Martedì, 14 Gennaio 2025 15:44

Come quella scatola bianca consegnata da Benedetto XVI a Bergoglio ha definitivamente condannato l’antipapa In evidenza

Scritto da Andrea Caldart

Di Andrea Cionci(Quotidianoweb.it) Roma, 13 gennaio 2025 - Il 23 marzo 2013, avvenne un fatto rimasto incomprensibile fino ad oggi.

https://www.youtube.com/watch?v=eqAUaHYysIE Papa Benedetto XVI, già emerito, ovvero impedito da più di tre settimane, https://www.youtube.com/watch?v=svts77Yr5A4&t=36s ricevette antipapa Francesco a Castel Gandolfo e, a favore di telecamere, gli consegnò pubblicamente una grossa scatola bianca contenente gli atti dell’indagine della commissione Herranz.

Tale commissione, formata dai cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi era stata voluta nel luglio 2012 da papa Benedetto per indagare sulla fuga di notizie passata alla storia come Vatileaks.

Il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, nei primi mesi del 2012 aveva sottratto dei documenti dalla scrivania del Pontefice, li aveva passati ai giornalisti e poi era stato arrestato dalla Gendarmeria vaticana nel maggio 2012.

Il povero Gabriele venne definito un “corvo” dai giornalisti, ma papa Benedetto, nel 2016, nel libro “Ultime conversazioni” colse genialmente quella grossolana metafora del linguaggio cronachistico per farci capire il vero ruolo di Paolo Gabriele.

Fece un paragone, infatti, tra la vicenda Gabriele e l’episodio agiografico di San Benedetto e il corvo: un prete nemico del santo voleva avvelenarlo e gli mandò un pane avvelenato. https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/38324406/il-corvo-amico-del-santo-gabriele-esegui-una-richiesta-di-benedetto-xvi-.html

Il patrono d’Europa, allora, ordinò a quel simpatico corvo che tutti i giorni veniva a becchettare le briciole sulla sua mensa, di prendere nel becco quel pane e di gettarlo in un dirupo. Il corvo era dunque amico del santo, così come Gabriele era amico di papa Benedetto e svolse per lui un compito prezioso. Col suo gesto eroico, fece passare al pubblico, tramite i giornalisti, i contenuti scottanti di quei documenti: quattro lettere di prelati che si lamentavano dello strapotere del card. Bertone e il cosiddetto Mordkomplott secondo il quale papa Benedetto sarebbe morto entro il novembre 2012 (epoca in cui le elezioni americane avrebbero eletto Obama).

Facendosi arrestare “come un pollo”, con tutti i documenti fotocopiati in bella vista, Gabriele permise alla magistratura di entrare in possesso di quelle carte.

Non a caso, il papà di Paolo Gabriele, Andrea, scrisse una audace lettera pubblica al TgCom nel luglio 2013: “Desidero decisamente sottolineare l’assoluta onestà di Paolo, la sua grande generosità e integrità morale, che gli provengono dalla sua morigerata famiglia di origine, il suo profondo amore per la Chiesa di Cristo, per il suo Pontefice Benedetto XVI, come per il Beato Giovanni Paolo II, il quale ha conosciuto bene il suo cuore".

Doverosamente, papa Benedetto ordinò in quel mese un’inchiesta su Vatileaks, affidandola ai tre cardinali capeggiati da Herranz. Il 17 dicembre 2012, curiosamente nel giorno del compleanno di Bergoglio, la commissione Herranz consegna il report definitivo al Papa e il 25 febbraio 2013, Benedetto XVI convoca i tre cardinali per congedarli. Scrive il card. Herranz nel suo libro “Due papi” (Piemme, 2023).

“L’Osservatore Romano» comunicò così in prima pagina la notizia del nostro incontro col Papa: Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza i cardinali Julián Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi della Commissione di indagine dei cardinali sulla fuoruscita di informazioni confidenziali, accompagnati dal segretario, il cappuccino padre Luigi Martignani. Oggi, lunedì 25 febbraio, un comunicato della Sala stampa della Santa Sede ha dato la seguente notizia: «A conclusione dell’incarico, Sua Santità ha voluto ringraziare per il fruttuoso lavoro realizzato, esprimendo la sua soddisfazione per i risultati dell’indagine. Questa indagine ha permesso di comprovare, insieme ai limiti e alle imperfezioni proprie della componente umana di ogni istituzione, la generosità, la rettitudine e la dedizione di coloro che lavorano nella Santa Sede al servizio della missione affidata da Cristo al romano pontefice»”.

Il comunicato è scritto in modo genialmente anfibologico: sulle prime si sarebbe portati a pensare che con “i limiti e le imperfezioni” dell’istituzione umana Benedetto si riferisse a Paolo Gabriele, difendendo altresì la Curia caratterizzata da “rettitudine e dedizione”. Infatti, anche Herranz scrive in merito a quelle righe che “alcuni l’interpretarono come una specie di difesa ex officio della Curia”.

Ma non è affatto specificata questa attribuzione, tanto che è del tutto lecito interpretarla al contrario, con i limiti e le imperfezioni … della Curia, (cioè cardinali cospiratori) sopperiti dalla rettitudine e dalla dedizione … di Paolo Gabriele.

Non è un caso che il 22 dicembre 2012, cinque giorni dopo aver ricevuto il report della commissione, papa Benedetto grazia Paolo Gabriele, restituendogli un lavoro: si era appurato che era innocente e che, aveva aiutato il Pontefice, in enorme difficoltà. 

Prosegue il card. Herranz: “Il comunicato ufficiale (del 25 febbraio 2013 n.d.r.) si concludeva con una forte affermazione: «Il Santo Padre ha deciso che gli atti dell’indagine, il cui contenuto solo conosce Sua Santità, rimangano a disposizione esclusivamente del nuovo pontefice».

Questa frase, che ad alcuni parve superflua, fu molto utile poi a noi membri della Commissione in mezzo alle tensioni del futuro conclave”.

Spiega infatti  l’Autore  che, durante il preconclave, “alcuni cardinali, senza invocarla esplicitamente, ma alludendo in qualche modo alla dottrina “conciliare” del Concilio di Costanza, avevano fatto pressioni in privato alla presidenza delle Congregazioni generali affinché fossero comunicate al Collegio cardinalizio – massima autorità in periodo di sede vacante – le principali notizie e conclusioni del Vatileaks, poiché i cardinali elettori dovevano conoscerle prima di entrare in conclave, in quanto quella era stata una Commissione pontificia di indagine sulla Curia romana. I cardinali Sodano e Bertone mi chiamarono per comunicarmi questa richiesta insistente, un po’ preoccupati per il clima che si stava creando dentro e fuori le nostre riunioni”.

I tre “cardinali-detective” si trovano alquanto in imbarazzo perché Benedetto aveva posto sotto segreto i risultati dell’indagine, affermando che se ne sarebbe occupato il “nuovo pontefice”. Così, si riuniscono a forniscono una risposta geniale ispirandosi al comunicato anfibologico di Benedetto: “È nostro dovere pensare che qui non si tratta dell’onorabilità di persone che potrebbero essere elette da questo Collegio alla successione di Benedetto XVI sulla cattedra di Pietro”.

Siccome quel collegio non avrebbe eletto un vero successore di Benedetto XVI, i tre cardinali dicono la verità e difendono il segreto pontificio al quale erano stati vincolati.

Il conclave abusivo procede, dunque, ed elegge l’antipapa Bergoglio.

A questo punto, si rende necessario per papa Benedetto un altro passaggio burocratico-legale: la notifica degli atti della commissione Herranz è necessaria e preliminare rispetto ad ogni considerazione in ordine alla complicità e anche al diritto di difesa.

Benedetto è impedito, ha promesso obbedienza e reverenza all’impeditore, già prima della sua elezione, nel congedo dai cardinali del 28 febbraio, e docilmente gli consegna ciò che è in suo possesso, ovvero quegli scottanti documenti.

Lo fa in modo pubblico, plateale, con una voluminosa scatola poggiata sul tavolino nel salotto di Castel Gandolfo.

Il Papa, il Vicario di Cristo, dice sempre la verità ed offre a Bergoglio una possibilità di riscatto.

Infatti, con la sua Declaratio dell’11 febbraio 2013, che era nient’altro che una decisio, https://www.youtube.com/watch?v=7IbUs-K5KjY un decreto penale con cui il papa accertava e giudicava la sua sede impedita, Benedetto annunciava la prossima usurpazione, ma non poteva sapere al 100% chi sarebbe stato eletto.  Al limite, Bergoglio avrebbe potuto essere eletto antipapa anche inconsapevolmente. Con la consegna della scatola bianca, il docile Benedetto gli offre la verità e lo pone, allo stesso tempo, tremendamente di fronte alle sue responsabilità.

Nella scatola c’è tutto: il suo impedimento, il complotto di morte, lo strapotere di Bertone, l’impedimento e chissà cos’altro ancora. Bergoglio ha così due possibilità:

1) aprire la scatola, leggere il contenuto, trasecolare e intervenire subito in difesa del papa, dichiarando nullo il falso conclave e liberando il Pontefice impedito.

2) lasciare la scatola chiusa, eliminarla, oppure ignorarne il dirompente contenuto dopo averlo letto.

Bergoglio ha scelto molto male: visto che Benedetto non è mai stato soccorso, né liberato dalla sede impedita, certamente non ha aperto la scatola, oppure l’ha ignorata, e questo sancisce in modo definitivo la sua colpevolezza. Egli fu eletto antipapa il 13 marzo 2013 e, dal 23 marzo, sappiamo con sicurezza che accettò consapevolmente quella carica abusiva.

E ora si spera che la magistratura vaticana provveda, anche mettendo subito sotto protezione i cardinali Herranz e De Giorgi (Tomko è deceduto nel 2022) che, evidentemente, sanno tutto.

Sarà un caso, che il card. De Giorgi, il 29 giugno 2024, nel giorno di SS. Pietro e Paolo, 13 giorni dopo la consegna dell’istanza di chi scrive presso il Tribunale vaticano, fosse stato vittima di un terribile incidente stradale, per fortuna uscendone “miracolosamente” illeso?

https://www.lecceprima.it/cronaca/incidente-stradale/incidente-roma-cardinale-de-giorgi-29-giugno-2024.html

Che giustizia sia fatta, e presto.

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