Lunedì, 02 Settembre 2024 14:33

Scie chimiche: l’industria del clima esiste In evidenza

Scritto da Andrea Caldart

Di Andrea Caldart 1 settembre 2024 - Quando si parla di scie chimiche o altre forme di geoingegneria, il primo pensiero va alla parola complottismo, perché questo tema, che non è per nulla ancora sdoganato, lo si vorrebbe screditare ridicolizzandolo.

 

In realtà questo tipo di approccio al tema scie chimiche è dato dall’ausilio della tecnologia che, con la sua globalizzazione del linguaggio, tende a voler condizionare una non libera riflessione attraverso messaggi strumentali.

Ed ecco che quando si arriva ad avere alcune risposte sull’esistenza delle scie chimiche, subito si mettono in moto i cosiddetti debunkers, oggi factcheckers che, spuntando in ogni parte nella rete e nei social, tentano di ingabbiare la discussione sulle chemtrails.

Questo linguaggio informatico rende davvero difficile far emergere il problema scie chimiche e l’avvelenamento dell’aria che tutti subiamo, attraverso il costante aerosol del cielo.

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Tutto questo è stato negato da sempre, ma Peter A. Kirby che è un ricercatore, scrittore e attivista di San Rafael, (CA) nel suo libro del 2016 dal titolo: “Chemtrails Exposed: A New Manhattan Project”, racconta di un documento governativo americano, sulla modifica del tempo.

Grazie a ricercatori come Kirby, si sta pian piano superando l’idea che le scie chimiche siano una "teoria del complotto" o un "mito di Internet", perché ormai vari documenti governativi in tutto il mondo, fanno emergere una politica “ufficiale” il cui scopo sarebbe quello di impedire al pianeta di "riscaldarsi" o "ribollire".

Quello che stiamo scoprendo è che esiste un’industria del clima pubblica e privata che, sulla base di una presunta "crisi climatica", fa a gara per modificare il clima con tecnologie, forse dannose e invasive, che finiscono per creare "spaventose" ondate di calore, temporali e inondazioni, appunto il cambiamento climatico.

Nuvole che si illuminano in parti del mondo impensabili, oceani che si tingono a colori, sostanze chimiche che vengono rilasciate in atmosfera, per la massa sono ancora leggende da bar tra una birretta e l’altra, invece ad esempio alla Southern Cross University in Australia, con finanziamenti governativi, si sta lavorando ad un progetto per la creazione di enormi nuvole che riflettono la luce del sole.

In Israele invece, dove sono veterani della geoingegneria climatica, la start up Stardust Solutions sta lavorando ad un progetto ancora più pericoloso che nei prossimi mesi vedrà la “luce”, immettendo nell’atmosfera particelle riflettenti che esplodendo nel cielo ad alta quota, sperimenteranno la riduzione della radiazione solare.

Quello che ai più sta sfuggendo è che non siamo più nella fase della “narrazione climatica”, ma che si vuol far passare per ragionevoli le attività di ricerca e sperimentazione più folli e ingannevoli in assoluto, come se fossero la nuova normalità.

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