È ormai un’ecatombe di sacerdoti che, come lemmings, si offrono al sacrificio di essere scomunicati o ridotti allo stato laicale pur di bucare la cappa di omertà che domina l’informazione mainstream. Dal 2024, prima di Padre Santonocito, lo stimato teologo carmelitano Padre Giorgio Maria Farè, preceduto da don Fernando Cornet autore del volume “Habemus antipapam?”, che entrambi avevano argomentato abbondantemente nei loro scritti circa l’antipapato di Bergoglio. Tutti sanzionati senza che sia stato loro contestato nulla nel merito della questione. Sembra che la valida elezione di Bergoglio sia un dogma di fede, e non lo è affatto perché la costituzione Universi Dominici Gregis parla continuamente di valida o invalida rinuncia/elezione del Pontefice. Quindi dire che Bergoglio non è il papa non vuol dire rifiutare l’autorità papale.
L’8 dicembre scorso, Padre Natale, sacerdote sessantunenne della diocesi di Palestrina, vicino Roma, aveva pubblicato sul suo canale social una dichiarazione piuttosto sintetica, puntando, rispetto ai confratelli citati, più alla facilità di veicolazione del messaggio elencando poche, ma super-oggettive verità: https://www.youtube.com/watch?v=vMLq5HR5HCE
In soli 12 minuti, Padre Natale ha illustrato le principali motivazioni canoniche che riguardano la non-abdicazione di Benedetto XVI e la conseguente invalidità dell’elezione di Francesco.
Dopo aver parlato delle patenti falsificazioni operate sia sull’originale latino (cambiando il commissum in commisso) sia nelle lingue straniere (dove il munus-Amt è stato scambiato di posto con il ministerium-Dienst) padre Natale ha trattato dell’errore sostanziale (mancata rinuncia al munus) specificando che le eresie di Bergoglio sono solo un’ovvia conseguenza del fatto di non essere il vero papa e di non avere il munus petrino, l’investitura divina che assicura al Vicario di Cristo l’infallibilità nei pronunciamenti definitivi e l’assistenza speciale dello Spirito Santo. (Qualcuno cerchi di farlo capire al vescovo Strickland).
Benedetto XVI, con quelle famose “dimissioni” dell’11 febbraio 2013, aveva ripercorso le orme di Colui, di cui era il Vicario: con la sua Declaratio ha detto “qualcuno di voi mi tradirà”. Poi, il card. Sodano gli diede anche il famoso “bacio” al termine della dichiarazione; Benedetto venne detronizzato, confinato ed esiliato come si legge nel can. 412 sulla sede totalmente impedita. Decise di chiamarsi “papa emerito”, formula del tutto nuova di cui abbiamo dato una spiegazione anche grafica: è nient’altro che un eufemismo per dire “papa impedito”. https://www.youtube.com/watch?v=svts77Yr5A4&t=55s
Mons. Gaenswein, che venne posto da Benedetto sotto il sigillo del segreto pontificio, come lui stesso ha ammesso durante una conferenza a Sabbioneta, sta tentando da anni di farci capire in ogni modo la realtà, come in questo famoso intervento all’università Lumsa: https://www.youtube.com/watch?v=y-9wJyIRGBM
In tempi recentissimi abbiamo pubblicato https://www.youtube.com/watch?v=7IbUs-K5KjY il documento che spiega come la Declaratio fosse in realtà una “decisio”, un decreto penale di accertamento che può essere emesso dal Papa per i reati più gravi contro la fede. Con quel giudizio, Benedetto XVI scismò e scomunicò il “manipolo di cardinali autori del misfatto”, cioè gli autori del golpe del 2013, compreso Bergoglio.
Sono stati 1852 i fedeli che hanno firmato la petizione consegnata al vescovo Parmeggiani affinché ritirasse la sospensione a divinis comminata a Padre Natale subito dopo il suo outing: o contestazione nel merito delle affermazioni, o ritiro della sanzione, si chiedeva.
Parmeggiani è andato avanti brutalmente, e ha punito Padre Natale applicando a sproposito i canoni 751 e 1364 che scomunicano chi rifiuta di sottomettersi al Sommo Pontefice. Peccato che Bergoglio non sia il Sommo Pontefice, come appare evidente dal combinato disposto fra gli innominabili articoli 76 e 77 della costituzione Universi Dominici Gregis: se la rinuncia del papa non è a norma del can. 332.2, l’elezione che ne consegue è nulla e invalida, senza che intervenga alcuna dichiarazione in proposito.
Tuttavia, copia della petizione a Parmeggiani era stata mandata, insieme alle altre, in Segreteria di Stato e proprio ieri è arrivata la ricevuta di ritorno del documento inviato al card. Pietro Parolin.
Adesso in Segreteria di Stato non possono più dire di non sapere. Un giorno, il prossimo vero papa, si occuperà anche di Mons. Parmeggiani, che ha scomunicato un sacerdote-martire reo di aver detto la verità per difendere la Chiesa.
La situazione è terribile: la realtà canonica è di esplosiva evidenza, basterebbe un niente per far arrestare l’antipapa a norma del can. 1375 (usurpazione di ufficio ecclesiastico), tuttavia è mantenuta sotto silenzio non solo dai bergogliani, ma anche dalle gerarchie e dall’intellighenzia tradizionaliste che preferiscono parlare di un “papa Francesco eretico” (offendendo orribilmente lo Spirito Santo) piuttosto che far saltare il banco e purificare definitivamente la Chiesa, come previsto da papa Benedetto. E’ il tipico vizio di quella chiesa clericale che cerca di evitare sempre e a tutti i costi lo scandalo. Si è visto con i casi di abuso sessuale quanto possa essere utile questa strategia del “sopire troncare, troncare sopire”.
Eppure, qualche porporato comincia a capire: il card. Robert Sarah, cui abbiamo inviato poche settimane fa 5000 firme di petizione, in una recente intervista, https://www.youtube.com/watch?v=DmavVt_2aus&t=261s rispondendo alla sarcastica domanda del giornalista Riccardo Cascioli su come volesse replicare a quegli “emotivi che dicono che il papa non c’è”, ha usato un complesso sistema di perifrasi proprio per evitare di dire che “il papa c’è ed è Francesco”. Non lo ha neanche citato ed ha invitato a rimanere uniti alla Chiesa, cosa che fanno appunto, massimamente, coloro che mirano a liberarla dall’antipapa usurpatore seguendo le norme del diritto canonico. Diversamente si è comportato il card. Raymond L. Burke, la cui segreteria ha cancellato senza nemmeno leggere lo studio sulla decisio, https://www.youtube.com/watch?v=4KS7T7Gpm0U ma anche la sua petizione è stata mandata in Segreteria di Stato affinché tutto rimanga agli atti.
Intanto, mentre i cardinali pre 2013, estenuantemente timorosi, esitano nel compiere il loro dovere, quello sancito dall’art. 3 della UDG cioè il dovere di far rispettare a tutti i costi i diritti della Sede Apostolica, sul campo di battaglia di quest’ultima, escatologica guerra antipapale, continua a cadere la carne da cannone dei piccoli preti coraggiosi, che fanno il loro dovere e che danno la vita per le pecore.