Domenica, 23 Giugno 2024 14:46

Autonomia differenziata e premierato: ieri SI e oggi NO! In evidenza

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Come è strana la politica. A seconda di chi sta al Governo la medesima operazione è fattibile, ma non realizzata (Sinistra) e diventa addirittura un “Golpe” se a governare è la destra, che per di più la realizza.

Di Lamberto Colla  Parma, 23 giugno 2024 - C’era una volta la sinistra che voleva il premieranno e la autonomia differenziata regionale.

Una favola. Già perché come la maggior parte delle cose pensate e non riuscite della sinistra, che pretende di stare al potere senza governare, anche queste ultime operazioni che il Governo Meloni sta conducendo in porto, erano nel mirino della sinistra. Quella stessa sinistra che oggi osteggia in tutti i modi possibili il Governo di Giorgia.

“È la solita ipocrisia: le opinioni cambiano a comando, mentre la Carta è intoccabile solo quando fa comodo” commenta Maurizio Belpietro dalle pagine di “PANORAMA” che prosegue,

“Qualche lettore mi chiede lumi sul libretto verde dei pensieri di Achille Occhetto che ho mostrato l’altra sera in tv, ospite del talk di Bianca Berlinguer. Non ho difficoltà a fornirli. È un volumetto che sintetizza il programma elettorale del Pds del 1994, anno della famosa sfida con Silvio Berlusconi. Lo pubblicò L’Unità, 98 pagine che in copertina recano la seguente scritta: «Per ricostruire un’Italia più giusta, più unita, più moderna». Occhio alla premessa di un Paese più unito e più moderno, perché a pagina 31 c’è la proposta di una riforma dello Stato che metta fine al centralismo, attribuendo più poteri alle Regioni e una capacità di imposizione tributaria che consenta una ripartizione delle entrate tra governo centrale e governi decentrati. Vi dice qualche cosa tutto ciò? Si tratta semplicemente dell’autonomia regionale che ora, con bandiere tricolori e libretti rossi della Costituzione, il Pd contesta sostenendo che la riforma rappresenterebbe la fine della Stato unitario. “

Allora cerchiamo di fare un po’ di ordine sulla questione della Autonomia differenziata:

1) in Italia vi sono dall’entrata in vigore della Costituzione, 5 Regioni a statuto speciale che hanno poteri, compiti e competenze ben più ampie di quelle previste dalla legge applicativa del titolo V della Costituzione e nessuno ha mai gridato allo spacca Italia.

2) e’ tanto vero che il titolo V e la sua legge applicativa non spaccano nulla, che la sinistra ebbe a cancellare dall’articolo 117 comma 1, riferendosi alla possibilità legislativa delle Regioni, la locuzione “interesse nazionale”;

3) nella Nadef 2018, 2020 e 2021, il Parlamento - con il voto contrario di FdI - ha deciso che la legge applicativa dell’articolo 116, comma 3 della Costituzione, dovesse figurare come collegato alla legge di bilancio, con il voto favorevole nell’ultimo documento dell’on. Occhiuto;

4) i Ministri Stefani, Boccia e Gelmini hanno sempre detto che la legge applicativa dell’articolo 116, comma 3 della Costituzione, era l’obiettivo prioritario del governo di cui facevano parte;

5) l’unico atto che assume rilievo ai fini dell’applicazione dell’ Autonomia differenziata e’ l’approvazione della stessa a maggioranza assoluta da parte dei due rami del Parlamento;

6) De Luca (Campania) chiese in ragione di un preciso mandato del Consiglio Regionale di potere stipulare una pre intesa con lo Stato per attuare l’autonomia differenziata.

Tutto ciò appare paradossale ma vero. 

A mettere nero su bianco e i puntini sulle “i” è stato il Capo Gruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, che intervenuto in Aula, ha dichiarato: “Vi abbiamo preso con le mani nella marmellata “ arrivando a dimostrare come l’opposizione stia contestando quello che era da essa promosso.

Tutti coloro che oggi animano le piazze a ribellarsi contro questa pericolosa deriva autoritaria erano i grandi sostenitori di uno Stato più moderno.

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Dopo Occhetto, fu Massimo D’Alema, prosegue l’articolo di “La Verità a firma di Maurizio Belpietro, a tenere a battesimo il premierato. Infatti a favore di un sistema che desse più poteri al Presidente del Consiglio, con la nomina e la revoca dei ministri a quei tempi furono i DS (che poi avrebbero cambiato nome in PD), il Partito Popolare Italiano, Rifondazione Comunista e i Verdi, cioè tutti quelli che adesso strillano contro il premierato.”

Oggi anche gli intellettuali e i VIP, i rappresentanti di quell’intellighenzia che domina musica, teatro, cinema e importanti premi letterari, urlano “al Golpe” e scendono in piazza mentre all’epoca, con le proposte dei loro amichetti, tacevano e non si ponevano alcun dubbio a dimostrazione della serietà e coerenza della sinistra. 

Ed oggi, con la destra al Governo, gli scioperi e i cortei, non proprio moderati, sono all’ordine del giorno e, siccome tutto il mondo è Paese, anche in Francia torna in campo il salvatore della Patria, quell’Hollande che da presidente ne fece una più di Bertoldo, ma oggi pronto a alzare la barriera “democratica” per arginare la deriva autoritaria della destra di Marine Le Pen. E allora tutti in Piazza, da Parigi a Lione, accompagnati da “Bella Ciao” con rispolverati quegli slogan anni ’70, del tipo “El Pueblo Unido jamás será vencido” che tanto fanno di sinistra pura.

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Intanto la tensione sociale si alza e dal Parlamento alle piazze è un attimo che ci possa scappare la tragedia e la colpa sarà ovviamente della destra che si è presa il lusso di governare e di fare. Forse aggiustamenti nelle azioni di Governo saranno da fare, ma intanto il Governo Meloni è solido nella coalizione, e produce senza perdere consenso. La deriva autoritaria, per fortuna, è solo nella testa dei sinistri.

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video Foti - https://www.facebook.com/reel/1139842243920365?fs=e&s=TIeQ9V

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