Da una parte l'orgoglio per il ruolo attivo che l'Emilia-Romagna ha nella formazione della legislazione europea, dall'altra la preoccupazione per il distacco che si sta venendo a creare in maniera sempre più evidente tra le scelte degli organismi sovranazionali e la volontà dei cittadini: è il duplice approccio che i consiglieri regionali hanno avuto al dibattito in Aula nella Sessione europea 2013, conclusasi con l'approvazione all'unanimità della risoluzione recante gli indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla messa a punto del programma di quest'anno della Commissione europea.
Luciano Vecchi (Pd) rivendica appunto "l'orgoglio di essere la Regione con gli strumenti più avanzati d'Italia e forse d'Europa per la partecipazione comunitaria" e ricorda che "l'obiettivo sono sempre gli Stati uniti d'Europa, perché nell'Unione europea crediamo", ma, lamenta, "la discussione pubblica è degradata in populismo nazionalista e l'Europa deve allora dimostrare di voler fare sul serio, a partire dall'impegno per l'occupazione giovanile".
Secondo Gianguido Bazzoni (Pdl), "serve la consapevolezza del nostro ruolo nella costruzione di uno Stato politico europeo multilivello, con una chiara e forte dimensione territoriale e un esplicito richiamo al principio di autonomia". Per questo, invita "a incrementare la diffusione pubblica dei nostri processi di partecipazione, i cittadini devono sapere che attraverso l'Assemblea legislativa possono incidere sulle politiche dell'Europa".
Per Roberto Corradi (Lega nord), "il processo di riforma dell'Europa è ancora troppo tiepido, il ruolo del Parlamento è depotenziato rispetto alla Commissione", mentre il suo partito, al contrario, "auspica una Europa federale con un ruolo importante delle Regioni". In questo quadro, prosegue, "è fondamentale la capacità dell'Assemblea di riuscire in una sintesi dei temi che interessano tutti i cittadini emiliano-romagnoli, critiche e stimoli compresi".
Roberto Sconciaforni (Fds) esprime la sua "preoccupazione per la riduzione degli stanziamenti per le politiche di coesione, ma soprattutto per la convinzione immutata da parte della classe dirigente dell'Unione che l'unica risposta alle fughe populiste e secessioniste sia sempre e solo l'austerity, una ricetta che va avanti da 10 anni e che manca assolutamente di coraggio".
Nel suo intervento, Sandro Mandini (Idv) ricorda come "anche in occasione del terremoto l'Europa ci è venuta incontro dimostrando sensibilità" ma chiede di "focalizzare meglio le risorse, con una visione diversa di sostenibilità, perché in questa'ottica di crisi le risorse europee saranno sempre più importanti".
Franco Grillini (Misto) si dice "preoccupato per le spinte anti-europeiste molto forti e diffuse, che rendono chiaro quanto siamo lontani dal sogno degli Stati uniti d'Europa" e invita a stare attenti alla "drammatica involuzione non sufficientemente combattuta sul piano politico e culturale: dobbiamo lottare contro i particolarismi e i populismi estremisti" che prendono piede in alcuni Stati europei.
Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), infine, afferma di "continuare a ritenere gli Stati uniti d'Europa l'unica soluzione auspicabile e possibile, a patto però che la politica si appropri della sua sovranità sopra economia e finanza", perché "l'attuale crisi è chiaramente figlia delle misure di austerity decise dalla classe dirigente europea".
Per il presidente della Regione, Vasco Errani, "c'è il rischio di un reale impoverimento democratico del progetto europeo". La "priorità per l'Europa deve essere quella di costruire subito una via d'uscita dalla crisi economica, attraverso ricerca e innovazione". Per quanto riguarda l'Emilia-Romagna, "noi siamo la Regione leader nell'utilizzo dei fondi europei- chiude Errani- ma serve un quadro strategico concordato".
Nel suo intervento conclusivo, il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, tirando le fila dei vari interventi, ha descritto quella attuale come una situazione "al bivio", che richiede di "scegliere se volere più Europa o meno Europa". Le risposte che l'Europa cerca di dare - ha detto - non sono più in grado di garantire a mezzo miliardo di persone la possibilità di essere competitive a livello globale. A suo avviso quindi la risposta non può essere tornare indietro ma fare un passo in avanti, superando "gli egoismi degli Stati membri che devono essere disposti a rinunciare ad una parte della loro sovranità". Quello che serve – ha sottolineato – è "una nuova Europa capace di finire la traversata del guado in cui ci troviamo".
Nell'immediato, il prossimo Consiglio europeo di giugno sarà dedicato dell'occupazione giovanile per la quale "serve subito una cura da cavallo", ma il tema più importante è quello che riguarda le politiche industriali, al centro del decisivo Consiglio Ue del febbraio 2014, dal quale – ha spiegato Tajani – dovrà nascere "l'industrial compact che farà da contraltare al fiscal compact, perché i sacrifici non servono a niente se non sono accompagnati da azioni forti per la crescita".
In conclusione, il vicepresidente della Commissione europea ha espresso apprezzamento per i numerosi spunti emersi dal dibattito: "Credo – ha detto - che la costruzione dell'Europa avvenga anche attraverso iniziative come questa".
(Fonte Regione Emilia Romagna)