Di lamberto Colla Parma, 8 settembre 2024 - “Battuta d’arresto per il mercato auto ad agosto.” Così titolava lo scorso 3 settembre l’Agenzia Stampa ITALPRESS. “Secondo quanto rileva il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, - prosegue l’agenzia Italpress - sono state immatricolate 69.121 vetture, ossia il 13,4% in meno rispetto all'anno precedente. I trasferimenti di proprietà hanno fatto registrare una diminuzione dell'1,8%. Il volume globale delle vendite mensili ha interessato per l'80% le vetture usate. La quota delle auto completamente elettriche si è attestata al 3,7% sul totale delle immatricolazioni. Percentuale simile per le ibride plug-in. Secondo quanto rileva l'Anfia, l'onda lunga dell'inflazione, insieme ai tassi di interesse ancora elevati per finanziare l'acquisto di un nuovo veicolo, pesa negativamente sul desiderio dei consumatori di cambiare vettura. In calo anche il mercato di moto, scooter e ciclomotori che ha segnato complessivamente una diminuzione del 2,5% ad agosto. Positivo solo l'andamento delle moto, che crescono del 2%. In calo, invece, gli scooter che perdono il 4%, mentre i ciclomotori registrano una flessione a doppia cifra, pari al 18%.”
La demagogia sta dando i suoi frutti. Tanto anni di “Gretinate” stanno dando i frutti che solo le persone di buon senso comprendevano e si domandavano perché non li vedessero chi governava, imprese e Stati. Politici e grandi Capitani di Impresa con gli occhi bendati di corsa contro il muro. Loro premiati economicamente per far schiantare la popolazione contro il muro della povertà.
Ormai la crisi è evidente e la politica “green” che è stata imbandita non solo non è efficace ma addirittura dannosa. E allora occorre stravolgerla.
Nessuno diede credito alle parole lungimiranti di Sergio Marchionne quando, nel 2017 in occasione della Lectio Magistrali all’università di Rovereto, dichiarava sulle auto elettriche: «Questo è un progetto su cui Fca lavora, ma non è la soluzione per il futuro. Stiamo lavorando su tutte le forme di auto elettrica, ma non possiamo ignorare alcuni elementi importanti», ha sottolineato portando ad esempio la Fiat “500 elettrica”: «L'abbiamo lanciata cinque anni fa in California: per ogni 500 elettrica venduta negli Usa perdiamo 20mila dollari», ha spiegato, definendo un lancio su larga scala «un atto di masochismo». La questione chiave, ha continuato, è come viene prodotta l'energia: «Prima di pensare che i veicoli elettrici siano la soluzione, dobbiamo considerare tutto il ciclo di vita di queste vetture, infatti le emissioni di un'auto elettrica, quando l'energia è prodotta da combustibili fossili, sono equivalenti a quelli di un altro tipo di auto». In questo senso, le auto elettriche sono «un'arma a doppio taglio», così scriveva Barbara Ganz il 2 ottobre 2017 dalle colonne del Sole 24 ore.
Analogamente anche il boss di Toyota, Akio Toyoda, lo ripeteva da anni: non è fattibile non conviene, costa troppo, non rende, si consuma presto, inquina di più, le batterie non si sa come smaltirle, non entra nella testa della gente.
Logiche, competente e buonsenso calpestati dalla ideologia antiscientifica e illogica. Ed ora i numeri cominciano ad essere pesanti.
Volksvagen si dà tempo due anni per non crollare, Stellantis ha perso il 32% in vendite e in Italia la Cassa di Integrazione è cresciuta del 28%.Il mercato dell’indotto auto, dove l’Italia è leader, denuncia il deserto industriale creato dalla transizione targata UE e persino la “cinese” Volvo molla gli obiettivi dell’elettrico.
Qui in continente europeo siamo lanciati verso l’appiedamento mentre le nostre auto fuori “euro 4 - 5 e presto 6” non inquinano più qui ma continuano la loro opera nel continente africano dove vengono spedite a fine carriera UE.
Ma il vero paradosso è che le stesse auto, che in europa sono imbottite di sofisticate tecnologie antinquinamento, vengono vendute oltre oceano libere da queste trappole che ogni tre per due bloccano il motore.
Dall’antiparticolato, al FAP, dallo start and stop all’ADBLUE, le sofisticate centraline elettroniche, che analizzano più di 300 parametri di co controllo contemporaneamente, vanno in panne e senza preavviso mettono in "sicurezza” il motore bloccandolo o riducendo a 40 km/h la velocità anche per il solo cambiamento di “qualità” dell’olio motore, non per la sua mancanza. Auto sempre più costose e sempre meno affidabili.
Vogliamo veramente distruggere la più importante e qualificata industria europea? Veramente vogliamo impoverire la popolazione europea?
Se continueremo così saremo poveri in canna, malati immaginari ma ipervaccinati, impossibilitati a esprime le nostre opinioni, e non si può nemmeno escludere in guerra, forse termonucleare addirittura.
Una prospettiva che non è fantasiosa ma che dobbiamo combattere tutti quanti, sollevando la testa dai telefonino e cominciando a ragionare con i pochi neuroni rimasti sani.
SVEGLIAMOCI!
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