Sabato, 21 Settembre 2024 06:38

La Moldavia aumenta le pressioni sulla Transnistria sognando l'UE In evidenza

Scritto da Eva Bergamo

Di Eva Bergamo Roma, 21 settembre 2024 - Secondo Vitaly Ignatiev, Ministro degli Esteri della Repubblica indipendente di Transinistria, la Moldavia, con il pretesto del processo di integrazione nell'Unione Europea, sta aumentando le pressioni sulla piccola exclave russa, non escludendo inoltre che possano seguire ulteriori restrizioni.

"Citando gli standard dell'UE, la Moldavia intende inasprire le importazioni in Transnistria di tutti i tipi di merci confezionate, compresi i prodotti alimentari", ha dichiarato il Ministro degli Esteri transnistriano al quotidiano russo Izvestia.

Ignatiev fa notare come il governo di Chisinau si faccia scudo delle norme UE, di fatto speculando su di esse e usandole come paravento per le sue azioni illegittime, aumentando così negli ultimi anni la pressione economica su Tiraspol.

In questo contesto, la Moldavia ha imposto dazi doganali sulle merci destinate alla Transnistria, bloccando poi sia le importazioni di medicinali e attrezzature per gli ospedali, sia le esportazioni di prodotti di una serie di aziende transnistriane, danneggiando fortemente l'economia locale.

Il Ministero sottolinea come il percorso della Moldavia verso l'integrazione nell'UE "ha seriamente aggravato le relazioni" tra le due sponde del Dnestr; di conseguenza i transnistriani sono "costretti a considerare il processo di integrazione della Moldova nell'UE come una fonte permanente di rischi e minacce".

In precedenza, il Presidente della Transnistria, Vadim Krasnoselsky, ha inviato un messaggio all'ONU e all'OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) per informarle dell'inasprimento del blocco economico e dei trasporti della Transnistria, con il rischio di una catastrofe umanitaria. Secondo Krasnoselsky, dopo l'elezione della filoeuropeista Maia Sandu a Presidente della Moldavia, Chisinau ha ignorato ogni processo negoziale.

La piccola Repubblica, un territorio di circa 4200 kmq situato tra il fiume Dnestr e il confine ucraino, si è staccata dalla Moldavia nel 1990, in seguito alle Leggi che hanno introdotto l'alfabeto latino, isolando i cittadini di origine slava.

La Moldavia non ha mai accettato l'autodeterminazione della minoranza russofona, ma l'aiuto dell'Unione Sovietica prima e della Federazione Russa poi, ha finora salvaguardato il territorio dall'aggressione dell'esercito di Chisinau.

Le tensioni tra i russofili e il regime moldavo si sono succedute fino ad oggi, con l'eccezione degli anni dal 2016 al 2020 con la presidenza di Igor Dodon, che ha improntato la sua politica estera ai buoni rapporti con la Russia.

L'avvento della poco diplomatica Maia Sandu nel 2020, smaniosa di sostenere il padrone angloamericano, ha invece peggiorato la situazione fino alla grave crisi odierna, che rischia di indebolire allo stremo la popolazione transnistriana.

Ad oggi presso Tiraspol sono presenti 1500 militari russi, ma il Paese ha chiesto formalmente l'aiuto di Mosca per arginare il pericolo di ulteriori pressioni da parte del probabile futuro Paese europeo.

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