Giornalista e scrittore, è noto per le sue inchieste coraggiose e per l’attenzione ai dettagli che spesso sfuggono ai più. Negli ultimi anni, Cionci ha dedicato particolare attenzione a questioni di grande rilevanza ecclesiastica, esplorando temi che hanno sollevato dibattiti profondi tra i fedeli e gli studiosi.
In questa intervista, ci concentreremo su alcuni argomenti chiave del suo lavoro, tra cui il concetto di “sede impedita” legato a Benedetto XVI, le sue riflessioni sulla legittimità della Messa celebrata “una cum” Papa Francesco, e l’interpretazione della profezia dei “due papi” attribuita alla Beata Anna Katharina Emmerick.
L’obiettivo di questo dialogo non è solo quello di approfondire le tesi di Andrea Cionci, ma anche di offrire al pubblico un’opportunità per riflettere su tematiche cruciali che intrecciano fede, storia e attualità. Le sue risposte ci aiuteranno a comprendere meglio le sfide che la Chiesa cattolica sta affrontando e il significato che queste possono avere per i fedeli di oggi.
Preparatevi a un confronto diretto e stimolante, che non mancherà di far emergere spunti di riflessione e nuove prospettive.
Dott. Cionci è la prima volta che QuotidianoWeb la intervista, ci può raccontare com’è iniziata la sua carriera nel giornalismo e quali sono stati i momenti più significativi del suo percorso?
Grazie a voi per aver avuto il coraggio di affrontare l’”innominabile” Magna Quaestio sulla sede impedita di Benedetto XVI. Nasco come storico dell’arte, da 20 anni scrivo per quotidiani come Libero, Quotidiano Nazionale, La Stampa, e altri. Per me il giornalismo deve essere anche operativo: non solo informazione, ma anche attivazione, per dar modo ai cittadini di intervenire di persona per tutelare il bello, il sano, il buono e la nostra meravigliosa Italia. Mi occupo di arte, archeologia, storia militare, collezionismo, ambiente, storia della medicina. Di particolare soddisfazione è stato, nel 2020, il mio progetto di ricerca sul cranio attribuito a Plinio il vecchio, lanciato sulle pagine de “La Stampa”, che ha fatto il giro del mondo ed è stato recensito anche dal New York Times.
“Codice Ratzinger” il suo libro ha venduto 23.400 copie, ed è stato presentato in 157 conferenze, ma Lei cosa intende con “Codice Ratzinger”?
Un successo di cui ringrazio i lettori ma che, sono sincero, non mi ha stupito così tanto vista l’inaudita gravità del tema trattato, del quale, ovviamente, nessuno dei grandi media osa parlare. E questa è la prova più evidente della veridicità della mia ricerca, unitamente al fatto che vescovi e cardinali non rispondono da 4 anni alle sollecitazioni che abbiamo loro indirizzato.
Con “codice Ratzinger” si intende un vero e proprio codice di comunicazione che Benedetto XVI ha utilizzato, sia per la Declaratio, che negli anni successivi da papa emerito, per comunicare da una situazione di impedimento. È il concetto teologico-morale della “restrizione mentale larga”, un modo per dire la verità con un linguaggio appena velato, ma assolutamente logico, per far capire il fatto che egli è sempre rimasto l’unico papa. Per esempio, una delle frasi più rivelatorie: “Sono il primo papa a essersi dimesso dopo mille anni”: peccato che l’ultimo abdicatario fu Gregorio XII nel 1415, quindi per lui la parola “dimissioni” non equivale ad abdicazione. Il riferimento è piuttosto al papa Benedetto VIII che, nel 1013, fece anche lui una simile dichiarazione di rinuncia al ministerium, senza abdicare. Ancora, Benedetto XVI ha dichiarato che ha mantenuto la veste bianca perché “non aveva altri abiti disponibili”. Naturalmente, dato che non c’è una veste specifica per il papa impedito, egli è rimasto vestito di bianco e col nome pontificale. Oppure, in termini ancora più facili, Benedetto ha continuato a impartire la sua benedizione apostolica, prerogativa esclusiva del papa e ha ripetuto per 9 anni: “Il papa è uno solo” senza mai specificare quale.
Veniamo ai temi odierni Lei nella sua informazione fa riferimento al concetto di “sede impedita” in relazione a Benedetto XVI. Può spiegarci cosa intende esattamente con questa espressione e quali prove o elementi la supportano?
La Sede Apostolica può essere o vacante, quando il papa è morto o, secondo il canone 332.2, regolarmente abdicatario al munus petrino, cioè l’investitura di papa che viene da Dio. In alternativa, la sede può essere totalmente impedita, quando il papa (can. 412) è confinato, esiliato, prigioniero, non libero di comunicare e non può governare, cioè amministrare il ministerium. Per usare un esempio elementare, è come la patente di guida: il munus, il titolo che viene dall’alto è la patente, e la conseguente facoltà di guidare la macchina è il ministerium. Se un 15enne ruba la macchina del padre, esercita abusivamente un titolo che non possiede: un ministerium senza munus. Ma se un adulto si trova in prigione, la patente ce l’ha, ma non può guidare la macchina, perché è impedito. Infatti, proprio in sede impedita, il papa ha un munus senza ministerium: mantiene il titolo, ma non può esercitarlo. Almeno quello pratico: può sempre “fare il papa” soffrendo e pregando, proprio come ha dichiarato Benedetto il quale ha detto sostanzialmente “qualcuno di voi mi tradirà”, come Cristo. La sua Declaratio è nient’altro che una decisio, un decreto papale utilizzato per constatare i delitti più gravi contro la fede come lo scisma. Con questa, Benedetto annunciava la sua sede impedita, dovuta all’incombente convocazione di un conclave abusivo, con lui stesso non abdicatario. Ha sancito così lo scisma e l’usurpazione da parte di un “manipolo di cardinali”. Ho appena pubblicato un libello scaricabile liberamente https://www.youtube.com/watch?v=7IbUs-K5KjY&t=553s dove è tutto spiegato, sia nella corretta traduzione latina della Declaratio (che era stata falsificata, sia nell’originale che nelle traduzioni) sia nell’interpretazione giuridica, grazie alla mia squadra di latinisti e giuristi.
Continuando su questo tema ritiene che Benedetto XVI abbia volontariamente operato in questo stato per un fine specifico? Quale potrebbe essere, secondo lei, il suo intento?
Benedetto XVI è stato eletto con i voti dei nemici della cosiddetta Mafia di San Gallo per essere costretto dopo pochi anni ad abdicare. Ma lui, dopo un sempre più evidente ammutinamento della Curia, consegnandosi alla propria sede impedita, li ha scismati ed ha reso Bergoglio antipapa, come tale destinato alla nullità di tutto quanto da lui detto o fatto in 11 anni. Fin dall’inizio del suo pontificato, papa Ratzinger è stato logorato da strategie oppositive, ostruzionistiche, mediatiche e non solo, culminanti nel marzo 2012 con un attentato a base di medicinali. Ricordate quando, nella lettera a Seewald, disse che si era dimesso per l’insonnia? Aveva ragione: lui assumeva forti sonniferi tutte le sere e così, con ogni probabilità, hanno tentato di farlo fuori somministrandogli ingannevolmente altri psicofarmaci. https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/34963078/ai-tanti-perche-degli-una-cum-su-bergoglio-risponde-un-prete-ex-massone.html Per fortuna ebbe solo un incidente notturno con perdita di memoria, ma avrebbe potuto morire. Se fosse deceduto mentre era al timone, la Chiesa sarebbe rimasta in balìa dei nemici. In questo modo, papa Benedetto ha messo in salvo la legittima successione petrina innescando due processi: da un lato la chiesa gnostico-massonica dei suoi nemici avrebbe rivelato gradualmente le proprie intenzioni eretico-eversive; dall’altro, attraverso piccoli input, ovvero i “messaggi in codice Ratzinger”, il papa ha fatto capire agli uomini di buona volontà la questione della sede impedita.
E quindi come se ne esce?
A norma della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, preparata appositamente dal card. Ratzinger nel 1996. Dal combinato disposto fra gli articoli 76 e 77 Bergoglio non è il papa e non ha alcun diritto perché la vacanza della sede per rinuncia non è avvenuta a norma del can. 332.2 che richiede l’esplicita rinuncia al munus. Quindi oggi basta che i veri cardinali di nomina pre 2013, che a norma dell’art. 3 della UDG hanno il dovere di intervenire, semplicemente dichiarino che il papa è morto e bisogna convocare il conclave.
Lei sostiene che la Messa di Bergoglio sia illecita. Questa illiceità riguarda solo le Messe celebrate direttamente da lui o tutte quelle “una cum” Bergoglio? Può chiarire cosa significa esattamente “Messa illecita”?
Il bello è che Bergoglio non celebra più messa (almeno pubblicamente) da due anni e mezzo, dal 17 aprile 2022. Probabilmente è stato sospeso a divinis, forse perché - pare - non si riesca a trovare il suo certificato di diaconato. Ma i motivi potrebbero essere più gravi. Io, comunque, sull’illiceità delle messe in unione con “papa Francesco”, non affermo nulla di personale. Mi limito a citare il diritto canonico, il catechismo e la teologia morale: la messa deve essere celebrata in unione con il papa legittimo https://www.youtube.com/watch?v=iNjSzFaYQ28&t=116s
La Universi Dominici Gregis afferma che se la rinuncia di un papa non è regolare, con rinuncia al munus petrino, l’elezione che ne consegue è nulla e invalida senza che intervenga alcuna dichiarazione ecclesiastica. Quindi tutti noi che conosciamo la questione possiamo dire che Bergoglio non è il papa. Se si è credenti, non si può frequentare lecitamente una messa in unione con uno che si sa non essere il papa. Sarebbe una messa scismatica. Se l’eucaristia una cum papa Francisco sia valida o meno, cioè se avvenga la Transustanziazione, lo deciderà il prossimo vero papa. Certo è che quella messa è illecita, per le persone consapevoli dell’antipapato, e non bisogna andarci. La teologia morale offre diverse scusanti se un fedele non può osservare del tutto il precetto domenicale a causa di questa terribile situazione. Da anni, stimolo i sacerdoti a uscire fuori o almeno a celebrare i sacramenti in sede vacante, senza citare l’antipapa Francesco. In ottobre ho anche ospitato una messa officiata da padre Giorgio Maria Farè, prima di una mia conferenza a Bergamo. Pochi giorni fa ne è uscito un altro ancora, il Padre Natale Santonocito https://www.ilgiornaleditalia.it/video/cronaca/667456/padre-natale-santonocito-bergoglio-antipapa-video.html che ha confermato anche lui che alle messe illecite in unione con l’antipapa non ci si deve andare.
Dott. Cionci conosce la profezia della Beata Anna Katharina Emmerick relativa ai “due papi”? Ritiene che si sia avverata, come alcuni sostengono e se sì, quali paralleli vede tra il contenuto della profezia e la situazione attuale nella Chiesa?
Nella mia inchiesta ho appena sfiorato il tema delle profezie, perché, come giornalista, devo attenermi a realtà oggettive e non interpretabili. Tuttavia, la beata Emmerick decisamente “ci prendeva”, dato che individuò la casa della Madonna a Efeso senza mai aver viaggiato. La sua descrizione del doppio papato è abbastanza coincidente con la realtà attuale, ma tantissime profezie descrivono la situazione presente, dai tempi del profeta Zaccaria fino al Catechismo del 1992 che, all’art. 675, parla di un’impostura religiosa che offre una soluzione apparente al prezzo dell’apostasia. Tuttavia, come spesso ripeto, le profezie sono come le medicine: se si sbaglia il dosaggio possono rivelarsi molto pericolose. Mai possono allontanare dall’ortodossia della dottrina e tantomeno dal diritto canonico che è, in fondo, pura teologia, dato che discende dal diritto divino. In troppi stanno tentando di farne un uso personalistico, ammannendo interpretazioni profetiche con dogmatica sicumera. Le profezie sono spunti, suggerimenti che ci aiutano a capire la realtà effettiva. Non si deve mai piegare la realtà oggettiva, o addirittura forzarla, per farla aderire alle profezie, come invece fanno gli gnostici e i cabalisti.
Ritiene che i fedeli siano adeguatamente informati sulle dinamiche che stanno avvenendo nella Chiesa?
No, non ancora. Purtroppo, il mondo cattolico tradizionalista poteva fare molto, ma invece ha remato contro la questione della sede impedita per paura/interessi/pulsioni scismatiche. Tutti chiacchierano delle eresie di Bergoglio senza voler cogliere il nodo centrale cioè che è eretico perché non è canonicamente il papa. Se fosse papa non potrebbe essere eretico, sarebbe un monstrum teologico. Tanto che il diritto canonico non contempla nemmeno la possibilità di deporre un papa eretico. Mons. Viganò ha dichiarato, in luglio, a Taylor Marshall che “la rinuncia di Benedetto è certamente invalida”. E allora perché non usa questa rinuncia invalida per delegittimare, a piena ragione Bergoglio, a norma della Universi Dominici Gregis? Anche lui sembra avere altri progetti, diversi dalla riconquista e liberazione della Chiesa.
Secondo lei, quale ruolo possono svolgere i giornalisti indipendenti nell’aiutare i fedeli a navigare questa crisi ecclesiastica?
Il clero è generalmente pavido, anche se, in effetti, i preti vengono scomunicati senza misericordia dalla “misericordiosa” chiesa bergogliana. I laici svolgono quindi un ruolo assolutamente fondamentale. Bisogna affrontare la questione che è sotto gli occhi di tutti e che tutti conoscono in vaticano. Bergoglio non è il vero papa: la magistratura e i cardinali devono intervenire. Per questo ho depositato presso il Tribunale penale vaticano, il 6 giugno scorso, una istanza in 100 pagine per denunciare la sede impedita di Benedetto XVI e la nullità di Bergoglio come papa. Così come ho depositato in Segreteria di Stato 16.440 firme per chiedere ai cardinali pre 2013 di intervenire. Bisogna scongiurare al massimo il rischio di un prossimo conclave invalido, comprendente i falsi cardinali di nomina bergogliana: questo eleggerebbe un altro antipapa.
Dott. Cionci può dirci se ha già dei progetti che intende portare avanti per continuare ad approfondire questi temi?
Certamente: oltre alle petizioni che stiamo lanciando a cardinali e vescovi, (troverete tutti in descrizione sotto ai miei podcast sul canale Youtube Andrea Cionci - Codice Ratzinger) ci impegneremo perché il prossimo conclave sia autentico, composto solo da veri cardinali pre 2013. Altrimenti, se entreranno anche i falsi cardinali di nomina antipapale, verrà eletto un altro antipapa. Bisognerà continuare a mobilitare le persone, fedeli e non, perché la questione riguarda tutti. Se gli gnostici globalisti continueranno ad usurpare la Chiesa cattolica sarà una tragedia per laici e credenti. Pensiamo solo agli “atti d’amore” promossi dal nostro amico biancovestito, le politiche psyco-green, l’immigrazionismo kalergiano, la dissoluzione dei confini e della identità nazionale, le stolide guerre combattute per conto terzi, lo sdoganamento progressivo di ogni immoralità, la devastazione della coscienza dei giovani, etc. L’antipapato in corso ha dei costi enormi di cui non ci rendiamo conto.
In conclusione, c’è qualcosa che non le viene mai chiesto in un’intervista, ma che vorrebbe condividere con il pubblico?
Sì: non mi hanno mai chiesto cosa penso personalmente di papa Benedetto XVI. In questi anni ho maturato la piena consapevolezza che ci troviamo di fronte a un uomo speciale, davvero speciale, che con la sua sovrumana intelligenza e sapienza ha salvato il mondo intero, non solo la Chiesa, l’Italia o l’Occidente di matrice cristiana. Non abbiamo ancora idea della santità e del genio di Benedetto XVI che, sotto l’apparenza di un mite e fragile vecchino, è stato il più grande papa della storia della Chiesa. Mi fanno orrore quei tradizionalisti che tentano di screditarlo facendolo passare per modernista, eretico, hegeliano (che peraltro non sanno nemmeno loro cosa vuol dire) attribuendogli la creazione di un “doppio papato modernista”. Non ci sono due papi, come diceva lui stesso, ma un papa impedito e un antipapa usurpatore. Questo è il “ministero allargato” che svolge il compito escatologico di purificazione della Chiesa e della cristianità. Ero presente all’elezione di papa Benedetto, sono andato al suo funerale, ma non mi sono mai recato a omaggiare la sua tomba. Lo farò, solo quando potrò portargli il risultato: la restaurazione del Papato e la punizione degli usurpatori.