormenti che lo attendono, l'assassino deve essere vestito con la pelle del Serpente di Fuoco, un animale mitico che nessuno a memoria d'uomo ha mai visto.

In questa intervista doppia, ci siamo fatti raccontare dagli autori come si scrive un libro a quattro mani e svelare qualche segreto sul romanzo.

Sara Bosi e Massimiliano  Prandini

Due autori, un solo romanzo. Come vi siete divisi i ruoli?

MAX: Direi che per scrivere a quattro mani ognuno ha il suo metodo e che in parte dipenda anche dalla struttura del libro in sé. Forti della passata esperienza del laboratorio Xomegap in cui scrivevamo a dieci mani direi che scrivere il Serpente di Fuoco è stato particolarmente facile. Inoltre, siccome la cosa più difficile dello scrivere insieme è far quadrare i dettagli, siamo stati facilitati dal fatto che per la maggior parte del romanzo i due personaggi principali sono separati e si muovono in ambienti distinti.

SARA: Rispetto ai ruoli abbiamo gestito un personaggio a testa e assegnato a ciascuno una delle altre due parti che compongono il romanzo, cioè la storia "cornice" e le pagine del diario di Murgo il Ramingo. Siccome il nucleo primario della storia l'aveva pensato Max e ruotava attorno ad Amber, lui ha scritto i capitoli della principessa, io invece quelli di Dammar.

La vicenda si svolge a Città del Sole, città immaginaria situata nel deserto. Tuttavia, nella ritualità, nelle figure di governo e nella religione si possono notare alcuni spunti "reali. A ce cosa vi siete ispirati?

SARA: La parte realistica del mondo attraverso cui viaggia Murgo in questo romanzo è quella che riguarda il popolo dei Koikoi, quello che Dammar incontra al di fuori di Città del Sole. Trattandosi dell'Africa meridionale, nello specifico del deserto del Namib, per scrivere di loro ci siamo documentati sulla popolazione dei Boscimani. Città del Sole invece è nata da una serie di reminiscenze storiche, narrative e da suggestioni personali che ognuno dei due ha inserito per renderla il più possibile vera e credibile per i lettori.

MAX: Data la mia formazione il mio spunto è stato più "ecologico", per così dire, che storico. In un magnifico libro intitolato "Collasso" Jared Diamond spiega la scomparsa di alcune civiltà attraverso l'esaurirsi delle loro risorse primarie, mi solleticava l'idea di scrivere una storia su questo tema.

Amber e Dammar sono personaggi molto bene delineati e approfonditi. Lei è la principessa, lui un esploratore, apparentemente non hanno nulla in comune, eppure il destino li metterà sulla stessa strada, di sacrificio e sofferenza. Come avete sviluppato questi due personaggi?

SARA: All'inizio Amber era l'unico personaggio che esisteva da subito; Max nel brano iniziale di quello che doveva essere un racconto, l'aveva già dotata di una sua spiccata personalità. Quando abbiamo iniziato a lavorare al romanzo e diviso i ruoli quindi lui ha continuato a lavorare su quello che era già il suo personaggio, mentre io ho iniziato a dare vita a Dammar, plasmandolo sull'ambiente selvaggio e molto drammatico in cui si trova a vivere e lavorare. Non ci siamo accordati particolarmente sulle caratteristiche che dovevano possedere; sapevamo da subito dove li avrebbe portati la storia, ma ci siamo lasciati la libertà di crearli nel modo che a ciascuno risultasse più congeniale e coerente.

Nel romanzo compaiono di tanto in tanto le considerazioni di Murgo il Ramingo, che però nella storia non compare mai. Chi è Murgo il Ramingo?

MAX: Murgo il Ramingo è un viaggiatore, o un esploratore, se vogliamo. Ma è anche uno studioso, il suo approccio ai popoli ha qualcosa dell'antropologo o dell'etnografo, ai tempi in cui queste materie però non erano ancora state formalizzate. In questo libro la cosa non emerge granché, ma si capirà meglio nei prossimi che ci troviamo in una sorta di "Terra alternativa", per cui è difficile dare alle nostre storie una collocazione temporale, ma potremmo pensare che Murgo viva in un tempo che si trova al confine tra l'età moderna e quella contemporanea. Potremmo anche pensare che "Le cronache di Murgo il Ramingo" diventeranno, nel futuro di questo nostro passato alternativo, uno dei testi fondativi dell'antropologia o dell'etnografia. Sempre che ad un certo punto, per qualche motivo imperscrutabile, non vada per sempre perduto.

Il romanzo è concepito come il primo di una serie. Nei prossimi libri troveremo qualcuno dei protagonisti del "Serpente di Fuoco"?

MAX: Nessuno a parte Murgo. Il nostro desiderio è quello di creare una sorta di "collana" in cui i romanzi siano completamente autoconclusivi e leggibili in qualsiasi ordine perciò, almeno in questa fase del progetto, saranno tutti ben separati tra di loro anche a livello di personaggi.

SARA: Murgo ci porterà in giro per il suo mondo alternativo e seguendo lui conosceremo le storie di personaggi lontani fra loro, nello spazio e nel tempo. Dopo tante saghe per cui dover penare ogni volta in attesa del volume successivo volevamo proporre qualcosa di diverso, libri in cui perdersi per un ragionevole lasso di tempo, storie sempre nuove per poter vivere ogni volta quel delizioso brivido che prende quando si sta per iniziare una nuova avventura.

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SCHEDA DEL LIBRO

Sara Bosi – Massimiliano Prandini
Il Serpente di Fuoco
Delos Books – pag 168, 12 euro

GLI AUTORI
Massimiliano Prandini e Sara Bosi lavorano insieme dal 2005, quando hanno fondato il laboratorio Xomegap insieme a Marcello Ventilati, Gabriele Sorrentino e Simone Covili. Insieme al collettivo hanno pubblicato due antologie: "Xomegap: Diciotto racconti di sogni e d'ombra" con Il Foglio e "Mutazioni" con Giulio Perrone), alcuni e-book e la saga fantasy di Finisterra pubblicata da Edizioni Domino ("Le sorgenti del Dumrak" nel 2011; "Il risveglio degli Obliati" nel 2012; "L'Ultimo Eroe" nel 2014) che ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il "Marchio microeditoria di qualità" del comune di Chiari e due Premi Cittadella. Insieme Massimiliano e Sara hanno sceneggiato due cortometraggi: "Amygdala" e "Il ritorno del fantastico Gibian", finalista al Nonantola Film Festival del 2011. Come singoli hanno pubblicato diversi racconti in antologie di autori vari. Massimiliano nel 2010 ha pubblicato, sotto licenza Creative Commons, un'antologia di racconti orrorifici intitolata "Bestiario Stravagante" con le edizioni Damster
Potete seguirli anche sul blog www.mekbuda.it 

Pubblicato in Cultura Modena
Mercoledì, 04 Gennaio 2017 12:10

Parma rendere omaggio a Guido Picelli

"Sulle barricate della libertà 1937 – 2017": ottantesimo della morte di Guido Picelli. Oggi e domani una due giorni di eventi a Parma patrocinati dal Comune. 

Parma

Ricorre l'80° anniversario della morte di Guido Picelli e Parma si appresta a rendergli omaggio con una due giornate, il 4 ed il 5 gennaio, contrassegnata da una serie di eventi a cura di: Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna, Anpi provinciale Parma, Anppia, Centro Studi Movimenti Parma, Cgil Parma, con il patrocinio di Comune di Parma, Provincia di Parma, Regione Emilia Romagna, Camera de Deputati e Iren.

"Sulle barricate della libertà, 1937 - 2017" è il titolo della due giorni in programma mercoledì 4 gennaio e giovedì 5 gennaio.

Mercoledì 4 gennaio, nella Sala del Consiglio comunale, nel Palazzo del Municipio, alle ore 17, è in programma l'incontro delle delegazioni di Barcellona, Guadalajara, Madrid e Mirabueno con le associazioni antifasciste e le autorità di Parma, Regione Emilia Romagna e Camera dei Deputati.

Sempre mercoledì 4, alla Casa della Musica, nella sala dei concerti (primo piano), in piazzale San Francesco, alle ore 21.00, "Barricaderos Antifascisti parmigiani alla guerra di Spagna", seminario internazionale di studi con interventi di Pedro Garcia Bilbao, Carlos Vallejo; Calderon e Marco Severo; A cura del Centro studi movimenti, con il Patrocinio di Regione Emilia Romagna e Comune di Parma.

Giovedì 5 gennaio, in Piazza Picelli, alle ore 10.30, Commemorazione di Guido Picelli, a cura di Anppia, Anpi, Alpi, Apc, Aned, Aicvas, Cgil-Camera del Lavoro territoriale di Parma e Comitato antifascista per la memoria storica, in collaborazione con il Comune e la Provincia di Parma. Partecipano le delegazioni di Barcellona, Guadalajara, Madrid e Mirabueno, l'Associazione degli Amici delle Brigate internazionali, l'Associazione degli ex prigionieri politici del franchismo, il Foro nazionale della memoria - Foro di Guadalajara, le Commissioni operaie di Catalogna e il Memoriale democratico del Governo di Catalogna.

Sempre giovedì 5 gennaio, in Borgo del Naviglio, alle 17, piazzetta de L'avèrta, "La città dei sovversivi", visita guidata ai luoghi dell'antifascismo popolare, a cura del Centro Studi e Movimenti.

(Fonte: Comune di Parma)

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